2015 - 02 - 21: Dott. Mimmo Macaluso - Il corallo fra magia e arte
Sabato 21 febbraio 2015 alle ore 18.25 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 nell'ambito delle attività programmate dal calendario del XXIX Corso di cultura per l'anno 2015 un numeroso gruppo di soci si è ritrovato per partecipare alla conferenza '' Il corallo tra magia ed arte ''.
Il relatore della serata, Dott. Domenico Macaluso, già noto ai soci per aver negli anni precedenti trattato argomenti molto interessanti ed inerenti al mare ed alle sue varie problematiche, è stato accolto dal Presidente, Prof. Valenti, e dai soci che gli hanno manifestato ancora una volta il piacere di averlo fra di loro.
Laureato in medicina, medico chirurgo di professione, sub e archeologo per passione, ha al suo attivo la riscoperta di vari relitti navali ed aerei e del complesso di vulcani sottomarini attivi nel Canale di Sicilia denominato '' Empedocle '' di fronte alle coste agrigentine nonchè una intensa attività di subacqueo svolta a difesa dell'ambiente marino nel suo complesso e non ultima una opposizione convinta alla nuova campagna di prospezione e di perforazioni volta al ritrovamento di idrocarburi lungo le coste meridionali della Sicilia sede di un fenomeno di vulcanismo molto attivo che talvolta si è manifestato in modo violento e distruttivo o eclatante come l'emersione e la successiva scompara della famosa Isola Ferdinandea.
Aperti i lavori, e presentato il relatore, il Prof. Valenti gli ha dato la parola.
Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito dall'oratore nel corso della sua esposizione che è stata integrata dalla proiezione di una serie di interessanti diapositive di cui ne viene riportata solo qualcuna.
Il Dott. Macaluso dopo aver ringraziato l'Associazione per l'invito rivoltogli e che gli ha consentito di partecipare ben volentieri per la terza volta alle attività del sodalizio, ha introdotto il tema della serata precisando che anche nel mare di Sciacca, per un certo periodo, è stata fiorente la pesca del corallo per cui sotto questo aspetto Trapani, molto prima, e Sciacca, in epoca relativamente più recente, hanno goduto per questa attività di una certa floridità che ha influenzato favorevolmente le attività economiche delle due città.
Il tema è stato affrontato dal relatore sotto diversi aspetti:
- etimologico
- mitologico
- biologico, riproduttivo ed abitativo
- modalità utilizzate per la pesca
- magico e farmacologico
- arte
- lavorazione ed utilizzazione del corallo per la creazione di gioielli e manufatti vari
parlando in generale dei vari tipi di coralli esistenti sulla terra e soffermandosi in particolare prima sul corallo rosso caratteristico di varie zone del Mediterraneo ed anche di Trapani e poi del corallo di Sciacca dal caratteristico colore rosa pallido trasmutazione di quello rosso attribuibile alle condizioni particolari della zona ricca di vulcani sottomarini e di numerose fumarole da cui fuoriescono prodotti gassosi che hanno avuto influenza sul colore del corallo locale.
La parola '' coralli '', che deriva dal greco, significa letteralmente "fiori animali" ed i loro rappresentanti più tipici sono gli anemoni di mare, le attinie, le gorgonie, le madrepore, ecc. e altri coralli di vario tipo tra i quali spicca in particolare il corallo rosso.
Circa la sua origine mitologica pagana si narra che esso ebbe origine dal sangue che uscendo dalla testa di Medusa tagliata da Perseo mischiandosi con la spuma del mare e finita in esso ricoprì le alghe trasformandole in coralli; nella trasposizione cristiana, secondo altre credenze, esso ebbe invece origine dal sangue uscito dalla testa colpita da un remo di S. Liberale al quale in Trapani è dedicata una chiesetta nelle vicinanze di Torre di Ligny.
Biologicamente il corallo in generale è sparso nelle acque costiere tropicali in cui forma atolli come nelle isole polinesiane o barriere come la Grande barriera corallina in Australia. Queste colonie, generalmente, sono tipiche di acque molto luminose e non molto calde; se le acque sono inquinate essi muoiono e si sedimentano.
