2015 - 11 - 21: Arch. Luigi Biondo: Restauro della Chiesa di S. Francesco d'Assisi: un percorso fra Italia e Tunisia.
Sabato 21 novembre 2015 alle ore 18.00 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari Trapanesi sia in Trapani via Vespri 32 si è tenuta la tradizionale conferenza settimanale prevista dal programma delle attività del XXIX Cordo di cultura per l'anno 2015.
Assente il Prof. Valenti, il relatore Arch. Luigi Biondo è stato ricevuto dalla Dott.ssa Silvia Casciano, componente del direttivo del sodalizio, e da un numeroso gruppo di soci.
Aperti i lavori della serata la Dott.ssa Casciano, dopo aver presentato l'oratore ed espresso il piacere di averlo in Asssociazione, gli ha ceduto la parola.
L'Arch. Biondo, trapanese di nascita, ha conseguito cum laude la Laurea in Architettura presso l'Università di Palermo, libero professionista, ha ricoperto vari incarichi, diretto vari restauri, autore di varie pubblicazioni , dal novembre 2013 è Direttore del Museo Pepoli di Trapani.
Si riporta una breve sintesi liberamente tratta da quanto detto nel corso della serata che è stata accompagnata dalla proiezione di una serie di diapositive a chiarimento e supporto di quanto via via veniva detto. Per gentile concessione dell'oratore esse sono riportate nella parte finale di queste note.
L'Arch. Biondo ha diviso la sua esposizione in due tempi. Inizialmente ha raccontato alcuni episodi della sua esperienza lavorativa che verificatisi separatamente in realtà si erano concatenati l'uno all'altro avendo tutti che fare con l'ordine francescano confluendo infine, manco a dirlo, con il restauro della Chiesa di S. Francesco d'Assisi.
Il relatore ha iniziato a parlare di Gioacchino Maria Antonio Viscosi,cappuccino, nato a Sambuca, che prese il nome di Frà Felice da Sambuca. Si dedicava alla pittura dove cercava di tradurre in un linguaggio chiaro a tutti i temi delle pitture devozionali ed al restauro, in genere ridipintura, dei quadri delle chiese.
Nel 2007 ai piedi del campanile di S.Domenico fu ritrovata una cassa in cui erano contenuti dei quadri velinati. L'opera di recupero portò alla scoperta di un quadro del frate che rappresentava la cattiva morte di un peccatore moribondo non più recuperabile come mostrato da diversi particolari rappresentati. Tale quadro in genere era accoppiato ad un altro rappresentante la buona morte in vicinanza dei confessionili dei conventi dei cappuccini.
L'Arch. Biondo poi curò in segiuito una mostra dedicata ai quadri dello stesso frate in ambiente che richiamava quello cappuccino in cui da ogni quadro pendeva un cordone con tre nodi con in basso una pietra che si richiamava all'abitudine di S. Francesco di utilizzarlo come cuscino.
Altro episodio avvenne quando nei laboratori di restauro della soprintendenza venne trovato un quadro velinato e molto rovinato. Tolte le veline il quadro rappresentava la scena di una battaglia in cui era presente anche un francescano con in mano un crocifisso da cui si irradiava un raggio di luce bianco che lo illuminava.-
Era Frà Francesco da Mazara, della nobile Famiglia degli Emmanuelli, che dopo aver condotto una giovinezza scellerata e malvagia, per espiare si era fatto frate ed aveva accompagnato in Africa Carlo V d'Asburgo che nella battaglia di Madhia ( Tunisia ) aveva sconfitto, dice la leggenda ) il corsaro Dragut grazie alla presenza del Crocifisso portato dal frate.
Nell'organizzare la mostra di Frà Felice di Sambuca gli capitò di entrare nel Convento del Santissimo Crocifisso in Sant'Anna a Castelvetrano dove si trova l'altare di Frà Pietro da Mazara e dove si trova anche il bianco Crocifisso colà portato insieme alla salma del frate dopo la sua morte per colera.
Sotto l'altare si constatava la mancanza di un paliotto scomparso da tempo: era quello che si trovava nella cassa ritrovata ai piedi del campanile di S. Domenico che successivamente quindi fu riportato nella sua sede originaria.
