2018 - 04 - 21: Prof. Lina Novara - G. Biagio Amico e il Paliotto di San Domenico
Sabato 18 aprile 2018 alle ore 18.20 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 come previsto dal programma dellle attività del XXXII Corso di cultura per l'anno 2018 ha avuto luogo l'incontro con la Prof.ssa Lina Novara, Presidente dell'Associazione '' Amici del Museo Pepoli '' di Trapani da moltissimi anni vicina al sodalizio ed assidua partecipante alle sue attività e quindi ben nota ai soci dell'Associazione.
Aperti i lavori della serata, il Prof. Valenti, dopo aver salutato la Prof.ssa Novara ed i presenti in sala, fra i quali per l'occasione anche molti soci dell'Associazione presieduta dalla stessa, ringraziandola per aver ancora una volta essere presente alle attività del sodalizio, prima di cederle la parola, per motivi di opportunità, ha ricordato che:
- il giorno 27 aprile in 1^ Convocazione ed il giorno 28 aprile in seconda Convocazione alle ore 17.00 avrebbe avuto luogo nei locali del sodlizio l' Assemblea ordinaria dei soci per l'anno 2018 invitanto pertanto tutti i soci ad essere presenti
- la scampagnata prevista per il 1° maggio avrebbe avuto luogo presso Villa Burgarella in Contrada Pietretagliate da raggiungere ovviamente con mezzo proprio alle ore 11.00 e per la quale si saarebbero potuto effettuare le relative prenotazioni
- dal 23 dal 27 aprile si sarebbe svolto il viaggio per la visita di Malta e Gozo per cui gli interessati avrebbeo dovuto prendere gli opportuni contatti finali.
Prima di cedere la parola alla Prof.ssa Novara il Prof. Valenti ha voluto precisare che il tema scelto per la serata avrebbe dovuto far parte di una trilogia di incontri legati da un unico filo conduttore così predisposti:
- sabato 7 aprile 2018: La vocazione alla povertà di S. Domenico di Guzman e di S. Francesco, Prof. Filippo Burgarella
- sabato 14 aprile 2018: Chiesa, Convento di S. Domenico e il Crocifisso miracoloso, Prof. Valenti Salvatore
- sabato 21 aprile 2018: G. Biagio Amico ed il Paliotto di S. Domenico, Prof.ssa LIna Novara
con le ultime due legate alle opere realizzate a Trapani dall'architetto trapanese Giovanni Biagio Amico.
Purtroppo per l'improvvisa e prematura scomparsa del Prof. Filippo Burgarella l'incontro del giorno 7 non è stato tenuto e di conseguenza quello odierno è da ritenere a tutti gli effetti il completamento della relazione del giorno 14 le cui argometazioni sono state già riportate sul sito del sodalizio per chi ne volesse prendere conoscenza.
Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito dalla relatrice che è stato accompagnato dalla proiezione di una interessante serie di diapositive, rese disponibili e di seguito inserite, frutto di una dettagliata scheda di valorizzazione dell'opera realizzata dalla Prof.ssa Novara in occasione della mostra '' Ori ed argenti di Sicilia '' tenutasi presso il '' Museo Pepoli '' di Trapani nel 1989.
Avuta la parola la Prof.ssa Novara ha salutato i presenti e ringraziato l'Associazione per l'invito a relazionare che accetta sempre di buon grado considerata la pluriennale e fattiva collaborazione venutasi a creare.
Il Paliotto dell'altare della Cappella del Crocifisso miracoloso della Chiesa di S. Domenico oggi si trova esposto presso il Museo Pepoli di Trapani mentre al suo posto si trova, per renderne l'idea, una sua riproduzione fotografica in dimensioni reali che però non rende quanto l'originale per ovvi motivi.
All'inizio della sua relazione la Prof.ssa Novara ha posto ai presenti l'interrogativo della relazione esistente fra il Paliotto di cui sopra e l'architetto G. B. Amico ed ha iniziato la sua disquisizione ricordando brevemente gli elementi esssenziali della sua biografia.
