2014 - 05 - 24: Prof. Antonino Cusumano - Uomini di pane

Sabato 24 maggio 2014 alle ore 18.20 nella sala adibita sia alle riunioni ed ospitante anche la biblioteca dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 nel quadro delle attività culturali previste dal XXVIII Corso di cultura per l'anno 2104 con la partecipazione di molti soci e di simpatizzanti si è svolto l'incontro con il Prof. Antonino Cusumano. 
Il relatore è stato accolto dal Prof. Valenti e dai presenti con cordialità e simpatia in quanto conosciuto per aver più volte partecipato negli ultimi anni alle attività culturali della stessa.

I lavori sono stati aperti dal Presidente con la presentazione dell'ospite e dell'argomento del tema previsto dal calendario che è stato anticipato, per motivi organizzativi,  da sabato 14 giugno 2014.

Il Prof. Antonino Cusumano dell'Università di Palermo opera nell'ambito della Facoltà di Lettere, specializzazione Antropologia, si interessa di tradizioni popolari e di museologia. E' autore di diversi saggi e pubblicazioni su argomenti relativi alla cultura popolare e su prodotti ed aspetti rituali e simbolici che, come nel tema della serata, assumono taluni manufatti dell'uomo come il  pane.

Introdotto il tema, il Prof. Valenti ha ceduto la parola all'oratore.

Il Prof. Cusumano ha aperto il suo intervento ringraziando l'Associazione per l'invito che ogni anno gli rivolge e manifestando nel contempo anche il piacere con cui accetta di intervenire considerando l'interesse con cui i soci intevengono alle relazioni proposte.

Si riporta di seguito una sintesi di quanto riferito dal relatore e dallo stesso fatta gentilmente pervenire e per cui vivamente lo si ringrazia.

'' Il pane è tra quei manufatti che possiedono un particolare statuto, una speciale connotazione, una straordinaria densità simbolica. Se il cibo è garanzia esistenziale, misura del benessere, grumo di energie e fonte di vita, nel pane tutto questo assume una estrema radicalità, un surplus di investimento simbolico, una irresistibile potenza segnica. Nel pane c’è tutto: la storia, il mito, la religione, l’economia, la società, saperi e poteri, il mistero della vita e della morte, Eros e Thànatos. Ma in quell’umile e polisemico impasto, che mette insieme i quattro elementi di fondazione: terra, aria, acqua e fuoco, c’è soprattutto un esemplare compendio materiale e simbolico delle qualità umane, una ricapitolazione figurale dell’universo umanizzato. Così che la consustanzialità tra l’uomo e il pane può farci dire che “non è soltanto l’uomo che fa il pane”, ma è anche “il pane che fa l’uomo”. Nelle parole come nella prassi.

Prima di diventare materia del miracolo eucaristico, epifania del mistero cristiano della transustanziazione dalla sostanza alimentare a quella spirituale, il pane è forma consustanziale alla natura dell'uomo, figura commestibile che molto prima del Cristianesimo ha determinato la struttura del pasto sacro, incarnando uno dei segni più alti di mediazione simbolica elaborate dall’uomo per comunicare con gli altri uomini, con i defunti, con gli dèi.

La verità è che non c’è pane che non comunichi qualcosa all’uomo e dell’uomo, che non abbia dignità e statuto quasi di persona, verso cui si devono rispetto e sollecitudine, per cui non va mai rovesciato sulla tavola né abbandonato o gettato per terra. Numerose sono, come è noto, le prescrizioni rituali che accompagnano le operazioni di panificazione, dalla manipolazione alla cottura, al consumo.



















La strutturale biplanarità del pane, attestata sia nei pani quotidiani che in quelli rituali o cerimoniali, e la sua stessa consustanzialità con la dimensione umana, sono in tutta evidenza ribadite e accentuate nei pani antropomorfi e anatomorfi, laddove nel particolare segno figurale si rendono indistinguibili materia e forma, significante e significato, non esistendo effettualmente e semanticamente disgiunti. Così che non si mangia il pane ma quanto esso rappresenta. La figura umana commestibile – assai diffusa nell'area del Mezzogiorno - si può iscrivere nella logica del sacrificio, nella dialettica dello scambio simbolico, nella fenomenologia della festa, del gioco, del dono o del voto. L’effige di pasta vale ad unire gli uomini tra di loro, può servire a stringere un patto con gli dèi, a promuovere questue o a propiziare guarigioni, può essere pegno di alleanze con i morti, testimone devozionale o memoriale oppure semplicemente occasione ludica per i bambini. Sugli altari o sulle tavole, offerto ai santi, dedicato in suffragio ai defunti o spartito sulla mensa dei mortali, il pane che ha forme e fattezze umane evoca arcaiche iconografie, modelli di rappresentazione cosmogonica, allegorie o patrofagie simboliche.



















