2020 - 01 - 18: Prof. Renzo Vento e Prof. Salvatore Valenti - Tito Marrone e le sue poesie

Sabato 18 gennaio 2020 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese alle ore 18.20 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti ha avuto luogo l'incontro previsto dal programma delle attività del XXXIV Corso di cultura per l'anno 2020.

Per indisponibiltà del Prof. Salvatore Bongiorno che avrebbe dovuto trattare il tema '' Il giorno della memoria'' si è reso necessario effettuare uno scambio fra il tema previsto per la data odierna, che è stato postecipato, e quello previsto invece per sabato 1° febbraio 2020, che quindi è stato anticipato.

Pertanto, in definitiva, relatori della serata sul tema '' Tito Marrone e le sue poesie'' sono stati il Prof. Renzo Vento, socio  onorario del sodalizio che più volte ha partecipato negli anni precedenti alle sue attività culturali, ed il Prof. Salvatore Valenti,  Presidente dello stesso.

Aperti i lavori della serata, il Prof. Valenti ha brevemente introdotto il tema da trattare precisando che, nonostante più volte in passato ci si sia occupati di Tito Marrone, nel corso dell'incontro si sarebbe parlato brevemente della sua biografia, parte che sarebbe stata svolta dal Prof. Vento, e della sua poetica, che sarebbe stata da egli svolta, che è stata facilitata dalla donazione che è stata fatta al Comune di Trapani, di una parte deglii inediti di Tito Marrone e di una nutrita rassegna stampa del poeta e sul poeta oltre che di una serie di manoscritti, oggi custoditi presso la Boiblioteca Fardelliana della città, che hanno allargato l'orizzonte agli studiosi per cui ne è di conseguenza venuto fuori uno spaccato interessante che ha completato la biografia del poeta e della sua ars poetica inserite nel contesto letterario del primo novecento e non solo.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto detto nel corso dell'incontro dal Prof. Vento mentre è integralmente riportato quanto detto dal prof. Valenti perchè reso disponibile per essere inserito nelle seguenti note.

Parlando della biografia del Marrone il Prof. Vento ha riferito che egli nacque a Trapani il 9 marzo 1882 da Francesco, insegnante di Francese presso il locale liceo classico '' Leonardo Ximenes '', e da Filippa Burgarella, in una casa ubicata in S. Francesco d'Assisi, sulla cui facciata è stata apposta una targa a ricordo, e nonostante gli fosseo stati imposti i nomi di Sebastiano Amedeo in famiglia veniva chiamato Titino.  Successivamente, nel 1967, egli chiese ed ottenne che ai nomi originali fosse anteposto anche quello di Tito per cui questo ulteriore nome non è uno pseudonimo del poeta come da taluni riferito.

Studiò inizialemente con due precettori ma successivamente si iscrisse prima al ginnasio e quindi al liceo inziando ben presto a comporre diverse liriche.

I ricordi della sua fanciullezza, la città natale i suoi dintorni e la necesssità della famiglia di trasferirsi a Roma nel 1902 a causa dei dissesti finanziari ed alla confisca di vari beni fra cui la casa natale ed una casa di Erice, restarono ben impressi nella sua memoria come risulta dalla composizione di alcune sue poesie  quali: '' Preludietto '', '' Una casetta '', '' La partenza  '', '' Il lazzaretto '', '' Le saline '', '' I molini '', ecc.

A questo punto il Prof. Valenti ha letto alcune di queste liriche delle quali si riporta  solo '' La partenza ''.


                                                                                              La partenza


                                                                             Va sotto il cielo dell'alba il ferreo
                                                                           Convoglio; tra la nebbia si perdono
                                                                                 Le case i mulini le torri:
                                                                            tutti i fantasmi de' miei ricordi
                                                                              E violenti scheletri d'alberi,
                                                                         quasi accennando verso me, passano:
                                                                               si spengono tutte le stelle
                                                                            nell’effuso chiarore del giorno.
                                                                            Ad altra voce si tende l'anima,
                                                                           Forse l'aspetta dicembre rigido
                                                                            ne11'Urbe che il monte Soratte
                                                                             guarda, candido per alta neve.

