2014 - 11 - 01: Prof. Salvatore Vecchio - Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il Gattopardo nel 60° dell'opera


















Sabato 1° novembre 2014 alle ore 18.30 nella sala delle riunioni dell'Associazioneper la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, nonostante la giornata festiva, un numeroso gruppo di soci si è ritrovato per partecipare al tradizionale e settimanale incontro previsto dal calendario del XXVIII Corso di cultura per l'anno 2014.


Ospite della serata il Prof. Vecchio Salvatore, docente di lettere ed autore di varie ricerche e pubblicazioni. L'incontro odierno era previsto originariamente in calendario per sabato 25 ottobre 2014, ma per motivi organizzativi è stato invertito con quello del Prof. Burgarella.

Il relatore è stato accolto dai presenti e dal Prof. Valenti con cordialità in quanto numerose sono state le partecipazioni del Prof. Vecchio alle attività dell'Associazione negli anni precedenti e dopo una breve presentazionegli ha ceduto la parola.

Il Prof. Vecchio, dopo aver ringraziato per l'invito ricevuto ed i presenti per essere intevenuti piuttosto numerosi ha iniziato a trattare il tema della serata essendo trascorsi 60 anni dalla pubblicazione del Gattopardo.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto è stato esposto nel corso della serata.

Il titolo dell'opera è stato tratto dalla presenza di un gatto leopardato sullo stemma di famiglia dei Tomasi cui l'autore apparteneva. 
Il romanzo fu ideato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa durante un viaggio con il cugino Lucio Piccolo che partecipava ad un convegno letterario. Fu scritto fra la fine del 1954 ed il 1957 e fu pubblicato postumo nel 1958 da Feltrinelli con la prefazione di G. Bassani cui Elena Croce aveva presentato il manoscritto, dopo essere stato per ben due volte rifiutato sia da Arnoldo Mondadori Editore sia da Einaudi su parere non fevorevole di Elio Vittorini che non ne aveva compreso appieno lo spirito. Ben presto riscosse un grande successo perchè nel 1959 ricevette il Premio Strega, nel 1963 Luchino Visconti ne tratte un film dal titolo omonimo e nel 1963 ne fu tratta anche un'opera musicale di Angelo Musco con libretto di Luigi Squarzina.
 


















L'opera che si ispira alle vicende storiche della Famiglia dei Tomasi di Lampedusa, cui l'autore appartiene, si intrattiene sulla biografia del bisnonno dell'autore, il principe Giulio Fabrizio Tomasi, Fabrizio Salina nel libro, vissuto durante il Risorgimento nel periodo dello sbarco dei garibaldini a Marsala con una estensione nella parte finale al 1912 con l'ultimo capitolo, descrivendone l'inesorabile declino e nel contempo l'ascesa delle nuove classi emergenti dei ricchi borghesi che anelano ad un più elevato riconoscimento sociale.
Presente anche il tema della inevitabile morte sotto diversi aspetti, da quella materiale a quella della nobiltà, sostituita dalle nuove classi emergenti e del fluire del tempo che tutto lava e copre a prescindere del periodo e dall'epoca in cui si vive.
 
Alcuni critici lo considerano un romanzo storico, ma in realtà non ne ha tutte le caratteristiche. La frase ''  ...è meglio che tutto cambi affinchè tutto resti come è ...'' da molti è considerata come l'aspetto fallimentare delle aspettative risorgimentali in Sicilia che dalla popolazione erano state accolte come occasione di un profondo rinnovamento ma che in fin dei conti lascia tutto come era perchè la nuova classe dirigente per non perdere quanto era riuscita ad acquisire non esita a mettersi al servizio dei nuovi dominatori.

Il romanzo non ha una vera e propria trama. E' diviso in 8 parti non articolate fra di loro e presenta diverse tecniche narrative.
Il Prof. Vecchio si è quindi sommariamente soffermato sulle varie parti trattando brevemente le parti più significative e leggendo talvolta alcuni brani di esse.

Ha concluso la sua relazione esortando i presenti a leggere o a rileggere l'opera per meglio apprezzare il suo intimo messaggio e sarebbe opportuno anche leggere la biografia del Tomasi al fine di meglio capirlo. Anche se poi sono passati 60 anni dalla sua pubblicazione alcune sue parti meritano una rivisitazione in quanto ancora attuali.

In contrappunto al romanzo, tuttavia, l'insegnamento che se ne può ricavare rimane in ogni caso quello di pensare positivamente per migliorare e cambiare la tendenza utilizzando ciò che di buono abbiamo e che proficuamente possiamo utilizzare.
 
E' quindi seguito un dibattito a cui hanno partecipato molti dei presenti che hanno apportato anche ulteriori e personali considerazioni.
A tutti il Prof. Vecchio ha risposto con ulteriori riflessioni e precisazioni. 



















Chiuso il dibattito il Prof. Valenti, a ricordo della serata,  ha donato all'oratore un piatto in ceramica di Burgio sponsorizzato dalla Ditta Bono Antiquariato.


La serata si è conclusa con l'arrivederci a sabato 8 novembre 2014 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo evento in programma.

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