2013 - 11 - 11 : Dott. Alberto Barbata - Nascita della Banca di Credito Cooperativo '' Sen. P. Grammatico '' - Paceco: i pionieri. A seguire: San Martino, biscotti e vino
Lunedì 11 novembre 2013 alle oer 18.30 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 alla presenza di un numeroso gruppo di soci, a dispetto delle condizioni inclementi del tempo, si è svolto l'incontro con i Dott. Alberto Barbata. Al termine seguirà il tradizionale consumo dei '' mufuletti '' e dei biscotti inzuppati nel vino ricorrendo nella stessa giornata la festività di S. Martino.
Ospiti dell'Associazione in relazione al tema trattato '' Nascita della Banca di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico - Paceco: i pionieri '', anche il Rag. Mancuso Antonino ( Piero ), il Dott. Guido Abbate ed il Dott. Catania Giuseppe, rispettivamente Presidente, Vice Presidente e Direttore Generale della Banca sunnominata.
I lavori sono stati aperti dal Presidente, Prof. Salvatore Valenti, che dopo aver ringraziato i presenti per la loro partecipazione ed aver brevemente presentato gli ospiti ha dato loro il proprio benvenuto e quello dell'Associazione.
Ha quindi dato la parola al Rag. Mancuso che in apertura del suo breve intervento ha per prima cosa ringraziato l'Associazione per aver voluto porre all'attenzione della comunità la Banca da lui presieduta e successivamente, ma succintamente, ne ha tracciato la nascita e le finalità sociali.
La parola è quindi passata al Dott. Barbata già molto noto ai presenti per aver più volte in passato partecipato alle attività culturali dell'Associazione. Emerito direttore della Biblioteca comunale di Paceco, ha approfondito e portato avanti i suoi studi e le sue ricerche pubblicando anche alcuni dei suoi lavori.
L'oratore ha aperto il suo intervento ringraziando tutti i presenti per l'accoglienza ricevuta e l'Associazione per l'invito rivoltogli che gli ha consentito ancora una volta di partecipare alle sue attività culturali.
Si riportano di seguito le parti più significative tratte dalla relazione fatta dal Dott. Barbata che gentilmente l'ha resa integralmente disponibile e di ciò lo si ringrazia sentitamente.
'' Gli interrogativi che si pongono a chi si accinge a studiare e ad illustrare la nascita di una banca, di un istituto di credito sono tanti e di difficile portata. L'argomento è gravido di insidie e potrebbe sembrare non molto affascinante sotto il profilo letterario e storico.
Tengo a precisare che il sottoscritto non ha la presunzione di essere uno storico dell'economia, ma di essere soltanto uno studioso del territorio e delle sue dinamiche sociali, investigatore dell'anima del popolo del trapanese, senza volere trascendere in populismi spesso dannosi a comprendere la realtà vera della nostra società.
Certamente la ricorrenza della nascita dell'odierna Banca di Credito Cooperativo intitolata alla memoria del senatore Pietro Grammatico si presenta come un'occasione unica di potere ripercorrere una storia non solo economica, relativa al paese di Paceco ed al suo hinterland, ma anche sociale, umana e soprattutto politica. La Banca, infatti, nasce dalla politica di quel tempo, da quella politica, particolarmente legata alle classi popolari, a sua volta vicine ad una ideologia, libertaria, quella del socialismo che già due decenni prima aveva fondato le sue fondamenta, nel 1892 a Genova.
Da un gruppo di socialisti determinati e decisamente convinti, di questa estrema parte del trapanese, nasce un'idea di volere migliorare le condizioni economiche della gente, di un popolo di miseri braccianti, contadini, affittuari, censisti, piccoli borgesi, sempre catturati dai problemi di un'economia povera.
Mi sono accinto allo studio delle povere biografie dei pionieri che dettero inizio nel 1915 alla storia della Cassa Agraria "Libertà" ( divenuta poi nel tempo Cassa Rurale ed Artigiana ed oggi Banca di Credito Cooperativo) non tanto per ritrovare storie meravigliose e ricche del fascino dei potentati bancari del tipo americano o tedesco, ma sicuro di potere ritrovare il fascino di una società povera legata al mito libertario del riscatto dalla miseria, il mito del socialismo del sole dell'avvenire.
Ho riportato alla luce della storia non solo la vita quotidiana di un gruppo di contadini intelligenti e laboriosi che tentavano di elevarsi dalle condizioni di indigenza in cui erano costretti a vivere, in un paese che era appena uscito dalla feudalità di prima maniera, quella dei fondatori del borgo, e tentava di liberarsi dalla seconda feudalità, quella dei proprietari terrieri trapanesi, dei cosiddetti «agrari» che dominavano la scena politica e che detenevano la terra attorno alle povere case «a pizzo» dalle tegole muschiate.