Il Prof. Vento ha quindi ripreso la parola riferendo che a Roma il Marrone cominciò a frequentare i caffè letterari dove instaurò rapporti con altri giovani e promettenti poeti come Corazzini, Martini, Govoni, Folgore, Rosso di San Secondo, D'Ambra, Civinini  e  Pirandello fondando la '' Società dei poeti '' e con le sue poesie fu fra gli anticipatori della corrente letteraria  nota con il nome di '' Crepuscolarismo ''. Nel frattempo pubblicò varie raccolte di poesie e scriveva su quotidiani e periodici.

In quel periodo conobbe ed amò una ragazza dell'alta borghesia romana, Maria Valle, figlia di un funzionario ministeriale, che però morì di tifo nel 1909 ad Albano Laziale mentre precedentemente nel 1906 gli era morta anche la madre. La morte della donna amata segnò in modo profondo la sua esistenza ed amarareggiato anche dalla scarsa considerazione delle sue poesie, pur continuando a comporre liriche e commedie che sottoponeva all'attenzione del padre con cui viveva e che morì poi nel 1939, non pubblicò più niente per circa quarant'anni ( 1907 - 1947 ) e riprese a pubblicare qualcuna delle sue opere dopo la fine della seconsa guerra mondiale.

Inoltre, si laureò in Lettere a Roma, fu richiamato alle armi nel 1916 e congedato nel 1919, insegnò prima come supplente e poi come titolare lingua francese in varie scuole a Roma e dintorni.
Tradusse in versi insieme ad Antonio Cispico le '' Orestiadi '' di Eschilo che furono rappresentate nel 1906 al Teatro Argentina di Roma conquistando allora un notevole successo, ma le ingenti spese sostenute portarono ben presto allo scioglimento della compagnia teatrale e ciò, secondo alcuni costituìì una ulteriore spinta al suo isolamento. L'esperienza tuttavia ebbe il merito di reintrodurre in Italia la rappresentazione delle tragedie greche che fu successivamente sfruttata da Ettore Romagnoli per la loro rappresentazione nel teatro greco di Siracusa. 

La vicenda della morte di Anna Valle, amata dal Marrone, divenne il tema dell'ultimo romanzo di Rosso di San Secondo '' Incontri di uomini e di angeli ''.

Successivamente vinse il premio della Fondazione Fusinato e il premio Sircusa per la silloge '' Esilio della mia vita ''.

Anche se abitava a Roma egli mantenne contatti con i parenti e gli amici di Trapani perchè specialmente nel periodo estivo era solito venire a Trapani dove soggiornava nella casa della zia Giuseppina, sorella del padre.

Morì a Roma il 24 giugno 1967 confortato dall'affetto dei conoscenti rimastigli e della nipote Silvana Bortolin, docente di Storia antica, che assiduamente annotava, scriveva, curava e conservava personalmente le composizioni ed i commenti del Marrone molti dei quali riportati a margine dei quotidiani che egli leggeva. Ad essa il poeta lasciò tutti i suoi scritti che, alla sua successiva morte, andarono ai suoi numerosi eredi. 

Alcuni di essi poi volontariamente hanno donato quanto in merito al Marrone ricevuto dalla Bortolin al Comune di Trapani che come detto prima li ha trasferiti alla Biblioteca Fardelliana dove, dopo una adeguata classificazione, sono conservati e possono essere consultati. 

La Provincia Regionale di Trapani nel 2003 ha intitolato a Tito Marrone l'unico teatro presente a Trapani ovvero quello della locale Università.

Il Pof. Vento dopo aver riferito altre notizie e curiosità relativi a Tito Marrone ed alla sua famiglia ha concluso la sua esposizione passando la parola al Prof. Valenti che ne ha tratteggiato la figura dal punto di vista poetico e letterario.

Si riporta di seguito ed integralamente quanto dallo tesso detto e come detto prima reso gentilmente disponibile per l'inserimento in queste note.

'' Inizierò col tracciare un contenutissimo quadro di quello che vide il Marrone artefice della corrente letteraria che va sotto il nome di " Crepuscolarismo " ripromettendomi di trattario più ampiamente in altra circostanza cosi come l'argomento e il poeta richiederebbero, ma cercherò, soprattutto, di dare una risposta a 3 momenti essenziali.

1) Consistenza della rassegna stampa

La rassegna stampa consiste in una raccolta di articoli di giornali e riviste letterarie che vanno dal 1910 al 1967 (anno della morte del poeta) racchiusi in una ventina di carpette. La raccolta è inframmezzata da un periodo di silenzio che va dal 1926 al 1947.

