2014 - 01 - 18: Sigg. Giacomo Pilati, Marco Scalabrino, Mario Gallo - Nat Scammacca
Sabato 18 gennaio 2014 alle ore 18.15 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 si è svolto il settimanale incontro previsto dal XXXVIII Corso di Cultura per l'anno 2014.
Relatori per il tema della serata, dedicato a Nat Scammacca, poliedrico autore ed animatore del mondo culturale di Trapani a partire dagli anni 60 fino alla sua morte avvenuta nel 2005, i Signori Giacomo Pilati, Marco Scalabrino e Mario Gallo che purtroppo non ha potuto essere presente all'incontro. Gli ospiti sono stati accolti calorosamente dai numerosi soci presenti e dal Prof. Salvatore Valenti nonchè dai molti simpatizzanti intervenuti per l'occasione e che hanno occupato tutti i posti disponibili nella sala.
Ha partecipato all'evento anche la Signora Nina Di Giorgi moglie dello Scammacca cui la serata è stata dedicata e la sua presenza è stata particolarmente gradita e sentita dai partecipanti alla stessa.
Aperti i lavori il Presidente ha brevemente presentato i relatori ed ha rivolto un breve ma sentito ringraziamento alla Signora Nina che ha voluto onorare l'Associazione con la sua presenza.
Il signor Pilati, giornalista e scrittore, che ha svolto anche attività televisiva collaborando a programmi di diffusione nazionale come Costanzo Show ed i Fatti vostri, e che anima ogni anno le estati di S.Vito con una serie di incontri culturali è anche autore di numerosi romanzi e pubblicazioni come '' Le Siciliane '', '' Minchia di re '' da cui è stato tratto il film '' Viola di mare '', '' Sulla punta del mare '' in cui riporta romanzandola la storia d'amore di Nina e di Nat.
Il signor Marco Scalabrino è uno studioso del dialetto e della poesia siciliana. Ha pubblicato varie raccolte di poesie e tradotto in italiano ed in siciliano diversi lavori di autori stranieri. Collabora con periodici culturali nazionali ed internazionali. E' stato componente della equipe regionale del progetto per lo studio del dialetto siciliano nella scuola.
In assenza del signor Gallo, che si è scusato per non aver potuto intervenire personalmente, il Prof. Valenti ha letto alcuni brani della relazione che lo stesso ha fatto tempestivamente pervenire e che di seguito integralmente si riporta.
'' Un bel giorno '' di Mario Gallo
Un bel giorno, al Circolo Mazzini, comparve lui: l'americano, Nat Scammacca.
Chiariamo subito che il circolo Mazzini (amorevolmente chiamato "u fossu", il fosso, nel senso che se ci capitavi dentro non ne uscivi più!) nei difficili e pur esaltanti anni dell'immediato dopoguerra era il covo repubblicano di un folto gruppo di teenagers, di una borgata di periferia di una periferica città siciliana: Trapani.
Al porto di Palermo ad attenderlo c'erano i genitori di Nina (Peppino Di Giorgio con la moglie, Maria Catalano, nipote del nonno di Nat); dopo i convenevoli necessariamente scambiati a gesti, una veloce (!) littorina li porta a Trapani, dove (in un alloggio del Museo del Pepoli)
abitavano i Di Giorgio, padre, madre e ... figlia.
Da cosa nasce cosa, come fu come non fu, lingua o non lingua, l'affascinante americano e Nina, l'anno dopo, convolano a giuste nozze. Fu cosi che, introdotto dal suocero, Peppino Di Giorgio, figura "risorgimentale" di mazziniano-anarchico, nostro indimenticato maestro di vita, una sera al covo ci vedemmo comparire questo Nat, un "pezzo di giovane", un bel ragazzo innegabilmente, alto, tipicamente dinoccolato, comprensibilmente a disagio per essere stato catapultato fra tanti sconosciuti ("l'uomo venuto d'oltre oceano, piovuto per caso sulla loro spiaggia, ero stato catturato e stretto con corde legali e invisibili che stavano facendomi impazzire nella sicilitudine di un paese chiamato Trapani ", confesserà vent' anni dopo in "Due Mondi, dedicato a Nina).
Era stata Nina a catturarlo con corde legali, ma era stato lui a sottrarci, al mercato delle occhiate (le sole "contrattazioni" allora concesse a giovanotti e ragazze, cose oggi da non crederci, a chi le racconti?!), un soggetto... cosi ben quotato: quindi curiosità e formale cortesia nei confronti dell'ospite, ma sotto sotto un iniziale pizzico di sottile risentimento verso l'intruso d'oltre oceano (che però mano a mano doveva poi diventare "uno di noi" al punto di assumere il ruolo di guida nella fase di risveglio del dibattito culturale sociale e politico dell'Isola).
Succedono anni di profondo lacerante ribollente travaglio nella vita di Nat, (...quando distorcendomi e voltandomi mi ero perduto in quei binari ...), quelli che rischiarono di farlo impazzire nella tormentata ricerca della saldatura dei suoi "due mondi" (Seattle o Trinacria?), e dei quali egli chiama tutti a testimoni, una sorta di pubblica autoflagellazione, mettendo crudamente a nudo gli accadimenti ed i sentimenti più intimi (il "pazzo" della montagna che dice la verità anche quando fa male a me stesso, ai miei, agli altri).
Mano a mano, il "nuovo" mondo gli disvela altri aspetti della vita, gli avvicina nuovi amici primi fra tutti quelli del Circolo Mazzini, lo coinvolge, assegna alla sua generosità, al suo carisma ed al suo essere e vivere da " poeta" nuovi obiettivi e nuovi impegni nella ricerca — salutare e gratificante — delle sue radici più profonde, nella Sikania degli avi (...ho ramingato e lo faccio ancora cercando la mia isola. Voglio tornare a casa.... ).
