2020 - 01 - 11: Prof. Salvatore Girgenti - Le streghe nel Medioevo

Sabato 11 gennaio 2020 alle ore 18.15 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in trapani via Vespri 32 alla presenza di un nuneroso gruppo di soci e di simpatizzanti è avvenuta l'inaugurazione ufficiale del XXXIV Corso di cultura per l'anno 2020.














Ospite della serata il Prof. Salvatore Girgenti che, non nuovo alle attività culturali del sodalizio, è stato accolto con la consuetà cordialità dai presenti e dal Presidente, Prof. Salvatore Valenti.

Lo stesso, aperti i lavori della serata, dopo aver brevemente presentato l'oratore e il tema della serata, gli ha ceduto la parola.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della serata il cui tema è stato: '' Le streghe nel medioevo ''.

Il Prof. Girgenti prendendo la parola ha per prima cosa ringraziato l'Associazione per l'invito che ancora una volta gli è stato rivolto ed è entrato subito in argomento precisando che il tema della serata in se stesso suscita in genere in chi ascolta una antica reminiscenza di paura, di terrore ma anche di curiosità perchè molte sono le leggende che riguardano le sytreghe e l'aria di mistero che talvolta le avvolge e le contraddistingue. 

L'immaginario collettivo le considera donne brutte, malvage, vestite di stracci, che hanno un rapporto con il demonio al fine di ottenere vantaggi e benefici, capaci di volare sopra una scopa, di rendersi invisibili, di mandare sortilegi, di preparare intrugli strani, di rapire i bambini, ecc.  e tutto ciò ha lasciato nei secoli un segno non proprio benevolo sulla loro reputazione, ma in realtà poi erano il più delle volte donne comunissime la cui vita non aveva nulla a che fare con il soprannaturale o con il diavolo. 

Tuttavia sarebbe necessario in questo discorso fare una distinzione fra maghe e streghe, fra maschi e femmine anche perchè la cattiveria che le contraddistingue riguarda più le donne che gli uomini e bisogna ancora preliminarmente distinguere, per quanto sarà detto successivamente e per le conseguenze che ebbero e che in passato si verificarono,  fra stregoneria ed eresia.

Già nei tempi antichi si parlava sia di maghe, donne capaci in genere di divinare il futuro, che di streghe, donne che si riunivano di notte nei cimiteri per parlare con i morti, per preparare i loro unguenti, i loro malefici e che concludevano le loro riunioni uccidendo un bambino, e già esistevano leggi che comminavano loro pene per questa attività.

Tuttavia nonostante ciò, ma non sempre, spesso prima di lanciarsi in un'impresa i condottieri, i re, ecc. consultavano le maghe per avere divinazioni ed auspici sull'esito delle lotte in cui stavano per impegnarsi contro i loro nemici.

Premesso quanto sopra il relatore è entrato nel vivo del discorso dicendo che nella definizione della figura della strega ha ntevolmente contribuito la chiesa di allora in relazione al ruolo che alla donna era attribuito nel periodo medioevale. Nel suo corso essa era considerata figlia del diavolo capace di portare l'uomo alla perdizione rifacendosi a quanto Eva aveva fatto con Adamo. La donna non poteva prendere alcuna decisione, era prima sottomessa al volere del padre e poi del marito che la poteva anche punire ed era considerata anche per sua natura incline al peccato..
In questo contesto fu facile attribuirle molti elementi negativi ed in una epoca in cui si verificavano molte malattie e carestie considerarla anche come capro espiatorio responsabile di ciò che accadeva.

Esse, specialmente nelle campagne, erano identificate negli uccelli notturni capaci di succhiare il sangue dei bambini ed erano anche considerate, nella credenza popolare, capaci di ucciderli nonchè di far abbortire le donne. 














Come prima detto , verificandosi molte malattie e non essendoci medici capaci di diagnosticarle perchè in genere essi si limitavano ad un esame molto superficiale del malato, peraltro solo i ricchi si potevano permettere di chiamarne uno al loro capazzale, e non essendoci medicinali, essi si limitavano a prescrivere pozioni ricavate in genere dalle erbe che non avendo effetto curativo nella maggior parte dei casi portavano il malato alla morte.


La maggior parte della popolazione che invece era povera, non potendo ricorrere ad essi, si affidava invece alle cure delle guaritrici, in genere donne  anziane, che per esperienza della vita conoscevano semplici rimedi, che talvolta erano efficaci ma che il più delle volte non avevano alcun effetto. Nel primo caso erano osannate, ma se fallivano erano considerate streghe preda degli spiriti malvagi.

