2015 - 12 - 12: Prof.Salvatore Valenti - Tommaso Fazello storico e viaggiatore del XVI secolo

Sabato 12 dicembre 2015 alle ore 18.30 nei locali dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, addobbati in occasione delle prossime festività del Natale nonchè per quelle di fine ed inizio anno, con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci si è tenuto il settimanale incontro previsto dal programma del XXIX Corso di cultura giunto ormai quasi alla sua conclusione.

Oratore delle serata il Presidente, Prof. Salvatore Valenti, che ha recuperato così la sua relazione prevista in origine per sabato 5 dicembre 2015.

Il programma della serata è iniziato dal relayore con le seguenti comunicazioni organizzative:

- la Conviviale di fine anno sociale è stata fissata, come già noto, per il giorno 19 dicembre 2015 alle ore 19.00 presso l'Hotel Tirreno di Pizzolungo. Pertanto sarebbe opportuno che i soci che intendessero parteciparvi effettuassero già per tempo la necessaria prenotazione
- venerdì 18 dicembre 2015 ancora all'Hotel Tirreno di Pizzolungo alle ore 18.00 si terrà un incontro dedicato ai '' Ludi di Enea ''; i soci sono invitati ad intervenire
- il programma per l'anno sociale 2016, XXX Corso di cultura, è già stato predisposto ed è in fase di stampa; sarà distribuito in occasione della conviviale. I primi incontri, per coloro che non potessero partecipare alla stessa, saranno i seguenti:

Martedì 5 gennaio 2016 - ore 18.00 - Sede Associazione - Tombolata
Sabato 9 gennaio 2016 - Ore 18.00 - Sede Associazione - Prof. Giuseppe Camporeale: Simbolismo del giovane di Mozia

- nella seduta del 9 dicembre 2015 il Direttivo del sodalizio, ha dichiarato decaduto il socio Francesco Bosco, facente parte dello stesso. E' stato sostituito dalla Prof.ssa Anna Maria La Via alla quale i presenti hanno augurato buon lavoro.

Ciò detto il Prof. Valenti ha iniziato a svolgere la sua relazione dal titolo: '' Tommaso Fazello storico e viaggiatore saccense del XVI secolo ''.

Si riportano di seguito, in quanto gentilmente messi a disposizione, sia il testo che la serie di diapositive proiettate a supporto di quanto esposto.

'' Tommaso Fazello Storico (Sciacca 1498 – PAlermo 1570 ).

Chi di voi si trovasse ad andare in quel di Sciacca in quella piazza Scandaliato, vero e proprio stupendo balcone sul Mediterraneo, in un angolino di quella si troverebbe di fronte un monumento dedicato a Tommaso Fazello. Io sono stato parecchie volte in quel luogo ma, solo una volta mi sono soffermato ad osservare quel monumento opera dello scultore saccense Filippo Prestia,  raffigurante appunto Tommaso Fazello. La statua, collocata nell’anno 2007 in quel sito voluto, a suo tempo, dal Fazello, reca in mano un voluminoso libro con la scritta “De rebus siculis” che è, appunto, l’opera storica di Tommaso Fazello.

Ma chi è questo frate domenicano Tommaso Fazello.

I documenti, in merito, non ci danno conforto sicuro ma gli studiosi, anche del tempo, ne collocano la nascita nell’anno 1498 nello stesso anno in cui moriva il suo confratello domenicano Girolamo Savonarola. Muore a Palermo nel Cenobio di San Domenico l’8 aprile 1570. Ai suoi funerali intervennero il Clero tutto e il Capitolo della Chiesa Cattedrale di Palermo. Così scrive Antonino Mongitore (Pa 1663, ivi 1743) un erudito palermitano, canonico della cattedrale di Palermo nella sua opera principale Biblioteca sicula: Auctor vero decessit anno 1570, ut ex libris defunctorum Cathedralis Ecclesiae Panormitanae patet”. (l’autore certamente morì nell’anno 1570 come risulta dai libri dei defunti della chiesa cattedrale di Palermo) ed in merito ho portato avanti una ricerca in verità non approfondita e su cui mi impegno, in seguito, di ritornare.

Il luogo di nascita è sicuro in quanto è lo stesso Fazello a dircelo nella 1^ Deca al cap. 3° del VI libro quando afferma: “…successit post Sosium flumen passum milia octo Thermae civitas, Sacca hodie dicta: unde et mihi frati Thomae Fazello origo”. ( Sacca o Sciacca fu il toponimo dato a quella cittadina dagli arabi sciaq= alto, elevato, ma anche spaccatura, jacca, jaccazza alludendo alle fenditure da cui sgorgano le acque termali ). 

