2014 - 10 - 26: I fasci dei lavoratori e la questione siciliana












Domenica 26 0ttobre 2014 alle ore 10,30 nella sala di lettura della Biblioteca 
Fardelliana di Trapani appositamente predisposta, a cura del Centro Studi '' Simone Gatto '' Trapani - Erice, dell'ANPI e con l'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese, la Biblioteca Fardelliana , la CGIL, la FISAC , la CISL e la UIL, è stata organizzata in occasione  del 120° dei '' Fasci dei lavoratori  '' e dell'80° dalla morte di Giacomo Montalto, una conferenza su '' I FASCI SICILIANI e LA QUESTIONE MERIDIONALE ''.
L'evento ha visto la partecipazione di un folto pubblico che ha occupato tutti i posti disponibili  e che ha seguito con interesse la tematica della giornata.
Fra i presenti personaggi del mondo della cultura e dell'economia del trapanese ed i nipoti di G. Montalto.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso dell'incontro.

I lavori sono stati aperti dalla Dott.ssa Margherita Giacalone, Direttrice della Biblioteca Fardelliana, che ha dato il benvenuto ai presenti ringraziandoli per essere stati così numerosi e ha ricordato brevemente come il Sen. Simone Gatto, noto uomo politico del trapanese, sia stato anche un mecenate della Biblioteca avendo donato alla stessa una serie di stampe.

Augurando buon lavoro, ha quindi ceduto la parola al Prof. Salvatore Valenti, Presidente del Centro Studi  '' Simone Gatto '' che ha aperto i lavori della giornata leggendo alcuni articoli dello Statuto dei Fasci dei Lavoratori.
Ha quindi sottolineato come le rivendicazioni sociali ed etiche portate avanti dal movimento siano ancora oggi attuali e che allora avrebbero conseguito importanti risultati se non ci fosse stato il decreto di soppressione di Francesco Crispi. La questione meridionale è da considerare una situazione mai sopita e costituisce un retaggio storico mai risolto. La figura di Giacomo Montalto fu legata invece alla creazione dei Fasci dei lavoratori nel trapanese e per tale motivo fu anche condannato al carcere di cui fece esperienza. 
 
















E' intervenuto quindi brevemente ri
volgendo un breve saluto ed augurando buon lavoro il Dott. Incagnone in rappresentanza della CGIL.

La parola è stata quindi data al Prof. Giuseppe Carlo Marino, storico e docente dell'Università di Palermo.  
 
Il relatore ha aperto il suo intervento salutando i presenti e congratulandosi per la loro numerosa presenza.
Ha lamentato tuttavia la mancata presenza di giovani che ignorano del tutto la problematica dei Fasci siciliani che sono scambiati talvolta con il fascismo. Sarebbe quindi opportuno instaurare con loro un adeguato rapporto ed una relazione per non far cadere nel dimenticatoio l'apetto storico di questo movimento decisamente, ingiustamente e rapidamente messo fuori legge dal governo centrale.  
Se al Nord si è avuta la Resistenza, mancata in Sicilia per la rapidità con cui gli Alleati passarono lo Stretto, in essa si sono invece avute in modo unificato le lotte contadine sia per la conquista della terra sia contro la prepotenza mafiosa.
Quanto doveva essere realizzato con il movimento dei fasci siciliani, disciolti per decreto in seguito agli avvenimenti tumultuosi ed al cui interno agivano infiltrati che niente avevano a che fare con i contadini al fine di produrre disordini e ribellioni, fu poi successivamente realizzato con la Riforma agraria del 1950 che aveva lo scopo di eliminare il latifondo e la sua arretratezza, ma la sua realizzazione avvenne tardivamente e quando non c'erano più le condizioni in quanto le masse agricole contadine cominciavano ad abbandonare le terre attratte dal lavoro nelle fabbriche del Nord che coincisero con le forti emigrazioni nelle regioni settentrionali.

