È giusto, però, precisare che dal 1910 al 1926 la stampa si occuperà di lui solamente per le commemorazioni di personaggi illustri (Crispi, Verdi, Bellini, Pier Maria Rosso di San Secondo), per alcuni interventi su argomenti vari promossi dalla scuola presso cui insegnava, per alcuni suoi articoli. Il silenzio fu dovuto al " volontario esilio " che Marrone impose a se stesso " per varie dolorose vicende familiari " (morte della madre 1906, di Maria Valle 1909) e perché si era " da tempo ritirato dalla letteratura militante dalla quale del resto ho sempre diffidato, tenuta su, come penso, da scrittori di valore quasi nullo e dai quali sono contento, per ragioni igieniche, di stare lontano " ( da una nota di Tito Marrone a margine di un articolo apparso su La Tribuna del 16/04/1906 ).

In questo periodo il poeta non smise, comunque, di produrre nel silenzio della sua piccola casa romana che divideva con " l'amato babbo " che finirà di vivere nel 1939.

Buona parte della rassegna stampa o, quantomeno degli articoli che a lui facevamo mènzione, è contraddistinta da correzioni che, da buon professore,
apportava e da annotazioni che mostrano la condivisione o meno del contenuto degli articoli stessi. Nel Piccolo del 2 dicembre del 1926 il critico letterario Nicola D'Aloisio, riportando una poesia dei crepuscolare Nino Oxilia con la quale inviava un saluto ai suoi amici crepuscolari Gozzano e Corazzini, trascura di citare Marrone che, a margine, appunta " naturalmente io non esisto! " con tanto di punto esclamativo.

In altro articolo riportato da Scenario del 1943 il critico e poeta Cesare Giulio Viola riporta le parole di Pirandello a proposito di Marrone " un 
drammaturgo di primordine, crea e uccide, cosi da venti anni, nei suoi cassetti, tutto un invidiabile teatro che farebbe la fama d'uno scrittore e l'onore di una letteratura ''. 
Marrone annota: " La mia commedia mi fu richiesta anche da Lucio D'Ambra, che dirigeva allora il teatro degli italiani all'Eliseo, e da molti altri capocomici. Rifiutai. E perché? Perché non ero contento dell'ultimo atto. Beh, allora non si correva dietro ai soldi! " e, quando sempre il Viola aggiunge " prigioniero della sua terribile arte, chiuso nel suo sogno di perfezione, vorrà perdonarmi se ho scritto di lui, violando il suo segreto. Ma si parla cosi spesso di tanti scrittori editi e rappresentati, di cui sarebbe bene tacere, una volta tanto si faccia un'eccezione, e si parli d'uno scrittore inedito e mai rappresentato, la cui opera meriterebbe d'essere finalmente portata alla luce " . Marrone a margine dell'articolo a matita appunta: " Caro Viola sono contento di avere agito cosi. Posso almeno ridere di molte, di troppe celebrità contemporanee. Che miseria! "

Di lui scrissero Aldo Capasso, poeta e scrittore candidato nel 1959 al premio Nobel per la letteratura, Pirandello, Rosso Di San Secondo amici di Marrone e con lui frequentatori di salotti e caffè letterari romani. ( Rosso di S.Sec. in " Incontri di uomini e angeli " ).

2) Il " Crepuscolarismo "

Fu un movimento di breve durata dal 1903 al 1911 circa. Il termine crepuscolare fu coniato dal critico letterario Giuseppe Antonio Borgese ( Polizzi Generosa 12 nov. 1882 — Fiesole 4 dic. 1952 ). Il testo di un progetto costituzionale mondiale gli valse la proposta di nomina del premio Nobel per la pace del 1952 ). Ma dicevamo il termine Crepuscolare fu coniato dal Borgese quando, recensendo su La Stampa nel 1910 le liriche di Marino Moretti, titolò il suo articolo " Poesia crepuscolare " volendo indicare una categoria letteraria. Ma già Tito Marrone nella raccolta " Liriche " del 1904 fa abbondantemente uso del sostantivo " crepuscolo " in particolare nella lirica " Cantilene sul mare ".

                                                                                      Cantilene sul mare a mezzo agosto
                                                                                    nell'aria che s'imperla del crepuscolo
                                                                                     quando passano vele sopra l'acque
                                                                                      sospinte dalla brezza vespertina.

