2016 - 12 - 03: Dott.ssa Daniela Scandariato - Pietra incarnata e alabastro al Museo Pepoli di Trapani
Sabato 3 dicembre 2016 alle ore 18.15 nell sala delle conferenze-biblioteca dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 ha avuto luogo il settimanale incontro previsto dal programma delle attività del 2016, XXX Corso di cultura che ha contato sulla partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti.
Ospite e relatrice della serata la Dott.ssa Daniela Scandariato che è stata accolta con cordialità dai presenti e dal Presidente Prof. Salvatore Valenti, ritornato in sede.
Aperti i lavori, dopo i rituali saluti e chiedendo scusa alla Dott.ssa Scandariato, il Presidente ha ricordato ai soci presenti che la Conviviale di fine anno avrebbe avuto luogo per motivi organizzativi non più domenica 18 alle ore 19.00 ma sabato 17 dicembre 2016 alle ore 13.00 con un pranzo presso la Sala del pavone del Garten Ristorante di Valderice.
Ha voluto precisare inoltre che lo scopo della Conviviale di fine anno, a cui si è augurato la partecipazione di tutti i soci, è sostanzialmente quello dello scambio degli auguri alla conclusione dell' anno sociale che al di fuori delle varie attività programmate a cui assiduamente si è partecipato nel corso di tutto l'anno.
Ha anche riferito che l'anno sociale 2017 avrebbe avuto inizio ufficiosamente con la tradizionale tombolata già prevista per il 5 gennaio 2017 alle ore 18.00 nella sede dell'Associazione, mentre la sua inaugurazione ufficiale sarebbe iniziata con il ricordo del Dott. Giuseppe Alestra, mancato nel corso del 2016, e che per tale evento l'Associazione ha voluto estendere l'invito a partecipare ai familiari dell'indimenticabile animatore di tanti incontri dei passati corsi di cultura.
La parola è quindi passata alla Dott.ssa Daniela Scandariato, figlia degli omonimi soci, funzionaria del Museo Pepoli di Trapani e già ben nota ai soci per aver più volte negli anni passati partecipato alle attività culturali del sodalizio.
Avuta la parola la relatrice ha ringraziato i presenti e l'Associazione per l'invito che annualmente le viene rivolto ed è quindi entrata in argomento dicendo che il tema della serata sarebbe stato incentrato nella sua prima parte sulla pietra incarnata e su alcune opere con essa realizzate, talune delle quali ammirabili presso il Museo Pepoli di Trapani, per successivamente avrebbe trattato del Presepe Tipa realizzato in materiali inerti.
Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto detto nel suo intervento della Dott.ssa Scandariato che ha integrato il suo dire con la proiezione di una serie di belle diapositive che purtroppo non sono state rese disponibili.
Alcune delle immagini riportate sono state ricavate da quanto trovato e disponibile sul Web.
La pietra incarnata era un particolare tipo di alabastro di color beige-rosato caratterizzato da striature di vario tonalità ( grigio, nero, rosso bruno ) facilmente lavorabile con il bulino che venne utilizzata nei secoli XVII e XVIII, ma anche prima come si vedrà, per realizzare soprattutto statue di martiri, di crocifissi o di Cristi morti in cui veniva esaltata per la caratteristica e naturale colorazione di tale pietra il corpo nudo del soggetto sottoposto a martirio, alla fustigazione o alla crocifissione. In merito alla sua estrazione essa avveniva in una cava in territorio di Valderice che da tempo non è più localizzabie per suo esaurimento ed interramento. Notizie in merito ad essa sono date nel periodo compreso fra il 1500 ed il 1700 il Cordici, il Carvini, Biagio Amico e più recentemente nel 1800 anche il Di Ferro.
Nei secoli XVII e XVIII Trapani vide lo sviluppo di una notevole e pregiata arte scultoria che produsse sia opere di grandi che di piccole dimensioni. Essa fu specialmente legata al culto della Madonna d Trapani che custodita anche allora nel Santuaio dell'Annunziata era venerata da re, principi, nobili ed illustri personaggi, anche stranieri, che venivano in città appositamente. Gli artigiani trapanesi producevano in genere piccoli oggetti devozionali in marmo, alabastro, corallo, avorio ma anche tela e colla che i pellegrini portavano con se nel ritorno a ricordo della visita alla Madonna. Tali manufatti per la perizia degli artigiani talvolta costituivano vere e proprie opere d'arte legate al culto della Vergine.
Il rinvenimento della nuova pietra facile da lavorare li spinse a cimentarsi anche nella realizzazione di opere in grandezza naturale aventi per soggetto il Cristo, la sua passione e morte e la sua deposizione favoriti in ciò dalle caratteristiche nervature colorate della pietra che facilmente consentiva la riproduzione al naturale delle sue martoriate membra e carni nonchè il martirio di S. Sebastino colpito dalle frecce mentre era legato ad un palo o ad un albero le cui ferite erano nella credenza popolare paragonabili a quelle di Gesù.
