2014 - 12 - 13: Dott. Elio D'Amico - Angelo Musco: maschera siciliana; Santa Lucia - '' Sagra della cuccia ''
Sabato 13 dicembre 2014 alle ore 18.30 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 si è tenuto il tradizionale incontro settimanale previsto dal programma del XXVIII Corso di cultura per l'anno 2014 giunto ormai al penultimo evento prima della Conviviale di fine anno sociale che si terrà sabato 20 dicembre 2014 alle ore 19.00 presso l' Hotel '' L'Approdo '' di Pizzolungo che sarà preceduta dalla relazione del Prof. Renzo Vento che recupera così l'incontro previsto nel programma preventivo per il 4 ottobre 2014.
Relatore della serata il Dott. Elio D'Amico, regista, scrittore, giornalista e da lungo tempo partecipante assiduo delle attività dell'Associazione. L'ospite pertanto è stato accolto con cordialità dal Presidente e dai presenti che gli hanno dato un caloroso benvenuto.
I lavori, chiesta scusa al Dott. D'Amico, sono stati aperti dal Prof. Valenti con alcuni avvisi organizzativi riguardanti:
- la Sagra della cuccia che si sarebbe tenuta nella seconda parte della serata
- la Conviviale del 20 dicembre presso l'Hotel '' L'Approdo '' di Pizzolungo alle oer 19.00
- la bozza del programma delle attività del XXIX Corso di cultura per l'anno 2015 il cui calendario definitivo sarà distribuito ai soci presenti durante la Conviviale e poi successivamente a richiesta di chi ne volesse prendere visione con l'inizio delle attività e degli appuntamenti previsti il 3 gennaio 2015 presso la sede dell'Associazione alle ore 18.00 con la tradizionale Tombolata.
Ciò detto, dopo una breve presentazione dell'oratore della serata gli ha passato la parola.
Il Dott. D'Amico ha esordito ringraziando i presenti ed esprimendo il piacere di poter di nuovo partecipare alle attività dell'Associazione che gli ha consentito e gli consente di poter parlare di svariati argomenti e questa sera parlerà di teatro e precisamente di Angelo Musco, attore siciliano comico molto diverso da quello che normalmente si crede, uomo di grande attualità, figlio del suo tempo, ma soprattutto attore naturale e non costruito capace di recitare con ed esprimersi nei vari personaggi con naturalezza.
Si riporta di seguito ed integralmente, per gentile concessione del Dott. D'Amico, quanto dallo stesso è stato detto nel corso della sua esposizione.
'' Possiamo certo affermare che il primo grande comico italiano fu il romano Ettore Petrolini, a lui viene spesso paragonato un altro comico a noi Sicilaiani particolarmente caro, Angelo Musco.
Con il grande comico romano ebbe molti punti in comune: anche lui ebbe origini molto umili, anche lui esordì nei teatrini di avanspettacolo e, come Petrolini, ebbe una innaturata vis comica.
Angelo Musco nascwe a Catania il 18 dicembre 1871, quattordicesimo figlio di un povero venditore di ortaggi che stenta a mantenere la numerosa famiglia; cresciuto senza istruzione ( imparerà a leggere e a scrivere intorno ai trent'anni ), è costretto, giovanissimo a fare ( male ) i mestieri di barbiere, calzolaio, muratore.
Dotato di un istintivo istrionismo, sente fjn da piccolo il fascino del palcoscenico e a dodici anni acquista in tutta Catania una certa notorietà grazie ad una canzonetta napoletana, '' La musca '', che egli interpreta nell'intervallo di una rappresentazione di avanspettacolo.
A quindici anni entra stabilmente in una serie di compagnie di avanspettacolo esibendosi in una serie di canzonette e macchiette
dialettali; a Messina lavora nel varietà, prima con le sorelle Aguglia, ed in seguito al Teatro Goldoni con un anziano comico, Giuseppe
Santoro, con cui forma un'affiatata coppia.
Alla morte di Santoro, gira tutta la Sicilia con una compagnia di operette nel ruolo di buffo, per poi tornare a Catania, dedicandosi ancora al varietà come duettista e trasformista al Teatro San Carlino.
Nel 1899 fa un passo importante: entra, nella compagnia di Giovanni Grasso senior.