Senza rinnegare la verde America dell'infanzia e della giovinezza, quella a cui è legata la sua formazione culturale, Odisseo dopo lungo e tormentoso peregrinare approda alfine alla sua isola, è infine in pace con se stesso, ha (ri)trovato qui in Sicilia (la terra passionale e feroce che ha visto ogni cosa e ancora sopravvive) la sua casa: 'Here is my kingdom, here I am King" (Schammanat = e qui mi sia consentito di citare la dedica: "July 26, 1988 — For the Gallos these poems are dedicated to the 'Home'. Sincerely yours Nat Scammacca", enfatizzando l'Home, le radici, al cui significato mi sapeva sensibile per la mia condizione di "emigrato" sia pure indigeno).
E con la casa ha ritrovato se stesso: "Sono libero, dico ciò che voglio, libero proprio qui in Sicilia. Qualcuno ha affettuosamente annotato che "il suo italiano resta sempre pittoresco e genuinamente ... pensato e parlato in americano! Mi sento anch 'io un elimo, un Ulisse a difendere la lingua siciliana, anche se sono costretto ad esprimermi in italiano (i miei avi non mi hanno insegnato il siciliano) ".
La sua casa, circondata dalle rose alle quali dedica alcuni dei suoi versi più belli (Mi chino su di esse a guardarle per ore chiedendomi come crescono), è alle falde della mitica vetta ericina (a cui si attacca come un lattante al seno della madre), sulla quale a sera la lona, languida, si lascia andare come su un sofà.
La dimora di Nat ("Qui dove fermi viaggiamo") diventa un polo di attrazione per poeti e letterati da tutto il mondo.
Nat (e Nina... lavora!) riceve gente, urla i suoi versi (quel suo modo di declamare che inizialmente ci lasciava sconcertati, almeno noi profani'), discute, s'infiamma, litiga, si esalta: vive!
Qui, e in tante piazze di Sicilia dove col fervore del missionario laico porta una voce ed uno stile nuovi, esplode e si manifesta per intero la sua natura di uomo e di poeta per il quale Ignazio Apolloni, uno dei fondatori del movimento siciliano dell'Antigruppo, ci invitò a tributare, ognuno come sentisse e come potesse, l'omaggio "all'uomo, al poeta, all'idealista, al trouble-maker, a colui che contribui a creare l'Antigruppo credendoci fino allo spasimo, al sistematico agitatore intellettuale incarnato da quel gigante capace di smuovere dall'apatia altri poeti, artisti, storici, uomini di cultura e gente comune'.
A proposito di Antigruppo, questo movimento di rivolta di tanti spiriti liberi della cultura siciliana nei confronti dell'establishment, non possiamo trascurare di ricordare la terza pagina del "Trapani Nuova", un foglio di provincia ( a lui data in concessione esclusiva ed incondizionata proprio da uno di quei ragazzi, Nino Montanti, che molti anni prima avevano accolto l'americano al Circolo Mazzini), che diventa portavoce del movimento e prestigiosa tribuna aperta al libero dibattito culturale.
Dalla terrazza della sua reggia lo sguardo spazia sul mare: all'orizzonte le isole Egadi si avvicinano e si ergono nel nostro soggiorno. E quale migliore osservatorio per chi come lui (fermo ma in viaggio: ossimoro affascinante e rivelatore), scavando e scavando per riportare al sole le radici più profonde della sua esistenza, ad un certo punto s'imbatte in "The sicilian origin of the Odyssey '' di un certo L. Greville Pocock, professore neozelandese interessato alle cose mediterranee!? Il quale, sic et simpliciter, riprende un'intuizione formulata alla fine dell'800 da un eccentrico scrittore inglese Samuel Butler (al quale per inciso, Erice la scorsa estate ha dedicato un convegno).
Pocock sviluppa e sostiene l'ipotesi che quelle isole che si ergono nel soggiorno di casa Scammacca, quando si dice il caso, sono nientemeno la scena su cui si è svolta la vicenda di Odisseo.
Nat non vive più se non per diffondere al mondo la lieta novella. Sono fecondi anni di passione, di fervore, di entusiasmo infantile, coinvolgente (due convegni internazionali all'Hotel Tirreno, giornali, televisione, dibattiti): qui è Itaca-Scheria, qui è la dimora di Odisseo, la sua dimora perchè Odisseo si è reincarnato in lui.
Una teoria che, prescindendo dal suo valore storico o fantasioso, induce molti di noi "non addetti ai lavori" (turbati ed affascinati da una cosi ardita costruzione collocata in quegli stessi siti in cui restano piantate e coltivate le nostre radici) ad affermare, paradossalmente, che non è solo o soltanto la validità scientifica dell'origine siciliana e trapanese dell'Odissea che più interessa, quanto l'indicazione che se ne riceve: questo mettere a nudo radici e localizzazioni sepolte nelle stratificazioni dei secoli, può essere persino un bluff, ma offre un'occasione comunque da non perdere, una leva, un appiglio, uno scoglio cui aggrapparci per non farei risucchiare nei turbinosi gorghi dell'abulia, della cecità e della rassegnazione di oggi.
