2015 - 03 - 14: Prof.Filippo Burgarella - Le origini del monachesimo

Sabato 14 marzo 2015 alle ore 18.40 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci ha avuto luogo il settimanale incontro previsto dal programma delle attività per l'anno 2015. 

L'ospite della serata, il Prof. Filippo Burgarella, trapanese, ben noto ai soci per aver più volte negli ultimi anni partecipato alle attività culturali del sodalizio, è stato accolto dal Presidente, Prof. Salvatore Valenti e dai presenti, con cordialità ed interesse.
Medievista e docente presso l'Università della Calabria ha condotto molti ed approfonditi studi, scritto numerosi testi e tenuto molte conferenze nel corso delle quali ha esposto nuovi ed interessanti punti di vista frutto  delle sue approfondite ricerche.

I lavori della serata sono stati aperti dal Presidente che, dopo aver presentato l'oratore, gli ha ceduto la parola.

Il Prof. Burgarella ha aperto il suo intervento ringraziando l'Associazione per l'invito rivoltogli ed i presenti in sala. Ha inoltre espresso il piacere con cui accetta l'invito che gli consente di ritornare non solo nella sua città natale ma anche la possibilità che gli viene offerta per esporre i risultati delle sue ricerche e dei suoi approfonditi studi. Pertanto, il tema della serata, '' L'origine del monachesimo '' può essere considerato  come l'antefatto  la cui conoscenza deve essere considerata propedeutica al tema previsto per il prossimo anno '' Gli eremi e gli eremitaggi ''.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto esposto nel corso della conferenza.

Iniziando la conferenza ha precisato che nel corso della sua esposizione si sarebbe limitato a parlare solo del monachesimo egiziano, della sua successiva espansione in Sicilia ed  in Italia, e ad elencare le altre forme di monachesimo nate nella nella zona del medio oriente.

Il monachesimo attuale è molto diverso da quello delle origini. Esso non ha interessato solo la tradizione cristiana ma anche l'Islam, l'Ebraismo, il Buddismo, ecc.
Secondo il Prof. Burgarella il monachesimo può essere considerato come un grande attentato subito dal Cristianesimo. ma che successivamente recuperato dalla Chiesa è stato fonte ed origine di un intenso sviluppo culturale e di rinnovamento.

Il monachesimo, che deriva dalla parola '' monus - solo '', esplose nell'ambito cristiano quando il Cristianesimo acquistò la sua piena visibilità in seguito all'editto di Milano con cui Costantino nel IV secolo rese libero il culto cristiano.

Secondo il Prof. Burgarella le motivazioni che portarono alla nascita del monachesimo egiziono furono molteplici e variegate.

- Il monaco, che era un laico, si pose volontariamente al di fuori della Chiesa e della comunità, andando a vivere una vita rigorosa e disciplinata in un luogo isolato, ritenendo che questo fosse il modo migliore per accedere alla santità, e quindi al regno dei cieli, in un modo differente ma efficace essendo venuto a mancare il martirio conseguenza diretta delle precedenti persecuzioni messe in opera dagli imperatori romani nei confronti dei cristiani.
- La valutazione obiettiva della situazione in cui  l'Egitto si trovava nel periodo considerato. Esso era ancora assoggettato all'amministrazione romana che sottoponeva i suoi abitanti alla coscrizione obbligatoria e ad un regime fiscale molto pesante ed esoso che gravava specialmente sui possedimenti agricoli con obbligo sul proprietario dell'istituto della solidarietà contributiva.
- La volontà di abbandonare tutto isolandosi dalla società e dalle responsabilità e quindi dai gravami e dagli oneri che  ricadevano sulle spalle di alcune categorie di cittadini

Nella decisione di diventare monaco il Prof. Burgarella vede inoltre due aspetti a suo modo fondamentali:
- la contestazione al regime fiscale romano, alla coscrizione obbligatoria ed al sistema che fino a quel momento vigeva nell'Egitto millenario
- l'esigenza di vivere in una vita lontana dalle città per poter riflettere, elevare lo spirito e diventare degni di accedere al regno dei cieli rispettando anche il celibato.

