2019 - 05 - 04: Dott. Luigi Bruno - La conchiglia tra leggenda e mito

Sabato 4 maggio 2019 alle ore 18.10 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, nell'ambito delle attività culturali previste dal programma del XXXIII Corso di cultura per l'anno 2019 si è tenuto l'incontro con il Dott. Luigi Bruno e la figlia, Dott.ssa Gabriella, che hanno trattato un tema molto particolare e poco conosciuto ovvero della '' Conchiglia tra leggenda e mito ''. 














Il Dott. Bruno molto interessato alle conchiglie, tanto da averne una interessante collezione, una volta esposta nel Museo di Erice, è anche Presidente dell'Associazione '' Salviamo la Colombaia ' per la quale molto si è adoperato in relazione alla sua conservazione ed al suo recupero; la figlia Gabriella che lo ha seguito nella sua passiene è invece laureata in Scienze ed insieme sono gli autori di molti libri divulgativi in materia ed è per la prima volta che essi hanno partecipato alle attività culturali dell'Associazione.


Gli ospiti sono stati accolti dal Presidente, Prof. Salvatore Valenti, e dai presenti con la consueta cordialità e con molto interesse considerato che il tema della serata è stato dedicato ai molluschi marini ed in modo più mirato alle conchiglie. 
Nel corso della relazione è stata proiettata una serie di interessanti diapositive illustranti i vari tipi di conchiglie e le loro forme, ed alla fine, anche perchè messe temporaneamente in mostra, alcuni tipi di esse facenti parte della suddetta collezione sono state più dettagliatamente descritte.
 
Il Dott. Bruno ha esordito dicendo che molti sono i suoi interessi ma è alle conchiglie ed alla loro forma che si  è interessato a prescindere dell'animale che vive al suo interno quando esse sono vive, al modo con cui si alimenta, alla sua struttura, ai suoi organi interni ed alle modalità di riproduzione.

Per tutti le conchiglie sono animali strani e misteriosi che vivono sul fondo del mare. Il loro studio risulta piuttosto difficile in quanto non possono essere tenute negli acquari. Esse si ritrovano in varie forme, talvolta molto fantasiose e colorate, in tutte le parti del mondo e molte di esse son state ritrovate anche nei sedimenti fossili risalenti anche all'epoca preistorica.

I loro resti si ritrovano sulle spiagge in seguito alle mareggiate ed a tutti, grandi e piccini, è capitato, specialmente nel periodo estivo, di raccoglierle sulla sabbia e talvolta conservarle.
Esse hanno avuto un ruolo importante nellavita dell'uomo che a seconda delle situazioni le ha considerate oggetto di ornamento, moneta di scambio,
portafortuna. oggetti apotropaici, oggetti di magia e molte leggende sono sorte intorno ad esse.

Non si deve tuttavia dimenticare che essendo animali marini, molti dei quali edibili, come le vongole, l'uomo coltivadole nel loro ambiente naturale le utilizza anche come cibo.














La sua passione lo ha condotto, raccogliendole personalmente soprattutto lungo le nostre coste, ad accumularne una grande quantità che pazientemente ha classificato riportandole poi su cartoncini tanto che oggi questa collezione riempie molti scatoloni custoditi in un magazzino non disponendo di uno spazio espositivo e un buon numero di cartelle sono state esposte nel corso della serata su alcuni tavole nella sala delle conferenze.


Ha quindi passato la parola alla figlia, Dott.ssa Gabriella, che si è soffermata particolarmente sui miti e le leggende delle conchiglie in alcune parti del mondo.   
 
Si riporta integralmente, perchè resa gentilmente disponibile, la relazione della serata.

AI di fuori del culto composteliano, la conchiglia assume altri significati simbolici relativi alla conoscenza iniziatica ed alla fertilità. Come guscio chiuso, che racchiude al suo interno un tesoro (il muscolo edibile o, nel caso dell'ostrica, la perla preziosa) la conchiglia in genere assume il significato di conoscenza esoterica, quella accessibile a pochi, dotati delle chiavi giuste per aprirle, in modo simile, per esempio, a quanto avviene per la pigna.

La Conchiglia (Concha)

I pellegrini che percorrevano le grandi vie di comunicazione per raggiungere le agognate mete si riconoscevano per alcuni dettagli del loro abbigliamento e per alcuni simboli che portavano appesi o cuciti sopra le loro vesti. La Croce del Golgota e le Chiavi di San Pietro erano gli emblemi dei pellegrini che viaggiavano, rispettivamente, verso Gerusalemme e verso Roma. Coloro che si recavano a Compostela avevano come segno distintivo la "concha", la conchiglia, che portavano generalmente af collo, oppure cucita addosso.