Voglio, a questo punto, con una breve parentesi rileggere i titoli di alcune poesie contenute in '' Liriche '' per mostrare quanto sia costato al Marrone, in termini emotivi, il trasferimento nella capitale: '' La partenza '', '' Nostalgia del mare '', '' Torre di Ligny '', '' Lo scoglio '', '' II Lazzaretto '', '' Le saline '', '' I molini ''.

Il termine crepuscolo ritorna ancora nei " Poemi Provinciali " una lirica del 1903, infatti, è titolata " Crepuscoli d'inverno ".  

                                                                      Crepuscoli d inverno, fredde ombre della sera

                                                                         5u le piccole strade, su le case disperse,

                                                                       che dipingono ai vetri delle stanche finestre

                                                                          barlumi iridescenti dell'ora che agonizza....

E ancora ne " Le rime del commiato ":

                                                                                       il crepuscolo d'oro
                                                                                     sfiora le belle chiome
                                                                                       femminili, si come
                                                                                      un amante de' l'oro.

Anche nella lirica " L'aborto " ritorna il termine crepuscolo:

                                                                                     mi gelo nel verdastro
                                                                                        sogno crepuscolare.

La metafora del crepuscolo stava ad indicare lo spegnimento di una situazione " dove predominavano i toni tenui e smorzati che non avevano emozioni particolari da cantare se non la vaga malinconia ". La critica cominciò ad usare la definizione per quel gruppo di poeti che, soprattutto, rifiutavano ogni forma di poesia eroica e sublime. Crepuscolo identificava la parabola della poesia italiana che dopo il mattino rappresentato da Dante, Petrarca,
Boccaccio; il mezzodì da Boiardo, Ariosto, Tasso; il primo meriggio da Goldoni, Parini, Alfieri; e il vespro da Foscolo, Leopardi, Manzoni; si arrivava al crepuscolo con autori quali Tito Marrone ( Trapani 1882 — Roma 1967 ), Sergio Corazzini ( Roma 1886 — ivi 1907 ), Guido Gozzano ( Torino 1883 — ivi 1916 ), Aldo Palazzeschi ( Firenze 1885 — Roma 1974 ), Federico De Maria ( Palermo 1883 — ivi 1954 ), Marino Moretti, Corrado Govoni ( Tàmara 1884 — Lido dei Pini 1965 ), Fausto Maria Martini ( Roma 1886 — ivi 1931 ), Carlo Chiaves ( Torino 1883 — ivi 1919 ) e tanti altri. I crepuscolari partono da un netto rifiuto della concezione che la poesia dovesse essere impegno sociale, civile, pubblico interpretato, magari, in modo diverso da Carducci, D'Annunzio, Pascoli, rifiutavano il Sublime e la concezione estetizzante dell'arte e il pathos lirico. Rifiutavano, ancora, la figura del poeta come sacerdote o vate ( D'Annunzio ), a vantaggio di una attenzione al quotidiano, alla realtà ambientale, al mondo provinciale con le sue squisite tristezze, alle " piccole cose " liberate dal valore simbolico della poesia pascoliana, ad una malinconia accettata, ad un vittimismo con cui convivere senza esplosioni o imprecazioni ( Leopardi, Foscolo ), a vantaggio, ancora, di un lessico non aulico ma quasi prosastico, ove solo l'andare " accapo " connota anche graficamente la poesia che utilizza il verso sciolto, eccezion fatta per Gozzano che utilizzerà, quasi sempre, la poesia rimata. I crepuscolari trovano ispirazione nei velati frammenti di Saffo soffusi di astrali e accorate tristezze, nei puri canti di Alceo e di Alcmane, nei luminosi e divini versi di Mimnermo.

Altro riferimento per i crepuscolari la lezione di Verlaine e di altri poeti decadenti francesi e fiamminghi quali Maeterlinck, Rodemback, Jammes, Semain, Laforgue. I Crepuscolari, ancora, poterono approfittare del fatto che, nei primi anni del novecento, D'Annunzio aveva quasi chiuso il suo ciclo con la stanchezza di " Poema Paradisiaco "; il Carducci era ancora vivo ma aveva già taciuto da qualche anno, Pascoli aveva prodotto almeno alcune delle sue opere maggiori e non riservava, in fondo, grandi sorprese.

