2015 - 01 - 24: Dott. Alberto Barbata - '' Civiltà contadina '' di Rosa Maria Ancona

Sabato 24 gennaio 2015 alle ore 18.25 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese  sita in Trapani via Vespri 32 alla presenza di un numero gruppo di soci, ospiti e simpatizzanti si è tenuto il settimanale incontro previsto dal programma del XXIX Corso di cultura per l'anno 2015.
Relatore della serata il Dott. Alberto Barbata che presenterà il libro della Sig.ra Rosa Maria Ancona '' Utopia dell'uguaglianza - Civiltà contadina '' presente all'evento.
Gli ospiti sono stati accolti dai presenti e dal Prof. Valenti con simpatia e lo stesso, dopo aver aperto i lavori della serata e prima di cedere loro la parola,  li ha brevemente presentati.

Il relatore, emerito Direttore della Biblioteca Comunale di Paceco, scrittore, accurato e puntiglioso ricercatore ha più volte assiduamente partecipato negli anni precedenti alle attività dell'Associazione.
La  Sig.ra Rosa Maria Ancona, poetessa e scrittrice, ha pubblicato vari testi di poesie, saggi e commedie tradotti anche all'estero. Si è anche interessata di '' Folklore siculo '', ha dedicato una monografia a Ignazio Buttitta ed il suo impegno culturale è volto a dare dignità, valore e importanza alla lingua siciliana  per poterla tramandare alle generazioni future.

Si riporta di seguito ed integralmente quanto riferito dal Dott. Alberto Barbata che ha messo gentilmente  a disposizione il testo del sua relazione.

'' Presentare un libro è una grande responsabilità, perché il presentatore chiaramente garantisce per lo scrittore, lo apprezza per farlo amare dagli altri. Ameno che il presentatore non scriva un'invettiva, si dice una recensione cattiva, o preordinata o amara perché non condivide.
Ma è chiaro che quest'ultimo caso è un po' più raro. Le stroncature sono fanno parte delle presentazioni attive. Oggi noi corriamo, con affanno, verso una meta che spesso non conosciamo.
La velocità ci ha travolti, un'accelerazione dovuta all'avanzare deciso della tecnologia. Un mondo che non conosce più la lentezza, massificato e massificante che vive un'omologazione che non lascia spazio alla conoscenza vera, un trapasso eccezionale dalla civiltà agropastorale a quella di oggi, avanzata con le sue macchine sconvolgenti.
Dice Luis Sepulveda che noi abbiamo in Italia un bellissimo proverbio che recita testualmente : « Chi va piano va sano e va lontano». Niente di più giusto. La lentezza è un ancora di salvezza che puo aiutarci a vivere meglio, più serenamente e più a lungo.
Nella quotidianità bastano piccoli gesti per riuscirci.
Il suo giardino nella sua casa a Gijòn nella Asturie, confessa lo scrittore - è il posto dove ogni giorno scopre la bellezza e la forza della lentezza. Trova quest'ultima nella natura, dietro una siepe, in mezzo all'erba sul prato. E li è nato il suo celebre libro «Storia di una
lumaca che scopri l'importanza della lentezza».
In diverse culture del mondo la lumaca è simbolo di equilibrio. Vivendo a passo lento, dice Sepulveda, ho scoperto come superare i miei limiti.
A questa simbologia della lentezza ci riportano le pagine di Rosa Maria Ancona, della sua ultima fatica "Utopia dell'uguaglianza".
Narra storie contadine, cita proverbi, detti, motti, ottave incoronate di poeti bucolici, soprattutto della Sicilia occidentale dove l'autrice ha fatto le esperienze della sua vita e di tanti scrittori la cui estrazione culturale ha dato molto a questa terra, soprattutto nel periodo storico in cui sono vissuti, all'insegna delle ideologie libertarie, in un momento importante della storia delle lotte contadine e della nascita della cooperazione agli inizi del primo novecento, il cosiddetto secolo breve.
Ma Rosa Maria Ancona prima di tutto è una amante della poesia che traspone all'interno delle sue ricerche, è voce appassionata che trascina ed affascina:

Ora farfalla, ora gelsomino
Ora fiore dei campi
Fra le spighe....
Qui si vendemmia a settembre
Puntuale
E l'umile uva
Respira nel gioco della festa.

La vendemmia preziosa
Lagrima cristallina
Nella tinozza nera.

Parlava a bassa voce
Il nonno contadino
E riscuoteva settembrino
Premio alla fatica dura
Dell'annata.

La danza delle donne
Attorno al fuoco
E lo stupore
Del canto saraceno
Nella gravida vigna.