Nel primo quindicennio del novecento,il «secolo breve», il territorio di Paceco è attraversato da una volontà di rinnovamento sociale e politico.
L'allargamento del suffragio elettorale ha consentito alle masse delle classi subalterne di partecipare alla vita politica e di migliorare le proprie condizioni economiche tramite un processo di intensificazione del movimento della cooperazione.
La nascita dei partiti, soprattutto del partito socialista nel 1892, l'avvento della breve ma intensa esperienza dei Fasci siciliani, c onclusasi in maniera drammatica con un processo « imperfetto» come lo definiscono oggi gli storici, la propaganda politica dovuta ad alcuni pionieri (Giacomo Montalto, Vincenzo Curatolo, Francesco Sceusa) ma già iniziata fin dai tempi della Prima Internazionale, conduce ad un'alta elaborazione progettuale ed alla nascita delle associazioni di mutuo soccorso ed alle leghe contadine di resistenza, nel rinnovato clima di comunione d'intenti tra i piccoli proprietari ed affittuari e i piccoli contadini e braccianti.
Gli scioperi per l'aumento del salario giornaliero e dei contratti di conduzione dei fondi, conducono alla nascita della Società Agricola Cooperativa, fondata il 24 novembre del 1901 da un gruppo di pionieri, capeggiati da Giacomo Spadola e dal giovanissimo vessillifero Pietro Grammatico.
E' necessaria tuttavia per potere comprendere il fenomeno della nascita di questo cassa agraria, rivolgere uno sguardo a volo d'uccello al paese, cosi come era articolato agli inizi del secolo, alle sue strade, largamente rocciose e dissestate, tanto da creare una particolare pericolosità al viandante notturno, alle sue case calcinate, bianche o color del bronzo, ai suoi cortili attraversati da rigagnoli di acque reflue, ai suoi pozzi di acqua spesso salmastra e dura, alle sue cave o pirrere di tufo calcarenitico del quaternario, che serviva per costruire case e che bisognava distinguere nelle varie tipologie, da quella facilmente erodibile attraverso l'azione eolica del vento, a quello detto di «tipa», che si estraeva lungo le pendici del castellaccio o lungo la barriera della contrada detta «pietre tagliate». Paceco ha 7244 abitanti nel 1905 e la sua popolazione è composta in pratica quasi totalmente da jurnateri o braccianti, gente che va a lavorare presso un padrone o un piccolo borghese per un salario quotidiano misero. I bambini, non tutti vanno a scuola, quindi l'evasione è altissima, presto vanno dietro il padre sui campi. Il paese è attraversato da lunghe file di carretti, di cui alcuni riportano sulle fiancate scene istoriate delle gesta dei paladini, da carrozzini e da qualche carrozza, su cui viaggia un ricco signore o un medico. Tutta la vita del paese si svolge attorno a questa grande piazza, la piazza Madrice oggi intitolata al re Savoia che certamente non ha alcun merito per questa dedica. ''
Il Dott. Barbata ha quindi proseguito descrivendo accuratamente e con dovizia le strade, le costruzioni ed i palazzi che si trovavano nel centro storico della Paceco di allora.
'' La nascita di alcune iniziative interessanti dal punto di vista della crescita culturale, come il Teatrino socialista "Pro beneficenza", il cui direttore sarà il Prof. Domenico Benevento, nobile figura di insegnante, coadiuvato da alcuni compagni, fecero risorgere speranze e nuove volontà di rinascita. Il Teatrino che usufruirà della collaborazione della Filodrammatica socialista di Trapani, metterà in scena, in primo luogo opere popolari come "La trovatella" e "I due seregenti" per passare poi ad opere più impegnate come "Nei bassifondi" di M. Gorkij, al dramma in un atto "Primo Maggio" di Demetrio Alati, o al dramma sociale in cinque atti "Gli ultimi saranno i primi" di Archita Valenti, opere pubblicate a Firenze dalla casa editrice Nerbini. I giovani pacecoti incominciarono a leggere opere letterarie popolari, da quelle più semplici di William Galt ( Luigi Natoli) Alexandre Dumas e Ponson du Terrail, a quelle più famose ed impegnative del naturalismo francese, quali le opere di Zola (L'Assomoir), di Eugenio Sue ("I misteri di Parigi" ), non tralasciando opere di narrativa italiana, dal Guerrazzi al Verga.
