2018 - 01 - 13: Prof. Salvatore Costanza - La rivoluzione del 1848 in Sicilia e a Trapani ( 170° anniversario )

Sabato 13 gennaio 2018 alle ore 18.20 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 è avvenuta l'inaugurazione sia del nuovo anno sociale 2018 sia quella del XXXII Corso di cultura.

Oratore della serata il Prof. Salvatore Costanza, presidente onorario del sodalizio, che sin dall'inizio della sua costituzione ha assiduamente partecipato alle sue attività culturali e che ovviamente, aperti i lavori della serata da parte del Presidente, Prof. Salvatore Valenti, non ha avuto bisogno di essere presentato in quanto ben noto ai presenti per la sua pluriennale attività culturale.

Dopo i saluti iniziali, tuttavia prima di cedergli la parola, il Prof. Valenti ha voluto personalmente ed anche a nome dell'Associazione tutta ringraziarlo per aver egli donato all'Associazione un congruo numero di copie delle sue due pubblicazioni '' Risorgimento in Sicilia '' e '' La Patria armata '' che saranno utilizzate come omaggio agli oratori che relazioneranno durante le varie attività del XXXII Corso di cultura previsto per l'anno 2018 ed il cui calendario è stato già reso pubblico e distribuito ai soci, ai simpatizzanti e a chi ne ha fatto richiesta.
Prima di cedere la parola al Prof. Costanza, aderente al tema della serata, ha letto il manifesto che nei tre giorni precedenti lo scoppio della rivolta comparì sulle mura di Palermo sollecitando i cittadini alle armi.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto detto nel corso della relazione di inaugurazione dell'anno sociale il cui titolo non è stato scelto casualmente  ma volutamente in quanto la data dell'incontro è praticamente coincisa con il 170° anniversario della sollevazione di Palermo contro i Borboni, e successivamente anche in tutta l'Europa, contro le monarchie di quel tempo e con il 70° anniversario della Costituzione Siciliana come regione a Statuto speciale.

Il Prof. Costanza ha iniziato la sua relazione facendo una breve sintesi della situaziazione storica della Sicilia agli inizi del 1800.
I Borboni ritornati di nuovo a Palermo nel 1806  non furono bene accolti come avvenuto nel 1798 in quanto il popolo siciliano non era intenzionato a pagare ulteriori tasse per il loro mantenimento. A tale scopo nel 1810 Ferdinando riunì il Parlamento siciliano al fine di richiedere adeguati aiuti economici ottendoli però in modo limitato in conseguenza di una nuova tassa sulle entrate che produsse immediatamente la rivolta della popolazione.
Su intervento e consiglio di Lord Bentinck, inviato dal Governo inglese a capo di una flotta per proteggere la Sicilia dalla invasione da parte del regno di Napoli al cui capo era stato posto nel frattempo Gioacchino Murat, Ferdinando nominò il figlio Francesco suo reggente  affiancandogli un governo eclusivamente siciliano presieduto però da un esperto consigliere sempre sotto la protezione militare degli inglesi. Il parlamento stilò così una costituzione che fu approvata e promulgata nel luglio 1812 le cui norme successivamente furono sottoposte al re che fu così costretto suo malgrado ad accettarle.

Anche se promulgata la Costituzione Siciliana non fu mai applicata in quanto Federico ritornato a Napoli dopo la caduta di Gioacchino Murat soppresse nel 1816 il Regno di Sicilia e non convocò più il Parlamento Siciliano.
Tale Costituzione prevedeva due camere: una dei Comuni eleggibile con voto censiario ed una dei Pari con cariche vitalizie e di nomina regia.
Con essa di fatto venne contemporaneamente abolito il feudalesimo ed anche molti altri privilegi. A causa di ciò i baroni si ritirarono nelle città, affittando i feudi ed il loro controllo ai gabelloti. Questi a loro volta li subaffittavano ai poveri contadini che venivano sfruttati e controllati dai campieri. Ciò fu il preludio del sorgere dei grandi latifondi e della costituzione di una nuova e forte borghesia agricola. 

Dopo il Congresso di Vienna del 1815 Ferdinando IV ritornato a Napoli l'8 dicembre del 1816 riunì il Regno di Sicilia ed il Regno di Napoli in un unico Stato con il nome di Regno delle Due Sicilie assumendo il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. Tale atto ebbe come effetti quelli di spostare la capitale di nuovo a Napoli, della nomina del figlio Francesco come Luogotenente generale della Sicilia, di privare la stessa della Costituzione concessa nel 1812 dallo stesso sovrano, di fare perdere alla Sicilia la formale indipendenza fino ad allora goduta da circa 600 anni, rappresentatata dall'avere un proprio Parlamento. Quest'ultimo evento specialmente non fu apprezzato dai nobili e dai politici e diede l'inizio ad una campagna antiborbonica.

Questo modo di operare non solo aumentò il distacco fra la monarchia borbonica ed i ceti più progrediti ma si estese anche alla classe dirigente siciliana. Si iniziarono a formare le società segrete che sostanzialmente miravano alla concessione di una costituzione.