Questi coralli appartengono al tipo ermatipico, hanno scheletro carbonatico e vivono in simbiosi con le zooxanthellae che assorbendo di giorno CO2, fosfati ed ammoniaca dall'acqua producono ossigeno, che essendo in eccesso è utilizzato solo in parte dai polipi. Le stesse alghe assumendo durante il giorno anche i metaboliti di rifiuto prodotti dal metabolismo dei coralli, li utilizzano per effetto della fotosintesi convertendoli in nuova materia organica ed essenziale è quindi la presenza della luce. Le forme di tali coralli sono le più diverse ed i loro polipi in genere sono dotati di tentacoli urticanti con i quali catturano piccoli pesci di passaggio di cui si nutrono e costituiscono nel contempo zone in cui pesci di vario tipo, in relazione al tipo di corallo considerato, trovano non solo rifugio e protezione contro i predoni ma anche supporto per la deposizione delle uova per la successiva riproduzione delle specie considerate.
Sono i costruttori delle grandi barriere coralline che notoriamente sono ambienti di notevole biodiversità con la presenza di vari tipi di pesci, molluschi ed anche vermi. Essi non sono lavorabili
Il corallo rosso, tipico del Mediterraneo e di poche altre zone, non avendo zooxanthellae, non ha invece bisogno di luce e quindi può vivere più in profondità, in zone in cui si hanno deboli correnti marine ( in genere oltre i 100 metri ) ed anche al di sotto di scogli che si protendono nell'acqua. In questo la nutrizione avviene ancora mediante i polipi che con i loro tentacoli catturano il plancton di passaggio. Esso viene definito di tipo aermotipico e presentandosi in forma ramificata è adatto alla lavorazione per la creazione in genere di gioielli di vario tipo e forma.
In ogni caso, il corallo, percepito comunemente come un singolo organismo, è quindi in realtà formato da migliaia di singoli individui identici geneticamente, lunghi in genere solo pochi millimetri, che vivono in una organizzzione coloniale ma interconnessi da uno scheletro interno da loro stessi via via prodotto.
La riproduzione per i coralli ermotipici avviene sessualmente con la espulsione nell'acqua di uova dal genere femminile che poi, fertilizzate in acqua dal seme emesso dal genere maschile, si trasformano in larve. Esse migrando si possono poi fissare su altri supporti anche in zone molto lontane da quelle di origine formando così delle nuove colonie.
I coralli aermotipici invece si riproducono in modo asessuato per il distacco dalla parte pedale di un gruppo di cellule che sotto forma di larve cigliate migrano fino a fissarsi su di un nuovo supporto dando origine ad una nuova colonia.
Recentemente, soprattutto per il corallo rosso di cui rimangono pochi habitat, con il rischio di una totale estinzione, si sta sperimentando la realizzazione di una coltivazione artificiale su particolari rocce porose che possono favorire l'attecchimento di piccoli rametti di corallo staccati da una colonia attiva.
Tuttavia il corallo in generale, oltre al nemico n. 1 ( l'uomo ) ha anche altri nemici naturali come particolari specie di stelle marine e di pesci che di esso si nutrono distruggendone quindi le colonie.
Per quanto riguarda il predatore '' uomo '' le locazioni di corallo ancora esistenti e note, specialmente di quello rosso e nella variatà più rara rosata, molto utilizzate commercialmente per la creazione di vari manufatti, in genere gioielli, vengono protette istituendo riserve marine integrali o limitando, nel tempo e nella quantità e nelle dimensioni dei rami, la sua pesca.
La scoperta dell'esistenza del corallo avvenne casualmente per i rametti che in talune zone restavano attaccati alle reti dei pescatori. Essi ben presto divennero anche merce di scambio nei baratti e ciò fece aumentare la sua richiesta e quindi la sua pesca.
Inizialmente si cominciò ad usare l'ingegno ( 'ngegnu ) che con il passare del tempo assunse diverse forme mantenendo però costante la tecnica di pesca essenzialmente a strappo che produceva più danni che beneficio in relazione alla quantità pescata in quanto venivano strappati sia i rami più grossi che quelli piccoli che erano inutilizzabili e quindi gettati via come scarti.