Nato a Trapani nel 1684 da famiglia modesta studiò da autodidatta nella Biblioteca della Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio dei Gesuiti prendendo gli ordini sacri nel 1709, si laureò in Diritto civile e canonico. Fu prima parroco di S. Lorenzo, poi Vicario generale della Diocesi di Mazara del Vallo, studiò i trattati di Vitruvio, Palladio e Scamozzi e fu nominato Architetto del Senato di Trapani e poi Ingegnere del Patrimonio del Regno di Sicilia a Palermo.
Viaggiò molto in Sicilia e scrisse in due volumi '' L'architetto pactico '' in cui affrontò problematiche più pratiche che teoriche.
Fu una personalità di risalto nel trapanese anche perchè ebbe il merito di portare il barocco che già sviluppato in Italia stentava ad arrivare in Sicilia. Morì a Trapani nel 1754 ed a lui è ivi intitolato un Istituto superiore di 2° grado ovvero l'Istituto per geometri.
Nel 1732 progettò per la Chiesa di S. Domenico dei Domenicani la Cappella del SS. Crocifisso miracoloso per volere della Famiglia Ferro dove fu sistemata la suddetta opera di origine gotica nord europea caratterizzato da una espressione altamente drammatica ed espressiva chiaramente non rientrante nel gusto italiano che secondo la tradizione fu portato a Trapani dai domenicani provenienti dalla Terra Santa nel secolo XIII ed attribuito a S. Nicodemo apostolo di Gesù.
La Chiesa di S. Domenico avente la facciata ad Ovest e l'abside ad Est era in origine a tre navate con colonne gotiche ma nel '600 era già a navata unica. La cappella del SS. Crocifisso che si trova sul lato sinistro entrando, ha forma quadratae su di essa è posta una ampia cupola basata sulle pareti portanti. Il profilo della scalinata è ondulato; l'altare e le pareti su cui si hanno delle colonne con capitelli corinzi sono rivestiti da un marmo policromo locale denominato libeccio.
Alcuni elementi di es rimandano ad altre opere come la cappella che l'Amico realizzò nel 1714 dedicata a S. Ignazio.
Nel 1754 quando G. B. Amico morì la cappella non era sta ancora terminata del tutto. Nel 1761 l'amico ed allievo architetto Luciano Gambina ne realizzò il pavimento ancora in marmo policromo con al centro lo stemma della Famiglia Ferro.
Come riportato nel manoscritto 311 della Biblioteca Fardelliana il Paliotto in argento fu iniziato nel 1739 e terminato solo nel 1768.
Il Paliotto altro non è che un rivestimento della parte anteriore dell'altare, rivolto quindi ai fedeli, che può essere realizzato in legno decorato ed intarsiato, in seta o tessuto ricamato o anche in argento, come quello di cui si parla, ed oro finemente decorato.
Non si sa se, quando fu terminato, fu collocato o meno all'altare.
Il Paliotto rappresenta una veduta architettonica di una facciata o anche l'abside di una chiesa con le sue navate aperte nel piano, dal centro verso destra e verso sinistra, e nel complesso è composto da 30 lamine d'argento sbalzate e cesellate e saldate fra di loro ed affidate a una struttura lignea di sostegno posteriore.
Si notano in basso colonne tortili e cinque nicchie di cui una al centro e quattro laterali ed altre nicchie più piccole nella parte superiore sovrastate a loro volta da una balaustrata decorata con pigne al cui centro è raffigurato il Cristo che, staccata una mano dalla croce, porge ad un bambino il pane che lo stesso gli aveva chiesto essendo in corso una carestia e non avendo niente da mangiare.
Le opere in argento del tempo, fatte in Trapani dal 1614 al 1769, dovevano riportare una punzonatura ( bulla ) di garanzia che doveva riprodurre lo stemma della città ( cinque torri, una falce ed una corona, che potevano avere disposizione diversa ) ed una dicitura ( DUI: Drepanum Urbis Invittissima, IUD: Invittissima Urbis Drepanum. ecc.) che doveva essere apposta dal Console che presideva la corporazione della categoria a mò di garanzia.