In Sicilia l'aumentare del malcontento ebbe l'effetto di far scoppiare la rivolta popolare che costrinse Francesco di Borbone a fuggire a Napoli. La rivoluzione si estese ben presto anche al territorio napoletano ed in conseguenza di ciò Ferdinando I nominò suo vicario il figlio Francesco ed in ottobre iniziarono i lavori del nuovo parlamento.

A Palermo intanto si era insediato in luglio un nuovo governo provvisorio che domandò al governo rivoluzionario di Napoli un proprio parlamento ed il ripristino del Regno di Sicilia. L'accordo stipulato a Termini Imerese con il generale Florestano Pepe in cui era stato prevista l'elezione di un parlamento siciliano non fu invece ratificato dal parlamento di Napoli e l'insoddisfazione che ne derivò produsse il successivo invio del generale Colletta che impose con le armi la volontà unitaria del governo napoletano.

Le concessioni elargite in seguito ai moti napoletani del 1820 non furono ben viste dai governi europei e specialmente dall'Austria che, nonostante il parere contrario degli altri Stati, intervenne militarmente sconfiggendo le truppe costituzionali napoletane anche perchè appoggiata da un proclama di Ferdinando I che esortava a deporre le armi e a non opporsi agli austriaci liberatori. Nel marzo 1821 Napoli fu rioccupata, la costituzione soppressa ed ebbero inizio le repressioni.

A Ferdinado I successe nel 1825 il figlio Francesco I che pur seguendo le direttive reazionarie degli austriaci, nel 1827 riuscì a far andare via le truppe austriache, organizzò un valido esercito a sostegno della monarchia,  ma non riuscì ad impedire lo sviluppo di un pensiero politico di tipo liberale. Altri moti rivoluzionari si ebbero nel 1828 ma furono rapidamente sedati. 

Alla sua morte nel 1830 salì sul trono il figlio Ferdinando II che manifestò subito tendenze più liberali e che reintegrò nelle loro funzioni molti degli esuli costretti a fuggire a causa della venuta degli austriaci. Migliorò notevolmente l'economia, l'amministrazione statale, la fiscalità e contribuì notevolmente allo sviluppo di molte attività industriali e tecniche riuscendo anche a mantenersi al di fuori delle influenze francesi ed inglesi.

Si giunse così al 1848 quando con il risorgere dei movimenti indipendentisti nelle varie regioni ed anche a causa della crisi economica di quegli anni in Europa, il 12 gennaio 1848, partendo da Palermo e dalla Sicilia scoppiò una nuova rivoluzione che ben presto si estese anche all'Italia e a molti altri stati europei.   

Da quanto prima detto si può evincere che il rancore dei siciliani nei confronti dei Borbone era dovuto principalmete alla soppressione di qualsiasi forma di autonomia, al predominio dei napoletani, alla povertà dell'isola, al duro regime di polizia cui essa era sottoposta, alle violazioni degli accordi presi dai governi napoletani precedenti ed alle linee cui si attenne la politica borbonica quali l'avversione al costituzionalismo, all'autonomismo siciliano, alle nuove idee che avevano permeato la nobiltà dell'isola e alla tradizione culturale e intellettuale, caratteristica di una importante identità regionale, in contrasto ed in opposizione a quella napoletana.

Essa fu la prima a scoppiare come conseguenza di quanto avvenuto negli anni precedenti a causa della politica messa in atto dai Borbone e produsse la dichiarazione di uno Stato indipendente che si dotò di una Costituzione liberale che durò per il periodo del nuovo Regno, circa 16 mesi, ovvero fino al maggio del 1849 quando il Filangieri riprese Palermo e il sovrano concesse l'amnistia.
Con la caduta di Palermo morirono le aspettative di uno Stato indipendente e molti dei personaggi più importanti, protagonisti della rivolta, esclusi dall'amnistia, furono costretti a fuggire dalla città rifugiandosi a Malta, a Parigi, a Londra ed a Torino.
Essi costituivano l'intellighentsija siciliana e negli anni successivi aderirono al movimento risorgimentale collaborando anche per lo sbarco di Garibaldi a Marsala.  Alcuni infine ritornarono in Italia dopo il 1861 assumendo importanti cariche negli organi legislativi del nuovo Regno d'Italia.

Ritornando alla rivoluzione scoppiata a Palermo il 12 gennaio 1848, in concomitanza con il compleanno di Ferdinando II, peraltro nato in Sicilia nel 1810 durante l'occupazione napoleonica del Regno di Napoli, che ben presto si estese a molte altre città siciliane, essa fu preparata in anticipo con la pubblicazione nei tre giorni precedenti di manifesti e volantini che chiamavano tutti i siciliani alle armi ed alla rivolta. 
Il manifesto fu scritto dal palermitano Francesco Bagnasco.
I militari borbonici che rimasero in Sicilia si trincerarono nella cittadella di Messina, città che fu riconquistata di nuovo ai primi di settembre dopo un intenso bombardamento.
Da essa poi nei primi mesi del 1849 ripartì la riconquista della Sicilia ad opera dell'esercito regio comandato dal Filangieri conclusasi poi a maggio come prima detto.