Le streghe quindi erano il risultato delle credenze popolari e ad esse ci si affidava per guarire dalle malattie sia le persone che gli animali, per praticare abborti, per chiedere consigli su metodi contraccettivi in assenza di rimedi che colpivano le persone del popolo che si ammalavano.

Si riteneva anche che potessero trasformarsi in certi animali ( gatti, lupi mannari, ecc. ) alla ricerca di prede nel corso della notte, di avere potere sugli  elementi della natura, rendere con gesti infecondi le donne e gli animali, di far cadere in loro balia gli uomini con un semplice sguardo, diffondere pestilenze con unguenti spalmati sui muri, di avere un'indole sanguinaria perchè si accanivano contro donne incinte e bambini delle carne dei quali si cibavano nel corso delle loro riunoni che avvenivano di notte ed in luoghi appartati come i boschi.
Normalmente erano donne anziane, donne malviste per vari motivi, donne rifiutate dai mariti o dai fidanzati se non vergini, prostitute, malate di mente, levatrici e curatrici occulte considerate pericolose in quanto capaci di invocare il diavolo.

Fra il IX ed il X secolo Reginaldo fissò nel suo Canon Episcopi  lo stereotipo che per tutto il Medioevo si utilizzò per descrivere e trattare il fenomeno delle streghe ma fino al XIV secolo la Chiesa non prese troppo sul serio queste credenze. 

Tra il '300 ed il '600 tuttavia non c'era classe sociale che non credesse all'esistenza delle streghe.

Nel 1326 il papa Giovanni XXII con una bolla proclamò le streghe eretiche e quindi processabili e punibili con la morte sul rogo e nel 1485 papa Innovenzo VIII emanò una bolla con la quale diede il potere a due frati domenicani di svolgere in alcune regioni della Germania la loro opera di inquisitori contro il delitto di stregoneria con l'intento di combattere la stregoneria nei paesi germanici. Qualche anno dopo, nel 1487, essi diedero alla stampa in Germania il Malleus Maleficarum  ( Il Martello delle streghe ) che fu considerato il riferimento per reprimere in Germania l'eresia, il paganesimo e la stregoneria e che riportava anche l'approvazione, dimostratasi poi falsa, di una commissione di teologi dell'Università di Colonia.
Esso non fu mai adottato ufficialmente dalla chiesa cattolica ma nemmeno messo all'indice ed è diviso in tre parti: nella prima si discute della natura della stregoneria, nella seconda che si  rifà alla prima appprofondisce le modalità con cui fare stregoneria  ed il modo con cui si possono eliminare i suoi effetti, nella terza indica come le streghe possono essere catturate, processate, detenute, interrogate, torturate per estorcere loro una confessione ed infine eliminate.

Nacque così la caccia alle streghe intesa talvolta anche come una indagine pubblica condotta per scoprire supposte attività sovversive che si protrasse fino al 1700 soprattutto nei paesi dell'Europa centrale, ma non solo,  che causò fra le 35.000 e le 100.000 vittime ( il numero reale potrebbe essere stato però ben più alto ) per la maggior parte donne ma talvolta anche uomini. La condanna al rogo era inflitta dall'autorità civile che faceva propria quella dell'utorità ecclesiatica in quanto la stregoneria era assimilabile all'eresia considerata un reato civile per cui era prevista la condanna capitale.

Sia la stregoneria che l'eresia erano considerate pericoli per la società perchè indotta nelle masse dal potere temporale e religioso in definitiva era finalizzata al controllo delle rivolte contadine e della richiesta di maggiore libertà da parte del popolo di fronte alle guerre, alle carestie, alla povertà ed alla fame fu facile trovare nelle streghe e negli stregoni un capro espiatorio.

A questo punto della sua relazione il Prof. Girgenti, ritornando indietro nel tempo, ha precisato che mentre per diverse centinaia di anni la vita dell'uomo si era svolta nelle campagne e la società si era data una struttura ben precisa costituita da sacerdoti, combattenti e lavoratori manuali ora per vari motivi i rapporti di potere tradizionali erano compromessi da una nuova classe emergente e cioè dalla borghesia. 

