2012 - 03 - 17: Arch. Roberto Manuguerra - L'industria trapanese nell'Ottocento: sviluppo e decadenza.

Sabato 17 marzo 2012 alle ore 18.15 nella sala delle riunioni '' Antonio Buscaino '' dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 alla presenza di un folto gruppo di soci si è svolto l'incontro con l'Arch. Roberto Manuguerra la cui relazione era originariamente prevista dal calendario annuale delle attività per il giorno 14 aprile 2012.

L'anticipo è stato prodotto dall'indisponibilità del Dott. Vaiasuso la cui conferenza pertanto viene posticipata al 14 aprile 2012. Questo incontro rappresenta il primo di un gruppo il cui svolgimento era stato previsto per il mese di aprile 2012 ed avente come soggetto in generale l'economia e le attività industriali esercitate nella provincia di Trapani.

Il relatore è stato accolto dal Presidente Prof. Salvatore Valenti che dopo una breve presentazione gli ha ceduto la parola. 

Si riporta di seguito u
na breve sintesi liberamente tratta da quanto esposto dall'Arch. Manuguerra che ha accompagnato la sua esposizione con la proiezione di numerose diaposite la maggior parte delle quali sono di seguito riportate per sua gentile concessione.

Il relatore, che esercita la libera professione e che ha condotto approfonditi studi anche sui Misteri di Trapani, ha iniziato la sua esposizione ringraziando i presenti per l'accoglienza ricevuta e si è dichiarato  contento di fare la conoscenza non solo dei presenti ma anche dell'Associazione essendo questo il suo primo inserimento e contatto nella sua attività annuale.

Egli ha inizialmente esordito dicendo che in Trapani, nel secolo appena trasc
orso, la cosiddetta
'' zona industriale ''  poteva es
sere localizzata nella zona di Borgo Madonna dove erano concentrati











piccoli opicifici nei quali si producevano botti necessarie per l'industria vinicola, molini legati all'attività molitoria di frumento e talvolta anche di sale, all'industria della produzione della pasta,   all'industria vinicola, nonchè alla produzione di cordame necessario alla locale attività della pesca  ed alla produzione di terrecotte di vario tipo e genere.
Da non trascurare e dimenticare anche  l'attività della estrazione del sale nonchè della sua commercializzazione in campo nazionale e della sua esportazione in paesi soprattuttto del Nord Europa dove veniva utilizzato nella salagione e nella conservazione del merluzzo.

L'attività principale tuttavia era di tipo commerciale e mercantile e si basava sulla co
mpra - vendita di vari generi di merci che consentiva tuttavia a chi la esercitava di conseguire buone rendite e di effettuare buoni affari interessando tali attività anche molte delle zone dell'Italia.

Ciò premesso, è passato a considerare il processo della rivoluzione industriale e le innovazioni che da essa sono state apportate nel
la vita sociale, sugli operai nonchè sull'ambiente e sul territorio in cui le attività che si andavano sviluppando erano inevitabilmente ubicate.

Per capire le innovazioni che la rivoluzione industriale ha apportato bisogna necessariamente tornare indietro nel tempo ovvero all'Ottocento al fine di trovare le correlazioni fra i vari eventi.

E' tuttavia da non dimenticare che anche il cinema si è interessato dell'argomento con la realizzazione di vari film dove i diversi aspetti, talvolta positivi ma anche negativi, venivano evidenziati talvolta in modo provocatorio e caricaturale.
Inizialmente le fabbriche erano ubicate in vicinanza dei corsi d'acqua la cui presenza veniva utilizzata producendo moto tramite le ruote a pale o anche sfruttando in modo molto primitivo l'energia eolica tramite i mulini a vento.












Le fabbriche tuttavia avevano bisogno d
i manodopera e quindi di manovali e la conseguenza di ciò fu l'inurbanizzazione della popolazione  ovvero lo spostamento di grandi masse di persone dalle campagne alle città con la conseguenza di una elevata richiesta di case e dell'espansione a dismisura delle città stesse a causa dell'elevato aumento della popolazione.

Le fabbriche tuttavia restavano inserite nel tessuto urbano delle città là dove c'era, come prima detto, energia disponibile e con ciò iniziarono i problemi di inquinamento ambientale la cui problematica allora non era presa tuttavia in considerazione.
Tale problematica fu evidenziata non solo in talune realizzazioni cinematografiche ma anche in alcuni progetti che ingegneri ed architetti illuminati si posero ipotizzando città, allora dette futuriste, che conciliassero i vari aspetti della situazione e fu allora che sorse il concetto abitativo della  verticalizzazione nonchè un modo diverso di realizzare le città dotandole di vari livelli dove si potessero svolgere i vari tipi di attività o di movimentazione legati al traffico che si prevedeva, già allora, molto intenso.