Non si tratta di conchiglie qualunque, naturalmente, ma della valva della capasanta, nota anche come pettine di mare, o pettine di San Giacomo (nome scientifico: Pecten Jacobaeus). Si tratta di un mollusco bivalve che vive adagiato sui fondali marini tra i 25 ed i 200 metri di profondità. La valva inferiore è più convessa, essendo quella con cui l'animale si aggrappa sul fondo, mentre quella superiore è più piana.
Molto diffusa nel Mediterraneo, è presente nei mari del nord (Bretagna, Inghilterra, Irlanda, Scozia) in una versione più grande (Pecten Maximus), chiamata localmente scallop. I rispettivi nomi in francese (coquille St. Jacques) ed in tedesco (Jakobsmuscheln) si riferiscono ancora al simbolismo religioso.

Il collegamento con la tradizione giacobea nasce da diverse tradizioni; la più comune afferma che quando i discepoli di San Giacomo approdarono sulle coste della Galizia, dove vi avevano trasportato da Gerusalemme i resti del santo, trovarono il sarcofago interamente ricoperti dalle valve di questo mollusco.

Quando è rappresentata dal lato concavo, invece, la conchiglia raccoglie tutti i significati simbolici inerenti l'archetipo della "coppa", in particolare quelli relativi alla femminilità ed alla fertilità. La conchiglia è spesso presente nelle raffigurazioni della dea Venere, perché associata al simbolismo di questa dea. Particolarmente significativo e noto a tutti il dipinto della "Nascita di Venere" di Sandro Botticelli, dove la dea emerge dal mare all'interno di una gigantesca conchiglia. In quasi tutte le chiese cristiane troviamo la stilizzazione della conchiglia o nelle volte semicircolari delle nicchie, o nella forma dell'acquasantiera, anche se raramente vi viene associato questo lampante senso simbolico.

Oggi vogliamo abbandonare il solito percorso prettamente nozionistico che possa riguardare i molluschi e le conchiglie in particolare, anzi non lo prendiamo in considerazione più di tanto, piuttosto parliamo di come la conchiglia sia stato un grande punto di partenza e di riferimento in leggende, miti e magia. 














La leggenda è un tipo di racconto molto antico che fa parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartiene alla tradizione orale e nella narrazione mescola il reale e il meraviglioso. La parola leggenda deriva dal latino legenda che significa "cose che devono essere lette", "degne di essere lette", e con questo un tempo si voleva indicare la vita di un santo e il racconto dei suoi miracoli. Oggi la parola leggenda indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandati per celebrare fatti o

personaggi fondamentali per la storia di un popolo.

Vi sono numerose credenze e leggende intorno alle conchiglie:

Cammino di Santiago (Pecten Jacobeus);
- La leggenda di Puna-Auia;
- Leggenda dell'occhio di Santa Lucia (Bolma Rugosa);
- Leggende dei marinai;
- Leggenda della conchiglia di Keruay;
Leggenda del suono delle conchiglie;
- Leggenda di Dedalo. 

-La leggenda più conosciuta rispetto alla conchiglia di capasanta, Pecten Jacobeus, legata al Cammino di Santiago risale all'arrivo dell'imbarcazione che portava i resti dell'apostolo Giacomo. Si racconta che giunti all'altezza delle isole Cies, di fronte alle coste della Galizia, i discepoli notarono un matrimonio che si stava celebrando sulla riva del mare. Il matrimonio attirò l'attenzione degli apostoli per via di un gioco particolare: il protagonista doveva montare a cavallo mentre il cavaliere lanciava in aria una lancia, impresa complicata dal fatto che la lancia doveva essere raccolta prima che cadesse al suolo. Quando arrivò il turno dello sposo egli tirò la lancia in aria e ovviamente cercò di raggiungerla cavalcando ma la lancia fini in acqua. A quel punto lo sposo si tuffò col cavallo tra i flutti dell'oceano: il cavallo e la lancia sprofondarono nell'acqua, ma all'improvviso riapparvero accanto a un'imbarcazione che si avvicinava alla riva. Ovviamente quella barca era l'imbarcazione che stava portando in Galizia i resti mortali dell'apostolo Giacomo. Una volta riemerso dalle acque e accortisi degli ospiti lo sposo andò incontro all'imbarcazione, per accogliere i nuovi arrivati. Il fatto che fosse interamente coperto da conchiglie di capasanta venne interpretato dagli apostoli come un miracolo ed un fatto di buon auspicio, cosi invitarono lo sposo a salire sull'imbarcazione. Durante il tragitto verso la terraferma avvenne il miracolo vero e proprio: lo sposo decise di convertirsi al
cristianesimo. Il miracolo poi si ripeté anche sulla terraferma, dove molti invitati decisero di imitare lo sposo convertendosi al cristianesimo.