Nel contempo l'educazione socialista che infondevano i maestri pionieri che provenivano da Trapani, città con la quale Paceco intratteneva in una osmosi continua rapporti di grande contiguità sotto tutti i punti di vista, da quelli sociali a quelli economici, non tralasciava le opere teoriche e ideologiche, come riduzioni del "Capitale" di Carlo Marx, il "Manuale del Socialista" dell'avvocato Messina, l'opera "Cinquantanni di socialismo in Italia" del prof. Alfredo Angiolini, ed anche opere poetiche come "Postuma" di Lorenzo Stecchetti.
Nelle botteghe artigiane, a sera, dopo il lavoro, si leggevano a viva voce, da bravi lettori, per i meno dotati scolasticamente, opere popolarissime come i "Reali di Francia", ovvero la storia di Fioravante e Rizieri, oppure "L'assedio di Troia" ovvero Ettore ed Achille di Giuseppe Leggio, pubblicato a Palermo dall'editore Giuseppe Piazza nel 1902. ''
Ha proseguito con la seconda parte della sua relazione nella quale ha trattato in modo particolare gli eventi storicie politici che accompagnarono la nascita dell'Istituto bancario.
Gli scioperi per l'aumento del salario giornaliero e dei contratti di conduzione dei fondi, conducono alla nascita della Società Agricola Cooperativa, fondata il 24 novembre del 1901 da un gruppo di pionieri, capeggiati da Giacomo Spadola e dal giovanissimo vessillifero Pietro Grammatico.
La cooperativa agricola, società anonima per azioni a capitale illimitato, aveva con il suo lavoro e la sua produzione, trasformato la società dei piccoli contadini pacecoti, i quali si avviavano a diventare classe dirigente e futuri amministratori del Comune nel 1920. ''
'' All'atto della fondazione, come si vede nel documento notarile del notaio Luigi Manzo, i soci erano 128 ed il capitale iniziale era di £ 5175, mentre poi, prima dell'avvento del fascismo, nel 1922, i soci erano divenuti 1334 con un capitale azionario di £ 73.225. La cooperativa conduceva in affitto ben 1252 ettari di terra, per i quali pagava un canone annuo di £ 66.666,75. La società avrebbe dovuto avere la durata di 48 anni a datare dalla sua legale costituzione. Le azioni nominative erano di lire venticinque cadauna. Già nel primo consiglio d'amministrazione Spadola è il Presidente, mentre vicepresidenti sono Salvatore Martorana e Giovanni Schifano, che poi sarebbe divenuto nel 1915 primo presidente della Cassa Agraria "Libertà".
La cooperativa nasceva sotto l'egida di personaggi autorevoli del mondo politico; il consiglio degli arbitri era, infatti, costituito dall'Onorevole Vincenzo Pipitone, esponente radicale marsalese, e dall'avvocato Giacomo Montalto, leader del socialismo trapanese. Sindaci della cooperativa furono l'avvocato Damiano Ricevuto, esponente significativo del socialismo trapanese ed uno dei leaders dell'unione dei partiti popolari, e Vincenzo D'Antoni, sindaco ed esponente radicale pacecoto.
Il territorio è attraversato da un soffio di primavera, si direbbe oggi con un'altra temperie ed esperienza; Paceco con i suoi circoli, fra cui il Circolo Operaio e le Leghe, diventa un laboratorio politico, un progetto di sintesi e di esperienze nuove. Nel 1902, in marzo, nasce la Lega di resistenza con 302 soci, mentre il 13 aprile dello stesso anno viene proclamata la costituzione della Federazione delle Leghe di miglioramento e delle Cooperative, cui aderiscono 19 Leghe con 3655 soci, più due Cooperative (Paceco e Monte San Giuliano) che contavano 874 soci.
Malintesi, però, erano sorti, tra il Drago di Ferro ed il Montalto, tra l'Unione Popolare di Trapani e la Sezione socialista ericina di San Marco. ''
'' Per dare forza all'operato in Paceco dell'Unione, l'avvocato Damiano Ricevuto, fondò in Paceco, il 14 maggio del 1911, la . I soci ascesero al numero di 143, di cui ben l'80% nativi di Paceco ed appartenevano per lo piu al mondo degli artigiani, dei commercianti e dei piccoli "burgisi". La Cassa Agraria Drago di Ferro si proponeva, per Statuto, di migliorare < le condizioni morali e materiali dei soci e l'esercizio del credito a loro esclusivo vantaggio, confidando nelle agevolazioni che vorranno apprestare le recenti leggi sul credito agrario>.
Siciliano", i socialisti pacecoti si divisero ed aderirono ad una nuova cassa, la Cassa Agraria "Libertà", voluta strenuamente da Pietro
Grammatico e da Giacomo Spadola.
