Sabato 7 marzo 2015 alle ore 18.15 nella sala delle riunioni-biblioteca dell'Associazone per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti si è svolto nell'ambito del programma del XXIX Corso di cultura per l'anno 2015 il settimanale incontro che ha avuto come tema'' Hasham. La donna velata fra Oriente ed Occidente ''.
Il Prof. Salvatore Valenti, aprendo i lavori della serata, ha ringraziato gli intervenuti ed il relatore, il Dott. Antonio Bica, per aver accettato l'invito rivoltogli dall'associazione ed inoltre ha voluto precisare che l'argomento non è stato scelto casualmente ma in modo mirato ricorrendo il giorno dopo, 8 marzo, la annuale '' Festa delle donne '' alle quali esprime i più sentiti auguri per quanto esse fanno nella società e nell'ambito della famiglia.
L'argomento, di attualità in questi tempi, ha lo scopo inoltre di chiarire le idee su di un tema che presenta forme ed aspetti molto variegati sia nei territori arabi e maomettani sia specialmente in Italia in seguito alla immigrazione di extraeuropei avvenuta in questo ultimo periodo.
E' quindi passato a presentare brevemente l'oratore della serata. Laureato in Medicina e Chirurgia, espleta la sua attività a Custonaci come medico di base, è anche laureato in Studi orientali, Specializzazione Scienze Islamiche, Lingua e Letteratura Araba presso l'Istituto Universiatario Orientale di Napoli. Ha pubblicato: '' Il vangelo di Giuda '', '' Storia sulla vita dopo la morte '', '' A sud dell'anima '', nonchè articoli vari ed una esegesi sul Nuovo Testamento.
Prima che il relatore iniziasse ad esporre la tematica della serata, il Dott. Giuseppe Di Marco ha voluto rivolgergli un affettuoso saluto in nome dell'amicizia che da lungo li lega ricordando alcuni episodi verificatisi nel corso del lungo viaggio fatto sugli altipiani dell'Eritrea nel corso del quale ha avuto modo di apprezzarne le doti e il profondo senso di umanità specialmente verso i bambini di quelle popolazioni.
Si riporta di seguito una sintesi liberamente tratta da quanto riferito dal relatore e la serie di slides dallo stesso proiettate, con qualche commento, gentilmente rese disponibili per la pubblicazione nel sito dell'Associazione.
Ha preso quindi la parola il Dott. Bica che ha inizialmente ringraziato l'Associazione ed il Dott. Di Marco per l'invito ed il saluto rivoltogli e successivamente è entrato in argomento precisando che per parlare di velo islamico bisognava fare delle premesse essendo il tema della serata per sua natura piuttosto complesso e variegato.
Mentre nel Mondo occidentale i poteri dello Stato e della Chiesa sono separati, altrettanto non può essere detto nel mondo arabo per cui in genere dire cultura religiosa equivale a dire cultura di Stato in quanto ponendo Dio a capo dello stato, la legge dello stato è quella di Dio e da ciò deriva la Shari'a.
Shariʿa è un termine generico utilizzato nel senso di “legge” che indica due diverse dimensioni, una metafisica ed una pragmatica.
Nel primo caso, la sharīʿa, è la Legge di Dio e, in quanto tale, non può essere conosciuta dagli uomini.
Nel secondo caso la Shariʿa deve essere interpretata dagli uomini che ne ricavano le indicazioni per giudicare le azioni e da qui nasce la “giurisprudenza coranica” o Legge Coranica e la sua interpretazione è relazionata alla cultura posseduta da chi la fa.
La “conoscenza dei comandamenti di Dio '' riguarda le azioni che sono qualificate come wājib (obbligatorie), ḥarām (vietate), mandūb (raccomandate), makrūḥ (disapprovate) o mubāḥ (indifferenti)
L'islamismo nacque nel VII secolo dopo Cristo. Insieme all'Ebraismo ed al Cristianesimo è una religione monoteista e fu fondata da Maometto che si proclamò ultimo profeta di Allah.
Le fonti della legge islamica sono il Corano, diretta espressione della volontà divina, e la Sunna (ovvero i racconti del Profeta).
