2018 - 03 - 24: Arch. Fiorella Rizzo - La tonnara di S. Giuliano ( Tonnara Tipa )

Sabato 24 marzo 2018 nella sala delle conferenze  dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, convenientemente addobbata con '' L'albero di Pasqua '' in occasione della ormai prossima festività pasquale, con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti nonchè di amici e familiari della relatrice, Arch. Fiorella Rizzo, appositamente venuta da Genova città in cui risiede, si è tenuto l'incontro previsto dal programma delle attività del XXXII Corso di cultura per l'anno 2017.


Gli ospiti sono stati ricevuti dal Presidente, Prof. Salvatore Valenti, e dai soci con la consueta cordialità e cortesia. 

Aperti i lavori della serata il Presidente ha rivolto un saluto di benvenuto alla relatrice, ai suoi genitori ed agli amici presenti, ha ringraziato anche il Dott. Giuseppe Di Marco, socio del sodalizio, che si è adoperato attivamente per averla segnalata e quindi inserire nelle attività culturali dell'anno in corso ed al Signor Nino Tipa, discendente dei proprietari della tonnara su cui è stato accentrato il tema della serata.

Dopo aver presentato l'Arch. Fiorella Rizzo, che trapanese di origine, ha conseguito la Laurea Magistrale in Architettura presso l'Università di Genova specializzandosi in Restauro e recupero del patrimonio edilizio e che collabora attualmente con uno studio di architettura, le ha ceduto la parola.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso dell'incontro che è stato accompagnato ed integrato dalla proiezione di una serie di interessanti diapositive gentilmente rese disponibili e che di seguito sono state inserite.

L'Arch. Rizzo ha esordito ringraziando l'Associazione per l'invito rivoltole anche perchè il tema della serata riguarda il titolo della sua tesi non a caso scelto fra quelli possibili in quanto le avrebbe consentito di rinsaldare i suoi legami con la Sicilia e con Trapani in particolare e con l'attività lavorativa  che i suoi nonnni svolgevano presso, ormai non più, la Tonnara di Bonagia.

Prendendo spunto da uno studio relativo ad una riqualificazione della Tonnara di S. Giuliano, titolo della sua tesi, l'Arch. Rizzo ha compiuto nel corso della sua esposizione un escursus sulla storia della pesca del tonno e delle tonnare del trapanese.

Le coste occidentali della Sicilia sono state fin dal passato sempre state vocate alla pesca del tonno e quindi all'impianto delle tonnare in quanto situate proprio sulle rotte migratrici di tali pesci pelagici che tornano annualmente nel Mediterraneo nel periodo della loro riproduzione lambendo le sue coste sia nel viaggio di andata che ritorno nel corso dei quali venendo quindi intercettati dalle reti a tale scopo ed opportunamente disposte ed orientate.

Della loro presenza e conoscenza ne sono prova i graffiti in cui si possono identificare per la loro forma ritrovati nella Grotta del Genovese sull'Isola di Levanzo, ma anche i Greci ed alcuni autori come Omero ed Eschilo li menzionano in alcune delle loro opere.

E' con i bizantini, Leone VI il Saggio, che si ritrovano altre notizie in merito alla pesca del tonno con l'emissione di regole con cui si cercava di normarne l'attività fra pescatori diversi ma che operavano in zone di mare vicine.














La metodologia della pesca con le reti, che peraltro è rimasta inalterata fino a qualche decennio fa, fu sviluppata ed affinata soprattutto dagli Arabi che del loro linguaggio hanno lasciato alcuni termini di chiara derivazione araba utilizzati nelle tonnare.


Il termine tonnara tuttavia non si deve limitare al sistema di reti messe a mare con cui è realizzato un percorso suddiviso poi in una serie di camere ognuna con un compito ed una denominazione specifica, ma anche agli edifici costruiti a terra dove avveniva la lavorazione del pescato, prima sotto sale e successivamente sott'olio, nonchè il deposito di tutte le attrezzature, delle ancore, delle reti ed il rimessaggio delle imbarcazioni ed i necessari interventi di riparazione nel periodo invernale essendo la pesca prettamente stagionale dal mese di maggio a quello di luglio.

Agli Arabi seguirono i Normanni che non solo stabilirono la distanza a cui dovevano essere poste due tonnare vicine ma si preoccuparono di far effettuare anche una scansione a livello territoriale della loro ubicazione. Fonti storiche fanno risalire a Ruggero II l'affidamento al geografo arabo Al-Idrisi l'incarico di stilare una carta della Sicilia che secondo l'usanza, diversamente da oggi, riportava il Sud in alto.














Nel Medioevo le tonnare erano gestite feudalmente ed erano affidate ad un gabelloto che aveva il compito di provvedere alle attrezzature, di pagare i pescatori, ecc. conferendo poi gli utili alla diocesi di pertinenza vigendo ancora il potere temporale della chiesa.


In ogni tonnara non mancava mai una Cappella dedicata ad un Santo a cui i tonnaroti erano molto devoti e che invocavano sempre nella caratteristica '' cialoma '' ovvero nel canto di propriziazione che cantavano o durante il lavoro o prima di iniziare ad esempio '' la mattanza '' ovvero la cruenta pesca del tonno restato imprigionato nella camera denominata '' della morte '' da cui non aveva più possibilità di uscire ed il cui fondo veniva sollevato per impedirne la fuga verso il basso.