La Cassa Agraria Libertà venne fondata con atto notarile del notaio Giacomo Pace il 4 aprile del 1915. Come racconta il giornale "Il
Piccone" del 21 febbraio 1914, intanto, nel 1914 era stata inviata a Paceco, direttamente dalla direzione del Partito, la rivoluzionaria russa Angelica Balabanov, la quale si rifiutò di parlare a Trapani ed invece tenne due comizi a Paceco, uno in Piazza ed un altro nella Chiesa conventuale dei Paolotti. Alla sua presenza e del Prof. Macciotti, esperto di problemi agrari, venne inaugurata la nuova sezione socialista.
Bisogna, inoltre, ricordare che precedentemente, il 29 settembre del 1907, il clero ed i cattolici pacecoti, che avevano per diversi anni
attaccato fortemente i socialisti e soprattutto il giovane Pietro Grammatico con libelli anonimi pervicaci e oscuri, avevano fondato la
Società Cooperativa in nome collettivo denominata «Cassa Rurale di Prestiti SS.mo Crocifisso>> con un numero non rilevante di soci, soltanto 37 e con la presenza massiccia dei sacerdoti della Città. La Cassa avrebbe avuto un notevole sviluppo negli anni seguenti, ma nel 1930 chiuse i battenti per bancarotta fraudolenta.
L'atto notarile venne rogato in un momento difficile della storia italiana, l'entrata in guerra dell'Italia. Venti di guerra sconvolgeranno la nostra società, intere famiglie saranno sconvolte e molti soci dovranno partire per il fronte, sul Carso ed in altri confini della patria. Alcuni non torneranno, altri ritorneranno distrutti nel corpo e nella mente. Entrerà in crisi la Cooperativa, che rimane nelle mani soltanto di Spadola che scriverà lunghe lettere a Pietro Grammatico, caporal maggiore al fronte, sulla difficile situazione e sugli interventi da affrontare per la soluzione delle varie evenienze.
Non riuscirà il buon Spadola a far trasferire il Grammatico nelle retrovie della guerra. Diverse richieste formulerà lo Spadola, presidente, per ottenere l'esonero dal servizio in prima linea di Pietro Grammatico, che risultava essere direttore della cooperativa. Tutte le richieste vennero inviate anche a diversi esponenti politici del partito, quali il De Felice ed altri. Gli anni dal 1916 al 1918 saranno un continuo intrecciarsi di corrispondenze tra gli esponenti rimasti a Paceco ed il caporale Grammatico, di stanza nella 427' batteria d'assedio in zona di guerra, nel 7 Corpo d'armata. La corrispondenza, facente parte dell'Archivio Grammatico, parla a chiare lettere della situazione sociale in Paceco e della guerra in atto, piena di drammatici eventi. ''
'' La guerra, pertanto, blocca l'attività della Cassa e si aspetta con ansia la fine e la pace che dovrà far ritornare i soldati a casa, molti dei quali sono soci. Tuttavia bisogna rimarcare che i soci fondatori non sono dei giovincelli sprovveduti ma uomini maturi, con il senso del dovere. Soltanto il 2,7% dei fondatori hanno una media di 26 anni, mentre il 29,3% hanno una media di 35 anni. Poi il 39,4% dei pionieri hanno una media di 45 anni, mentre il 9,1% superano i 55 anni di età. Soltanto il 13,7% hanno una media di 65 anni, mentre l'8,6% supera i 70 anni. Il più anziano era nato nel 1836 ed aveva 79 anni.
Esaminando invece la sopravvivenza dei soci fondatori, si può rimarcare che nel primo decennio già l'11% era scomparso per motivi bellici e di senescenza. Il 28,4 % non sopravvive al ventennio fascista, mentre dal 1940 al 1960 muore il 33,8 % della compagine sociale per senescenza e malattie. Infine per il restante periodo dal 1961 a metà degli anni settanta, scompare il resto dei soci fondatori. L'ultimo socio fondatore fu Pietro Spatola, <l'infermiere>, uomo eccezionale, amico sincero del suo paese.
Le famiglie più rappresentate furono gli Spadola e loro affini, Pellegrino, i Sugamiele, i Valenti.
Gli Spadola sono imparentati con i Ferrante e i Pellegrino e poi con i Craparotta.
Firmano l'atto nove coppie di fratelli, di cui una composta da due gemelli, i fratelli Giuseppe e Michele Bucaida.
Sono presenti Salvatore e Giacomo Spadola, Domenico e Salvatore Spadola, poi i fratelli Di Natale, i fratelli Badalucco, i Bucaida, i D'Aguanno (generi del primo presidente), i D'Angelo, Giovanni e Salvatore Sugameli, infine i fratelli Andrea e Giuseppe Toucro.