E' quindi nell'ottica della contestazione che il Prof. Burgarella ha interpretato alcuni passi del Vangelo quali quelli riguardanti la conversione di Levi diventato poi S. Marco, esattore di imposte a Cafarnao, e di Zaccheo a Gerico, identificando nel pensiero di Gesù un'idea di contestazione ai fini di una più giusta distribuzione dei beni soprattutto a favore dei ceti più poveri e disereditati e di un trattamento più equo dal punto di vista fiscale dei romani nei confronti dei meno ambienti.

San Matteo, chiamato Levi, in quanto pubblicano, era membro di una delle categorie più odiate dal popolo ebraico ovvero quella degli esattori delle tasse che pagando in anticipo all'erario romano le tasse del popolo, poi si rifacevano come usurai tartassando la gente. Poichè maneggiavano monete che portavano l'effigie dell'imperatore erano accusati di essere peccatori. Gesù passando vicino a Levi  gli disse semplicemente '' Seguimi (Marco 2,14) ''. E Matteo, alzatosi, lo seguì.
Il Vangelo secondo Luca ci presenta invece la figura di Zaccheo. Arrivando Gesù a Gerico, Zaccheo desiderava vederlo ed essendo piccolo di statura pensò bene di salire su un sicomoro. Quando Gesù giunse sotto l'albero si fermò e gli disse: « Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua ». Zaccheo poi accolse Gesù nella sua casa e si convertì promettendogli: « Ecco, Signore, io darò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituirò quattro volte tanto. ».

Il primo monaco a cui si può far risalire il monachesimo egiziano può essere identificato in S. Antonio abate.
La vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso gli scritti di Atanasio, vescovo di Alessandria che lo conobbe.
Nato in Egitto (l'odierna Qumans) intorno al 251 era figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimase orfano prima dei vent'anni con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare. Ben presto sentì di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" e così, distribuiti i beni e donata la sua proprietà terriera ai poveri, affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria nel deserto attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità libero da impegni, responsabilità ed oneri della collettività di cui prima era a capo diventando, come prima accennato, un contestatore.
Il termine deserto tuttavia è un cliché retorico perchè deve essere inteso come quel luogo, anche non lontano dalla città, in cui è possibile ritirarsi in solitudine per elevarsi spiritualmente.
Trascorreva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda e quindi si convinse che, oltre alla preghiera doveva dedicarsi a un'attività concreta. I frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità.
Nei primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime e dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria, ma consultando altri eremiti venne esortato a perseverare.  Visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, all'età di 105 anni, probabilmente nel 356.
In altre parole Antonio praticò la anacoresi, da cui il termine anacoreta, intesa come forma di sciopero, serrata nei confronti dell'ordine precostituito. L'anacoresi era riconosciuta e praticata in Egitto come ripudio dell'ordine civile e del sistema di vita organizzato ed era una procedura a cui talvolta ricorrevano i contadini egiziani su cui gravava la civiltà precostituita di quel tempo.  Nel caso della sua applicazione gli interessati sospendevano di lavorare e si recavano in un tempio tagliando tutti i ponti con la società.

A migliaia, fra i quali anche molti amministratori pubblici, seguirono l'esempio di Antonio creando anche grosse difficoltà nella gestione delle città tanto che Costantino dovette intervenire per vietare che determinate categorie di  persone, e comunque quelle idonee al pubblico servizio, abbracciassero il monachesimo.
Nel nuovo stato, molti esercitavano l'attività di cammellieri trasportando e commerciando in vari prodotti venendo così a contatto con altre realtà, molti altri vivevano insieme per cui sorsero in varie zone comunità, anche molte numerose, in cui i monaci sperimentavano tecniche e metodi di vita anche molto diversi fra di loro.
La loro vita tuttavia poteva essere definita '' cristiana '' ? Per dare una risposta non bisogna dimenticare che il '' monaco '' era un laico che spesso non partecipava alla vita liturgica della Chiesa e quindi nè si accostava ai sacramenti nè poteva assistere o celebrare messa.
Antonio, già conosciuto e rispettato, operò molto per inquadrare i monaci e al fine di sottoporli alla disciplina fondò monasteri nei quali i monaci vivevano sotto l'autorità di un superiore.