Nat, trasmettendoci la sua "ubriacatura, c'invita ad un'escursione appena fuori le mura di Scheria, una scarpinata in montagna (coraggio bastano buone gambe, scarpe adatte e svegliarsi di buon mattino!), per inerpicarci su quel pendio a rimirare l'azzurro cupo del mare da Cofano alle Egadi, a respirare a pieni polmoni l'aura del Fonte, a ritrovare nascosti sentieri, mentre lui, ansante ma felice, ci declamerà:
"Noi scordati fondatori di Drepanon, noi arrampicatori della
montagna, noi scalatori della cima ancor prima che gli Elimi
dichiarassero i nostri occhi incantati dal fascino di Venere
...il nostro popolo sorgerà dalle ceneri....
e la nostra volontà antica darà nuova volontà di stare dove
sta la collina, dove la nostra casa sta, dove echi passati
urlano nella notte verdeolivo di vere epiche odisseane,
sempre vivificando questa isola ''
Ecco, Nat Scammacca è divenuto, dopo la "scoperta" di Butler e Pocock, il corifeo del racconto siciliano dell'Odissea, che viviseziona a sua volta sposandolo alle ricerche storiche (siciliane, ovviamente!) di cui fra l'altro...si diletta, che fa suo per divulgarlo ed arricchirlo con
gli accenti e lo zelo del neofita.
Perchè?
Ma perchè la storia narrata da Pocock è il racconto stesso della sua vita, sul quale è "inciampato andando alla ricerca delle mie origini isolane e perciò delia mia identità "siciliana" ; un'aspirazione di trovare una "casa" dopo avvenimenti vari e piste false."
Ancor prima di leggere la prefazione alla sua raccolta di poesie (solo alcune delle sue tante, quelle in qualche modo aventi attinenza con l'Odissea siciliana, SCHAMMACCHANAT, significativamente pubblicata nella stessa veste editoriale e contemporaneamente alla traduzione dell'opera di Pocock, negliappunti che avevo buttato giù per una nota avevo segnato: "Nat = Odisseo".
E l'accostamento non era arbitrario se lui stesso cosi ne conclude lapresentazione : "Se ancor oggi fra i molti popoli ci sono giramondi e viandanti che possono reincarnare lo spirito dell'antico Odisseo, alla ricerca della sua Isola-Casa attraverso mari e terre, credo che uno di essi potrei essere proprio io."
Nessuno può contestarglielo: basta scorrere la sua biografia, aver seguito la sua vasta e vivacissima produzione letteraria, il suo impegno "politico", basta intrattenersi con lui, guardarlo direi nel suo aspetto fisico, sentirlo declamare quasi in trance i suoi versi infiammati di fiamme blu!
A ben guardare, è vero: ciascuno di noi, dentro e fuori Scheria-Itaca, ha lasciato senza sapere quando e come la sua isola, attratto da fallaci miraggi ed erra per il mondo alla ricerca di un inafferrabile domani.
Ma quanti avranno il lampo rivelatore? quanti avranno ancora l'energia necessaria per drizzare verso Itaca le vele del ritorno, su un guscio di noce sballottato dall'ira di Poseidone, insidiato dalle lusinghe della ninfa Calipso o della maga Circe, osteggiato dall'immane
Polifemo? quanti alfine approderanno? quanti oseranno combattervi i "Proci"? quanti non preferiranno unirsi a loro per saccheggiare e gozzovigliare nella casa avita di Itaca?
Nat Scammacca ha avuto coscienza di questo errabondo peregrinare, è riuscito ad approdare alla sua Scheria-Itaca (" dove il sale bianco picchia a ritmi, uno dopo l 'altro, tamburi che rimbombano da mare a mare"), vi va ritrovando le sue radici dirompendo le zolle petrose del tempo, non si è associato ai Proci, ma li combatte fieramente cantando in versi: l'establishment, i fascisti, la mafia, i baroni della cultura...
Non è un visionario, un Don Chisciotte, è Odisseo che dopo la guerra vittoriosa (una sconfitta!) vuole tornare alla casa (Home) che non ricorda più quale e dove sia; un'amnesia dalla quale può uscire soltanto scavando in se ( "lottando per le radici dell'io")nel baluginare delle nebbie che avviluppano il suo cammino ("questo lungo cammino non fu soltanto un sogno"), un cammino tormentato ("questi lunghissimi giorni d'erbacee e di cattiveria") lungo il quale trovare alfine ("per il tramite di molti giri"), richiamato dal "destino", una fonte ristoratrice, l'oasi della "sicilianità" ("Sicily for me to be free?), nella quale poter alfine dissetarsi ( "ho scelto le rose"), nella quale poter riconoscere, gioirne e soffrirne ad un tempo, il suo remoto albero genealogico ("il blu si fa profondo e io vedo la moneta "Schammachanat" ).
Un'oasi nella quale si attarda perché ha da recuperare il tempo perduto (" Oh Cristo! oh Afrodite! quali divinità invocare affinchè tutto questo si rallenti per aver tempo di dimenticare e ricordare chi sono/"), deve "crescere indietro", scavare e scavare e "ritrovare i suoi avi su pietre di tombe annerite"; un'oasi di montagna (" come il Ciclope,l'Ibero Sicano, io odio la piatta landa, mi attacco alle falde di questa Montagna come un lattante al seno della madre, alla Collina del Bisnonno" ).
Scava e scava, e la Montagna generosa gli dà alfine la "prova" che cerca: un'antica moneta che raffigura un leone in piedi davanti a una palma dattifera, con la legenda in lettere puniche traducibile (guarda caso: nome e cognome!) in SCHAMMACHANAT = Sicilia/Isola del Sole!
E' il segno del destino, la rivelazione delle radici: Odisseo ha ritrovato la sua Isola, può costruirvi la sua Casa, là alle falde del Monte, dove ricevere Ciclopi, Elimi, Sicani, Fenici, Greci, Arabi, Egiziani, e Dei e Ninfe, intrattenersi con essi, con essi parlando il linguaggio dell'epos, e con essi ricomporre e ripercorrere i sentieri del mito, che è storia.