La prof.ssa Ancona inizia il suo percorso nella memoria togliendo dall'oblio, quasi come quando si passa una spugna bagnata su una lastra impolverata, il dramma dei piccoli contadini e braccianti del trapanese vissuti a cavallo dei due secoli cruciali, l'800 ed il 900, in lotta per la sopravvivenza, armati soltanto di volontà e di una semplice zappa, contro la pervicacia degli agrari.
Ha letto tutto Rosa Maria Ancona, dalle opere di Salvatore Costanza a quelle di Giuseppe Vito Internicola, sullo sciopero per il rinnovo dei contratti agrari del 1901 a quelle sull'occupazione dei feudi degli anni venti.
E si sofferma sull'Eccidio di Castelluzzo, la cui eco rimbalzò sulla stampa nazionale per l'efferata crudeltà che ispirò la strage ed è chiaro che la poetessa Ancona rimane catturata dalla poesia popolare rivoluzionaria che si rifaceva a quelle lotte contadine, a quei tentativi falliti di riscatto sociale.
Si sofferma soprattutto a quei poeti dell'agro ericino la cui frontiera raggiungeva il golfo di Castellammare, luoghi cari alla sua storia
familiare.
Poeti come l'anarchico Castrenses Navarra, Giovanni Belnome, Vito Monticciolo ( la sua bella poesia "Lu mmernu") e Camillo Cajozzo.
Poeti forti come il Navarra la cui fama oltrepassò i confini della sua natia Castellammare.

Quannu lu mmernu si scatina e sferra
C'avi di l'autunnu la caparra
Li trona cu lu celu fannu guerra

Ma cosi, come diceva Marcuse, il mondo è un villaggio globale; cosi per lei tutto il mondo è paese e racconta la storia dello scrittore cinese Mo Yan: " Mio padre ara la terra gialla con un vecchio vomere, profonde e solenni ferite rimangono incise sulla terra e sul suo viso".
La scrittrice non dimentica la vicenda umana e culturale di Leone Tolstoi, uno dei più grandi scrittori russi, vicino alla operosa e creativa fatica contadina, e che aveva tenuto in somma considerazione gli strumenti e gli utensili della civiltà contadina povera dei mugik che oggi si inizia a raccogliere nei musei etnoantropologici,di cui il primo esempio luminoso fu in Sicilia la casa museo di Antonino Uccello. Tolstoi non fu compreso dai suoi contadini che andavano verso la rivolta, verso una riforma sostanziale e rivoluzionaria.
Rosa Maria Ancona si sofferma anche su Carlo Levi di cui si puo ben dire, come affermava Italo Calvino, che lo scrittore del Cristo si è fermato ad Eboli è stato testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo. Levi restava colpito dalla dolente bellezza di Matera e dei suoi sassi. E negli operai e nei contadini riconosceva la forza della rivoluzione.
Non si finirebbe più di descrivere le citazioni di Rosa Maria Ancona che ha una grande virtù, di essere essenziale, lapidaria, non si
disperde, cosi come quando parla di Matteo Collura con la sua Sicilia fabbrica del mito che le lascia dentro una forte inquietudine.
A questo punto il libro di Rosa Maria Ancora passa ad un altro versante, non più ideologico; diventa una antologia demologica, di natura letteraria e di studio delle tradizioni.
I santi sono i primi ad essere studiati come san Giuseppe e poi San Pasquale Baylon, riprendendo naturalmente gli antichi studi pitreiani e di Salomone Marino.


















Già la poetessa Ancona si era cimentata nel 1968 con una tesina sui santi Alfio, Filadelfio e Cirino venerati a Lentini, lavoro pilotato da Aurelio Rigoli.

E poi si passa alle villanate e alle vastasate, per arrivare infine ai proverbi e ai detti popolari, di cui passa in rassegna una vasta raccolta, per attenersi a quelli che in particolare fanno parte del suo territorio di appartenenza, quasi a volere rimarcare le sue radici.
Non è facile definire un libro come questo di Rosa Maria Ancona, anche perché non è un 'opera di folklore, o di memorie contadine sulla civiltà agropastorale, di un mondo scomparso.
Ma neanche è un libro di poesia, sulla poesia popolare, anche se c'è molta poesia in un libro di una poetessa impegnata come l'autrice.
C'è tutto in questa opera che definirei ideologica, ricca di spunti di storia politica, ma anche e soprattutto colma di ricchezza antropologica, in particolare modo su quella parte occidentale della nostra isola, dove l'autrice ha radici profonde di memorie .
Un vissuto che non esula da una volontà di allargare orizzonti, per cercare di affondare le braccia all'interno delle case contadine, dove balza innanzi agli occhi "la danza delle donnelattorno al fuocole lo stuporel del canto saraceno nella gravida vigna" .
Ma contemporaneamente si nota, scorrendo le pagine di questa ideale antologia della civiltà contadina, come la volontà dell'autrice sia

protesa senza limiti a radunare una vita, tante esistenze amare e tormentate, per farle rivivere o per non farle morire nell'oblio in cui spesso il nostro isolano annega, cercando disperatamente una diversa identità che lo possa far riemergere dalla sua subalterna condizione, dopo mille e più anni di dominazioni soffocanti colonizzatrici.


















