2019 - 06 - 01: Dott. Onofrio Giovenco - Luigi Natoli letterato e storiografo

Sabato 1° giugno 2019 alle ore 18.20 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, come previsto dal calendatio delle attività culturali del XXXIII Corso di cultura per l'anno 2019 ha avuto luogo l'incontro con il Dott. Onofrio Giovenco, socio del sodalizio, che più volte negli anni precedenti ha relazionato su temi di varia natura.

Il relatore, ben noto quindi ai presenti in sala, in assenza del Presidente, Prof. Salvatore Valenti, è stato accolto dal Segretario, Prof. Diego Antonio Romano e successivamente, prima di cedergli la parola, è stato brevemente presentato dalla Prof.ssa Anna Maria La Via che ne ha tracciato quindi un breve profilo.

Avuta la parola il Dott. Giovenco ha ringraziato i presenti e l'Associazione per l'invito rivoltogli a relazionare.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto detto nel corso della serata ed alla fine di queste note sonostate anche 
riportate alcune slides, gentilmente rese disponibili dal relatore, proiettate nel corso dell'esposizione ad integrazione di quanto via via veniva detto.

Il relatore ha iniziato la sua esposizione dicendo che  il tema della serata saebbe stato incentrato su Luigi Natoli, siciliano, letterato e storiografo, da molti non conosciuto che nel periodo fra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo ebbe gran notoriatà e successo per i suoi scritti fra i quali una storia della Sicilia dal V secolo a.c. fino al 1860 ovvero all'epopea garibaldina, numerosi romanzi di carattere storico e drammi teatrali, pubblicati il più delle volte a puntate sul '' Giornale di Sicilia '', ed anche successivamente raccolti in volumi da vari editori.

Nel 1955, successivamente alla sua morte, la pubblicazione a puntate del suo romanzo più noto venne ripresa da parte del giornale '' L'Ora '' di Palermo.

Il Natoli nacque a Palermo il 14 aprile 1857 e da bambino conobbe il carcere. La madre infatti, fervente garibaldina quando Garibaldi entrò a Palermo ebbe l'idea di vestire i figli di rosso. Come reazione la famiglia ebbe confiscati tutti i beni e finì in prigione. 
Il giovane Natoli non ebbe così modo di frequentare le scuole regolari, ma dotato di ingegno leggendo molto e frequentando le biblioteche, da autodidatta riuscì a conseguire la licenza per l'insegnamento nelle scuole elementari anche se nel frattempo iniziò a scrivere i suoi primi romanzi ed a colaborare con il '' Giornale di Sicilia ''.

Le sue convinzioni repubblicane, assertore della libertà di parola e di pensiero e l'anticlericalismo, gli procurarono vari trasferimenti in varie città italiane dove conobbe, frequentando i circoli letterari, molti personaggi letterari dell'epoca. Il rifiuto di una commenda concessa da Mussolini, gli costò la destituzione dall'insegnamento. Ritornato infine a Palermo nel 1923 continuò i suoi studi sulla storia sciliana , insegnò il alcuni licei privati e iniziò a pubblcare i suoi scritti anche sotto due psudomini: Maurus e William Galt.

Morì povero, non avendo voluto mai possedere alcunchè, a Palermo il 25 marzo 1941.

Prolifico scrittore e letterato si sposò due volte; dalla prima moglie Emma, deceduta nel 1890, nacquero tre figli e dalla seconda moglie, Teresa Ferretti, letterata ed scrittice anch'essa, ne nacqero altri otto. Ad essi il Natoli inculcò l'amor patrio, l'amore per la Sicilia, il rispetto delle idee altrui e della fede politica anche se diversa dalla propria. Le loro ideologie furono di conseguenza diverse ma in ogn caso furono laici ed anticlericali come il padre. Tutti i figli maschi pateciparono alla 1^ guerra mondile. Alcuni furono feriti , altri rimasero invalidi, uno morì e successivamente ebbero sorti diverse. Di essi, Edgardo, ritornato a Palermo nel 1947 dopo la morte del padre, essendo un valente pittore illustrò alcuni dei romanzi scitti dal padre pubblicati e ripubblicati postumi.

Conclusa la parte biografica, l'oratore, dei circa 30 romanzi scritti dal Natoli, la maggior parte dei quali pubblicati fra il 1907 ed il 1938 e due postumi nel 1931 e nel 1967, si è intrattenuto in modo particolare su '' I Beati Paoli '' e '' Coriolano della Floresta '', con il secondo continuazione del prino e postecipato di circa 50 anni, tratteggiandone brevemente la complessa trama.
Il primo, più volte pubblicato a puntate, a dispense ed a volume, rimane in assoluto il più letto in Sicilia ed alcune sue illustraziioni furono anche riprodotte sulle sponde di alcuni carretti siciliani.