Dapprima era costituito da due assi di legno disposte a croce, appesantite da una zavorra, sostituite successivamente da una trave in ferro o in legno appesantita da un masso, e quindi più larga, ai quali si attaccavano spezzoni di reti e di cenci.
Tale apparecchio trascinato in mare sul fondo o a mezz'acqua dalle imbarcazioni, prima a vela e poi a motore, incontrando il corallo ne spezzava i rami che restando attaccati venivano poi recuperati.
In epoca successiva, si sono ritrovati disegni dai quali si vede che talvolta per la pesca del corallo si usava una sorta di campana pneumatica, prima in legno e poi in metallo con una persona al suo interno, usata in genere per il recupero delle ancore delle navi o dei cannoni.
Oggi con le moderne tecniche disponibili la pesca viene praticata da sub ed è molto più selettiva in quanto individuata la zona corallina si estirpano i rami più grossi che oltretutto possono essere lavorati più facilmente.
Tuttavia la profondità a cui i sub si devono immergere, oltre i 100 metri, consente loro qualche decina di minuti di lavoro al termine dei quali per evitare l'embolia ed i rischi che dal non farla possono derivare devono effettuare nella risalita le indispensabili tappe di decompressione oppure risalendo subito la decompressione deve essere fatta per un certo periodo di tempo all'interno di una camera di decompressione che deve trovarsi a bordo di un mezzo di appoggio.
Il corallo commercialmente più remunerativo si ritrova anche in talune zone degli oceani anche a profondità superiori di quelle sopraddette. In questi casi, sempre che il guadagno sia maggiore delle spese, per la sua pesca si usano piccoli sommergibili dotati di un equipaggio di due uomini o talvolta anche telecomandati mediante un cavo di collegamento.
Il corallo rosso lo si ritrova in alcune aree del Mediterraneo lungo le coste africane davanti ad Algeri e Tunisi, nonchè lungo le coste della Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna, Corsica e in alcune zone delle coste spagnole e francesi.
Si hanno tuttavia altre specie, circa 20, che sono impiegate in gioielleria distribuite geograficamente lungo le coste dell'Europa aggettanti sull'Atlantico orientale dall'Irlanda fino alle Isole di Capo Verde.
Li si ritrova anche nel Mar Rosso, nell'Oceano Indiano, nell'Arcipelago Malese e poi in Giappone e nell’Oceano Pacifico.
Oggi la maggior parte di tali varietà di corallo, sfruttate nella gioielleria, provengono dall’Estremo Oriente e sono state da sempre in concorrenza con il corallo del Mediterraneo, i cui banchi, fortemente sfruttati e impoveriti nei secoli scorsi, sono oggi molto esigui.
Tali coralli hanno dimensioni maggiori rispetto a quello del Mediterraneo, potendo superare il metro di altezza con rami di maggiore spessore mentre quello mediterraneo raggiunge raramente i 30 cm di altezza e i 2- 3 cm. di diametro ed il chilogrammo di peso.
Per queste sue caratteristiche il primo si presta ad essere anche scolpito ricavandone piccole statue e piccoli oggetti di pregio.
Inoltre ed in contrapposizione mentre il corallo rosso ha una colorazione uniforme che può andare dal bianco, al rosa, al rosso arancio, al salmone, fino al rosso scuro, i coralli asiatici sono invece caratterizzati dall'avere una colorazione quasi mai compatta ed uniforme.
Merita invece una considerazione a parte il corallo di Sciacca in quanto di colore indefinito, perchè ritrovato in grandi quantità in colonie non più attive ed in stato di alterazione e quindi considerato decaduto o morto.
Le qualità provenienti dal Pacifico più conosciute sono: il Corallium japonicum , il Corallium secundum, il Corallium konojoi, il Corallium elatius.
In epoca più recente sono giunte sul mercato nuove specie di coralli pescati ad alte profondità (dai 250 ai 350 metri) nelle acque del Pacifico come il corallo detto Garnet (granato) ed il corallo definito Deep Sea o New Sea.