Il giramondo è giunto al termine del suo girovagare: ora il figlio del Sole è l'uomo del Monte, il guardiano del faro.
A sera, quando la luna avrà girato l'angolo di casa, sciabolerà un fascio di luce, luce blu in cui turbina pulviscolo di stelle, su Erice, e giù da Segesta sulla pianura ondulata dove sorge la fattoria di Falezio, e poi su Scheria, sul Malconsiglio, su Asteride, su Same, su Zacinto su Hiera, sù e giù tutta la notte, finchè "il Sole cambierà l'est in oro".
Ci potete giurare: non partirà più!
Gli anni scorrono inesorabili e arriviamo all'epilogo.
Nei fugaci ma intensi incontri estivi, ospite il più delle volte nella sua terrazza dove amoreggiava con le rose ho potuto conoscerlo più da vicino consolidando vieppiù sentimenti di considerazione, amicizia ed affetto.
All'ultimo nostro incontro, alla premiazione di Erice Anteka all'Hotel Tirreno, seduto silenzioso ma attento, il gigante ai miei occhi presentava ora un aspetto di incorporea diaFanità: era il riposo del guerriero. Il mio bacio di commiato incontrò casualmente la sua fronte: mi piace ora pensare a quel segno di affetto come ad una sorta di lode accademica tributata alla tesi di laurea sulla vita
dell'uomo e del poeta, vigorosamente e brillantemente sostenuta dall'americano conosciuto tanti e tanti anni fa al Circolo Mazzini. ''
La storia romanzata è ambientata fra l'America e la Sicilia ai primi del 1900. L'inizio coincide con la venuta di George, nato in America da emigranti siciliani, da poco laureato e con la poesia nelle vene, in Sicilia dove conosce Laura di cui si innamora a prima vista ricambiato. Dal loro matrimonio, avvenuto dopo breve tempo, nasce Robert.
George, pur innamorato della Sicilia non riesce ad inserirsi nel nuovo ambiente e con Laura ed il figlio ritorna in America. A New York tuttavia rimangono poco sia perchè Laura non riesce ad abituarsi ai ritmi della città ed anche perchè George si stanca presto della grande metropoli e ritiene che la vita in una piccola città sul mare sia l'ambiente più favorevole alla sua attività artistica. Ciò li spinge a ritornare di nuovo in Sicilia, ma di nuovo George richiamato dalla nascente Beat Generation americana decide di ripartire lasciando in Sicilia la moglie ed il figlio.
Passano così molti anni, George in America si risposa con Rut ed ha una figlia, ma la poesia che gioca un ruolo molto importante nella sua vita non attenua i suoi tormenti che lo fanno oscillare fra due patrie, due lingue, due amori, due figli.
Laura va quindi di nuovo in America dove crede di poter convincere George a ritornare con lei, ma non riuscendovi ritorna da sola.
La situazione spinge George alla follia da cui successivamente riesce a venir fuori mentre Laura non desiste dalla speranza che un giorno George possa ritornare di nuovo da lei.
E la sua estenuante e fiduciosa attesa viene un giorno premiata quando dopo tanti anni George le scrive: '' Voglio vivere con te, Laura. Sulla punta del mare. Da lì sono partiti i miei antenati, io sono la fine del loro lungo viaggio''.
E' l'inizio e la prosecuzione di un grande amore mai sopito e nato molti anni prima.
Conclusa l'intervento del signor Pilati, il Prof. Valenti ha ceduto la parola al signor Marco Scalabrino che ha illustrato alcune delle opere scritte dallo Scammacca o con la sua partecipazione e scelte fra la sua vasta produzione letteraria.
Si riporta di seguito ed integralmente, per sua gentile concessione, quanto riferito dall'oratore.
A conclusione del suo intervento il conferenziere ha letto due poesie dello Scammacca riportate in inglese e dallo Scalabrino riportate in siciliano tratte dalla raccolta '' Poems - Puisii '' la cui presentazione è stata scritta dal compianto Dott. Franco Di Marco e data alle stampe nel gennaio del 1999.
'' Nat Scammacca - ANTIGRUPPO 73 ed Ericepeo '' di Marco Scalabrino
Nat Scammacca, Brooklyn 1924 — Erice 2005, nella sua complessità di uomo, artista, sognatore, attraverso la cima del monte caro alla divina Venere, è ormai consegnato al mito, alla storia della letteratura.
Sta, adesso, agli studiosi, ai letterati, alla critica leggere, studiare, pronunziarsi sul valore di ogni suo singolo lavoro e sulla globalità delle sue innumerevoli ed eterogenee opere.
Opere che (prendendo le mosse dal suo ripudio di ogni establishtnent politico, economico, culturale, di ogni regime e di ogni guerra) spaziano dagli elzeviri sul ruolo della poesia e dei poeti nel contesto della nostra società (pezzi divulgati, sin dalla metà degli anni Sessanta, sulla Terza Pagina del settimanale TRAPANI NUOVA), ai volumi di poesia. di narrativa, di traduzione, di saggistica, gli iniziali pubblicati sotto l'egida della CELEBES di Costantino Petralia e de IL VERTICE di Carmelo Pirrera, quindi dalla editrice 7RAPANI NUOVA e dalla Cooperativa ANTIGRUPPO e, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, in collaborazione con la Cross Cultural Comtnunications del poeta ed editore newyorkese Stanley H. Barkan.