I due romazi, a carattere storico-siciliano, in quanto ambientati in un determinato periodo e con personaggi del tempo, hanno una trama molto complessa ed articolata costituita da una storia centrale principale e da tante altre storie secondarie che in ogni caso si rifanno a quella principale. 
In essi c'è la contrapposizione del buono e del cattivo, con tutte le implicazioni possibili, con il secondo che alla fine soccombe punito non dalla giustizia divina o dello stato ma da una giustizia amministrata privatamente che ristabilisce in ogni caso, anche con il delitto, una giustizia talvolta diversa da quella ufficialmente praticata che rende ai sottomessi e prevaricati quanto loro di diritto spetta.

L'oratore si è inoltre soffermato sull'ambientazione:
- la Palermo antica e i diversi siti in cui la storia si svolge, la Napoli e talune località anche del trapanese
- la società del tempo e la sua marcata e netta divisione in classi sociali costituita dai nobili che avevano tutti e molti privilegi, esercitavano il potere politico ed economico, la giustizia ufficiale anche se al loro interno esistevano lotte di potere fra le varie fazioni per poter mantenere il predominio; gli artigiani, anche ricchi ma privi di privilegi, talvolta raggruppati in corporazioni, rappresentati dai consoli che tenevano i contatti con i nobili per l'accquisione delle commesse di lavoro; il popolino senza privilegi che talvolta doveva subire le angherie dei nobili ed infine il clero che esercitava il potere religioso e talvolta quello civile e la prerogativa di poter lottare le eresie e condannare al rogo gli eretici.

In questa situazione ambientale il Natoli inserisce anche la setta segreta dei Beati Paoli, caratterizzata dall'omertà, dalla segretezza e dalla legge del silenzio, con la funzione di tribunale popolare segreto ed inappellabile che punisce anche con la morte e senza alcuna differenza sociale nobili, popolani e chiunque si sia macchiato di delitti, colpe gravi, prevaricazioni ed usurpazioni in contrapposizione alla giustizia dello stato che talvolta con le sue sentenze risultava del tutto e profondamente ingiusta. 

Le sue riunioni, i rituali utilizzati per i vari eventi, ecc.  descritti con dovizia di particolari dal Natoli, asssomigliano molto a quelli massonici e ciò farebbe pensare che l'autore, peraltro anticlericale e repubblicano convinto, fosse esso stesso un massone.
Altri hanno paragonato, a causa delle sue caratteristiche, i Beati Paoli alla mafia ma è ovvio che i fini che queste due organizzazioni perseguivano erano e sono del tutto diversi. 

Il Dott. Giovenco ha illustrato anche brevemente un altro aspetto della società di quel tempo ovveroquella che riguardava i figli che, soprattutto per i nobili, si distinguevano in legittimi e naturali. 
Nel caso dei primi il primo figlio maschio nato aveva il diritto di mantenere il titolo nobiliare e le ricchezze della fam
iglia, gli altri denominati cadetti erano in genere destinati ad entrare nel clero o a seguire la vita militare. Per le figlie femmine, a prescindere dell'ordine con cui nascevano, se non richieste in sposa, doveva in questo caso essere fornita una dote adeguata, erano destinate alla vita monastica, talvolta di clausura, dove diventavano anche badesse.



I figli naturali non avevano alcun diritto ed il più delle vlte finivano nelle ruote dei monasteri o dei conventi dove crescevano ignari della loro origine. Talvolta all'atto della loro affidamento in incognito ai monasteri erano dotati di un segno o contrassegno di riconoscimento a prova della loro origine tramite il quale potevano successivamente richiedere il riconoscimento della loro posizione nobiliare nel caso che non ci fossero stati figli maschi legittimi.


La relazione è stata infine conclusa dal relatore accennando alle varie ed antiche professioni, alla classificazione degli appellativi che venivano dati agli appartenenti alle varie classi sociali, alle preghiere ed alle orazioni che venivano pronunciate in varie occasioni ed eventi, al gergo utilizzato dai vari personaggi
, che si possono dedurre dalla lettura delle varie opere scritte dal Natoli.
Al temine della esposizone ha fatto seguito un dibattito che, per la conoscenza dei romanzi da parte di qualcuno dei presenti in sala, è stato molto interessante in riferimento ad alcune parti  di quanto è stato riferito dall'oratore.

Al suo temine la Prof.ssa La Via dopo aver ringraziato il Dott: Giovenco per la sua esposizione gli ha donato il libro di S. Costanza '' La civiltà e la roba - L'età del Risorgimento '' ed ha chiuso l'incontro con l'arrivederci a sabato 8 giugno 2019 alle ore 18.00 nei locali del sodalizio per il prossimo incontro previsto dal programma delle attività del XXXIII Corso di cultura per l'anno 2019.
  


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