Nei tempi antichi il corallo rosso era ritenuto un dono degli dei quando era rinvenuto casualmente sulle spiagge in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, e come tale era anche messo nelle e sulle tombe a protezione dei defunti ed usato come ornamento dei templi.
E' stato ritrovato fossilizzato anche in alcune tombe risalenti al neolitico; era conosciuto dai Greci e dai Romani ma se ne è trovata traccia anche presso i popoli celtici in seguito alle invasioni barbariche ed alla depredazione da loro eseguita.
Gli Egizi, i Fenici e gli Etruschi apprezzarono la sua bellezza a causa del suo colore che andava dal rosso cupo al delicato rosa ed al bianco e suoi frammenti sono stati ritrovati, come già detto, in tombe neolitiche e anche in scavi effettuati nel Granducato di Baden risalenti all'età del ferro.
Il corallo era ancora usato in magia. Se indossato e mostrato in modo visibile era considerato un amuleto protettivo contro malocchio, diavoli, incubi e fantasmi ed avrebbe avuto anche il potere di prevenire incidenti, proteggere dalla violenza, dai veleni, dai ladri, e dalla sterilita', quest'ultima specialmente nelle donne e conferiva invece ragione, prudenza, coragio e saggezza; messo sotto il cuscino si credeva che procurasse un sonno tranquillo allontanando i sogni molesti.
Il corallo e' stato usato per migliaia di anni nelle magie relative ai bambini. Se donato a un bambino ne garantiva la salute futura ed una collana di corallo o un pendente alleviava a un bambino i dolori della dentizione.
Era considerato anche come portafortuna per la casa eseguendo un certo rito e poi lasciandolo ben in vista.
Un uso speciale del corallo era popolare nell'antico Egitto e in Grecia: era uso mescolare corallo in polvere con le sementi spargendoli insieme sui campi appena arati; avrebbe protetto i raccolti durante la crescita dai temporali e dagli insetti.
A scopo farmaceutico, il corallo rosso veniva usato contro varie affezioni come l 'indigesione e tutti i malanni dell'intestino, la febbre, gli stati anemici e per bloccare le emorragie.
Era anche associato con l'amore. Le donne dell'antica Roma portavano orecchini di corallo per attirare gli uomini e polveri di corallo erano usate come incensi nel sedicesimo secolo e candele rosse o rosa circondate da pezzi di corallo venivano bhruciate per accendere le passioni.
Diverse erano le fasi della sua lavorazione dopo la pesca, che si elencano semplicemente, che avevano funzioni diverse: il lavaggio, il taglio, la bucatura o foratura, la spianatura, la depurazione e la lucidatura. Esse una volta erano eseguite con strumenti e metodi particolari in relazione alle tecniche del tempo che oggi non sono più utilizzate perchè sostituite da procedure più rapide e moderne.
La lavorazione più antica del corallo a Trapani si limitava alla produzione di grossi grani di corallo e nel XV sec. la sua lavorazione era appannaggio degli artigiani soprattutto ebrei. Quando questi furono espulsi dai reali spagnoli la sua lavorazione rimase paralizzata. Riprese attivamente nel XVI sec. anche per merito del banchiere G. B. Fardella che indusse alla conversione alcuni di essi ed al contemporaneo ritrovamento di un grande banco di corallo nei pressi di Trapani. L'invenzione del '' bulino '' per merito del maestro corallaro Antonio Ciminello, produsse l'introduzione di un nuovo metodo di lavorazione che consentì l'incisione del corallo anche nel caso di pezzi di piccole dimensioni creando così sculture di grande perfezione estetica e con grande perizia.
I corallari trapanesi nel 1555 si organizzarono in maestranza ed essa e successivamente nel periodo 1628-1633 comprendevano sia semplici maestri corallari, sia scultori in corallo che gli apprendisti.
Essi con la loro arte furono capaci di produrre non solo opere di notevole valore artistico in vari campi ma riuscirono anche a introdurre nuove tecniche di lavorazione come il retro incastro in cui piccoli elementi di corallo levigato erano inserite su un supporto di rame e fissate con pece nera o cera . Tutta l'opera era poi rifinita nella parte posteriore da un'altra lastra di rame finemente incisa e decorata.