Di questa leggenda esistono altre varianti: una prima secondo cui la barca usata per il trasporto della salma dell'apostolo in Galizia viaggiava sprovvista di timone e vela, ed era guidata solo da un angelo. Un uomo che dalla costa osservava la rotta della barca cadde in acqua, e tutti credevano che fosse morto affogato. Poco dopo avvenne il miracolo: l'uomo ricomparve dalle acque ricoperto da conchiglie. San Giacomo aveva fatto il miracolo, e la ''concha'' divenne cosi il simbolo del pellegrinaggio; la seconda narra di un cavaliere in sella al suo destriero che veniva disarcionato dall'animale imbizzarrito e trascinato nelle acque agitate dell'oceano; dopo attimi di terrore da parte dei compagni di viaggio ecco che il cavaliere salvato da San
Giacomo riappariva dalle acque sano e salvo, ricoperto di conchiglie a testimonianza che il Santo aveva avuto parte nel suo salvataggio.

Le valve della capasanta venivano utilizzate come segno dell'esecuzione del cammino, esse venivano consegnate da parte dei pellegrini all'arrivo nella città di Santiago; esse venivano indossate sui loro abiti da viaggio e utilizzate come bicchiere per abbeverarsi lungo i fiumi e torrenti.

-La leggenda di Puna-Auia (Tahiti), narra della principessa Perei-tai e del suo amore per il pescatore Temuri; quando egli morì la principessa fuggì dall'isola di Tahiti per rifugiatasi a Raiatea, dove incontrò il principe Terei-marama, che sposò e da cui ebbe una bambina; dopo la nascita della bimba, Perei-tai precipitò nel buco nero del regno delle tenebre. Suo fratello Matairua-puna scese nel regno delle tenebre per salvarla, dove rimase con lei per qualche tempo. Allora i loro antenati defunti gli donarono una conchiglia gigantesca che emetteva suoni dolci e armonie aggraziate detta Puna-Auia-conchiglia dalle eco profonde. Dopo un anno trascorso agli inferi, la principessa aveva dimenticato gli affanni e il dolore e che aveva vissuto sulla terra, fu cosi che lei e il fratello tornarono alla vita e furono accompagnati fino a una caverna che si apre nella scogliera più ripide e appartata di Tahiti; giunti liberi il principe soffiò forte nella conchiglia, il suono prodotto attirò l'attenzione degli abitanti dell'isola che accorsero e trovarono i due giovani che credevano dispersi da tempo. Da quel giorno le scogliere di Tahiti presero il nome della conchiglia magica: Puna-Auia. 

-La leggenda dell'occhio di Santa Lucia: una antica leggenda risalente al IV secolo, racconta che la giovane Lucia, di nobile famiglia siracusana, grazie alle preghiere rivolte alla vergine Maria, ottiene la guarigione della madre, affetta da una malattia incurabile. Consacrata al culto e a una devozione sconfinata alla Vergine Maria, Lucia, per allontanare i pretendenti e non essere cosi distolta dalla sua fede, si strappò gli occhi e li gettò in mare. Completamente dedita alla preghiera, Lucia compie numerosi miracoli. Per ricompensarla della sua devozione, la santa Vergine le restituisce la vista e le dona occhi bellissimi e luminosi. L'opercolo di conchiglia, chiamato Bolma rugosa, che si trova sulle spiagge, rappresenta gli occhi di Santa Lucia, gettati da lei in mare; indossarne uno allontana il malocchio e porta fortuna. Questo mollusco, diffuso in tutto il Mediterraneo secerne, oltre alla conchiglia che è la sua abitazione, un opercolo che utilizza come "porta di casa" quando si ritira completamente, per difesa, all'interno della conchiglia.

-Tra le leggende dei marinai si annovera quella dei 3 vermi, dell'alta Bretagna, che sostiene che nel corpo umano ci siano 3 vermi; quando si annega ciascuno di questi vermi penetra in un osso, il quale si distacca dal corpo. Dopo tre mesi queste ossa diventano conchiglie, per questa ragione, quando i marinai sentono parlare di un uomo morto in mare dicono "Un uomo di meno, tre conchiglie di più". Un'altra leggenda dei marinai della Manica racconta che ogni patella è l'occhio di un naufrago, alla fine del mondo a queste conchiglie spunteranno le ali e riprenderanno il loro posto nelle teste alle quali appartennero.