Solo a mo' di esempio, citiamo alcuni titoli: A lonely rooin, del 1966; Una possibile poetica per un Antigruppo, del 1970; 21 punti per una polemica aperta, del 1971; Bye Bye America, del 1972; ANTIGRUPPO 73 e ANTIGRUPPO 75; Due Mondi, del 1979; Nuova poesia scozzese, del 1976; Sicano l'Americano!, del 1989; Ericepeo voll. I, II e III del 1990; The Hurnp, del 1994.
I.a mia sarà. pertanto, una testimonianza essenzialmente di affetto, benché, nel corso di essa, mi soffermerò, succintamente, su un paio di suoi lavori.
Allorché, nel 1997, alla Biblioteca Fardelliana, presentai la mia silloge PALORI, invitai, fra gli altri, Nat e Nina Scammacca, la cui fama mi era giunta da tempo ma che non avevo, prima di allora, avuto l'occorrenza di contattare, e Nat (lo ricordo tuttora seduto nelle file
di mezzo e affianco a lui un altro grande, il Maestro pittore Mario Cassisa), con mio stupore e mia gioia, venne.
Fu l'inizio di uno schietto e solido rapporto di amicizia e di collaborazione.
Tramite Nat e Nina, e la loro fitta rete di contatti, ho conosciuto: Ignazio Apolloni, Stanley Barkan, Enzo Bonventre, Gaetano Cipolla, Nino Contiliano, Anthony Fragola, Duncan Glen. Stanley Kunitz e altri, e con parecchi di loro ho intrattenuto poi proficue relazioni che nel tempo sono sfociate, nell'ambito delle traduzioni, nella realizzazione di progetti dagli esiti assai soddisfacenti.
Nat e Nina mi hanno introdotto in diversi ambiti culturali locali e internazionali, perché entrambe erano con naturalezza le loro dimensioni, e ho avuto (grazie a loro) il piacere e l'onore di partecipare al secondo Convegno Internazionale sulla Origine Siciliana della Odissea, tenutosi a Trapani e a Marsala nel corso dell'anno 2000.
Dal 1997 al 2005, l'anno della sua scomparsa, insieme a Mariapia, mia moglie, e a Ester, nostra figlia. ho frequentato assiduamente la villa di Nat e Nina Scammacca, il loro salottino, la loro veranda, unitamente ai loro familiari e a taluni amici storici, sono stato fra le persone che più gli sono state vicine e frequenti sono state le nostre conversazioni (i temi delle quali variavano, con disinvoltura, dalla letteratura alla storia, dalla politica all'economia, dalla memoria all'attualità).
Nat e Nina, come per ognuno che a loro si accostava nel nome della poesia, ci aprirono, senza alcuna remora e senza nulla a pretendere in cambio, se non la nostra autenticità e la nostra correttezza, la loro casa e i loro cuori e, un passo dopo l'altro, abbiamo costruito la conoscenza, il rispetto e l'affetto reciproci.
Nel corso dei nostri incontri, inoltre, ci fecero omaggio di tanti impagabili tesori.
Rammento, con emozione, il pomeriggio nel quale Nat mi fece graditissimo e insperato dono dei due monumentali volumi di ANTIGRUPPO 73 e quella volta in cui mi volle fare omaggio. altrettanto gradito, di una copia del cofanetto contenente i tre volumi di Ericepeo.
ANTIGRUPPO 73 ed Ericepeo sono, appunto, i due lavori di Nat sui quali, in via sintetica, mi soffermerò.
ANTIGRUPPO 73, Giuseppe Di Maria editore, senza prezzo, con introduzione di Vincenzo Di Maria e presentazione e coordinamento di Santo Cali, è composto da due grossi tomi, dimensioni cm. 22 x 31.
Per complessive 1200 pagine e 4 chili e mezzo di peso circa, sono stampati su carta gialla spessa e ruvida (per intenderci quella nella quale si avvolgeva, nel dopoguerra, la pasta, quando questa si vendeva sfusa).
Giusto quella carta perché, siamo nel 1972, una partita di essa (ce ne vollero oltre quattro tonnellate, dichiara Vincenzo Di Maria), all'epoca non più richiesta dalla industria del settore la quale aveva ormai soppiantato la tradizionale fabbricazione e distribuzione artigianale. venne acquistata più a buon mercato rispetto ad ogni altra.
Perché, come, con quale concezione editoriale è nata quest'opera?
"L" ANTIGRUPPO nacque con questa denominazione - sovviene in nostro aiuto la testimonianza di Nat Scammacca da me raccolta nel gennaio 2001 - nell'anno 1968. sulla nave che da Palermo raggiungeva Ustica. Ad Ustica, appunto, Ignazio Apolloni. Crescenzio Cane, Pietro Terminelli e Nat Scammacca tennero il loro primo recital di poesie; quelle poesie furono poi scritte sui muri delle case dei pescatori di quell'isola.
La pubblicazione di una antologia dell'ANTIGRUPPO, da tempo programmata, non riusciva, nonostante ogni buon proposito, a decollare. Ci fu, a Palermo, in via Libertà, un incontro fra Pietro Terminelli e Nat Scammacca, durante il quale Scammacca si propose di provarci.
Terminelli acconsentì e accordò a Scammacca tre mesi. Il patto fu siglato con una vigorosa stretta di mano. Nat Scammacca andò pertanto, a Linguaglossa (CT), da Santo Cali e gli prospettò di prendere lui le redini della pubblicazione dell'antologia. A due condizioni:
1°) la costituzione, fra i poeti partecipanti all'iniziativa, di una Cooperativa che sarebbe divenuta l'Editore del testo;
2°) che ogni autore avrebbe dovuto sostenere i costi di stampa in proporzione al numero delle pagine impegnate.