Nacquero così nell'11° secolo dei nuovi movimenti composti da fedeli, con l'intento di un risveglio spirituale, per reazione alla ricchezza ritenuta eccessiva del clero, all'allontanamento dalle Scritture e al coinvolgimento nella politica della Chiesa di Roma. Tali movimenti furono accusati di eresia e quindi perseguitati in quanto oltre a non rispettare i dettami del Cristianesimo fino ad allora adottati si ponevano in aperto contrasto con la rigida, gerarchica struttura sociale che la società medievale si era data. Si verificarono così le prime persecuzioni nei loro confronti per cui venivano giudicati e giustiziati in maniera sommaria mentre i loro beni venivano direttamente confiscati.

Per rispondere al dilagare di questi fenomeni ereticali e all'emorragia di fedeli la Chiesa cattolica reagì in due modi:
- appoggiandosi ai movimenti che pur richiamando a un più autentico cristianesimo non si staccavano da Roma e quindi ai domenicani ed ai francescani
- istituendo uno speciale tribunale ecclesiastico che avesse il compito di individuare gli eretici e di ricondurli alla «vera» fede: l'Inquisizione.

Era il tempo delle crociate e della caccia agli eretici. Successivamente, l'accusa di eresia, di idolatria in quanto si riteneva che essi adorassero Bafonetto e sputassero sul Crocifisso nelle loro riunioni, nonchè di sodomia  cadde anche sui Templari il cui ordine fu sciolto ed il cui capo Jacques de Molay fu arso vivo a Parigi il 18 marzo 1314. Il loro patrimonio fu acquisito da Filippo IV il Bello re di Francia che li aveva accusati.

Alla persecuzione degli eretici si sovrappose anche la caccia alle streghe, che si riteneva avessero stipulato un patto col demonio per ottenere particolari poteri e così l'eresia venne equiparata alla stregoneria.

L'inquisizione si fa ufficialmente cominciare nel 1184. Essa comminava solo pene spirituali, ma spesso a seguito di processi inquisitori veniva applicata la pena di morte da parte del potere secolare.

Nel 1231 papa Gregorio IX affidò il compito dell'Inquisizione a dei giudici nominati e inviati da lui stesso e successivamente a frati domenicani e francescani. L'eresia fu inoltre considerata reato di lesa maestà, in quanto sulla religione cattolica si fondava l'impero.

Fatto questo inciso il relatore ha continuato la sua esposizione riferendo che l'accusa di stregoneria, secondo il Malleus Maleficarum, poteva aver luogo in tre modalità: 
- in seguito alla denuncia di un accusatore che doveva però fornire le relative prove partecipando al dibattimento
- con una denuncia anonima
- per zelo della fede per timore di essere scomunicati.

Iniziato il procedimento e fatto il giuramento il giudice, alla presenza di un notaio, chiedeva al denunciante se le accuse erano per esperienza diretta o per sentito dire, quante volte e dove e se in presenza di chi e fra i testimoni erano ammessi anche i nemici giurati degli accusati.
Si passava all'interrogatorio dell'accusato  chiedendogli varie notizie, talune assurde, nonchè sulle sue abitudini e frequentazioni e se era a conoscenza di pratiche magiche e se credeva nell'esistenza delle streghe.
Si passava quindi ad un interrogatorio più stringente fatto sulla base di un modello prestabilito al fine di confondere l'accusato per incolparlo di eresia o di praticare la stregoneria. 














Per un certo periodo gli accusati godettero anche della difesa di un difensore, ma questo il più delle volte non agiva per il bene dell'accusato in quanto anche lui correva a sua volta il pericolo di essere accusato di stregoneria perchè manovrato dal diavolo.


L'accusa per essere valida e poter quindi condannare l'imputato doveva essere comprovata da due testimoni oculari, ma in loro mancanza ed in ogni caso bastava una sua confessione che ovviamente non veniva resa spontaneamente. Si ovviava ricorrendo alla tortura per cui spogliato e depilato completamente per evitare che eventualmente potesse nascondere qualche strumento diabolico o per mettere in evidenza taluni segni considerati propri del patto con il diavolo che ne comprovava quindi la colpevolezza lo si torturava in vari modi in genere molto dolorosi anche per molte ore di seguito e se non confessava si passava anche alla prova con il fuoco. 

Se l'accusato ammetteva le colpe addebitategli veniva rimesso in sesto e successivamente gli veniva ancora richiesto di confermare quanto aveva detto sotto la tortura, se invece rinnegava tutto si ricominciava a torturarlo perchè ritenuto un bugiardo ed ogni mezzo o sotterfugio era adoperato per ottenere la confessione. I tormenti della tortura erano tanti e tali che talvolta, pur essendo non colpevole, l'accusato confessava per non subire i relativi supplizi, ma in ogni caso, in genere, si arrivava sempre alla sentenza che normalmente era il rogo.