Un'opera fondamentale e di più vasta portata al fine di riportare il monachesimo nell'ambito della Chiesa Cattolica fu svolta da S. Basilio di Cesarea che con i suoi precetti, con il suo esempio e i suoi insegnamenti esercitò una notevole influenza nella vita monastica del tempo, moderando l'austerità che fino ad allora l'aveva caratterizzato fornendo un grande contributo nel coordinare le attività di lavoro e quelle di preghiera al fine di assicurarne un più equilibrato ritmo nella giornata del monaco.
Sia che egli vivesse da solo che in una comunità diventò obbligatorio recarsi per assistere il sabato e la domenica alla liturgia cristiana.

Basilio figura tra le più influenti figure che hanno dato sviluppo al monachesimo nella cristianità. Non solo è riconosciuto come il padre del monachesimo orientale, ma ha assunto anche una grande importanza per lo sviluppo di quello occidentale, in particolare per l'influsso che ebbe su San Benedetto che ne riconobbe l'importanza quando nella sua "Regola" chiese ai monaci di leggere oltre che la Bibbia anche i Padri della Chiesa e la vita e la «Regola del nostro Santo Padre, Basilio».

Con il passare del tempo si cominciarono a distinguere vari modelli di monachesimo:
- l'anacoreta in cui il monaco viveva isolato e per conto proprio
- il cenobitico in cui i monaci vivevano riuniti in gruppo in un monastero sotto la direzione di un superiore
- il siriaco, in Siria, caratterizzato da forme di punizioni personali
- lo stilita in cui il monaco viveva sulla sommità di una colonna mantenendo tuttavia contatti con la popolazione del luogo che gli forniva il sostentamento per vivere e il mezzo di comunicare anche con luoghi lontani
- dei pazzi cioè di coloroche si fingevano tali per essere disprezzati l fine di conformarsi a quanto detto da S. Paolo. Essi non tenevano conto di alcuna civile obbligazione e così potevano essere disprezzati dalla gente  per amore di Gesù. Fra questi si possono annoverare anche santi famosi e popolari come S. Francesco d'Assisi, S. Filippo Neri e lo stesso S. Basilio.

Sorto nel III secolo, a metà del V secolo il monachesimo era ormai parte integrante dell'organizzazione ecclesiastica ed era riconosciuto anche dal potere politico.

Oltre al monachesimo cristiano si avevano anche forme di monachesimo pagano che talvolta raggiungevano forme culturali molto elevate in quanto oltre alla meditazione effettuavano studi e letture di testi antichi molti dei quali non erano più nella tradizionale forma a rotolo ma avevano assunto la nuova e più pratica forma che ancora oggi viene utilizzata.

La figura del monaco era contraddistinta sin dalle origini per un modo di vestire particolare, che gli consentiva di essere visto e riconosciuto come tale in ogni contesto ed era un tratto tanto essenziale dell’identità monastica. Anche i demoni si camuffavano da asceti indossando tale abito con l’intento evidente di riuscire più facilmente nella loro opera di tentazione. 

Il Prof. Burgarella è passato quindi ad illustrare le diverse modalità con cui il monachesimo di origine egiziana si diffuse in Italia e poi nell'Occidente.

La visita di insigni maestri come Sant'Atanasio e San Girolamo nella nostra penisola, dove peraltro esistevano già alcune forme di vita ascetica, determinò il diffondersi di una coscienza monastica più definita che trovò la sua massima sintetizzazione nella Regola di San Benedetto da Norcia (480-547). In essa vennnero enunciati i concetti ed i principi che stavano e stanno ancora alla base della creazione di una comunità autonoma composta da monaci al cui vertice è l'Abate, figura prestigiosa dispensatrice dell'insegnamento di Cristo. Fu così che il modello monastico proposto dalla Regola si diffuse in poco tempo in tutta Europa segnando l'inizio del monachesimo occidentale.
Benedetto nacque a Norcia, tra il 480 e il 490, da una nobile famiglia patrizia e dopo una breve esperienza di studi a Roma, disgustato dal clima di decadenza morale, si ritirò sui monti della Sabina e poi in una grotta nella valle dell'Aniene, presso Subiaco, per condurre vita eremitica e attorno alla sua figura si riunirono numerosi discepoli.
Successivamente S. Benedetto e la sua comunità lasciarono Subiaco e si rifugiarono a Montecassino, si impegnarono nella conversione degli abitanti del luogo al cristianesimo ed eressero sulla cima del monte un oratorio dedicato a san Martino e poi un altro intitolato a san Giovanni Battista. Oggi è il noto Monastero di Montecassino.
Alla diffusione del monachesimo benedettino diede un decisivo contributo l'opera di Gregorio Magno che mise in grande rilievo la vita di san Benedetto, celebrandone anche il ruolo di legislatore monastico.