Ma vediamo alcuni versi crepuscolari. Cosi Sergio Corazzini:( 1886-1907 )

                                                                                  Perché tu mi dici poeta?

                                                                                    io non sono un poeta.

                                                                  io non sono che un piccolo bambino che piange.

                                                                 Vedi: non ho che lacrime da offrire al Silenzio.

                                                                                  Perché tu mi dici: poeta.

                                                                               Le mie gioie furono semplici,

                                                                 semplici cosi, che se io dovessi confessarle a te
                                                                                           
                                                                                            arrossirei

                                                                                 oggi io posso morire...

                                                                io voglio morire, solamente, perché sono stanco.

Cosi Marrone in ''  PRELUDIETTO '' del 1904:

                                                                                Mio padre, avvolgendomi

                                                                              in uno scialle soffice di lana

                                                                               perché non mi ferisse

                                                                                     l'avido morso

                                                                                     di tramontana

                                                                                 mi conduceva al Corso

                                                                                 dove le mascherucce

                                                                                   ballavan la furlana...

E sempre Marrone in '' BREVE ELEGIA '' del 1897: (aveva appena 15 anni)

                                                                       lentamente s'avanza una bara cosparsa di fiori,

                                                                             ov'è composta in pace una bambina morta.

                                                                        verginella, verginelle accompagnan cantando
                   
                                                                         e la portan per sempre lungi dal padre afflitto.
                                                                 
                                                                    Sta nella soglia il padre e in lacrime chiama: "Oh risorgi,
                                             
                                                                        ritorna ai cari amplessi; vedi  '' Io t'aspetto ancora"

                                                                         Oh nostro pianto è vano! Farfalle dai miti colori,

                                                                            sei volata al tuo cielo, dov'è perenne aprile.


E ancora Marrone in '' ATTIMO '' del 1907:

                                                                                           Agonizza il Carnevale

                                                                                                per le strade

                                                                              con gli ultimi strilli dell'ultime maschere.

                                                                                      Mascheruccia mia, che vale

                                                                                           Indugiarsi ancora qui?

                                                                                 Per vederlo morire? Muore sempre cosi.


3) II caso Marrone ovvero Marrone fu Crepuscolare e se lo fu con che ruolo?

Rispondo subito che fu crepuscolare anzi fu l'iniziatore del gruppo che diede origine a quella corrente letteraria. A testimoniarlo vediamo quanti critici letterari scrissero a tal proposito.














Cosi Aldo Capasso commentando il 4 dicembre 1949 il " Premio internazionale di poesia Siracusa " ( Esilio della mia vita ), a cui parteciparono poeti provenienti da tutto il mondo e vinto dal Marrone ex equo col poeta belga Géo Libbrecht:

" Egli [Marrone] fu, insieme col Govoni, uno dei due veri iniziatori del Crepuscolarismo italiano...per questo lato, dunque, il Marrone, merita un posto assai cospicuo tra gli iniziatori e capofila del Crepuscolarismo accanto al Govoni ancor prima del Corazzini ".

Cesare Giulio Viola poeta, scrittore, critico letterario, su " II Giornale " di Napoli:

" Chi è Tito Marrone? Oh! Chiedilo a Borgese, a Pancrazi, allo stesso Cecchi. Lo conoscono fin dalla giovinezza, quando con Gozzano e Corazzini ma precedendoli, egli partecipava a quelle schiere di scrittori che proprio dal Borgese furono detti crepuscolari ".

Una nota del direttore della rivista letteraria '' Le scimmie e lo specchio '', subito dopo il premio Fusinato 1947 ( 1943 ) vinto dal Marrone e riferendosi allo stesso degli inizi del novecento, tra l'altro, dice che in opposizione alla poetica dannunziana : '' Marrone oppone la magrezza ascetica del turgore del tuttotondo: alla ridondanza delle figurazioni e alla preziosità delle locuzioni, la nuda semplicità dell'espressione e la scarnita universalità delle risonanze; e, anticipando i crepuscolari apparve e fu veramente un innovatore " e continuando " concesse egli poco, e mal volentieri alle stampe; niente alla ricerca della popolarità, Scrittore segreto lo disse Cesare Giulio Viola ''.

E potrei continuare con le citazioni dei critici letterari Salvatore Ruju, Oronzo Zecca, Federico De Maria, Giovanni Vavalli, Else Totti, Niccolò Sigillino, Mario Gorini e tanti altri come si desume dalla rassegna stampa presa in esame.