Nel 1894 con la soppressione dei fasci che se altrimenti realizzati avrebbero prodotto 
una modernizzazione agraria che a sua volta avrebbe realizzato un altro meridione ed un'altra Sicilia, furono fortemente punite le forze del progresso ed ancora una volta ebbero partita vinta i baroni, la mafia e l'arretratezza.
Il movimento tuttavia non era composto solo da contadini, ma ad esso aderirono anche intellettuali come G. Montalto, N. Barbato, G. Garibaldi Bosco, B. Verro, G. De Felice Giuffrida, N. Petrina, S. Cammareri Scurti e tanti altri che furono l'espressione di una tradizione modernista che si impegnarono nella realizzazione di centri agrari votati alla modernizzazione dell'agricoltura.
Il movimento era pacifico ed il suo Statuto prevedeva la graduale trasformazione della società, veva elaborato una strategia graduale di trasformazione e prevedeva anche in pratica l'idea della nascita di un sindacato ante litteram.
Secondo il movimento il latifondo non doveva essere frantumato, ma le terre dovevano essere affidate ai contadini al fine di trasformarle in mezzo di progresso e modernità e gestite socialmente e globalmente per liberarle anche dal potere intermedio mafioso.
Dai politici fu invece considerato, come detto prima, un movimento eversivo a causa della presenza al suo interno di provocatori mafiosi che partecipavano al movimento per provocare l'attacco allo Stato provocando così molte stragi di cui i manifestanti erano le prime vittime. Con l'idea di ripristinare l'ordine Crispi intervenne sia con le forze armate che con un Decreto di scioglimento vittima egli stesso del volere mafioso occulto che mal sopportava le innovatrici e progressiste idee che stavano alla base della creazione del movimento.   
Il Prof. Marino ha quindi concluso il suo intervento affermando che i Fasci siciliani devono essere ricordati con orgoglio e bisogna prendere atto che la Sicilia non è stata mai arrestrata in quanto era riuscita ad esprimere idee di aristocrazia del lavoro e di democrazia come avevano dimostrato molti cittadini che avevano aderito al movimento che non erano solo uomini ma anche donne che spesso capeggiavano le manifestazioni sentendosi liberate dalla triade: padrone, mafioso e prete riuscendo a conquistare così la loro libertà.
La storia tuttavia ha dimostrato che i movimenti riformisti di cui trattasi non sono riusciti ad affrancarsi dalla schiavitù non per mancanza di idee o di democrazia ma perchè soffocati al loro nascere da altri interventi che, classificandoli sovversivi, sono riusciti a bloccarli.
Tutto ciò è essenziale che sia portato a conoscenza anche dei giovani per evitare che la crisi odierna in cui ci si trova possa diventare mortale.