Non mancava nemmeno una torre che aveva sia funzione di avvistamento dei pirati barbareschi nelle loro scorrerie per avvisare in tempo la popolazione al fine di trovare un rifugio sia come sistema di comuniczione fra le ciurme di terra e di mare, questi ultimi sulle caratteristiche nere imbarcazioni, per coordinare gli interventi, le operazioni e le attività della tonnara nel suo complesso.


Con gli Angioini e gli Aragonesi le tonnare continuarono ad essere amministrate feudalmente. Le città della costa settentrionle della Sicilia, e con esse Trapani, crebbero di importanza, prestigio e si arricchirono grazie ai traffici ed alle relazioni create con le altre città del Tirreno, crebbe anche il livello culturale ed i riferimenti documentali relative alle tonnare.

In uno di essi del 1368 è detto che Federico III affidava una tonnara a Rainaldo Crispo ed in un altro del 1492 che Alfonso V ne dava in gestione una a Giacomo Plaia ed è forse nel 1455 con molta probabilità che la tonnara di S. Giuliano venne con tale nome fondata.

Con la Sicilia inglobata nei domini spagnoli, la fiorente attività della pesca del tonno fu esportata in tutto il regno e quindi anche in Sardegna. Tuttavia il rapporto che tale regione aveva con il mare era più limitato avendo origini agro-pastorali e rivolte all'interno forse anche in considerazione delle soventi incursioni barbaresche, mentre in Sicilia il mare era considerato sia per l'estrazione del sale, sia per la pesca del pesce e del corallo che alimentò anche una instensa attività relativa alla sua lavorazione, una fonte di guadagno e di sfruttamento.














Aumentarono i riferimenti storici in merito a Trapani. In un disegno rappresentante Trapani di Tiburzio Spannocchi del 1578 forse si intravede sullo sfondo ed a sinistra la tonna di S. Giuliano, in un documento che parla della vita dei trapanesi illustri è riferito che in occasione della peste del 1575 e del 1624 la tonnara fu utilizzata come lazzaretto e riferimenti si hanno anche nel resoconto di un viaggio del 1584 effettuato da San Camillo De Lellis.


La necessità di denaro della Spagna in stato di guerra con diversi stati portarono alla vendita delle tonnare ai privati come la Famiglia Pallavicini di Genova. Con tale passaggio le tonnare furono trasformate in industrie per cui la loro redditività aumento per l'applicazione di nuove procedure economiche e in un documento si ritrova la precisazione che essa apparteneva nel 1714 al signor Gaspare Fardella.

Nel 1816 la Sicilia passò al Regno delle 2 Sicilie e successivamente nel 1860 in seguito all'annessione al Regno d'Italia.

Le tonnare continuavano a costituire una attività economica piuttosto importante come si desume da una relazione del 1880 fatta da Pietro Pavesi allora Reale Commissario per esse. 

In tale periodo però si cominciò a verificare la diminuzione della cattura dei tonni e ciò innescò varie controversie in merito.

Nei primi del '900 la tonnara fu acquistata dai Serraino e dagli Adragna con la denominazione di S. Giuliano e Palazzo per diventare successivamente di proprietà solo dei Serraino che nel 1945 la affidorono a Vito Tipa per circa 60 anni che la utilizzò anche per traformare altri prodotti della pesca.

Nel 1973 essa fu venduta a Nino Castiglione che successivaemte acquistò anche quella di Bonagia con le acque di pertinenza.

















Negli anni 1970/75 non fu più utilizzata restando in completo abbandono per cui oggi la si ritrova in gran parte dirupata e distrutta come in passato avvenne per alcune altre tonnare sul territorio del trapanese che da ponente a levante sulla costa settentrionale ne contava ben sette: Favignana, Formica, S. Giuliano, S. Cusumano, Bonagia, Cofano, la Secca e Scopello.


















Di esse alcune sono state salvate e riqualificate come resort o polo museale, altre sono per la maggior parte crollate per l'usura del tempo e l'incuria.



















Per quella di S. Giuliano, sulla base delle sue condizioni rilvate nel 2015, la Dott.ssa Rizzo, nell'ambito della propria tesi di laurea, ha redatto un progetto di riutilizzazione e riqualificazione con la finalità, considerata la sua posizione, di creare un Centro di Biologia marina confortata dalla presenza sul territorio trapanese della facoltà avente la stessa finalità degli studi.

 







L'Arch. Rizzo ha quindi concluso la sua relazione mostrando alcune tavole della sua tesi di laurea ed altre in cui era fatto il confronto fra lo stato attuale, lo stato del 2015 e lo stato in cui il complesso era ancora in buone condizioni dopo la sua dismissione.












Alla relazione ha fatto seguito un dibattito che ha visto l'interessata partecipazione di molti dei presenti considerato che a Trapani molte persone conoscevano l'edificio che peraltro risulta essere molto vicino al centro abitato e perfettamente visibile a chi percorra il Lungomate Dante Alighieri.


Concluso il dibattito il Prof. Valenti ha ringraziato l'Arch. Rizzo per l'interessante argomento trattato ed a nome dell'Associazione ed a ricordo della serata le ha regalato il libro '' Sicilia risorgimetale '' di S. Costanza.

Infine ha ricordato ai soci che, a causa delle festività pasquale, il prossimo incontro in programma previsto dal calendario delle attività sarebbe avvenuto sabato 7 aprile 2018 nei locali dell'Associazione alle ore 18.00.



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