E' proprio in questo recupero di storie contadine, di motti, proverbi, nenie, cantilene, che Rosa Maria Ancona ha trovato il modo unico e irripetibile per comporre il suo poema per una "utopia dell'uguaglianza", dove riemergono da un passato non indifferente le lotte politiche e sociali di un popolo che desiderava uscire dal mondo dei "dannati della terra", per dirla alla Frantz Fanon.

Ed ecco uscire dalle profondità sepolte le ottave ed i sonetti dei poeti popolari della Sicilia occidentale che più di altri sono stati coinvolti in quel movimento di lotte contadine dai Fasci siciliani all'occupazione dei feudi, nel nascente mondo della cooperazione, per un riscatto delle masse sfruttate, all'insegna delle ideologie libertarie che hanno segnato il periodo intenso della fine del secolo XIX e gli inizi del XX.
E certamente questo libro è una di quelle opere scarne, apparentemente esili, ma scritte con passione, che consegna il lettore ad una speranza, quella della conservazione di un passato per una costruzione del futuro.

L'eterno scorrere del tempo ripropone la storia di uomini tenaci, che hanno lottato per non dimenticare e per difendere la loro storia ''.

Conclusa la relazione del Dott. Barbata è intervenuto brevemente il Prof. Valenti che si è intrattenuto sulla prima parte del titolo del libro: '' Utopia contadina ''.  
Utopia è un termine che viene inteso come il disegno di una società perfetta sotto l'aspetto politico, religioso ed economico che, proiettata in una dimensione spazio-tempo indefinita, non trova riscontro nella realtà e nella quale gli uomini dovrebbero poter realizzare una convivenza del tutto felice che in ogni caso rimane irrealizzabile.
Ciò tuttavia non toglie all'uomo la voglia e la volontà di lottare per poter migliorare in generale il proprio stato e condizione ed a proposito richiama non solo alcuni personaggi illustri ( Platone, Tommaso Moro, Tommaso Campanella, Niccolò Macchiavelli ) che scrissero in merito, ma anche fatti avvenuti più recentemente come la rivoluzione russa e per essere più vicini a noi i Fasci siciliani, i Fatti di Castelluzzo, ecc.  

Ha quindi ceduto la parola alla Sig.ra Ancona che per prima cosa ha ringraziato il Dott. Barbata per l'accurata esposizione usata nella presentazione del volume, l'Associazione per la disponibilità dimostrata e quindi il Prof. Valenti ed i presenti per la loro presenza nonstante le condizioni meteo non proprio favorevoli e per l'attività culturale svolta per mantenere vive le tradizioni popolari locali.
Ha quindi proseguito dicendo che dopo tutto quello che era stato detto a lei ben poco sarebbe rimasto da dire, tuttavia il tema trattato dal libro meriterebbe ulteriori e maggiori approfondimenti.
Ha successivamente concluso precisando che ciò che la spinge nella sua opera e nel suo lavoro è primieramente l'amore per la Sicilia, terra generosa, ricca e spontanea la cui storia, tradizioni, valori e lingua devono essere attivamente e tramandati per non essere dimenticati.

La serata si è quindi conclusa con la lettura da parte del Signor Roberto Bica di una poesia dell'autrice del testo presentato, peraltro riportata nella relazione del Dott. Barbata, intitolata '' Madrigale per la Sicilia ''.

A ricordo della serata il Prof. Valenti ha offerto al relatore un  piatto in ceramica di Burgio sponsorizzato dalla Ditta '' Bono Antiquariato '' e la Sig.ra Ancona ha donato alla biblioteca del sodalizio alcuni testi di poesia e il su menzionato saggio su Ignazio Buttitta.

L'evento si è infine concluso con:
- l'arrivederci a sabato 31 gennaio 2015 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal XXIXX Corso di cultura
- l'avviso che l'evento '' A mannara: formaggi, ricotta e pecora '' previsto per giovedì 29 gennaio 2015 è stato spostato a domenica 1° febbraio 2015; il locale, da raggiungere con mezzo proprio, è nella zona di Fulgatore e che comunque per coloro che non conoscessero l'itinerario per raggiungerlo, l'appuntamento è fissato per le ore 12.30 presso il Palagranata nelle vicinanze dell'uscita dell'Autostrada.
- l'invito ad effettuare al più presto la necessaria ed indispensabile prenotazione per coloro che volessero partecipare all'evento gastronomico.
 

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