In particolare il primo fu dettato da Allah tramite l'angelo Gabriele a Maometto, suo profeta, ed era diretto a tutti gli uomini. Maometto poi lo fece trascrivere su vari supporti ma fu il califfo Uthman b. Affan che ne fece fare 4 copie, considerate ufficiali, mandandone poi una copia in ciscuna delle città più importanti.
Altri elementi interpretativi della legge coranica sono il consenso dei dotti (ijmāʿ) e l’analogia giuridica (qiyās).
Alla morte di Maometto avvenuta nel 632 a Medina, i suoi seguaci si divisero, per motivi di successione, in due fazioni, ancora oggi contrapposte, denominate Sciiti e Sunniti. I primi asserivano che i poteri divini dovevano essere trasmissibili per eredità, i secondi che i poteri divini dovevano essere invece trasmessi in seguito ad una elezione fatta dai seguaci più rappresentativi del fondatore.
Il dott. Bica ha quindi precisato il significato delle parole:
- hasham: è una parola che può avere diversi significati quali decoro, decenza, pudore, vergogna
- shador: significa celare , nascondere alla vista , cortina
In merito all'uso del velo fra le donne musulmane ne esistono diversi tipi ed ognuno di essi è fortemente legato all'area di appartenenza geografica della donna, e talvolta dell'uomo, e ne riflette la cultura ed anche 'aspetto puramente religioso.
E' chiamato genericamente hijab il normale foulard che copre i capelli e il collo della donna, lasciando scoperto il viso. Sebbene nel Corano la parola venga utilizzata in maniera generica, oggi è diffusa per indicare la copertura minima prevista dalla shari'a per l'uomo e soprattutto per la donna musulmana. Questa copertura prevede non solo che la donna veli il proprio capo (nascondendo fronte, orecchie, nuca e capelli), ma anche che indossi un vestito lungo e largo, in modo da celare le forme del corpo.
Il Corano utilizza anche due termini più specifici a proposito dell'abbigliamento femminile:
-Khimar: normalmente viene identificato in un mantello che copra dalla testa in giù. Alcuni modelli arrivano fino a sotto i fianchi, altri fino alle caviglie; a seconda della tradizione locale può avere un velo o anche una mascherina che copre il viso.
-Jilbab: un lungo abito che copra completamente il corpo della donna. Oggi si usa come sinonimo di "abaya" (vedi sotto).
Oltre al comune hijab che, come detto sopra, copre capelli e collo, esistono altri tipi di velo, utilizzati solo in alcuni altri paesi:
- niqab: erroneamente confuso con il burqa, è il velo che copre il volto della donna e che, nella maggior parte dei casi, lascia scoperti gli occhi. Di esso ne esistono ancora due tipi: quello saudita e quello yemenita. Il primo è un copricapo composto da uno, due o tre veli, con una fascia che, passando dalla fronte, viene legata dietro la nuca. Il secondo è composto da due pezzi: un fazzoletto triangolare che copre la fronte (a sorta di bandana) e un altro rettangolare che copre il viso da sotto gli occhi a sotto il mento
- abaya: (Golfo Persico), lungo dalla testa ai piedi, leggero ma coprente, lascia completamente scoperto il volto
- chador (Iran): generalmente nero, indica sia un velo sulla testa, sia un mantello su tutto il corpo
- burqa: ( Afghanistan ) per lo più azzurro, con una griglia all'altezza degli occhi, che copre interamente il corpo della donna ed assolve le funzioni del niqab e del khimar.
- L'oratore è quindi passato ad illustrare l'uso del velo sia in senso generale che nel senso di separazione nelle varie epoche e nelle varie culture senza omettere di precisare, cosa essenziale alla comprensione, il contesto in cui esso veniva utilizzato e cosa molto importante la condizione e lo stato in cui la donna veniva considerata.
In epoca greca-romana le donne si coprivano il capo con il velo in certe occasioni e manifestazioni particolari.