Nel ciclico trascorrere del tempo agrario, il pane antropomorfo occupa in Sicilia una posizione preminente, e nella topografia dei sistemi mitico-rituali presiede i punti liminari più critici, le frontiere poste tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tra le potenze numinose e le entità magiche. Così nel giorno della commemorazione dei defunti, come nel passaggio alla stagione primaverile che coincide con la germinazione delle piante e la propiziazione dei frutti.  Molti pani antropomorfi e anatomorfi secondano e sottolineano le scansioni festive del calendario, arricchendosi in alcuni casi di aromi, di farcie, di decorazioni, evolvendosi in altre circostanze in veri e propri dolci, quando del tutto azzimi si coprono di glassa di zucchero e albume. Di miele, farina e noci macinate sono impastate le  bambole di pane che si preparano per Natale, gravidi di uova sono i pani di Pasqua, riproducono parti del corpo di San Giuseppe quelli che si dispiegano sui ricchi altari devozionali innalzati per il Santo.

Con funzione essenzialmente votiva sono i pani e i dolci che si preparano in occasione delle festività di santi patroni e protettori. Come gli ex voto di cera o d'argento riproducono teste o parti del corpo guarite per intercessione del santo: piedi, mani, gambe, seni, polmoni, occhi, orecchi, addomi, intestini, reni. Una dissezione anatomica che accentua il ruolo del corpo come luogo fisico di mediazione metafisica, di espiazione e riscatto, di trait-d'union tra natura e cultura. Così è a Barrafranca quando si festeggia il patrono Sant'Alessandro, nei paesi dell’Agrigentino per il culto di san Calogero.



















Eguali suppliche, donazioni e restituzioni, eguali prassi rituali articolate nel circuito dello scambio e del consumo alimentare degli ex voto di pani anatomorfi e antropomorfi per grazie ricevute sono attestate in moltissime altre ricorrenze del calendario festivo e in numerosi centri siciliani: nel Siracusano per la festa di santa Lucia, a Catania in occasione della festa di sant'Agata, a Sferracavallo per i patroni Cosimo e Damiano.

L’elenco dei pani rituali la cui manifattura è connessa alle vicende del martirio e alle peculiarità taumaturgiche di determinati santi, potrebbe probabilmente continuare. Molti sono poco più che un ricordo sempre più sbiadito e incerto. I tratti figurali e i caratteri formali di alcuni di essi si sono dissolti o trasformati, per effetto della disgregazione e riplasmazione dei sistemi rituali. Resta vero tuttavia che fare il pane, se non è più sicuramente un rito domestico e familiare, è ancora, per i significati che evoca e le storie che sottende, un po' come fare o rifare l'uomo, dal momento che nel pane, nella duttilità della sua materia, docile e versatile, nel suo impasto di umanità e sacralità, si continuano a cercare le ragioni profonde della vita e del mondo, si continua ad esercitare l'immaginario dell'uomo che ha saputo dare forme e consistenze sempre diverse a quell'unico alimento in nome del quale ancora oggi milioni di uomini tentano spesso tragicamente di sfuggire alla fame. ''

Al termine della relazione ha fatto seguito un dibattito al quale hanno partecipato molti degli ascoltatori presenti che hanno chiesto alcune precisazioni. A tutti il Prof. Cusumano ha risposto esaurientemente fornendo altri chiarimenti e delucidazioni. 


Prima di chiudere la serata il Presidente ha ricordato ai soci che la partenza per la gita di 2 giorni a Giardini Naxos, Taormina, Gole dell'Alcantara, Acitrezza e Catania è stata fissata per le ore 08.00 da Piazza Vittorio Emanuele.

L'incontro si è quindi concluso con l'omaggio al Prof. Cusumano di un piatto in ceramica di Burgio sponsorizzato dalla Ditta Bono Antiquariato a ricordo della serata e con l'arrivederci al prossimo appuntamento di sabato 7 giugno 2014 alle ore 18.00 nella sede dell'Associazione.  

 

 

 

 

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