I fratelli Toucro vengono registrati con il soprannome, storpiatura in dialetto del cognome, .
Mentre per Salvatore Papagno si può evidenziare che il cognome originario era Papagna, con provenienza campana, e viene storpiato in Papagno, < u Papagnu> e cosi è stato tramandato.
Vi è anche il caso della coppia di padre e figlio, costituita da Giuseppe e Giovanni Incandela.
Emigrati dal paese furono diversi, probabilmente per interessi soprattutto di lavoro e sociali nel vicino capoluogo, come lo scalpellino
Candia, Simone Di Natale che andrà a Mazara del Vallo, Francesco Luppino, Giovanni Laudicina, Giuseppe Licari, Stefano Occhipinti ed
infine Salvatore Valenti di Giuseppe.
Non bisogna dimenticare inoltre il contributo di sangue che ha dato la compagine sociale durante la I^ Guerra Mondiale. Sono quattro i caduti più un ferito, Salvatore Spadola fratello di Giacomo, che morirà poco dopo la fine della guerra per le ferite riportate in combattimento. I caduti sono Vito Ciotta, Mario Genna, Giuseppe Rosselli di Gaetano, medaglia di bronzo al Valore Militare, Nicolò Valenti.
Nel suo Statuto la Cassa Agraria "Libertà" si proponeva (art.1) di migliorare le condizioni economiche, intellettuali e morali dei suoi soci, e di promuovere gli interessi della agricoltura soprattutto locale. Ed a tal fine la cassa era interessata ad esercitare il credito agrario ai sensi della legge 23 gennaio 1887, n° 4276, serie terza e 29 marzo 1906 n.100 e 2 febbraio 1911 n.90 e dei relativi regolamenti e il piccolo Credito Commerciale.
I soci avevano diritto ad ottenere prestiti di denaro ed altro nei modi e limiti dello Statuto o stabilite dall'assemblea o da altri organi sociali competenti ed anche di fare depositi ad interesse presso la Cassa Sociale. I soci avevano il diritto di vigilare e sindacare l'uso del denaro preso a prestito da altri soci e da terzi.
Il Titolo IV° dello Statuto riguardava le Operazioni sociali e le norme amministrative che vi si connettevano. La Cassa esercitava in favore dei Soci e dei terzi il credito agrario e tutto quanto stabilito a tal proposito nello Statuto (art.20) .
Il Titolo V° riguardava l'Anno di esercizio e bilancio utili e loro ripartizione, mentre il Titolo VI° stabiliva il Funzionamento sociale.
Il Presidente durava in carica due anni, mentre i Consiglieri venivano eletti ogni anno. Il Consiglio d'Amministrazione veniva radunato il
primo ed il sedici di ogni mese ed in via straordinaria a richiesta di qualsiasi suo componente o ad invito di alcuno dei Sindaci o degli
Arbitri o dei componenti il Consiglio Tecnico o di un membro dell'Ufficio legale o del Direttore. I Sindaci di numero 5, di cui tre effettivi e due supplenti, duravano un anno. Infine il Titolo VII° riguardava le disposizioni generali. ''
La conclusione della relazione è stata seguita da un dibattito a cui sono intervenuti molti dei presenti in sala ed alle domande dei quali hanno risposto sia il Dott. Barbata che il Presidente dell'Istituto di credito.
Chiuso il dibattito, il Prof. Valenti a nome dell'Associazione ha ringraziato gli intervenuti ed al Dott. Barbata ha offerto il libro '' Istoria di Trapani '' del Pugnatore di recente ripubblicato a cura del Prof. Costanza.
Successivamente ricorrendo nella giornata la festività di S. Martino, i soci rimasti nei locali dell'Associazione hanno consumato i tradizionali '' mufuletti '' variamente infarciti a cui ha fatto seguito la degustazione degli altrettanti tradizionali biscotti di S. martino inzuppati nel vino dolce '' Zibibbo ''.
A conclusione della serata il Prof. Valenti ha ricordato ai soci presenti di partecipare, laddove posssibile, alla conferenza che si terrà nei locali della Soprintendenza ai BB. CC. ed AA. di Trapani siti in via Garibaldi 30 il giorno 14 novembre 2013 alle ore 16.00 il cui tema sarà '' Jean Houel viaggiatore in Sicilia 1776 - 1779 '' al cui termine seguirà l'apertura di una mostra di fotocopie degli acquerelli dello stesso pittore che resterà aperta fino al 29 novembre 2013 al piano terra degli stessi locali della Soprintendenza.