Ma la vera rivoluzione industriale che poi modificò in modo sostanziale le tecniche delle varie produzioni fu l'invenzione della macchina a vapore che consentiva di disporre di grandi quantità di energia e quindi di moto sottraendo l'ubicazione delle fabbriche a quelle zone che erano state fino ad allora le principali fonti di energia ovvero i corsi d'acqua e consentendo nel contempo la dislocazione delle industrie al di fuori delle aree urbane in zone più idonee alle produzioni stesse e nel contempo meno inquinanti per le città e la salute degli abitanti.

Dall'organigramma a fianco riportato si possono  evincere le varie conseguenze, le ricadute della nuova invenzione sulle tecnologie e sulle tecniche fino ad allora utilizzate e le evoluzioni successivamente verificatesi, mentre dalla diapositiva in basso si ipotizzava come le città si sarebbero trasformare nel futuro in relazione alla eliminazione dell'inquinamento ambientale che le fabbriche producevano nelle città.

 

 

 

 

 



E' dello stesso periodo la nascita della distinzione fra borghesia e proletariato. La prima era costituita dai nobili o dai capitalisti che disponendo di notevoli fonti di ricchezza potevano creare le fabbriche, la seconda era invece composta da chi lavorava nelle frabbriche stesse e quindi prestava dietro compenso la propria manualità.

Si può affermare che la rivoluzione industriale nacque in Inghilterra soprattutto nel settore tessile con l'introduzione dei primi telai meccanici e delle prime macchine filatrici che consentivano di lavorare anche nelle proprie abitazioni e successivamente nelle grandi fabbriche che nel frattempo erano sorte e dove venivano impiegati sia donne che bambini.




















La macchina a vapore,
inventata da Watt, ebbe numerosissime applicazioni in vari campi
( industriale, propulsione navale, propulsione terrestre con la realizzazione delle ferrovie, ecc ).  

 


 

 





Per l'utilizzazione dell'energia da essa prodotta e per il suo trasferimento si ricorreva ancora a sistemi costituiti da alberi motori principali mossi dalle macchine, cinghie a nastro, pulegge,  ingranaggi, ecc.

 









Nel frattempo cambiavano anc
he le idee e nuovi criteri venivano seguiti nella localizzazione e nel modo di costruire le fabbriche e maggiore attenzione era rivolta anche all'ambiente in cui esse venivano inserite e che in parte andavano inevitabilmente a modificare.

Uomini di nuove e più vaste vedute esprimevano il loro pensiero ed evidenziavano i loro progetti innovativi e rivoluzionari per quel tempo per certi aspetti.
Così Robert Owen proponeva di ridurre l'orario di lavoro ed aumen
tare la paga agli operai ed al fine di migliorare il rendimento delle fabbriche pensava anche di creare ambienti abitativi vicini alle stesse in cui potevano trovare sistemazione dalle800 alle1000 personee quindi comunità in un certo senso autosufficienti. Sotto un altro aspetto invece le regole chesecondo lui dovevano governare il lavoro erano molto rigide e fisse e si dovevano estendere anche alla limitazione della procreazione. Una tale comunità, detta parallelogramma, doveva occupare un'area di circa 4000 m 2 e tale realizzazione poteva essere applicata sia alle attività industriali che a quelle a carattere agricolo.

Altre simili idee venivano portate avanti anche in Francia da Charles Fourier che pensava a comunità denominate palasterio o falansterio il cui fine era sempre quello di aumentare la funzionalità delle fabbriche e dove tutti dovevano essere in grado di fare tutto.

I tempi tuttavia non erano maturi per accogliere tali idee molto innovative, ma in ogni caso le fabbriche continuavano a crescere ed a svilupparsi e con esse le idee e cosa più importante tutto doveva anche contribuire ad aumentare la produzione e quindi i guadagni.












Con Ford nasce la specializzazione e con essa la catena di montaggio dove il prodotto (l'auto) veniva fatto muovere per sostare poi in diverse postazioni o aree dove gli operai le attendevano per eseguire sempre le stesse e ripetitive operazioni.
Conseguenza di ciò fu che il lavoratore  che doveva compiere sempre e continuamente le stesse

operazioni ripetitive a lungo andare avrebbe potuto essere soggetto ed evidenziare segni di alienazione.