Santo Cali accettò e da quel momento (e con lui Vincenzo Di Maria, suo amico) divenne militante dell'ANTIGRUPPO. Di Maria [si è appena asserito] possedeva già la carta e quella dunque fu, ma Nat Scammacca riusci a imporre il titolo al libro: ANTIGRUPPO 73."
Ciò precisato, dalla presentazione di Santo Cali, che assume la forma di una lettera scritta a Lawrence Ferlinghetti, leggiamo: "Caro Ferlinghetti, Nat Scammacca mi ha detto: bisogna approntare un libro degli Antigruppo in Sicily, con agganci in USA, che faccia conoscere ai contemporanei e tramandi ai posteri, quanto noi abbiamo operato e operiamo per lo smantellamento delle baronie culturali nell'isola ... urlando — sulle piazze, nei cantieri, nelle scuole — la nostra rabbia proletaria. Seguendo i consigli di Nat, mi sono messo perciò all'opera. ANTIGRUPPO 73 sarà il primo libro pubblicato in Italia con una formula cooperativistica."
Dai ragguagli fornitici da Scammacca, Di Maria e Cali, cogliamo e inettiamo in risalto un importante dato: l'asse culturale Trapani — Catania di quel movimento e il fatto che la spinta prima che determinò la nascita di quell'opera fu data, alle falde del Monte Erice, da Nat Scammacca e trovò fausta sponda e formidabile rimando, alle falde del vulcano Etna, ad opera di Santo Calì. Assieme con tutti gli altri, ma prima di tutti gli altri, Scammacca e Calì sono dunque, in questo senso, da annoverare.
All'epoca della nostra conoscenza la formidabile esperienza dell'ANTIGRUPPO era già da tempo cristallizzata. E nondimeno, dalla voce di Nat, dai testi che egli mi ha girato e dalle letture che ho fatto, ho appreso un po' di quel movimento, ho familiarizzato un po' con taluni dei protagonisti di quella irripetibile epopea: fra loro, Santo Cali, da molti considerato fra i poeti dialettali siciliani più validi e singolari del '900; e assieme con lui, e più vicino a noi, Franco Di Marco, di suo felice narratore e quindi eccellente traduttore in italiano dei testi degli stessi Calì, Scammacca e di altri poeti statunitensi, con i quali Scammacca intratteneva fervide relazioni, personali e culturali.
ANTIGRUPPO 73 vol. I si apre con La ballata di Yossiph Shyryn di Santo Calì, corredata dalle grafiche di Sebastiano Milluzzo.
Fra gli autori presenti nel primo volume (che contiene altresi la riproduzione di pagine del TRAPANl NUOVA, de LA SICILlA, di grafiche di Nicolò D'Alessandro, di Tono Zancanaro, di Ernesto Treccani, eccetera) figurano: Danilo Dolci, i cui testi sono impreziositi dalle immagini di Renato Guttuso; Santo Calì, con una serie dal titolo riassuntivo e significativo LA PAROLA È SANTA, ovvero suoi testi in dialetto siciliano con traduzioni in italiano a cura di Giuseppe Zagarrio; Fiore Torrisi, che si avvale dei disegni di Santo Marino; il nostro Franco Di Marco, che offre un resoconto sul terremoto del Belice del 1968 e un paio dei suoi più noti racconti: UN MARE D'ORO e LUCIO E L'ACQUA; Salvatore Camilleri, che propone otto suoi testi in dialetto siciliano con traduzioni in italiano, dal titolo cumulativo QUATTRO COPPOLE. Altri nomi che vi ricorrono sono quelli (naturalmente) di Nat Scammacca, di Ignazio Buttitta, di Elvezio Petix, di Irene Marusso, di Gianni Diecidue.
Eloquenti alcuni titoli: Rivoluzione, Primo maggio, Portella della ginestra, Luglio proletario, Retorica di sangue, eccetera.
Vi trovano, parimenti, spazio le riproduzioni dei manifesti relativi ai ciclostilati e ai recitals POETI IN PIAZZA: a Termini Imerese, il 26 Ottobre 1969; a Mazara del Vallo, il 14 settembre 1969, il 23 Agosto 1970 e il 29 Agosto 1971; a Paceco il 23 Novembre 1971,
dove l'ANTIGRUPPO si esibi unitamente a Rosa Balistreri.
Si fa inoltre riferimento alla settimana (della quale si è detto) della poesia murale, svoltasi a Ustica nell'estate del 1968 e, in chiusura del volume, vengono riportati i testi di alcuni poeti Antigruppo: Luigi Fiorentino, Leonardo Sciascia, Lucio Piccolo, Antonino Uccello, Antonino Cremona, Franco Manescalchi, Mariella Bettarini e altri, già diffusi sul TRAPANI NUOVA (periodico sulla cui Terza Pagina, Nat Scammacca espose i suoi "famosi" Ventuno punti per una possibile poetica antigruppo).
Antigruppo 73 vol. 2, pure esso contraddistinto dalle grafiche di Sebastiano Milluzzo, prende avvio con una doverosa notazione: "La realizzazione di questa antologia di impegno poetico ANTIGRUPPO 73 si deve soprattutto alla appassionata fatica dello scrittore Santo Calì. Quando, nella notte fra il 15 e il 16 dicembre 1972, egli è venuto a mancare, questo secondo volume era tracciato nelle sue linee essenziali. Ci è stato possibile portarlo a termine grazie alla vedova Natalia, che ha messo a nostra disposizione le carte del marito."