In epoca ebraica-cristiana il matrimonio e il diritto di famiglia favorivano gli uomini a scapito delle donne per cui un marito poteva divorziare dalla propria moglie, se così decideva, ma una moglie non poteva divorziare dal marito senza il suo consenso. Si applicava inoltre la pratica dell'evirato alle vedove di mariti defunti senza figli, ma non ai vedovi delle mogli defunte senza figli. Queste ed altre disuguaglianze ci dicono che le donne erano subordinate agli uomini i quali tuttavia avevano l'obbligo di ottemperare all'unità ed alle necessità della famiglia nonchè alla protezione della propria donna.
Anche S. Paolo in alcune sue lettere non fu tenero con le donne esprimendosi in vari passi nel seguente modo:
'' - come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge
- non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo
- se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. Forse la parola di Dio è partita da loro? O è giunta soltanto a loro?
- le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
- l'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza ''.
Bisognerà aspettare 2000 anni per la completa rivalutazione della donna da parte della Chiesa cristiana.
Nel mondo pre-islamico ovvero prima di Maometto ( Muhammad ) esisteva l'ignoranza in quanto gli uomini non avevano ancora ricevuto la legge di Dio ( Allah ).
La sociètà era di tipo matriarcale, ogni tribù aveva i propri dei protettori ma in particolare si aveva la prevalenza del culto di tre divinità, femminili Manat, al-Uzza e Allat subordinate a un Dio più importante che non aveva un santuario né, forse, rappresentazione visibile. Poi vi era un'infinità di spiriti (jinn) e divinità minori, che venivano rappresentate da rocce, alberi o alture. Vigeva pure la legge dell'evirato.
In relazione all'uso del velo esso era adottato dalle donne che vivevano nelle città, non era utilizzato da quelle che abitavano al di fuori di esse e nelle campagne.
Con l'avvento dell'Islam venne invece adottato il sistema patriarcale e ciò apportò diverse innovazioni, talune penalizzanti, altre più favorevoli alle donne. Tra le prime si possono annoverare la separazione degli uomini dalle donne, il maggior controllo dei ruoli femminili e talvolta la segregazione, fra le seconde l'abolizione dell'evirato, la possibilità di scegliere il marito, il diritto di ereditare.
Il Corano in alcuni suoi versetti suggerisce l'uso del velo, in termine generalizzato, in quanto considerato come mezzo di separazione del pubblico dal privato o di separazione di uno spazio con una tenda. Pertanto è a seconda dell'interpretazione più o meno ristrettiva di essi che nascono i diversi tipi di velo indossati dalle donne musulmane.
In seguito poi all'espansione ed alle conquiste fatte dagli arabi le donne diventano qualcosa di prezioso da custodire e proteggere per cui nascono gli harem intesi come luoghi posti all'interno della casa o luogo riservato in cui esse ed i bambini potessero vivere e il cui accesso era riservato oltre che al marito solo all'uomo che, per età, grado di parentela o impossibilità fisica (impotenti o eunuchi), non potesse aver lecitamente rapporti sessuali con la donna.
Anche nell'Impero bizantino con l'imperatrice Teodora alle donne erano permesse varie facilitazioni rispetto agli uomini.
Ritornando all'uso del velo esso in passato era considerato come elemento distintivo anche a seconda delle località considerate.
Nell'impero bizantino il velo era adottato dalle donne da rispettare, che avevano una certa levatura sociale mentre non era utilizzato dalle donne normali.
Nei paesi islamici il velo era usualmente adottato dalle donne normali mentre non era adottato dalle donne che esercitavano la prostituzione.
Talvolta poi negli spostamenti le donne erano trasportate su portantine dotate di tende protettive e sorrette da due persone.
Presso i Tuareg invece le donne mostrano la faccia in contrapposizione agli uomini che invece coprono in presenza di estranei la bocca ed il naso anche durante i pasti.
Il Dott. Bica è passato poi a considerare quanto successo nell'Iran di questo ultimo periodo soffermandosi sulla storia dell’ultimo re dei re di Persia, lo Scià Reza Pahlavi considerato dagli occidentali sovrano illuminato di un regno da mille e una notte, ma in patria odiato per vari e diversi motivi. In Iran in questo periodo si avevano sostanzialmente due classi sociali: i ricchi ed i poveri.