Furono sottoposti al tribunale dell'Inquisione anche molti uomini illustri fra i quali sono stati ricordati, ma con conseguenze diverse, solamente Galileo Galilei e Giordano Bruno. 

Il Galilei dopo anni di osservazioni e studi ritenne di avere trovato con il movimento delle mare la prova della concezione eliocentrica del sistema solare dimostrata matematicamente dal Copernico nel 1500 e su di essa basò la sua opera più nota ovvero il Dialogo sopra i massimi sistemi.
Tuttavia la Chiesa cattolica già nel 1616 aveva formalmente condannato la teoria copernicana con una delibera del Sant'Uffizio che affermava che “ Il Sole è centro del mondo e per conseguenza immobile di moto locale ” ed è “ stolta ed assurda in filosofia e formalmente eretica ”.  Quattro anni dopo nel 1620 il '' De revoluzionibus '' venne inserito nell'indice dei libri proibiti. Tuttavia l'opera del Galileo ricevette l'imprimatur  nel 1630 in seguito alle accettate richieste di modifica, ma essa segnò egualmente la rottura con Roma. Il 28 settembre 1632 il Sant'Uffizio emise la citazione di comparizione del Galilei. Egli sostenne insistentemente di aver voluto confutare, ma non avallare, la teoria copernicana. L'evidente menzogna rafforzò l'intransigenza del Sant'Uffizio, che attribuì a Galilei una serie di colpe. Il processo si concluse il 22 giugno 1633, quando Galilei abiurò le sue concezioni astronomiche davanti ai suoi giudici, che in numero di sette su dieci condannarono la teoria copernicana, senza però definirla formalmente eretica, condannandolo al carcere formale a condizione che almeno una volta alla settimana si dedicasse alle opere penitenziali della preghiera. Pochi mesi dopo la condanna,  la pena venne tramutata in arresti domiciliari, che Galieo scontò fino alla morte presso la villa '' Il gioiello '' di Arcetri.

In modo ben diverso si evolse la vicenda di Filippo Bruno, noto con il nome di Giordano Bruno ( Nola 1548 - Roma 1600 ), filosofo, scrittore e frate domenicano italiano vissuto nel XVI secolo. Il suo pensiero ruotava attorno ad un'unica idea: l'infinito inteso come universo, effetto di un dio infinito, fatto di infiniti modi, da amare infinitamente.

Poichè si spostava in tutta l'Europa, l'Inquisizione romana ne chiese l'estradizione, che venne concessa, dopo qualche esitazione, dal Senato veneziano. Il 27 febbraio 1593. Iil Bruno fu rinchiuso nelle carceri romane del Palazzo del Sant'Uffizio sotto varie accuse. Forse fu torturato alla fine del marzo 1597,  ma egli non rinnegò mai i fondamenti della sua filosofia: ribadì l'infinità dell'universo, la molteplicità dei mondi, il moto della Terra e la non generazione delle sostanze.

Il 12 gennaio 1599 fu invitato ad abiurare e mentre in un primo tempo di disse di essere disposto a farlo, successivamente cambiò idea affermando che non c'era nulla di cui doveva pentirsi.

L'8 febbraio 1600 fu costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza che lo scacciò dal foro ecclesiastico e lo consegnò al braccio secolare. Il 17 febbraio, rifiutati i conforti religiosi ed il crocefisso con la bocca serrata perchè non potesse parlare venne condotto nella piazza di Campo de' fiori e colà, bendato e legato ad un palo, venne arso vivo. Le sue ceneri vennero gettate nel Tevere.

E' con queste considerazioni che il Prof. Girgenti ha chiuso la sua relazione. Ad essa è seguito un interessante dibattito nel corso del quale si sono avuti numerosi interventi dei presenti in sala che hanno posto domande e chiesto precisazioni a cui il relatore ha risposto esauriemtemente. 














Al suo termine, il Prof. Valenti dopo aver ringraziato l'oratore per aver trattto un tema che in realtà era poco noto ai più ma che presentava numerosi ed interessanti spunti e chiarimenti riguardanti un periodo poco noto della storia dell'uomo, a ricordo della serata gli ha offerto la copia di un acquerello da lui stesso realizzato.


La serata si è conclusa con i saluti di arrivederci a sabato 18 gennaio 2020 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo evento previsto dal programma delle attività del XXXIV Corso di cultura per l'anno 2020.
 

 

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