2011 - 04 - 02 : Presentazione del testo: ' Il Vangelo dell'uomo ' del Prof. Nino Sammartano - Avv. Domenico Messina


L'incontro con il Prof. Carlo Cataldo previsto per sabato 2 aprile 2011 sul tema ' Eventi della storia post-unitaria nella Sicilia occidentale ' è stato postecipato a sabato 30 aprile 2011. 

Nell'incontro di oggi l'Avv. Domenico Messina ha invece presentato il libro ' Il Vangelo dell'uomo ' del Prof. Nino Sammartano.



Sabato 2 aprile 2011 nella sala delle riunioni
' Antonio Buscaino ' dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese si è svolto l'incontro nel corso del quale l'Avv. Domenico Messina ha presentato il libro ' il Vangelo dell'uomo ' del Prof. Nino Sammartano. 

All'apertura dell'incontro il Presidente, Prof. Valenti, dopo la presentazione ai soci sia dell'oratore che dell'autore del libro ha ceduto la parola all'Avv. Messina che dopo una breve introduzione è passato a trattare i contenuti del libro illustrandone alcune parti. 

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto esposto dall'oratore. 

L'autore, come detto nella premessa al libro, considera la rapidità dei cambiamenti che il mondo sta subendo come la causa che sta portando l'uomo a non essere considerato più il centro dell'universo. Conseguenza di ciò è che egli non è più in grado di governarli anche se gli stessi contribuiscono al suo progresso. L'essere umano quindi tende a trasformarsi da soggetto ad oggetto dello sviluppo stesso.
Egli pertanto viene sospinto sempre più ai margini del mondo subendo un livellamento rispetto agli altri esseri viventi con il rischio di essere privato di quelle prerogative che lo distinguono da essi e che lo pongono contemporaneamente al di sopra di essi. 

Da questa situazione nasce pertanto la questione antropologica che ha la funzione di coniugare lo sviluppo con il bene dell'uomo stesso al fine di conseguire il risultato finale del suo bene integrale. 
In questo processo che non è facile realizzare, è necessario avere un riferimento ben preciso che non si può inventare improvvisamente: esso deve essere ricercato nella tradizione millenaria dell'uomo stesso anche se essa deve essere rapportata ed aperta ai nuovi sviluppi che si sono succeduti nel tempo, e in tale ottica non si può trascurare o ignorare il messaggio evangelico che traspare dai discorsi e dai dialoghi che Gesù aveva con gli interlocutori del suo tempo.
E' pertanto sulla base di queste considerazioni che l'autore rilegge alcuni dei brani del Vangelo che a suo parere sono i più rilevanti, anche se da quelli non considerati si potrebbero ricavare altri spunti non meno importanti.

Ciò premesso, l'oratore si è intrattenuto ed ha sviluppato i contenuti di alcune frasi del Vangelo riportate in alcuni capitoli del  libro e che di seguito si riportano:

- ' La vostra gioia sia piena '
- ' Chi è senza peccato scagli la prima
pietra '   
- ' Togli prima la trave dal tuo occhio '
- ' Porgi l'altra guancia '.

La trattazione della prima frase conduce immediatamente a distinguere fra
' piacere ' e ' gioia '.

Il primo è un elemento gratificante facilmente raggiungibile che comporta la ripetizione di un atto o di una sensazione sensoriale proveniente dall'esterno della persona e che talvolta produce dipendenza, ripetizione, assuefazione ad esso senza e dal quale non deriva un appagamento stabile nel tempo oppure conduce al suo abbandono perchè sostituito da un altro atto che induce sensazioni di maggiore intensità. Si mette così in moto una dinamica perversa che tende a moltiplicare le esigenze con la conseguenza di creare alla fine una sensazione di inaridimento e di svuotamento. 

La gioia invece non è legata al consumo ma al vissuto interiore della persona e nasce nel cuore e dal cuore dell'uomo, non scaturisce da fattori esterni ma dall'esperienza interiore di una sintonia con se stessi, con gli altri e con il mondo. Essa si caratterizza per quattro elementi:
- il sentimento di sintonia con se stessi e con tutto il mondo che ci circonda e nel quale ci si sente in comunione universale
- un senso di espansione dell'io che si apre fino ad abbracciare tutto il mondo circostante
- il senso di una relazione più intensa che ci consente di cogliere l'essenza delle cose e di comunicare con gli altri ad un livello non superficiale ma molto profondo
- un senso di pienezza di se, delle proprie energie interiori, che sfocia nella necessità di esprimersi e di comunicare con gli altri.
La gioa pertanto ha origine diversa dal piacere ed è molto più durevole di esso, si prolunga nel tempo, è diffusiva, fa tendere alla comunicazione, al contagio a differenza del piacere che invece tende ad esaurirsi in colui che lo prova.

Riferimenti alla gioia si ritrovano in vari passi del Vangelo il più significativo dei quali è il Discorso della montagna nel corso del quale Gesù enuncia le Beatitudini che in definitiva tracciano un programma di vita centrato sugli atteggiamenti spirituali seguendo i quali si può raggiungere la vera e duratura gioia. 
La gioia non è destinata a pochi eletti, ma è raggiungibile da tutti a prescindere dal proprio credo religioso e pertano le Beatitudini possono essere considerate come lo statuto universale della gioia.