Se non si parlò e non si parla abbastanza del poeta Marrone lo si dovette a quel suo lungo volontario silenzio che lo tagliò fuori dai salotti letterari e dalla partecipazione diretta agli sviluppi letterari dei periodi successivi. Buon per lui, però, perché sfuggendo alle novità futuristiche ed ermetiche, cioè dalla poesia da spiegare anzicché da capire, come scrissero alcuni critici tra cui quell'Aldo Capasso di cui prima abbiamo parlato, potè far ritorno sulla scena nel 47 vincendo il PREMIO DI POESIA FUSINATO con la sua limpida lirica. Questo premio e le reiterate premure dell'amico Luciano Manzini, lo convinsero a ritornare a vivere i salotti letterari della capitale ed in particolare quello di " Piazza Confienza ".

Un articolo dell'Espresso del luglio del 1948 a firma Sigma cosi recita:

" ma ecco altri personaggi confienziani: Tito Marrone un dì baffuto e smilzo come giovane Falstaff, che, dopo quarant' anni di allenarsi in un eremitaggio urbano, mette fuori, forse con qualche timidezza, i nuovi versi che egli declama molto bene. Saranno un grosso volume e diranno come lui, procursore dei crepuscolari e, un tempo, ispiratore di cenacoli d'arte, sia uno dei più veri e attuali poeti italiani ed europei, per la ricerca estetica che lo move, per fantasia, per ispirazione cosmica e linguaggio ".














Una profezia quella di Sigma perché, appena un anno dopo, nel 49, Marrone vincerà, come abbiamo prima visto, il premio di poesia internazionale di Siracusa con le sue liriche che, se non più esclusivamente crepuscolari, poterono avvalersi dei canoni letterari della nuova corrente del Realismo lirico che ai valori poetici del crepuscolarismo, in parte, si rifacevano, non rinunciando, quindi, ai legami sentimentali con l'uomo comune e rispecchiando la realtà quotidiana.

A conclusione di questo mio intervento non posso non augurarmi che l'amore con cui mi sono accostato al poeta trapanese possa essere recepito
da voi che mi avete ascoltato e da quei tanti che amano la poesia. In occasione dell'aggiudicazione del premio di poesia Siracusa, Cesare Giulio
Viola cosi chiudeva il suo articolo su '' II Messaggero '' di Roma di mercoledi 26 ottobre 1949:

" quando i suoi versi saranno raccolti in un unico volume, il lettore potrà riscontrare le tappe del cammino che il poeta, nel suo trentennale esilio, ha
compiuto e le alte sfere che il suo lirismo attinge ".

Da parte mia e nostra l'impegno di non farla finita col solo incontro di stasera e, soprattutto, con l'augurio che l'opera, almeno quella inedita, di Tito
Marrone, possa essere data alle stampe e fare conoscere l'autore ai più cosi come il poeta trapanese ampiamente merita.

E permettetemi di chiudere con i versi di Tito Marrone che maggiormente inquadrano il personaggio.

                                                                                                     CHIROMANZIA


                                                                                                 Sotto bizzarra luna,

                                                                                     la zingara con verdi occhi s'insinua

                                                                                              nelle mie fredde mani.

                                                                                       Ora godi, ora soffri. Ma domani...

                                                                                             Domani? lo lo conosco

                                                                                                lo vivo e mi divora.

                                                                                           Dammi il passato. Parlami

                                                                                           di quest'uomo, che uccido
                   
                                                                                            sempre e rinasce ancora.
Grazie ''.


Alla relazione ha fatto seguito un interessante dibattito nel corso del quale si sono avuti numerosi e pertinenti interventi da parte dei presenti che hanno posto agli oratori numerose domande e chiarimenti che hanno avuto esaurienti risposte.

Chiuso il dibattito, il Prof. Valenti ha ringraziato il Dott. Vento per l'apporto dato alla conoscenza dell'illustre poeta trapanese ed a ricordo della serata gli ha offerto la copia di un acquerello riproducente una veduta di Erice da egli stesso realizzato.

Sono seguiti i saluti di arrivederci a sabato 25 gennaio 2020 alle ore 18.00 nei locali del sodalizio per il prossimo incontro previsto dal programma delle attività del XXXIV Corso di cultura per l'anno 2020.

 

  

 

 

 

 

 




 

 








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