-La leggenda di Keruay, villaggio della Guinea, inserita nel ciclo di Ambona, eroe mitico che distrusse il primo villaggio Felupe; durante le incursioni notturne di Ambona, una donna superstite fuggi e si diresse nel luogo sacro dove era custodita la conchiglia dono agli esseri umani da parte dell'Essere Supremo, con questa si diresse verso il villaggio più vicino, dove ruppe in 2 parti diverse la conchiglia, la più piccola la regalò all'uomo che usci dalla capanna, svegliato dal rumore, e costui diventò il re di quel villaggio; cosi la donna riprese il suo cammino fino a Keruay, ai cui abitanti lasciò il resto della conchiglia, conferendo al re di Keruay un grande potere, il potere dell'Essere Supremo.

-La leggenda del suono delle conchiglie è quella che narra che esse possano raccontare la storia del luogo da cui provengono, perché al loro interno resta impressa la voce dell'oceano.

-La leggenda di Dedalo, dopo la sua prigionia nel labirinto scappò in Sicilia, dove il re Cocalo lo accolse: Minosse, che nel frattempo lo stava cercando, con un inganno promise una ricca ricompensa a chiunque avesse fatto passare un filo tra le volute di una conchiglia; Dedalo cadde nella sua trappola, ma riusci nell'impresa con l'aiuto di una formica usando del filo, dopo aver cosparso di miele le volute della conchiglia.

Il mito è una narrazione, investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi sono state creati. Oggi si definisce comunemente "mito" la narrazione di eventi fantastici e leggendari, in qualche modo legati a credenze religiose, su divinità e antichi eroi, o sui rapporti tra l'uomo, la natura e ciò che è soprannaturale. I miti nacquero forse dall'esigenza di fornire una risposta universale alle domande umane sui misteri del cosmo e della vita, incarnando fenomeni naturali, avvenimenti storici, stati d'animo in figure concrete e palpabili che fossero lo specchio della condizione umana.

Il mito ha origini antichissime, e nasce essenzialmente nel momento in cui gli uomini iniziano a chiedersi come si è formato l'universo, com'è nato il genere umano, come avvengono e come si originano i fenomeni naturali. Poiché a quei tempi gli uomini non avevano gli strumenti del pensiero filosofico e scientifico, essi si affidavano alla fantasia, personificando e rendendo benigne o maligne le forze di cui si sentivano circondati. Da qui nacque un vasto patrimonio di storie, giunte a noi attraverso diverse fonti letterarie e artistiche: inni, poemi, sculture, pitture, rappresentazioni teatrali. Questi racconti che trattano l'origine dell'universo, degli dèi e degli uomini e hanno come protagonisti essere soprannaturali si chiamano miti, termine derivante dal greco mythos (parola).

-Nella preistoria le conchiglie avevano grande importanza come amuleti, simboli propiziatori legati alla fecondità e alla vita; la conchiglia è vista in primo luogo come involucro protettivo dell'essere vivente e, nel Rinascimento, associato al concepimento per via dell'analogia conchiglia-perla; legato al sesso femminile per via della somiglianza ravvisata da tutte le popolazioni del mondo tra la base dentata della ciprea e i genitali femminili, per questo molto probabilmente nelle popolazioni native le donne portavano queste cipree come ornamenti per scongiurare l'infertilità e i futuri mariti offrivano spesso doni ricoperti da queste conchiglie come pegno nuziale; in molte statue antropomorfe le cipree sono poste in corrispondenza degli
organi genitali femminili.

-Secondo la simbologia cattolica, citata da Giovanni Damasceno nel Vll secolo d.C., "il fulmine divino è penetrato dentro la conchiglia più pura, Maria, e ne è nata una perla oltremodo preziosa, il Cristo". L'associazione conchiglia-madre, perla-bambino è precedente e appartiene a tutte le culture.

-Le origini dei miti legati alle perle. Il mito più comune è stato originariamente incentrato nelle gocce d'acqua cadute dal cielo nel mare. Questo mito indiano era comune in tutta la regione dell'Indo-Pacifico.

Gli antichi cinesi credevano che i molluschi fossero stati fecondati dai fulmini e che le perle crescessero sotto l'influenza della luce della luna.

Come testimonianze archeologiche hanno dimostrato, i Persiani zoroastriani che adoravano il sole hanno ritenuto che il ruolo di questo astro avesse un ruolo ancor più importante della pioggia nella formazione delle perle.

Adattando i miti sull'origine delle perle alla propria cultura, gli antichi greci associavano queste brillanti gemme ad Afrodite, dea dell'amore e della bellezza. Essi credevano che si generassero dalla schiuma del mare. Per i Greci, le perle simboleggiano il fascino della dea dell'amore. La mitologia greca ha anche ipotizzato che le perle fossero le lacrime degli dei, concetto che prevalse per migliaia di anni.