All'iniziale racconto di Vincenzo Di Maria, segue la presentazione, sempre a cura di Santo Calì, che assume nuovamente la veste di una lettera, stavolta rivolta a Roberto Roversi: ''Caro Roversi, questo libro-non-libro, ANTIGRUPPO 73, vuole essere una registrazione in atto della nostra attività di poeti, scrittori, artisti e saggisti operanti nelle estreme propaggini del Mezzogiorno d'Italia. L'attività è viva; a volte intemperante. Non di rado fanatica. Provocatoria sempre. E perciò soggetta spesso a scontrarsi con le forze ottuse della più bieca
reazione."
Ad essa si accompagna una seconda lettera, indirizzata questa a Cesare Zavattini: "Credimi Zav, ANTIGRUPPO 73 non è un libro di cultura. E nemmeno una antologia di scrittori e poeti che possa fare testo. Ma, in fondo, chi può mai dire in che consiste la cultura?"
Fa seguito una silloge di Nat Scammacca, dal titolo provvisorio SICILY, e daccapo si ripetono la riproduzione di pagine del TRAPANI NUOVA, del GIORNALE Dl SICILIA, de L 'ORA. de IL MANIFESTO, de L'UNITA ', de LA SICILIA, nonché le immagini di Sebastiano Milluzzo, oltre a quelle di Nunzio Sciavarrello, di Cina Mulè, di Guglielmo Volpe e di altri.
Fra gli autori alla ribalta di questo secondo volume: Crescenzio Cane, Rolando Certa, Pietro Terminelli, Lawrence Ferlinghetti (con testi in inglese e traduzione in italiano di Nat Scammacca), Giuseppe Zagarrio, Enzo Bonventre, Cesare Zavattini (con testi in dialetto emiliano e traduzione a fronte in italiano), Roberto Roversi, Antonio Corsaro, Antonino Cremona (sia con testi in italiano che con testi in dialetto siciliano e traduzione in italiano in calce).
Sintomatici anche qui taluni titoli: La contestazione; Napalm!; Nord e Sud; Che Gatevara; Sicilia pecora sgozzata, eccetera.
Fra le pagine 640 e 641, sono allocate trenta fitte facciate, tutte bianche. Un vero e proprio inserto, a cura di Rolando Certa, denominato IMPEGNO ANTOLOGIA, entro il quale sono inclusi, fra gli altri, i testi di Ignazio Buttitta, Salvatore Costanza e Rafael Alberti.
Dalla pagina 641, si riparte, in carta gialla, con gli elaborati di Francesco Battiato, corredati dalle illustrazioni di Mimì Lazzaro, e di Emanuele Mandarà, per chiudere con Robert Bly e i suoi testi in inglese e traduzioni in italiano di Franco Di Marco illustrati da Garigliano.
Principale organo di diffusione delle idee ANTIGRUPPO, oltre a IMPEGNO 70 di Rolando Certa a Mazara del Vallo, fu dal 1968 al 1991, il TRAPANI NUOVA, edito a Trapani.
E, a proposito di localizzazioni, risulta agevole tracciare una essenziale mappa del movimento ANTIGRUPPO all'epoca: Trapani, con Nat Scammacca e Franco Di Marco; Catania, con Santo Calì, Vincenzo Di Maria, Alfredo Bonanno e Fiore Torrisi: Mazara del Vallo, con Rolando Certa; Castelvetrano, con Gianni Diecidue; Palermo, con Ignazio Apolloni, Crescenzio Cane e Pietro Terminelli; Firenze, con Franco Manescalchi e Mariella Bettarini; Bologna, con Roberto Roversi, ai quali vanno sommati nomi e luoghi dei tanti altri poeti e artisti menzionati.
Risulta evidente per quanto riferito (ma ribadirlo non guasta) che ANTIGRUPPO 73 non furono due volumoni che raccolgono solamente componimenti diversamente poetici; tutt' altro!
Questi, chiaramente, ci sono e sono ben cospicui. Ma (nello spirito antagonista dell'opera, la quale ha voluto rappresentare, tanto nella unità degli intenti quanto nella distinzione delle voci, la visione del mondo di ognuno di quegli autori variamente engagés, provocatori, alternativi, antiretorici, libertari, convinti tutti che l'arte possa incidere nei processi della realtà, della società, dell'esistenza), fianco a fianco a essi, altri variegati registri, linguaggi, espressioni, coesistono: la narrativa, la pittura, la grafica, il giornalismo, la fotografia, il ciclostilato, la lettera, la cronaca, i manifesti culturali, il pensiero politico, i documenti di solidarietà, l'atto di denuncia del degrado socio-economico della Sicilia e persino un dossier circa la vicenda incresciosa di Alfredo Bonanno, arrestato nel 1972 a Catania per reato di opinione.
Un'opera corale dunque (da rimarcare la circostanza che ben due religiosi, don Antonio Corsaro e Frate Attilio, sono presenti fra tanti "marxisti"), un'opera militante, volutamente disomogenea, fuori dal coro, schierata, che sfugge, vuole sfuggire a 'qualsivoglia etichetta di genere, nella quale pensiero, estetica e impegno si fondono, e che, nelle presenze, nelle proposte nonché nella "geografia" allineate, smentisce, di fatto, la taccia di provincialismo del movimento che la ha generata.