L'arte dei maestri corallari trapanesi aveva il pregio di essere aperta ai vari aspetti della cultura del tempo e quindi capace di evolversi tenendo conto degli impulsi provenienti da altre città dell'isola ma anche dal di fuori di essa. Essi quindi operavano spesso in collaborazione con bronzisti, orafi e argentieri in uno scambio di esperienze e tecniche continue e rinnovate.
Molte le opere raffiguravano la croce ed il martirio di Gesù, ma non si trascurava di arricchire con il corallo calici, ostensori, pissidi, sacri contenitori, paramenti sacri.
Con l'avvento del barocco anche con l'esperienza acquisita le tecniche andavano cambiando e cambiavano anche sia le tipologie che i materiali impiegati ed i piccoli e singoli elementi di corallo venivano cuciti e fissati con fili e pernetti ai vari supporti utilizzando nel contempo anche altri materiali preziosi riuscendo così a realizzare composizioni complesse e molto articolate con forme curvilinee e soggetti floreali.
Numerose opere di quel tempo ora si trovano nelle collezioni private oppure possono essere ammirate esposte nelle bacheche del Museo Pepoli di Trapani.
Nel 1673 tuttavia molti dei corallari in seguito alle lotte con i nobili furono costretti ad abbandonare la città ed in concomitanza con tale evento la lavorazione del corallo praticamente subì una dolorosa interruzione anche perchè nel frattempo i banchi di corallo si erano praticamente esauriti.
Una ripresa lenta della lavorazione del corallo si ebbe nella seconda metà del '700 con la riapertura di alcune botteghe, ma la produzione artistica anche se apprezzata, non era paragonabile a quella del periodo precedente. Alla fine del ’700 tuttavia a Trapani operavano ancora circa tremila tra pescatori corallini e corallari.
Alla fine dell'ottocento le botteghe a Trapani si erano molto ridotte e soltanto in due o tre botteghe si lavorava il corallo restando i valenti arigiani gli ultimi eredi di una tradizione che aveva raggiunto vette elevate nell’arte dell'incisione ed anche orafa della città.
E' tuttavia da ricordare che nel mese di marzo del 1875 le reti gettate da tre pescatori di Sciacca impegnati in una battuta di pesca a circa 8,5 miglia da Capo San Marco rimasero impigliate al fondo. Lo scandagliamento del fondale al fine di accertare la causa dell'accaduto evidenziò la presenza di uno scoglio del tutto rivestito di corallo. Da esso posto alla profondità che andava da 70 a 125 metri si ottenne più di 1000 tonnellate di corallo. Successivamente un secondo banco più esteso del primo fu trovato nell'agosto 1878 a poco più di 3 miglia dal precedente e a breve tempo furono si sono estratti più di 1160 tonnellate di corallo ed ancora nel 1880 fu scoperto un terzo banco ancora più esteso del secondo posto ad una profondità da 150 a 190 metri dal quale in un paio di anni furono estratti 7120 tonnellate di corallo.
La pesca venne effettuata da barche di Sciacca, di Trapani e di Torre del Greco e fu fonte di ricchezza per molte famiglie in quanto la quantità di corallo pescato fu valutata in circa 30 milioni di lire di allora, una somma enorme a quei tempi di fine 800.
Il corallo di Sciacca ha, come precedentemente detto, una caratteristica che lo rende unico, raro e riconoscibile in quanto il suo colore va dal rosa salmone all'arancio.
Anche la città di Torre del Greco è famosa per il corallo la cui pesca veniva già esercitata fin dal 1400 con le coralline che si spingevano fino alle coste africane. L'attività connessa al corallo ebbe un notevole impulso per tale città con il ritrovamento dei banchi di Sciacca al cui sfruttamento parteciparono anche molte imbarcazioni torresi mentre i commercianti ne fecero incetta acquistandone grandi quantità. Oggi Torre del Greco è famosa soprattutto per la lavorazione del corallo anche di importazione nonchè per l'incisione dei cammei.
Andando avanti nel tempo nel 1978 si scatenò di nuovo la corsa all'oro rosso in seguito al ritrovamento di un altro banco di corallo
molto ricco a circa 75 miglia ad ovest di Trapani: il Banco Scherchi.
