2014 - 05 - 10: Signor Yohanes Ghebraj - Immigrazione ed integrazione - Storia di una esperienza

Sabato 10 aprile 2014 alle ore 18.20 nella sede dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 un numeroso gruppo di soci e simpatizzanti si sono ritrovati per partecipare all'incontro previsto dal programma del XXVIII Corso di cultura per l'anno 2014.

Il relatore della serata il Signor Yohanes Ghebraj, è stato accolto dal Presidente e dai presenti in sala con cordialità essendo questa la sua prima partecipazione alle attività dell'Associazione.
I lavori sono stati aperti dal Prof. Valenti, Presidente dell'Associazione, con alcuni avvisi organizzativi relativi alle prossime attività:
- nei giorni 25 e 26 maggio è in fase di organizzazione un viaggio di due giorni a Taormina ed è necessario che chi volesse parteciparvi faccia al più presto la relativa prenotazione. La realizzazione ed il costo della stessa è tuttavia subordinato al numero dei partecipanti 
- l'incontro con l'Arch. Eliana Mauro viene spostato al giorno 16 giugno 2014 sostituendo quello con il Prof. Cusumano
-oggi invece relazionionerà il signor Yohanes Ghebraj sul tema '' Immigrazione ed integrazione - Storia di una esperienza ''
- l'incontro con il Prof. Antonino Cusumano previsto per il 16 giugno 2014 e sostituito con quello dell'Arch. Eliana Mauro viene invece anticipato al 24 giugno 2014. 

Conclusa la parte iniziale ed organizzativa resasi necessaria dall'annullamento per vari motivi del '' Tour dei Paesi Baltici '', il Presidente ha relazionato ai presenti sulle vicende che hanno portato all'incontro odierno.
Tutti, in questo periodo, abbiamo constatato la presenza per le strade della nostra città ma anche in altre località della nostra isola in particolare, la presenza di numerosi immmigrati e molte sono le notizie ed i comunicati che giornalmente i mezzi di comunicazione, giornali e tv, propinano ai lettori ed agli ascoltatori ed in essi è anche evidenziato l'aumento vertiginoso delle persone che giornalmente vengono salvate e poi sbarcate sul territorio siciliano con l'operazione '' Mare Nostrum ''.
La curiosità e la voglia di sapere cosa c'è dietro ed intorno a questi, talvolta, luttuosi viaggi della speranza ed a tutto ciò che da essi poi deriva successivamnte e che interessa in modo particolare anche il nostro territorio trapanese, lo ha portato a ricercare contatti con chi è addentro a queste situazioni e che quindi ne conosce i retroscena.
E' così che ha conosciuto il Signor Yohanes Ghebraj, oggi mediatore culturale presso un centro di assistenza agli immigrati ed in Italia dal 2008, che questa problematica ha vissuto di persona sia nella fase iniziale per le motivazioni che lo hanno portato a lasciare il suo paese di origine sia nella sequenza degli eventi verificatisi dopo il suo arrivo in Italia.

Si riporta di seguito una sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della relazione.

Dopo aver salutato i presenti, ha ringraziato per l'invito che l'Associazione gli ha rivolto perchè così gli è stato dato modo di trattare di una problematica che gli sta molto a cuore e che lui ha vissuto in prima persona.

Da dove vengono gli immigrati? Quali sono le motivazioni che sono alla base della decisione che li spinge ad affrontare un viaggio pieno di incognite e talvolta con esiti fatali e disastrosi? Cosa li aspetta dopo? Forse la prospettiva di un lavoro che nella loro terra non hanno? Queste sono le domande che il più delle volte ci si pone.
Diverse potrebbero essere le risposte: fuggono da un paese sul cui territorio sono in atto scontri per raggiungere o mantenere il potere, perchè vogliono ricongiungersi ad altri parenti che già in passato hanno affrontato il viaggio e si sono stabiliti in Italia o in altri paesi europei, perchè non condividono ciò che li aspetta una volta che hanno terminato gli studi superiori, ecc.

Il relatore ha a questo punto illustrato la sua esperienza personale. Eritreo di nascita, completati gli studi superiori, aspirando a fare il medico e non essendo stato ammesso agli studi universitari, come il padre era destinato a prestare il servizio militare nell'esercito essendo l'Eritrea coinvolta in scontri continui con i paesi confinanti. Non condividendo ciò che lo aspettava decise di lasciare il paese e attraverso il deserto del Sudan giunse in Libia e da li al secondo tentativo è arrivato a Ragusa nell'agosto del 2008. La somma per pagare i diversi passaggi l'aveva raccolta grazie ad un prestito avuto da uno zio che vive in Inghilterra.
Una volta in Italia ha imparato subito l'Italiano, parla anche l'eritreo e l'inglese, chiese ed ottenne asilo politico ed ora è operatore culturale presso un centro di accoglienza per rifugiati.