Questi era il più grande attore drammatico siciliano ed uno dei più grandi attori del momento: rappresentava drammoni strappalacrime come "La morte civile", "La cieca di Sorrento", "La sepolta viva", al termine di queste tragedie il pubblico aveva bisogno di riacquistare un po' di buonumore, ed allora sul palcoscenico usciva lui, Angelo Musco, con le sue canzonette e le sue macchiette, ma soprattutto parodiando la tragedia che poco prima il grande Giovanni Grasso aveva interpretato.
Ormai molto noto, il pubblico gli gridava: "Angiulu, a musca !" sfruttando l'assonanza tra Musco e musca, ed egli riproponeva l'antica
canzone che, più che sulla musica, basava la sua comicità sulla mimica facciale ed un gioco di gambe che ricordasse, appunto, una mosca.
Giovanni Grasso era un mostro sacro del palcoscenico, per cui il successo di quel giovanotto ignorante che raccoglie applausi parodiando i suoi spettacoli, comincia a dargli fastidio ed a poco a poco i due vengono in grande contrasto, pur continuando a fare compagnia assieme.
Dopo qualche anno Musco abbandona la compagnia di Grasso e ciò costituisce la sua fortuna: il successo personale gli arriva nel 1902
quando, al Teatro Argentina di Roma, prende parte a "Malia" di Luigi Capuana e a "I mafiosi" di Rizzotto
Come vedete, il primo successo per questo grande attore comico arriva con due opere drammatiche.
Nel 1914 diventa capocomico ed a Napoli presenta la Comica Compagnia Siciliana del Cav. Angelo Museo; della compagnia fanno
parte le due sorelle Anselmi e Rosina diventerà compagna inseparabile di tutti i suoi successi.
Ma la Compagnia non va assolutamente bene, e per un anno fanno la fame, tanto che per sopravvivere cominciarono ad impegnare anche le scene, fino a quando, nel 1915 al Teatro Filodrammatici di Milano danno "U paraninfu" di Luigi Capuana; il giorno dopo, in una
recensione sul "Corriere della Sera", Simoni, il più noto critico italiano, scrive di Musco "Egli è un comico irresistibile... è un comico tutto istinto, dagli occhi accesi, dalla faccia bruciata, bizzarro, indiavolato, colorito come una maschera del tempo fecondo".
Tra il 1915 ed il 1917 comincia la sua fortuna, e diviene attore popolarissimo: ciò che colpisce della sua comicità e l'eloquio torrenziale,
i gesti a scatti, il caratteristico passo saltellante, ma soprattutto la carica di simpatia e di comunicativa che instaura con gli spettatori.
Il successo ottenuto fa si che Luigi Pirandello lo autorizza a portare in scena al Politeama Pacini di Catania "Lumie di Sicilia", alla quale
seguirà "Pensaci, Giacomino!", "Liolà", "Il berretto a sonagli", "La giara", fino ad arrivare a "La patente" che il commediografo
agrigentino scrive proprio per esaltare le caratteristiche e la personalità dell'attore; le sue personalissime interpretazioni pirandelliane sono infatti cariche di un'umanità che ammorbidisce gli eccessi comici nella partecipazione al dramma doloroso dell'esistenza.
Pirandello ha una teoria di vita, che porta in scena nei suoi personaggi, e che Musco, nelle sue interpretazioni, esalta in maniera assolutamente perfetta: diceva che l'uomo, per potere essere felice, doveva godere delle piccole cose; le grandi imprese, gli alti ideali, sono cose meravigliose, ma proprio perché di difficile realizzazione, difficilmente potranno mai dare gioia nella vita quotidiana; una teoria che prendeva spunto dall'osservazione della realtà del tempo, in cui — siamo tra il 1915 ed il 1918, anni della Prima Guerra Mondiale — divertirsi non era facile, sotto il peso della guerra e dei danni economici che questa aveva procurato.
Ma anche altri grandi autori, come Luigi Capuana, ma soprattutto Mino Martoglio si accorgono della grande forza comica di Angelo Musco, e Martoglio scrive per l'attore catanese, prima "San Giovanni decollato", e poi forse la sua più bella commedia, "L'aria del Continente", satira del Siciliano che vuoi darsi il contegno del continentale colto e disinibito, dando occasione al Musco di fornire una delle più convincenti prove della sua esuberante forza comica, permettendogli di ricorrere alla più svariata gamma di effetti e di trovate mimiche; famosa è la scena mimata dell'operazione di appendicite.