Al tema di Gesù spirante o già morto sulla croce gli artisti trapanesi affiancarono altri episodi della sua passione come la flagellazione mentre era legato alla colonna, l'Hecce homo, il Cristo morto, il Calvario.
Su tali opere e sulle loro particolarità e caratteristiche peculiari la Dott.ssa Scandariato si è molto soffermata descrivendone con dovizia le particolarità espressive, la fedeltà nella riproduzione dell'anatomia del corpo e la giacitura delle figure nonchè la descrizione del perizoma unico indumento che ricopriva il corpo normalmente ignudo.
Gli artisti che si distinsero e che raggiunsero nei volti delle loro opere alte caratteristiche espressive furono gli scultori Alberto ed Andrea Tipa, Giacomo Tartaglio ma si hanno anche altre opere il cui autore è ignoto.
Ad Alberto Tipa ( 1732 - 1783 ) che lavorò insieme al fratello Andrea ( 1725 - 1766 ) nella loro famosa bottega la pietra carnacina sono attribuite:
- due composizioni del Cristo alla colonna di cui una facente parte di una collezione privata di Palermo ed un'altra conservata presso il Palazzo vescovile di Trapani proveniente dalla Chiesa del Carmine. Sul piedistallo di quest'ultima durante un suo restauro è stata ritrovata l'incisione 1656 che presumibilmente è quella della sua realizzazione. Se ciò fosse vero l'opera non potrebbe essere più attribuita ad Alberto Tipa, ma la scoperta mette in evidenza che in quell'anno la pietra carnacina era già nota agli artisti del tempo che l'utilizzavano per la realizzazione delle loro opere.
- un Hecce Homo conservato presso il Museo diocesano di Mazara del Vallo.
- un drammatico crocifisso in grandezza naturale, appartenente alla Chiesa di S. Alberto di Trapani, custodito ancora nel Palazzo vescovile di Trapani - un piccolo gruppo statuario rappresentante il Calvario appartenente ad una collezione privata di Catania. In essa il crocifisso è in pietra incarnata mentre le figure della Madonna, di Maria Maddalena e di S. Giovanni sono in alabastro.
Altra opera in pietra incarnata è la scultura del Cristo morto in cui vengono evidenziati anche i buchi lasciati dai chiodi nelle mani, nei piedi e la ferita del costato. Di essa se ne conosce una posta sotto l'altare del SS. Sacramento nella Cattedrale di S. Lorenzo, attribuita dal Di Ferro a Giacomo Tartaglio ed un'altra simile, di autore ignoto, che si trova nella Chiesa dell'Addolorata sempre a Trapani.
Un'altra scultura in dimensioni ridotte ed ancora in pietra incarnata del Cristo deposto riproducente l'iconografia dei manufatti trapanesi fa parte di una collezione privata di Palermo.
Come il fratello Alberto anche Andrea Tipa, come riportato dal Di ferro nella biografia dell'artista, si avvalse della pietra carnacina per realizzare una statua di S. Sebastiano trafitto in varie parti del corpo dalle frecce durante il suo martirio. L'opera oggi è ammirabile nei locali dl Museo Pepoli di Trapani dove è custodita.
La Dott.ssa Scandariato ha infine concluso il suo intervento parlando del
Presepe Tipa la cui realizzazione in materiali amorfi è stata attribuita ad Andrea Tipa. Dopo varie vicissitudini il presepe entrò a far parte dei beni del conte Agostino Pepoli, fondatore dell'omonimo Museo, che la donò allo stesso in seguito a legato testamentario dopo la sua morte.
Il Presepe di forma piramidale rappresenta un montagna ricca di grotte ed anfratti al cui interno sono state posizionate le varie statuine che hanno dimensioni via via minori quanto più lontane sono disposte. La superficie del monte è tutta ricoperta di materiali provenienti dal fondo marino e da decorazioni simili a fiori realizzate in corallo e madreperla che ne ravvivano l'aspetto.
Sulla cima, realizzata in alabastro, è posizionata una città, forse Gerusalemme, da cui discende il corteo dei Magi. Nelle varie grotte sono rappresentati episodi di vita normale e statuine che riproducono antichi lavori o attività a cui erano use le popolazioni del tempo nonchè una movimentata scena di caccia al cinghiale.
Particolare è infine la posizione della Madonna sdraiata sulla mangiatoia che porge il seno al bambinello.
Alla chiusura della relazione ha fatto seguito un breve dibattito al temine del quale prima dell'arrivederci a sabato 10 dicembre 2016 alle ore 18.00 nei locali dell'Assoiazione per il prossimo incontro in programma, il Prof. Valenti, dopo aver ringraziato la Dott.ssa Scandariato per l'interessante tema trattato, a nome dell'Associazione ed a ricordo dell'evento le ha donato il libro '' La scia dei tetraedri - Nel mare gastronomico delle Egadi '' di E. Milana.