La parola è quindi passata al Prof. Salvatore Costanza, storico, che all'argomento ha dedicato molte ricerche, saggi e pubblicazioni.
Egli ha tratteggiato nei suoi vari aspetti la figura di G. Montalto ( 1864 - 1934 ) che del Movimento dei Fasci fu, insieme ad altri, uno dei principali personaggi, ed a causa dei quali fu anche arrestato e condannato al carcere. Allo stesso il Centro Studi '' Simone Gatto '' ha nell'80° della morte dedicato una memoria curata dallo stesso relatore che  alla fine dell'evento è stata distribuita a tutti i presenti e di cui si riporta una sintesi.
'' Nato a Trapani il nell'aprile del 1864, il Montalto studiò presso il Liceo Ximenes da dove uscì nel 1883 e successivamente si laureò a Napoli nel 1887 in Giurisprudenza. Esercitò l'avvocatura e nel 1887, tornato a Trapani, costituì con F. Cassisa un circolo di propaganda radicale che si richiamava al nome dell'ex-internazionalista F. Sceusa emigrato nel 1877 in Australia per sfuggire alle persecuzioni poliziesche.
Il Montalto fu introdotto nell'ambiente politico locale da V. Curatolo che aveva mantenuto con lo Sceusa continui contatti epistolari.
Nel novembre del 1890 insieme al Curatolo, per le elezioni politiche, si fece promotore della candidatura dello Sceusa contro N. Nasi. Il candidato radicale riportò una buona affermazione cosa che confermò nel Montalto il proposito di organizzare uno schieramento di forze politiche preparato  ai nuovi scopi della lotta sociale.
Quanto avvenuto nel Congresso socialista di Genova fu la spinta alla costituzione del Fascio dei Lavoratori di Trapani il cui programma-statuto fu approvato il 4 settembre del 1892 contemporanamente all'adesione al Partito dei Lavoratori Italiani.
La nuova consociazione si proponeva di migliorare le condizioni economiche  e morali dei lavoratori, sino alla loro completa emancipazione dal capitale attraverso forme di lotta ispirate a principi solidaristici quali il mutualismo e la cooperazione.
Con l'adesione al Fascio di molti artigiani ed operai, le iniziative puntarono anche alla loro politicizzazione attraverso conferenze, comizi e passeggiate collettive mentre l'organizzaione interna in sezioni di arti e mestieri prefigurava in embrione quell'organismo sindacale che era nelle idee dei suoi dirigenti.  
Il Montalto era inoltre convinto che i contadini non fossero ancora nelle condizioni di sfidare i proprietari per ottenere l'aumento della mercede e il ribasso delle gabelle e cercò quindi di evitare gli scioperi che pur spontaneamente venivano organizzati nelle campagne.
Nell'evoluzione del pensiero del Montalto giocò un ruolo importante N. Colajanni che non mancava di suggerire la tattica più conveniente alla organizzazione dei Fasci, ma ciò non evitò che nel dicembre 1893 avvenisse la rottura fra i due eminenti personaggi a causa della diversità del loro pensiero.
In ogni caso tuttavia il Montalto era favorevole a mantenere la saldatura fra le varie anime del movimento e nonostante i suoi riterati appelli alla calma ed alla moderazione non potè sfuggire all'azione repressiva del Governo Crispi che con decreto stabilì lo scioglimento dei Fasci ( gennaio 1894 ) e l'istituzione dei Tribunali Militari di Guerra.
Da quello di Palermo il Montalto fu condannato a 10 anni di reclusione e ad 1 anno di sorveglianza speciale che scontò nel carcere di Viterbo fino al settembre del 1895 quando venne liberato grazie ad un indulto. 
Candidato per protesta alle politiche del maggio 1895, sostenuto dallo Sceusa, insieme ad altri condannati non ebbe successo. Nel 1899 mediante l'Unione dei Partiti Popolari promossa dal Montalto insieme a A. Cassisa, G. De Vita, G. Drago di Ferro e D. Ricevuto veniva presentata la candidatura di G. Bovio contro Nasi; Montalto e Ricevuto furono invece eletti consiglieri comunali.
A conclusione del suo intervento il Prof. Costanza ha letto una lettera, in realtà scritta dal Montalto ma come se lo fosse stata da Sebastiano Cammareri Scurto, indirizzata come estremo saluto ai contadini per la celebrazione del 1° maggio 1913 evento che ogni anno si svolgeva sul pianoro di Ragosia. S. Cammareri Scurto era morto in realtà a S. Stefano di Quisquina l'anno prima essendosi recato in quella località per sostituire nella direzione della Cooperativa agricola Lorenzo Panepinto ucciso nel maggio 1911 dai sicari della mafia.

La parola è successivamente ceduta l Dott. Pietro Vento, Direttore dell'Istituto Nazionale di Ricerche DEMOPOLIS che con la proiezione di una serie di diapositive illustranti i risultati di diverse indagini sul territorio si è intattenuto sul tema '' La Sicilia tra crisi economica e disoccupazione giovanile: vissuti ed opinione dei cittadini nel Barometro Politico Demopolis ''.

Infine l'evento è stato chiuso brevemente dal Prof. Valenti che ha definito scioccante quanto riferito dal Dott. Vento.
Ha inoltre espresso la convinzione che la mancata conoscenza di taluni temi e la tendenza a non impegnarsi nello studio e nella ricerca potrebbe avere ripercussioni sugli impegni futuri e quindi sarebbe opportuno operare in modo da poter rivalutare la cultura sotto i suoi diversi aspetti.
Ha centrato quindi il tema della giornata  è statoin linea con quanto sopra detto l'aver scelto la Biblioteca Fardelliana come sede naturale dell'evento in quanto simbolo di cultura da valorizzare continuamente ed ulteriormente.    
   

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