La commedia ebbe grandi echi perfino in America, tanto che quando la Compagnia vi fece una lunga tournee in ogni città erano obbligati a proporre "L'aria del Continente".
Ritornato in Italia sulle ali di un grande successo, a Musco si schiudono le porte della cinematografia.
Molti film sono la trasposizione scenica delle sue commedie, come "Paraninfo", "L'eredità dello zio Buonanima", entrambi del 1934,
"Fiat voluntas dei" del 1935, tutti e tre con la regia di Amleto Palermi, "L'aria del continente" sempre del 1935, "Re di denari" del 1936, "Pensaci, Giacomino!", "Gatta ci cova".
Altri, invece, sono film originali, come "Cinque a zero", di Mario onnard, "Lo smemorato", "ll feroce Saladino".
Non sono certamente film di qualità accesa, ma sono sufficienti a far fissare nella memoria di tutti l'immagine di una grande attore,
profondissimo conoscitore della Sicilia.
Ma Musco ha un sogno nella sua vita: costruire un teatro tutto suo.
Purtroppo non ci riesce, perché muore improvvisamente nella notte del 6 ottobre 1937, dopo avere appena terminato una rappresentazione al Teatro Olimpia di Milano, è la più bella morte che un attore può desiderare: quella di morire, praticamente, sulla scena.
La sua salma fu traslata in treno fino a Catania, dove giunse il 14 ottobre: ad attenderlo alla stazione ferroviaria c'erano tutte le autorità dell'isola, nonché un'immensa folla di semplici cittadini, muti per il dolore.
Angelo Museo lascia l'impronta del grande mimo, passando felicemente dal comico al drammatico e mescolando felicemente i due
generi: la sua recitazione era schietta, semplice, come si conveniva ad un uomo che veniva dal popolo; la sua bravura era quella di
rappresentare il dramma senza avere l'apparenza di farlo.
La sua risata nasconde il dolore, che nasce dal difficile periodo che la società dell'epoca attraversava, proprio per questo, nell'arte di Angelo Musco ritroviamo una irrefrenabile voglia di divertire e di divertirsi, ma nello stesso tempo una malinconia che egli si porta dietro e che viene affrontata con quel sorriso, quell'ironia che è elemento essenziale per la sopravvivenza non soltanto le miserie della sua infanzia e le difficoltà della sua giovinezza, ma soprattutto le miserie di una società — quella siciliana — in cui la povertà non prescinde mai dalla dignità ed in cui ogni difficoltà ritrova la sua identità.
La folla, la più popolare, si immedesimava in Musco, riconoscendosi nella sua passionalità, nei furori anche verbali, nelle arguzie paesane e nella bonomia casalinga che sono il sale di una popolazione da sempre abituata a soffrire ''.
Al termine della relazione si è aperto un dibattito che ha visto la partecipazione di alcuni dei presenti che hnno posto al Dott. D'Amico numerose domande e chiesto ulteriori precisazioni.
A tutti ha risposto in modo esauriente fornendo ulteriori informazioni e particolari sulla vita del grande attore che partendo dal nulla grazie alle proprie doti espressive e comunicative è arrivato al culmine dell'ambiente del teatro italiano.
Alla chiusura del dibattito ed a ricordo della serata, il Prof. Valenti ha donato al Dott. D'Amico un piatto in ceramica di Burgio con dedica sponsorizzato dalla ditta Bono Antiquariato.
Infine, avvicinandosi le festività del Natale nonchè quelle di fine ed inizio anno e poichè non tutti potranno partecipare alla Conviviale del 20 dicembre ci si è scambiati i tradizionali auguri di buone feste e di un prospero e felice anno nuovo.
Successivamente, ricorrendo la festività di S. Lucia, si è tenuta la '' Sagra della cuccia '' che ha visto molte delle socie preparare il tradizionale piatto di grano bollito, talvolta anche ceci, condito in vari modi: con vino cotto, con zucchero, ricotta ed aromatizzato, a seconda delle ricette e delle preferenze con bucce d'arance, cioccolato fondente, cannella, ecc.
Non sono mancate nemmeno le tradizionali arancine di riso, le crocchette di patate e le panelle di farina di ceci fritte nell'olio in quanto come tradizione e talvolta come devozione nella ricorrenza di S. Lucia molte persone non mangiano prodotti a base di farina come ad esempio pane e pasta.
A testimonianza della ricorrenza, si riportano una serie di istantanee scattate durante l'ultima parte della serata.