Al fine di perfezionare ulteriormente la produzione economica,altra idea fuquella di utilizzare nel lavoro personeche mostravano una certa attitudine

le funzioni che erano chiamati a svolgere e ciò era ottenuto sottoponendo gli aspiranti lavoratori ad una selezione attitudinale ( Taylorismo ).
Poteva costituire metodo di selezione anche una prova grafologica in quanto dalla calligrafia si possono ricavare elementi caratteristici che suggeriscono o meno se una persona è idonea o meno a svolgere un particolare tipo di lavoro.

In Italia, presso la Olivetti di Ivrea, fu invece sperimentata una nuova modalità di lavoro con nuove linee di produzione integrale dove le macchine venivano realizzate in pezzi che poi venivano assemblati successivamente consentendo quindi indirettamente il controllo non solo della qualità generale ma anche quella del singolo che quel dato pezzo aveva il compito di realizzare.
L'Olivetti mise in opera anche sistemi per stimolare al meglio gli operai al fine di una produzione anche di qualità nonchè di quantità istituendo all'interno della fabbrica asili nido per i figli degli operai ed alloggi ad essi destinati.

Terminata questa parte descrittiva generale l'Arch. Manuguerra si è successivamente soffermato sull'industria del trapanese e sulle ricadute che la rivoluzione industriale avrebbe potuto avere su di essa.
Inizialmente ha però evidenziato che le attività locali non hanno saputo sfruttare le possibilità che la rivoluzione industriale poteva offrire rimanendo statiche nelle loro posizioni e quindi non evolvendosi e non modernizzandosi.
L'Arch. Manuguerra ha preso quindi in considerazione le varie attività che si svolgevano nell'Ottocento nel trapanese e che si possono oggi identificare:
- nella pesca e nella lavorazione del corallo
- nell'industria estrattiva del sale e nella sua successiva lavorazione e commercializzazione
- nell'industria della coltivazione della vite e nella successiva vinificazione
- nella pesca del tonno e nel suo inscatolamento
- nel cabotaggio marittimo e quindi nel trasporto marittimo delle merci
- nell'industria conserviera sotto sale ed in olio del pescato di taluni generi di pesce
- nell'industria molitoria
- nell'industria per la produzione della pasta.











La prima, già anche prima dell'ottocento, era entrata notevolmente in crisi per vari motivi il principale dei quali attribuibile ed a ragione all'esaurimento, per eccessivo sfruttamento, dei banchi di corallo sia locali che in altre zone vicine come quelli dell'Africa, della Sardegna e della Spagna.

Nell'estrazione del sale ben poco fu ed è attualmente cambiato rispetto ai metodi che sono stati da sempre utilizzati. Per il sollevamento dell'acqua salata dal mare alle vasche iniziali della salina ( le fredde ) veniva e  continuò ad essere utilizzata la coclea di Archimede. La forza lavoro fornita inizialmente dalla braccia dell'uomo fu successivamente sostituita dalla forza eolica prodotta tramite i mulini a vento antichi precursori delle pale eoliche. Il sistema di produzione basato sull'evaporazione dell'acqua che via via veniva travasata per gravità in vasche di dimensioni minori fino alla vasca finale in cui si produceva il sale
( cloruro di sodio ) è rimasto inalterato da secoli e solo nel secolo XX per il trasporto del sale dopo la sua raccolta cominciarono ad essere utlizzati metodi più moderni, razionali e veloci che sostituirono il lavoro dell'uomo e produssero anche la fine di un tipo di imbarcazione ( gli schifazzi ) con i quali il trasporto del sale prodotto nelle saline più lontane veniva fatto via mare fino alle zone di stoccaggio prima della sua lavorazione finale.
 
Nel trapanese tuttavia prevaleva una attività economica-commerciale basata sulla compravendita di vari tipi di merci come comprovato dalle diapositive di seguito riportate che rappresentano lettere commerciali scambiate fra le ditte locali e altre attività commerciali in varie zone del Paese ( tali lettere fanno parte di raccolte private ). I commerci rendevano bene e quindi soddisfacevano chi in essi era interessato con la conseguenza di una stagnazione che non era in grado di produrre innovazioni e modernizzazione.  