ERICEPEO, dimensioni (normali) cm. 13 x 20, carta paglierina, con testi in inglese e in italiano, venne pubblicato dalla Cooperativa Editrice ANTIGRUPPO Siciliano, da IL VERTICE e dalla Cross Cultural Communications, nel 1990. "Questi tre volumi, ERICEPEO I, ERICEPEO II, ERICEPEO III - prosegue Nat - non rappresentano la scelta dei miei testi migliori. Alcuni componimenti, infatti, direi non sono poesie, ma per me hanno l'importanza della documentazione della mia attività degli ultimi venticinque anni e, dunque, meritano posto in questa pubblicazione. Il mio populismo tende alla "inclusione" e perciò, in questi volumi, si troveranno oltre ai disegni illustrativi degli artisti, molte fotografie della famiglia, di coloro che si riconobbero nell'Antigruppo e dei partecipanti al 1° Convegno Internazionale "The Sicilian Origin of the Odyssey" e di tanti altri amici."
Il volume I, denominato Poesie di famiglia e di natura 1980 — 1989, è contrassegnato invero dai dipinti di Gnazino Russo; il volume II, denominato Poesie filosofiche e metafisiche, dai disegni di Nicolò D'Alessandro; il volume III, denominato lo Antigruppo, dai disegni
di Salvatore Salamone. Ma foto, dipinti e disegni, tutti in bianco e nero, vi sono disseminati in grande quantità e fra essi: Motonave Saturnia: Nina, Nat e Arleen (appena nata); Nat al Passaic County Community College; Nat con Franco Di Marco e Maria Gillan; il bellissimo volto di Nat, in copertina del volume II.
lo lessi immediatamente il trittico.
Impegnato e ironico, tenero e pragmatico, libero e "pazzo", innamorato della Sicilia e di Erice, Nat Scammacca (si leggano al riguardo i testi: My friend Dick, Cucuzzi, The male asserts himself, Boasting, My conscience, The dog is lying at my feet, Wrists, A sicilian song, Tomorrow, The "littorina", I too shall look at the stars, Turning e altri), solleva, in buona sostanza, nelle sue opere, il problema che arrovella gli intellettuali di ogni tempo e di ogni latitudine: il perché dell'esistenza dell'uomo; si chiede se e cosa c'è oltre!
All'insaputa di Nat, scelsi e tradussi in dialetto venti di quei testi. Chiesi quindi a Franco Di Marco di stendere una prefazione e, ricevutala, feci pubblicare, nel 1999, dalle Arti Grafiche Corrao in Trapani, il volumetto POEMS PUISII.
Vi afferma argutamente Franco Di Marco: "Credo che abbia mosso Scalabrino il desiderio di rendere omaggio al poeta di lui più avanti negli anni e con una solida fama alle spalle, testimoniandogli solidarietà e ammirazione."
E permettetemi di concludere con due testi di Nat Scammacca nel mio adattamento in dialetto siciliano: Canzuna siciliana e Zoccu sapemu?
Canzuna siciliana
Ddassusu
lu viddanu passa curvu
'n-coddu a lu so mulu
lentu nna lu suli di Austu.
Canta lu vecchiu
la canzuna tristi di
'n-amuri tradutu
e nna li timpi ntunnu ntunnu
sciddica ncannulatu
lu leccu ruttu di l'Arabi.
L'autunnu poi
seppellisci ssi jorna d'oru
e nna la negghia e na li lacrimi
morinu li favuli antichi
e li sonni
e la canzuna tristi di lu vecchiu.
Zoccu sapemu?
Cui semu nuatri?
Darrè l'agnuni nostri
ddà unni canuscemu ogni ciaca
ogni pezza
ogni scattuni
semu pirsuasi di essiri vividi esistiri.
Vitti a unu caminari
addabbanna lu muru di petra
appressu la cuccia di lu cani.
Iddu, lu straniu
pinzava di essiri sulu;
ju darrè la porta di la cucina
pinzava di pinzari
di vidiri ogni cosa
e di nun essiri sulu.
Lu cani durmia nna la so cuccia
certu di essiri sulu e 'n-salvu
mentri lu furastierisenza essiri vistu
ci passava a un parmu di lu nasu.
Cui semu nuatri?
Zoccu sapemu
e zoccu nun sapemu
nna stu mentri chi l'universu gira
senza fini
e si capuzza
nziccumatu
a nudda banna.
Conclusa la relazione del signor Scalabrino con la lettura delle due poesie, si è aperto un breve dibattito a cui hanno partecipato molti dei presenti.
E' intervenuta anche la signora Nina Di Giorgi che dopo aver ringraziato l'Associazione per aver voluto con l'incontro odierno ricordare ol marito, ha voluto ricordare e riferire ai presenti la modalità con cui nacque l'Antigruppo 73. Nat telefonò a Calì e si fece dare gli indirizzi ed i nominativi di poeti e scrittori che avrebbero potuto collaborare alla pubblicazione di una rivista culturale. Fatto l'elenco lei e Nat con la loro roulotte viaggiarono in lungo ed in largo per tutta la Sicilia per consentire a Nat di contattare di persona ogni possibile collaboratore che avrebbe potuto collaborare per realizzare la sua idea. Nacquero così l'Antigruppo e successivamente le relative e note pubblicazioni.
Chiuso il dibattito, il signor Pilati, appoggiato dall'Associazione nella persona del Presidente, lancia l'idea di proporre al Comune di Trapani o di Erice di intestare una via a Nat Scammacca del quale fra un anno ricade la decade della dipartita.
L'incontro si è chiuso con l'omaggio, a ricordo della serata, al signor Pilati di un piatto in ceramica di Burgio sponsorizzato dalla Ditta Bono Antiquario di Trapani ed al signor Scalabrino della pubblicazione '' Istoria di Trapani '' del Pugnatore di recente ripubblicata a cura del Prof. S. Costanza.
A conclusione è seguito l'arrivederci a sabato 25 gennaio 2014 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro in programma previsto dal XXVIII Corso di cultura.