Due sono le date fondamentali del suo regno: il 16 settembre 1941 quando all’età di ventidue anni, Mohammad Reza Pahlavi fu incoronato Scià ed il 16 gennaio 1979 quando lasciò per sempre l’Iran per morire un anno e mezzo dopo al Cairo in seguito alla rivoluzione islamica guidata dall'ayatollah Khomeini che produsse tutta una serie di sconvolgimenti politici e sociali.
Gli eventi, iniziati in Iran nel 1978 e conclusi poi nel 1979, trasformarono il paese in una repubblica islamica, la cui costituzione si ispirò alla legge coranica (sharia).
Khomeini, capo del consiglio rivoluzionario, assunse di fatto il potere: vennero banditi bevande alcoliche, gioco d'azzardo e prostituzione, iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse comportamenti non conformi alla sharia. Il velo fu imposto a tutte le donne.
La nuova costituzione prevedeva l'esistenza parallela di due ordini di poteri:
- quello politico tradizionale rappresentato dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento, con compiti puramente gestionali,
- quello di ispirazione religiosa affidato a una Guida Suprema coadiuvata da un Consiglio dei Saggi che esercitava il reale esercizio del potere e che riconosceva nell'Islam e non nelle istituzioni il vertice dello Stato.
Fu istituito anche il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (pasdaran) e cambiò radicalmente la struttura economico-produttiva dell'Iran.
Il velo diventò perciò sistema di resistenza all'Occidente e quindi opposizione alla modernità. Ciò che si verificò in Iran era però anche successo in Algeria quando le donne indossarono il velo per una contrapposizione evidente e come bandiera nelle lotta al colonialismo francese.
Tuttavia in altri paesi come la Turchia, e precedentemente, si erano verificati altri eventi di indirizzo opposto a quelli sopra detti.
Fra il 1920 ed il 1923 Ataturk Kemal, ritenuto il padre della moderna Turchia, depose il sultano Maometto VI e dichiarò la Repubblica.
Avviò una serie impressionante di riforme il cui scopo era far diventare a tutti gli effetti la Turchia un paese occidentale. Laicizzò il paese mantenendo l’Islam come religione di Stato, riconobbe la parità dei sessi, depenalizzò l’omosessualità (che era ritenuta ancora reato in molti paesi occidentali) ed istituì il suffragio universale. Due misure che crearono scalpore per quanto erano avanzate all’epoca furono la proibizione dell’uso del velo islamico alle donne e la legalizzazione del consumo d’alcool eventi questi che furono subito recepiti nelle città e meno nella provincia più conservatrice.
In Italia:- il suffragio universale fu concesso alle donne solo nel 1948- l'equiparazione fra moglie e marito avvenne nel 1975 con la modifica del Codice civile - l'abrogazione delle disposizioni relative al delitto d'onore avvenne solo nel settembre 1981.Qual'è oggi la posizione delle donne musulmane rispetto all'adozione o meno del velo islamico?
Si può affermare che, ad eccezione dei paesi più integralisti che lo prescrivono obbligatoriamente, la scelta in in senso o nell'altro, soprattutto per le donne più emancipate, non è più una imposizione ma una questione prettamente religiosa, culturale oppure tradizionale. L'indossarlo vuol denotare l'appartenenza ad una religione o ad un certo paese ed il farlo non impedisce alle donne di svolgere tutte le loro attività tra cui anche quelle sportive.
Non bisogna tuttavia dimenticare che anche in talune località al di fuori dell'influenza maomettana, come in Sardegna o all'interno di altre regioni, c'è ancora una similitudine nel comportamento di indossare abiti che coprono la testa o la persona retaggio questo di abitudini e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi.