Infine ha iniziato a parlare della Chiesa di S. Francesco a Trapani per un certo periodo impacchettata, ma oggi in gran parte liberata dai ponteggi.
La Chiesa fu ristrutturata dalle fondamenda ed ingrandita da Frà Bonaventura Certo da Messina su ordine dell'allora Padre provinciale dell'ordine francescano Giuseppe Napoli ed ha sempre costituito con la sua alta cupola punto di riferimento non solo per i marimai che entravano in porto ma anche per la polazione circostante.
Grazie all'interessamento dell'Ordine francescano ed alle pressioni esercitate opportunamente sui politici dalla popolazione si è riusciti ad ottenere un finanziamento grazie al quale i lavori di consolidamento e restauro esterno ed interno sono partiti.
La Chiesa, in precedenza colpita da un fulmine che aveva bucato il lanternino ed era rimbalzato più volte all'interno della cupola, aveva riportato seri danni non solo alla stessa ma il tempo e l'azione certamente non favorevole degli elementi atmosferici e l'umidità infiltratasi avevano continuamente peggiorato la situazione cancellando scritte nella cupola e lo stato degli addobbi interni ( quadri, stucchi, ecc ).
I danni non valutabili dal suolo si sono rivelati nella loro reale gravità solamente dopo aver posto in opera i ponteggi che hanno consentito di raggiungere gli opportuni punti di osservazione ad una certa altezza. Altre difficoltà sono sorte anche per la presenza delle colonie di gabbiani e piccioni che avevano nidificato nella strutturae e per interventi di consolidamento fatti precedentemente in modo non azzeccato.
Nell'intervento di consolidamento si è preferito utilizzare al posto del classico cemento nuove tecniche che hanno offerto garanzia di maggiore resistenza non intaccando per niente l'aspetto estetico, si è ripristinata e messa in opera l'antica croce sul lanternino e per il rivestimento esterno della cupola sono state utilizzate piastrelle smaltate e maiolicate che hanno ridato alla stessa l'antico splendore e bellezza. tecniche
I ponteggi della cupola erano stati già smontati e la stessa era ammirabile nella sua antica eleganza e splendore, quando un altro fulmine la colpì di nuovo facendo letteralmente saltare una certa superficie del rivestimento in piastrelle. In attesa di migliori condizioni meteo che permettessero di nuovo di lavorare all'esterno, i lavori sono proseguiti all'interno e allo stato attuale sono a buon punto. E' pure riapparsa la scritta sul fascione interno della cupola e gli stucchi ed i quadri hanno riassunto la loro originale fisionomia.
Si è pure operato per mettere in loco una propria gabbia di Faraday per la protezione dell'edificio dalla problematica fulmine e si spera che per la primavera del 2016 l'edificio e la Chiesa possano essere riaperte al Culto e restituite alla fruizione sociale della popolazione.
Nel frattempo molte opere che la chiesa ospitava sono state portate al Museo Pepoli come la lampada, il calice ed il crocifisso realizzato in un sol pezzo di corallo da Frà Matteo Bavera in rame dorato, smalto e corallo con la collaborazione, si presume, di molti artigiani ebrei rimasti a Trapani dopo la loro cacciata ed utilizzando il corallo pescato in quel periodo nelle acque tunisine.
A tutti il relatore ha fornito, nel limite della delicatezza di qualche argomento, delucidazioni e chiarimenti concludendo che se qualcosa è lasciata in abbandono difficilmente piace. mentre se viene recuperata e restaurata, anche se talvolta in parte per difficoltà obiettive, rinasce nella popolazione e nei visitatori, nuovi ma anche vecchi. un nuovo senso di godimento e di riappropriazione.
Prima dell'arrivederci a sabato 28 novembre 2015 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro in programma, la Dott.ssa Casciano ha offerto all'Arch. Biondo a ricordo della serata il libro '' Storia di Trapani '' di S. Costanza esprimendo nel contempo la richiesta di una sua ulteriore presenza e partecipazione nell'ambito delle attività culturali del prossimo anno sociale.