Dopo la rivolta l'11 febbraio venne promulgata la Costituzione, giurata il giorno 24 dello stesso mese, mentre il 25 marzo si riunì a Palermo il Parlamento Generale della Sicilia il cui governo rivoluzionario era presieduto da Ruggero Settimo e formato da vari ministri dallo stesso nominati, che proclamò l'indipendenza dell'isola. Successivamente venne proclamato il nuovo statuto costituzionale del Regno di Sicilia che ricalcava quello del 1812, mai applicato in quanto abolito da Ferdinando I, con il quale veniva abolita la Camera dei Pari che era sostituita da un Senato elettivo e scelto un regime monarchico costituzionale la cui corona fu offerta ad Alberto Amedeo di Savoia che la rifiutò.

Tuttavia all'interno della coalizione vi erano molti contrasti: politici fra i liberali democratici e quelli moderati, sull'opportunità o meno di istituire una Guardia Nazionale, di concedere o meno il suffragio universale, ma anche sul comportamento da intraprendere nei confronti del governo napoletano oppure di aderire o meno alla formazione di uno Stato italiano unitario che già cominciava ad intravedersi sotto l'azione dei Sabaudi. 

Dopo la riconquista di Messina avvenuta nei primi giorni di settembre 1848, i siciliani chiesero una tregua che fu concessa il 18 di settembre.
Nei primi mesi del 1849 fu preparata la riconquista dell'isola da parte del regio esercito, ma prima, il 28 febbraio 1849 Ferdinando II inviò ai siciliani un proclama con cui prometteva una nuova costituzione, simile a quella del 1812, ed un proprio parlamento. Esso tuttavia fu respinto dal governo palermitano ed il Filangieri, dichiarata decaduta la tregua, riprese il 19 marzo le ostilità  conquistando Catania ai primi di aprile.

Il 14 aprile tuttavia i siciliani accettarono le proposte di Ferdinando II, ma il 26 aprile una squadra navale si presentò davanti al porto di Palermo ingiungendo la resa cui seguì ai primi di maggio la concessione dell'amnistia da parte di Federico II in seguito alla quale il 15 maggio il Fiilangieri prese Palermo con la fine delle ostilità.

La fine del Regno di Sicilia, come sopra detto, fu dovuta a vari motivi ma anche alla mancanza di un esercito che poteva opporsi con decisione e competenza alla forze borboniche ben addestrate ed equipaggiate.

Per quanto ha invece riguardato la città di Trapani, la rivolta scoppiò il 30 gennaio 1848 e ad essa parteciparono molti cittadini fra i quali spiccarono per la loro posizione sociale e notorietà Salvatore Calvino, Giuseppe Agosta, Giuseppe Bonura, Giuseppe Coppola, Francesco Paolo Iovino, Laureato e Giuseppe Alestra nonchè Vincenzo, Enrico e Giovan Battista Fardella. Un libretto stampato nel 1898 e scritto da Salvatore Romano, conservato presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani, rievoca i fatti del tempo descrivendo anche gli scontri dei trapanesi con la guarnigione borbonica del tempo che per evitare ulteriori morti da ambo le parti si arresero deponendo le armi mentre agli ufficiali fu concesso di mantenere la spada. Essi furono trasferiti prima a Palermo da cui successivamente con una nave furono portati a Napoli. Dell'atto di resa fu firmato un documento sottoscritto dal comandante della piazzaforte Colonnello Almeyda e da Tommaso Staiti in rappresentanza del Comitato Generale Provvisorio di Trapani.
Al Comitato Generale Provvisorio fu posto come presidente Tommaso Staiti e come segretario Benedetto Omodei. Esso era sua volta composto da quattro altri comitati ed un documento pubblicato il 31 gennaio ne riportava le funzioni svolte ed i nomi dei componenti. 

E' con queste note che il Prof. Costanza ha terminato la sua relazione cui ha fatto seguito un interessante dibattito che ha visto la partecipazione di molti degli ascoltatori in sala. 

Al suo termine il Prof. Valenti ha sollecitato a chi avesse voluto partecipare alla escursione prevista per domenica 28 p.v. a Bagheria e Cerda di effettuare la relatuva prenotazione al fine di una adeguata organizzazione.

Prima dei saluti finali  il Prof. Valenti ha ringraziato il Prof. Costanza per aver ancora una volta accettato l'invito del sodalizio a relazionare ed a ricordo della serata e dell'evento gli ha offerto  un piatto in ceramica di Burgio.
Ha poi ricordato ai soci che il prossimo incontro previsto dal programma delle attività del XXXII Corso di cultura per l'anno 2018 è stato fissato nel calendario per sabato 20 gennaio 2018 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione.
    

 
    
 

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