Dal 1631 al 1671 i marchi divennero due: lo stemma della città seguito dalla lettera C cui seguivano due lettere che identificavano il Console del tempo e dal 1671 al 1825, data in cui vennero soppresse le maestranze, anche l'anno in cui erano state fatte. In genere si riportavano anche le iniziali dell'argentiere che le aveva realizzate.
Nelle diverse lamine che compongono il Paliotto si ritrovano tutte queste particolarità che sono storicamente confermate dai documenti del tempo ritrovati negli archivi e dai quali si può risalire anche, tramite le date, agli anni ed ai nomi degli artigiani che li realizzarono ed ai nomi dei Consoli che presiedevano la Corporazione.
Esso infatti fu realizzato nella bottega dei Lotta ed i vari pannelli furono opera di diversi argentieri come Vincenzo Bonaiuto ( BV ), Bernardo Zorba ( BZ ) morto nel 1778, e sotto diversi Consoli: Angelo La Monica ( AMC ) nel 1755 e 1765, Ottavio Martinez ( OMC ) console nel 1744, 1748, 1750.
Un argentiere che eccelse per le opere di grande valore realizzate fu Vincenzo Bonaiuto ( BV ). Egli operò insieme a Michele Tumbarello ( MT ) sotto il consolato di Giuseppe Piazza, alla realizzazione della statua in argento di S. Alberto, oggi custodita nella Basilica dell'Annunziata di Trapani, realizzò l'ostensorio della Chiesa della Marina Grande ( Chiesa della Luce o dei naviganti ) e ad altre varie e belle opere fra cui nel 1766 il paliotto della cappella del SS. Sacramento a Marsala, Console del tempo Angelo Sandiaz.
La funzione dei paliotti era quella di narrare per immagini ai fedeli, allora per la maggior parte analfabeti, le scritture ed i fatti di fede e quindi avevano prettamente funzione didascalica ed un alto significato simbolico; dovevano inoltre essere belli e raffinati.
La veduta architettonica del Paliotto di S. Domenico risulta essere molto lavorata, cesellata e sbalzata non essendoci alcuna parte lasciata liscia.
Come prima detto nella parte centrale ci sono cinque nicchie in ognuna delle quali, da sinistra a destra, è riportata una scena che rappresenta: Gesù nell'orto, la flagellazione, al centro una rappresentazione della Pietà ovvero della Madonna che sorregge il Cristo morto, ed ancora la coronazione di spine e l'ascesa al calvario. Il complesso è quindi un chiaro riferimento ai cinque misteri dolorosi del rosario.
Sotto tali nicchie, ma questa volta con figure fuse, e sempre da sinistra a destra si ritrovano: la montagna rocciosa su cui sorge Erice e le barche dei naviganti a rappresentare la Marina Grande, al centro, sotto la Pietà, inserite in una cornice, le saline di Trapani con la scritta IHS ( Iesus Hominus Salvator ) ed ancora più a destra la città di Trapani cinta dalle mura e le barche dei pescatori a rappresentare invece la Marina Piccola.
Il tutto a simboleggiare un omaggio alla città di Trapani ed al suo mare.
Nei pinti delle colonne in basso sono inoltre rappresentati tutti i simboli della passione di Gesù.
Nella parte superiore ed al centro il Crocifisso con il braccio staccato dalla croce che da il pane al bambino che glielo aveva domandato, a ricordo del miracolo del 1641 e sotto quattro mezzi busti rappresentanti rispettivamente: S. Pietro domenicano martire del 1221, l'Arcangelo Gabriele a ricordo dell'Annunziazione, S. Domenico con la stella sulla testa a significare la sapienza ed il papa Onorio III che nel 1216, dopo la morte di S. Domenico, approvò la regola dei Domenicani.