L'oratore ha quindi concluso dicendo, come riportato sovrimpresso sull'ultima slide,:
'' Mentre l’uomo musulmano limita il raggio d'azione della donna nello spazio con la realizzazione dell'harem e dello hijàb che rappresenta una barriera tra spazio pubblico e privato, l'uomo occidentale imprigiona la donna in una dimensione temporale: quella dell'eterna adolescenza. Una donna matura è più pericolosa e meno controllabile di una che abbia le sembianze di una quattordicenne, esile, passiva, indifesa. La donna occidentale sente di esistere solo quando sa di essere osservata; solo attraverso lo sguardo dell'uomo il suo essere è un ‘essere percepita’. Questo essere prigioniera del tempo è un meccanismo più subdolo e pericoloso di quello dello spazio perchè è impresso nella sua stessa pelle. Imparando a diventare un bell'oggetto, la ragazza impara l'ansia e forse persino il disgusto verso la sua stessa carne. Scrutando ossessivamente nei reali e metaforici specchi che la circondano, desidera letteralmente "ridurre" il proprio corpo. Nel XVIII sec. questo desiderio di essere bella e fragile portò all'uso di corpetti stretti e a bere aceto. La nostra epoca invece ha prodotto innumerevoli diete e digiuni "controllati", così come lo straordinario fenomeno dell'anoressia adolescenziale“.
Conclusa la relazione è intervenuto il Prof. Valenti che ha ringraziato il relatore per il breve ma significativo exursus su un tema che oggi è di attualità non solo in Italia ma anche in molti altri paesi.
Il conoscere o il non conoscere talune problematiche è importante perchè chi non sa deve solo accettare ciò che è detto mentre chi sa ha la possibilità di dialogare e poi decidere autonomamente quale posizione assumere.
Ciò detto si è aperto il dibattito che ha visto la partecipazione di molti dei presenti che hanno posto al Dott. Bica varie problematiche e molte domande su alcuni specifici temi o azioni consentite dalla legge coranica che si riassumono brevemente:
- la poligamia in constrasto alla monogamia; la poligamia non era consentita solo dalla legge islamica, ma in passato anche dalle legge giudaica. Il matrimonio è considerato un atto benedetto da Dio in quanto consente la continuità del genere umano tramite la procreazione. In ogni caso tuttavia viene anche detto che l'uomo deve provvedere alla protezione della sua donna e dei suoi figli e laddove egli non fosse in grado di adempiere ai suoi doveri farebbe meglio ad astenersi dal matrimonio o da un secondo matrimonio.
Inoltre il Dott. Bica ha specificatamente precisato che per interpretare un testo è necessario non solo conoscerlo ma anche contestualizzarlo ed inquadrarlo nel periodo e nelle situazioni in cui fu scritto;
- come si possono inquadrare nella legge coranica le distruzioni delle antiche opere d'arte che in passato ed anche in questo periodo sono avvenuti ed avvengono in vari paesi del medio-oriente; è la conseguenza di una lettura decontestualizzata dei testi che deriva
dall'ignoranza di un certo gruppo che non accetta nè l'ordine nè la situazione in cui si trovano attualmente alcuni stati del medio oriente oppure in altri casi si può considerare come una interpretazione radicale delle scritture per le quali la figura divina non può essere materializzata e rappresentata.
E' quindi intervenuto brevemente il Dott. Enzo Cardella che, amico del Dott. Bica, rivolgendogli un caro saluto ha anche aggiunto che quanto riferito dall'oratore in modo succinto e chiaro è il frutto di una profonda consocenza del mondo orientale. Con quanto espresso è riuscito a coglierne la parte essenziale pur essendo nel suo complesso molto articolato e soprattutto legato e riferito a tradizioni e situazioni che risalgono all'antichità.
Chiuso il dibattito il Prof. Valenti dopo aver ancora una volta ringraziato l'oratore per l'interessante tema trattato a ricordo della serata gli ha offerto il libro '' Storia di Trapani '' di S. Costanza.
Ha poi comunicato ufficialmente che l'escursione di un giorno prevista per domenica 29 marzo 2015 alle '' Acque pie '', Montevago, S.M.Belice, Partanna non avrà più luogo perchè è stata annullata.
La serata si è conclusa con l'omaggio alle donne presenti di un mazzetto di mimose offerto dal socio Bondì Giovanni e dalla moglie Franca e con l'arrivederci a sabato 14 marzo 2015 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal programma delle attività per l'anno 2015.
Successivamente, per essere in tema con la '' Festa della donna '' i presenti hanno avuto modo di degustare una fetta di torta alle mimose appositamente preparata in occasione della ricorrenza.