Trapani diventò così di nuovo un centro pulsante di attività per la pesca ed il commercio del corallo effettuato questa volta da sub che operavano da bordo di motopescherecci che temporanamente avevano abbandonato la pesca per una attività più remunerativa. Si trassero fuori dal mare 140 quintali di corallo per un valore di circa 6 miliardi dei quali e di questi 65 quintali per un valore di circa 2,5 miliardi di lire restarono in città e ciò produsse anche una sferzata ed un risveglio delle varie attività economiche connesse con la presenza di tante persone attratte dall'evento.
Inevitabilmente però lo sfruttamento finì per esaurire il Banco ma ebbe il merito di dare nuova vita alle attività legate al corallo e ad esso connesse per cui oggi si vedono di nuovo in città alcune botteghe di corallari. Sotto la spinta della presenza di una certa quantità di corallo si è avuta l'apertura, come prima detto, di una scuola professionale dedicata alla lavorazione dell'oro rosso.
Il Dott. Macaluso ha infine concluso il suo exursus considerando alcuni fattori che sono in comune e che legano virtualmente Trapani con Sciacca.
Il primo denominatore comune è il Mare, fonte di cultura, storia, economia, tradizioni; entrambe hanno sono dotate di approdi per le rispettive flotte pescherecce che sono tra le più produttive del Mediterraneo e sono famose per le loro industrie ittiche di trasformazione, che lavorano sott’olio ma anche sotto sale sarde, acciughe, sgombri, e tonno.
Ma ciò che maggiormente ha accomunato queste due splendide città è il corallo: splendido fiore del mare.
Trapani e Sciacca sono ancora oggi famose in tutto il mondo per la pesca e la lavorazione del corallo rosso mediterraneo, il Corallium rubrum, vagheggiato e desiderato in tutti i continenti, considerato a seconda dei casi come prezioso gioiello, talismano per assecondare la fortuna, medicinale panacea per tutti i mali, materiale in grado di tenere lontano la sventura, tesoro nascosto sotto le onde sorvegliato dalle divinità marine e pianta dell’eterna giovinezza inseguita dall’uomo fin dagli albori della civiltà.
Oggi che i banchi di coralli ancora esistenti sono quasi esauriti e quelli che ancora rimangono si cerca in tutti i modi di salvaguardarli, Trapani, più antica, e Sciacca, più moderna, non devono dimenticare quei rami rossi che per secoli hanno segnato e favorito la loro cultura e la loro economia al pari del sale e del tonno ed il ritrovamento casuale di rametti di corallo sulle spiagge dopo le mareggiate è da considerare come il richiamo a rinverdire lo splendore delle ineguagliabili ed antiche opere realizzate con esso.
La relazione che ha catturato l'attenzione e l'interesse dei presenti è stata quindi seguita da un dibattito che ha visto la partecipazione di molti dei presenti che ha posto all'oratore molte domande e chiesto precisazioni oltre ad apportare considerazioni ed esperienze personali.
A tutti il Dott. Macaluso ha risposto aggiungendo altre notizie e particolari.
Si è anche parlato della particolare e delicata situazione geo-vulcanica che si ha nel Canale di Sicilia dove la placca africana spinge contro quella europea immergendosi proprio sotto la Sicilia. Ciò produce terremoti e giustifica la presenza di vulcani attivi sotto il mare che talvolta emergono come tempo fa avvenne per l'Isola Ferdinandea.
Chiuso il dibattito, a ricordo della serata il Prof. Valenti ha donato al relatore il libro '' Storia di Trapani '' di S. Costanza.
La serata si è quindi conclusa con l'invito ai presenti ad intervenire al prossimo incontro previsto dal programma del XXIX Corso di cultura per l'anno 2015 che si terrà mercoledì 25 febbraio 2015 alle ore 17.00 nei locali della Biblioteca Fardelliana di Trapani.
Si inseriscono comunque e con molto piacere la sintesi e la serie di belle diapositive proiettate nel corso dell'incontro che il Dott. Macaluso ha fatto pervenire purtroppo dopo l'inserimento delle note su riportate.