A suo parere l'aspetto più critico della vita in Italia degli immigrati, oltre alla conoscenza della lingua che bene o male riescono ad apprendere nei suoi elementi essenziali, è la mancanza di integrazione con la popolazione indigena e la scarsa conoscenza reciproca li relega al margine della società e li fa vedere dalla popolazione residente sotto un aspetto negativo e quindi da mantenere alla larga e da trattare con distacco.
Si è quindi intrattenuto sui diverti tipi di centri di accoglienza che attualmente sono istituiti di proposito sul territorio italiano e sulle loro funzioni. 

- Il CDA ( Centro di accoglienza ): esercita funzioni di primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale ma limitate al tempo necessario per stabilirne l'identità e la legittima permanenza sul territorio nazionale o anche disporne l'allontanamento.
In Sicilia: Lampedusa ( AG ) e Pozzallo ( RG )
- Il CARA ( Centro accettazione richiedenti asilo ): centro destinato ad ospitare per 20-35 giorni lo straniero richiedente asilo ma privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera al fine di consentirne l'identificazione ed avviare la procedura di riconoscimento dello stato di rifugiato. In Sicilia: C.da Pian del Lago ( CL ) e Salina Grande ( TP )
- Il CIE ( Centro di identificazione ed espulsione ): struttura destinata ad ospitare gli extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione convalidata da un giudice. Si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e l'espulsione tramite le forze dell'ordine. La permanenza in tale centro è prevista fra 3 e 18 mesi. A Trapani Serraino Vulpitta e Milo.
- Lo SPRAR ( Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati ): Centro creato nel 2001 dal Ministero dell'Interno, dall'Associazione dei Comuni Italiani e dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. E' costituito dalla rete di Enti Locali che accedono al Fondo Nazionale per le politiche ed i servizi di asilo. Garantiscono interventi di '' accoglienza integrata '' prevedendo anche misure di formazioni assistenziale e di orientamento attraverso percorsi individuali di inserimento socio-economico. 

I Centri per l'immigrazione sono gestiti dalle Prefetture che stipulano Convenzioni con Enti, Associazioni o Cooperative aggiudicatarie del servizio con gare di appalto. Devono assicurare i seguenti servizi: Vitto, alloggio, dotazione di effetti personali di base, assistenza sanitaria, assistenza psico-sociologica, mediazione linguistica-culturale.
Ai presenti nei centri sono poi corrisposte mensilmente una minima elargizione in denaro ed una scheda telefonica di minimo importo ogni 15 giorni.

In merito è da precisare che nel territorio italiano gli extracomunitari possono accedere, per vari motivi, essendo in possesso del visto di ingresso da richiedere alla rappresentanza diplomatica o ai consolati. Successivamente, per permanenza maggiore di 3 mesi deve essere richiesto il permesso di soggiorno da rinnovarsi periodicamente.
E' clandestino chi entra in Italia illegalmente e quindi senza visto di ingresso; è irregolare chi ha perduto i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale ( permesso di soggiorno scaduto o non rinnovato). Entrambi sono espulsi e accompagnati alla frontiera.
Chi invece è perseguitato nel suo paese di origine per motivi di razza, di religione, per appartenenza ad un gruppo sociale, per opposizione politica e gli apolidi possono richiedere asilo e protezione e possono ottenere lo status di rifugiato.
  
Al termine della relazione ha fatto seguito un animato ed interessante dibattito che ha visto la partecipazione di molti dei presenti che hanno posto altre domande, chiesto precisazioni e chiarimenti ai quali il relatore ha risposto esaurientemente. Molte di esse sono state incentrate su come gli ospiti dei vari centri di raccolta trascorrono il tempo e su quali sono le prospettive che in genere essi hanno di rimanere in Italia. Dalla discussione è emerso che in assenza dei requisiti di legge molti di essi vengono utilizzati e sfruttati facendoli lavorare in modo irregolare e sottopagandoli cosa che non dovrebbe accadere ma che è una conseguenza della loro irregolarità sul territorio nazionale.  
Molti tuttavia considerano la venuta in Italia come l'opprtunità di poter proseguire per altri paesi europei non potendoli raggiungere direttamente dalle località poste soprattutto in Africa settentrionale. 
 
Da tutto ciò una cosa è stata nettamente accertata: lo sfruttamento di questi immigrati da parte delle persone che ne gestiscono ed organizzano in modo si può oggi dire quasi industriale il loro passaggio attraverso il Mediterraneo su imbarcazioni il più delle volte fatiscenti e pericolose che consente loro di realizzare lauti guadagni con spregio di ogni rispetto della vita e della persona umana cosa che dovrebbe essere in ogni caso combattuta con tutti i mezzi e da tutti gli stati civili.

L'incontro è terminato con la consegna da parte del Prof. Valenti, a ricordo dell'evento, di un piatto in ceramica di Burgio sponsorizzato alla Ditta Bono Antiquariato e con l'arrivederci a sabato 17 maggio 2014 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal programma. 

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