In tale situazione chi possedeva i capitali non voleva rischiare e preferiva investire le somme in immobli e latifondi con la conseguenza che anche l'aumento demografico della città ristagnava. Prova di ciò si può ritrovare analizzando il dato della popolazione di Trapani che  era composta da circa 22000 abitanti nel 1901  e da circa 67000 abitanti nel 2001 anche se nel frattempo la città si era notevolmente ingrandita come superficie con la creazione di nuove zone abitative.
Si riportano a tale scopo alcune diapositive relative alla estensione di Trapani nel periodo che va dalla fine del  1500 alla fine del 1700.





















La pesca del tonno costituiva invece  una notevole risorsa economica sotto vari aspetti. Numerose erano infatti le tonnare della zona ( Favignana, Formica, S. Cusumano, Bonagia, Scopello, Torretta Granitola, ecc ) dove il pescato era abbondante. Sfruttando tale opportunità i Florio costruirono  a Favignana un opificio dove il pesce veniv
a lavorato prima di essere messo in scatola in olio di oliva costituendo tale procedura una vera e propria innovazione commerciale che produsse sia ricchi proventi per i proprietari sia numerosi posti di lavoro per la popolazione locale e della zona del trapanese. 

La graduale ed inarrestabile diminuzione dei tonni pescati a vari motivi dovuta ha avuto effetti disastrosi per questo comparto industriale che alla data odierna è quasi scomparso dal tessuto industriale della città fatta qualche debita eccezione in cui però non viene più lavorato pescato fresco.

Altra industria era quella legata all'attività vitivinicola volta essenzialmente alla produzione del Marsala. Essa ebbe, e continua oggi ad avere anche se su livelli diversi, notevole sviluppo inizialmente per merito degli inglesi Witacher, Ingham, Woodhause nonchè degli stessi Florio che crearono nella città di Marsala grandi stabilimenti industriali per la produzione di tale vino che oggi è conosciuto in tutto il mondo.









Il cabotaggio m
arittimo ebbe dapprima un florido periodo di sviluppo che però dopo breve tempo decadde per vari motivi anche legati all'incapacità di restare attaccati alla evoluzione che la tecnica imponeva a ritmi sempre più serrati ed all'incapacità di correre i rischi propri del trasporto via mare che interessavano sia i mezzi di trasporto che le merci stesse da trasportare ma anche al numero limitato di navi di cui si disponeva e che non consentiva in caso di disastro di assorbire ed ammortizzare le perdite subite.

Anche le altre attiv
ità industriali quali quella molitoria e della produzione della pasta con il passare del tempo lentamente ma continuamente decaddero per vari motivi senza lasciare alcuna traccia fatta eccezione di qualche industria sorta di recente nel territorio provinciale.   

A posteriori, oggi, è facile tirare le somme e identificare i motivi di tale decadenza ed a cui l'industria trapanese, fatta qualche eccezione, è andata inevitabilmente incontro. Essi si possono brevemente riassumere nella incapacità di analizzare adeguatamente le problematiche del tempo, nella incapacità di riuscire ad integrarsi nel nuovo tessuto industriale in continua evoluzione, nella incapacità di organizzarsi in modo adeguato e nella tendenza a far restare le cose così come erano sempre andate senza avere il coraggio di effettuare nuovi investimenti e di introdurre più efficaci ed innovative tecniche lavorative.
Il relatore ha infine concluso augurandosi che in futur
o le cose possano cambiare per consentire
una rinascita di cui il trapanese ha bisogno per scrollarsi l'apatia che an
cor oggi caratterizza i
detentori locali e non dei capitali senza i quali lo sviluppo industriale non può essere realizzato.












E' seguito quindi un dibattito a cui hanno partecipato molti dei presenti che hanno richiesto al relatore precisazioni e chiarimenti. Ad essi l'oratore ha dato risposte esaurienti aggiungendo anche ulteriori dettagli.

Al suo termine, il Prof. Valenti, ha ringraziato l'Arch. Manuguerra per l'interessante relazione ed a ricordo della serata ed a nome dell'Associazione gli ha offerto, come tradizione, un piatto in ceramica.

Ha fatto seguito quindi  una comunicazione della Presidenza in merito all'escursione organizzata e prevista per mercoledì 25 aprile 2012 a S. Biagio Platani ( AG ) con partenza e ritorno nella stessa giornata e per la quale si possono già effettuare le prenotazioni. Il programma dettagliato sarà reso noto non appena disponibile e sarà anche inserito su questo sito.

La serata si è conclusa con l'arrivederci a sabato 24 marzo 2012 alle ore 18.00 nella sede dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal calendario annuale delle attività.

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