La seconda frase la si ritrova nell'episodio dell'adultera condannata alla lapidazione dove gli scribi ed i farisei cercano di porre in difficoltà Gesù al fine di metterlo con le spalle al muro perchè se egli avesse risposto che la donna era da condannare si sarebbe contraddetto mentre se avesse risposto che la donna non era da condannare si sarebbe dichiarato contro la legge di Mosè. Gesù in questa situazione medita sulla risposta da dare andando all'essenza della questione in quanto la questione di fondo era quella che gli scribi ed i farisei si ritenevano nel giusto in quanto la lapidazione della adultera era giustificata dalla legge e quindi di fatto con la lapidazione della stessa non avrebbero avuto colpe da farsi perdonare. Nel contesto della risposta Gesù pertanto vuol colpire la loro presunzione invitandoli a rietrare in se stessi e ad ascoltare la propria coscienza. Infatti con la risposta data  egli vuole evidenziare che nessuno può avere la prerogativa di condannare a morte una persona, anche se colta in flagranza di reato, senza poi assumersi alcuna responsabilità e ritenersi immune da qualsiasi peccato.
Con la risposta Gesù li spinge a scrutarsi dentro, ad esaminare il loro animo facendoli coscienti della loro fallibilità con il risultato di far nascere in essi una maggiore comprensione che all'apparenza sembra una sconfitta ma che poi in effetti è anche una vittoria in quanto più coscienti e vittoriosi sull'impulso incontrollato alla violenza. 
L'episodio è quindi da considerarsi nel complesso il trionfo della perdono, della fraternità, la vittoria del bene sul male, anche perchè l'esortazione alla donna di non peccare più la spingerà sulla strada di un cambiamento di vita ed in definitiva in un miglioramento del proprio comportamento e di una radicale sterzata delle abitudini fino a quel momento adottate.
La consapevolezza di essere più indulgenti e comprensivi nei riguardi degli altri non può che insegnarci a dare la giusta dimensione ai meriti ed ai limiti propri ed altrui e quindi nel complesso a migliorarci nel contesto nel mondo attuale che sembra aver perduto il senso del peccato e che quindi ci spinge ad essere più violenti, aggressivi, disumani, intolleranti e che quindi ogni azione sia in definitiva lecita per raggiungere i propri scopi, qualsiasi essi siano, anche se si calpestano i diritti e la dignità altrui come anche dimostrato dai fatti di cronaca di cui giornalmente si apprende o a cui si assiste nell'indifferenza di tutti.

In merito alla terza frase Gesù ha inteso puntualizzare che gli uomini tendono ad ignorare i propri difetti ovvero ad ignorarli o minimizzarli considerandoli piccoli o irrilevanti ( la pagliuzza ) mentre tendono invece ad esagerare quelli degli altri ( la trave ) che appaiono grossi e pesanti ed in grado di condizionare in modo negativo anche le relazioni con gli altri. In definitiva egli vuole mettere in evidenza l'adozione della doppia misura: grande per giudicare i difetti degli altri, piccola per misurare i propri come nella favola delle due bisacce: quella davanti in cui sono contenuti i difetti degli altri che è facile da vedere, quella di dietro in cui sono contenuti i nostri difetti che invece è difficile da vedere.
Gesù pertanto invita a capovolgere la situazione per cui ognuno dovrebbe lavorare pazientemente su se stesso per mettere in atto un meccanismo di autocorrezione al fine di acquisire nuove abitudini più positive e per eliminare i propri difetti ancor prima di pretendere che siano gli altri a farlo. In altre parole perchè le cose cambino  dobbiamo essere noi stessi a cambiare e la  realizzazione di questo processo può partire solo dal nostro intimo e non c'è nessuno che lo possa fare al nostro posto.

Infine in relazione alla quarta frase Gesù intende precisare che anche se si riceve del male non bisogna reagire nello stesso modo ma bisogna controllare l'impulso della reazione e sorprendere l'altro con la rinuncia ad un gesto di autodifesa invitandolo in modo non aggressivo a riflettere, a comunicare al fine di far iniziare con gli altri anche una nuova relazione cercando di capire il motivo che si trova alla base di tale comportamento.
Porgere l'altra guancia deve quindi essere inteso come un offrirsi all'altro disarmato e reagendo con la forza della pazienza ed in definitiva con la forza dell'amore capace di risanare non solo le relazioni umane ma anche di far sbocciare nuovi atteggiamenti e sentimenti nei cuori indifferenti ed induriti. 

Al termine dell'esposizione ha preso la parola l'autore che a sua volta ha brevemente ripercorso il cammino ed espresso le motivazioni che lo hanno portato a scrivere il libro oggetto della presentazione. 

Subito dopo è iniziato un vivace ed interessante dibattito a cui hanno partecipato molti dei presenti ed ai quali sia l'autore che il relatore hanno risposto con ulteriori chiarimenti e precisazioni.

Al termine del dibattito il Presidente ha donato all'Avv. Messina il libro ' Storia di Trapani ' di Mario Serraino.
L'icontrp si è poi concluso con le usuali fotografie di rito.         






























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