Nel complesso l'opera invita alla riflessione sui Domenicani e sui misteri del rosario: Gaudiosi, Dolorosi, Gloriosi ed oggi anche Luminosi.
Altri particolari tuttavia emergono dal paliotto in relazione ai misteri dolorosi. Infatti sotto la nicchia di Gesù nell'orto è riportata una scritta che riferisce che a suo modello fu fatto nel 1741 il mistero degli ortolani, sotto la flagellazione quello dei muratori nel 1743, sotto la coronazione di spine quello realizzato nel 1739 per devozione di tale Alberto Campo e sotto Gesù che sale al Calvario con la croce sulle spalle quello dei salinai realizzato nel 1740. Ovviamente con l'appartenenza ai ceti di oggi non si può creare alcuna relazione.
Ritornando alla Cappella del SS. Crocifisso ed in riferimento ai misteri dolorosi si è scoperto che con un meccanismo azionato mediante delle corde si possono far comparire davanti allo stesso quattro pannelli dipinti rappresentanti Gesù nell'orto, la flagellazione, l'incoronazione di spine, la salita di Gesù al calvario ed infine il Crocifisso miracoloso, a significare la sua passione e morte, che normalmente compariva coperto da un velo azzurro che successivamente veniva tolto solo in presenza del Senato della città, della Compagnia dei Bianchi, delle autorità di allora e del popolo con un totale coinvolgimento anche emotivo di tutta la popolazione a riprova dello scopo di narrare per immagini e quindi didascalicamente tutta la passione e le sofferenze di Cristo.
La recita del rosario era importante per i Domenicani. Si narra infatti che S. Domenico ricevette in sogno dalla Madonna la corona del rosario come mezzo per sconfiggere le eresie del tempo.
Nella Chiesa di S. Domenico sono conservati ancora moltissimi quadri e come riferimento della devozione di S.Domenico verso la Madonna, la Prof.ssa Novara ne ha citato due che secondo il suo parere sono i più rappresentativi: uno di Giambattista Crespi del 1630 dove la Vergine è raffigurata insieme a S. Domenico ed a S. Caterina ed uno di Lorenzo Lotto del 1539 in cui si ritrovano anche tutti i misteri del rosario.
Ritornando al Paliotto mentre da quanto detto si ha la certezza del periodo e del nome di alcuni degli argentieri che lo realizzarono, resta ignoto il nome di colui che ne fece il disegno originale.
Tuttavia sulla base dell'analisi di alcuni particolari che esso riproduce e di alcuni degli edifici progettati e realizzati da G.B. Amico è allo stesso insigne architetto, secondo la Prof.ssa Novara, che ne deve essere attribuita la paternità.
A riprova di ciò la stessa ha ritenuto molto simiglianti e significativi:
- la parte centrale del Paliotto con l'abside e con le colonne della navata della Chiesa della Madonna di Trapani come risulta da un disegno del 1741 costruita fra il 1741 ed il 1760
- la balaustrata con decori a forma di pigna posta in alto con quella messa in opera nella Chiesa del Purgatorio di Trapani, nella Chiesa di S. Maria delle Grazie a Marsala, con la Chiesa di S. Anna a Palermo, con la Chiesa di S. Lorenzo a Trapani, ecc.
E' con questa convinzione, che potrebbe essere confermata dal ritrovamento di ulteriore e non ancora nota documentazione notarile, che la Prof.ssa Novara ha concluso la sua esposizione che è stata poi seguita da un dibattito che ha visto la partecipazione interessata di molti dei presenti in sala.
Alla sua chiusura, il prof. Valenti dopo aver ringraziato l'oratrice per l'interessante tema trattato a ricordo della serata le ha offerto il libro '' Sicilia risorgimentale '' di S. Costanza a cui la Prof.ssa Novara ha ricambiato con una serigrafia a tiratura limitata di un disegno di Giovanna Cammarasana realizzata in occasione del decennale della fondazione dell'Associazione '' Amici del Museo Pepoli '' riproducente uno scorcio del Chiostro che si trova all'ingresso dello stesso Museo.