La credenza che le perle si generassero da gocce d'acqua solidificate, aiutate dalla luce del sole o della luna, in Europa divenne il pensiero dominante sulla provenienza di queste gemme. Sorprendentemente, le tribù americane e gli spagnoli incontratesi nei Caraibi nei secoli XV e XVI, avevano sviluppato idee molto simili. Queste culture cosi lontane e cosi diverse hanno attribuito l'origine delle perle a cause soprannaturali legate a fuoco o acqua e conferirono qualità soprannaturali a queste gemme. 

-Mito di Taaroa. Taaroa era il grande dio polinesiano il creatore di tutte le cose, da questo dio iniziò la vita dei popoli polinesiani (analogo nella mitologia Maori a Tangaroa), che viveva dentro una conchiglia chiuso nel buio dello spazio infinito, creò il mondo aprendo la sua conchiglia, dal tetto creò il cielo e con minuscole altre conchiglie cha aveva con sé creò la sabbia e tutte le cose; da ogni conchiglia creava qualcosa: per ogni cosa quindi esiste la sua conchiglia. Il cielo è una conchiglia per il sole, la terra e le stelle poiché li contiene. La terra è una conchiglia per le pietre e l'acqua, le piante, che vi crescono. La conchiglia di un uomo è luna donna, perché è da lei che nasce. È cosi che nell'universo ogni cosa che esiste ha una sua conchiglia.

-Mito di Tritone. Nelle "Metamorfosi" di Ovidio, dopo il diluvio per ordinare le acque, Nettuno evocò il figliolo dagli abissi, Tritone, perché lanciasse il segnale dando fiato alla sua tromba, cosa che fece energicamente e finalmente il suono raggiunse tutti i bacini e le acque obbedienti ritornarono al proprio posto. La famosa tromba era una Charonia ivodifera (Choronia fompas /ompas), o Tritone.














La magia è l'ipotetica tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e dominare con la volontà i fenomeni fisici e l'essere umano. Molto spesso si tende a indicare tutto ciò che non è scientificamente spiegabile.

Nelle tribù primitive ritroviamo conchiglie in monili, amuleti, simboli propiziatori per la fertilità; esse venivano anche utilizzate come monete, altre volte nella divinazione, presunta capacità di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali, venivano usate per la lettura. Le cipree come monete, monili. La Bolma rugosa (l'opercolo di Santa Lucia) era usata anche per capire se effettivamente una persona fosse colpita da malocchio. Inoltre amuleti di questo tipo si credeva che avessero poteri prodigiosi su orzaioli, calazi e altre malattie oftalmiche (collegamento con la leggenda dell'occhio di Santa Lucia). Esse inoltre venivano usate come decorazione in maschere sacre e acconciature per le iniziazioni. Infine sono utilizzate dagli indovini durante le loro sedute divinatorie. Nella preistoria dai vari ritrovamenti in tutto il mondo si è notata l'usanza diffusa di ornare i defunti con collane di conchiglie.

Al termine della interessante esposizione che ha mantenuto viva l'attenzione dei presenti, la parola è passata di nuovo al Dott. Bruno che ha illustrato  alcune cartelle della sua collezione, per l'occasione appositamente portate in Associazione, che erano state esposte su alcuni tavoli opportunamente predisposti.

Alla conclusione il Prof. Valenti ringraziando gli ospiti per l'interssante tema trattato, a ricordo della serata ha donato loro il libro di S. Costanza '' L'uomo e la roba - L'età del Risorgimento '' al quale il Dott. Bruno ha contraccambiato, perchè fossero inseriti nella Biblioteca del sodalizio, donando due CD sulle conchiglie dal  titolo '' A proposito di congliglie '' e '' Dentro la conchiglia '' ed i seguenti libri: ''Ettore Daidone ed il suo amore per lo sport '' di L. Bruno e F. Occhipinti, '' Le conchiglie '' di L. e G. Bruno, '' Il castello di Mare di Trapani - La Colombaia '' di A. Costantino, '' Glossario di termini malacologici '' di L. e G. Bruno, '' Le conchiglie nei sogni '' di L. e G. Bruno, un quadretto riportante una composizione di '' Haliotis tubercolata lamellosa - Lamarck, 1882 '' di varie dimensioni della sua ex-collezione, ed alcune conchiglie nella cui parte interna è riportata una fofografia della
Colombaia.













La serata si è quindi conclusa con i saluti di arrivederci a sabato 11 maggio 2019 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione. 

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