S. Girolamo tornato a Roma, nel 382, divenne invece padre spirituale di un gruppo donne, capeggiate da una certa nobile Marcella e dalla ricca vedova Paola, cui si accompagnavano le figlie Eustochio e Blesilla, che vollero dedicarsi ad una vita ascetica fatta di preghiera, meditazione, astinenza e penitenza. Esse dalle larghe disponibilità economiche favorirono il sorgere di altri monasteri sulle loro vaste proprietà.

Alla diffusione del monachesimo contribuì anche Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore. Politico, letterato e storico romano visse un'importante carriera politica al termine della quale si stabilì in via definitiva a Squillace, dove fondò il monastero di Vivario con la sua biblioteca. Il monastero fu così denominato per la presenza di una serie di vivai in cui erano allevati i pesci utolizzati anche a scopo di sostentamento.
Il periodo di fondazione di Vivario non è certo, benché si tenda a considerare il 544 come una probabile datazione. Tuttavia esiste la possibilità che un primo abbozzo di ciò che sarebbe diventato il monastero esistesse già da tempo ancora nei territori di Squillace e precisamente a Capannello. Il monastero di Vivario nacque con uno scopo differente dal celebre Ora et labora di S. Benedetto: l'obiettivo principale del nucleo monastico fu infatti la copiatura, la conservazione, scrittura e studio dei volumi contenenti testi dei classici e della patristica occidentale.
La caratteristica di Vivario era quindi la sua forma di scriptorium, con le annesse problematiche di rifornimento di materiali, di studio delle tecniche di scrittura e delle fatiche economiche. I codici e manoscritti prodotti nel monastero raggiunsero una certa popolarità e furono molto richiesti ed il vero centro vitale di Vivariuo era, particolare che segna la differenza con ogni altro centro monastico, la biblioteca.
Era la biblioteca, infatti, come centro di cultura di tutto il monastero, la novità del suo programma, una biblioteca nata ed accresciuta secondo le intenzioni del fondatore che dei suoi libri conosceva non solo la sistemazione, perché l'aveva curata personalmente, ma anche i testi, perché li aveva studiati, annotati, arricchiti di segni critici, riuniti insieme secondo la materia in essi trattata e persino abbelliti esteriormente.

Il monachesimo ebbe poi in occidente una ulteriore spinta dalla disgregazione dell'impero romano a causa delle invasioni barbariche. Molti uomini colti al fine di non sottostare alle coercizioni della nuova amministrazione oppure non avendo cosa fare preferirono rifugiarsi nei monasteri dove poterono continuare o iniziare a svolgere una vita a loro più congeniale.

Con queste considerazioni il Prof. Burgarella ha concluso la sua esposizione aggiungendo tuttavia che oltre alla forma maschile il  monachesimo si sviluppò anche nella forma al femminile e tale vento potrebbe costituire l'interessante tema di un ulteriore incontro.

Conclusa la relazione è intervenuto brevemente il Prof. Valenti che ha ringraziato l'oratore per quanto esposto e fatto conoscere su un argomento da molti non conosciuto e che come detto in apertura potrebbe considerarsi propedeutico alla trattazione successiva di altri temi ad esso legato.

E' seguito quindi un breve dibattito nel corso del quale sono intervenuti molti dei presenti che hanno chiesto precisazioni su argomenti collaterali fra i quali:
- come il monachesimo si è evoluto successivamente
- quali sono le condizioni del monachesimo al giorno d'oggi
- in passato come si veniva proclamati sant.
A questi quesiti il Prof. Burgarella ha risposto fornendo ulteriori chiarimenti e delucidazioni.


Chiuso il dibattito, a ricordo della serata il Prof. Valenti ha offerto al relatore il libro '' Storia di Trapani '' di S. Costanza.

Prima dell'arriverci a sabato 21 marzo 2015 alle ore 18.00 nella sede dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal XXIX Corso di cultura per l'anno 2015 il Presidente ha ufficialmente comunicato ai soci che l'escursione prevista per domenica 29 marzo 2015 non sarà piu effettuata.

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