Chi fossero i genitori lo sconosciamo (mancanza di documenti e ricerche da approfondire!!!)possiamo supporre che siano stati benestanti visto il grado di istruzione che poterono consentire a Tommaso, al fratello Girolamo e alla sorella Clemenza.

Uno studioso (Trasselli) in una sua opera Mostra Storico-bibliografica, cita un atto notarile del 4 agosto 1447 secondo il quale la famiglia Fazello si sia stabilita a Sciacca prima del 1447. In quest’anno, infatti, compare un Giacomo Fazello  proprietario di una masseria che compra l’erbaggio del feudo Misilindino che corrisponde all’attuale comune di Santa Margherita Belice (atto del 22 dicembre 1472). Nel 1498 un Pietro e Francesco Fazello figurano come honorabiles figura che veniva immediatamente prima rispetto a quella di nobiles a designare una certa agiatezza di cui godevano i Fazello. Nel 1531 i discendenti di Francesco Fazello, Antonietta Beagna, sua moglie, e i nipoti Pietro Manno e Girolamo Randazzo, consigliati e assistiti dall’altro nipote appunto Tommaso Fazello decisero e stipularono di fondare un monastero di donne che, intitolato a Santa Maria dello Spasimo, fu poi chiamato volgarmente Monastero Fazello che verrà retto da quella suora Clemenza, anch’essa dell’ordine dei Domenicani e sorella del nostro Fazello. Nei riveli dell’elenco degli ecclesiastici e dei religiosi di Sciacca che troviamo nei vari conventi di quella cittadina, nell’anno 1593 suor Clemenza risulta ancora priora del Monastero dello Spasimo.

Ma ritorniamo ai nostri discorsi.

I tre fratelli poterono studiare a Sciacca e i due maschi continuare gli studi in Palermo prima e a Padova e Roma dopo. Non sappiamo quando Tommaso si sia trasferito in Palermo, sappiamo, però, che a 19 anni si trova in quella città come lui stesso ci conferma (Deca II libro X) “ Io, che avevo allora diciannove anni quando sentii che la città era stata assalita da un pugno di uomini, uscito dal convento per saperne di più, mi avviai pure verso la piazza del macello…” (siamo nel 1517 e l’autore allude ai disordini scoppiati a Palermo contro il valenziano Ugo de Moncada vicerè di Sicilia reo di avere tenuta nascosta la morte di Ferdinando d’Aragona con la conseguente sua destituzione dalla carica di viceré ). I tumulti erano capeggiati da da alcuni notabili che non amavano certamente Ugo e tra questi Pietro Cardona conte di Collesano, Federico Abatellis conte di Cammarata, Girolamo Filangeri conte di San Marco, Simone Ventimiglia marchese di Geraci, Matteo Santapà marchese di Licodia, Giambattista Barresi signore di Militello, e Guglielmo Ventimiglia signore di Ciminna. 

Tommaso conseguì la laurea in Sacra Teologia a Padova la qualcosa gli consentì di potere insegnare a Palermo filosofia “publico stipendio”. Eccelse il nostro nell’eloquenza, fu per dieci volte priore del Cenobio Domenicano Palermitano e resse la provincia sicula per due volte. Fu designato a dirigere l’ordine a livello nazionale ma, rifiutò perché impegnato a portare a termine la sua opera di cui a breve parleremo. Per sua volontà e impegno fu anche costruito il Cenobio di San Domenico di Enna. Fu nominato Primo Consultore del Tribunale dell’inquisizione allorquando furono aboliti gli inquisitori e mantenne questo incarico per oltre cinquanta anni fino alla morte. Il Tribunale d’inquisizione fu creato con decreto del 6 ottobre 1487 da Ferdinando II il Cattolico che inviò in Sicilia il primo inquisitore il domenicano Antonio La Pegna. Nel tribunale d’inquisizione i primi ad operare furono i padri domenicani. Il tribunale venne abolito da Ferdinando III con decreto del 6 marzo 1782 dopo oltre 300 anni dall’introduzione.

L’impegno come docente, oratore e scrittore profuso in Roma gli procurarono molte amicizie tra gli intellettuali dell’epoca e tra tutte quella di Paolo Giovio (Como 1483 – Firenze 1552) celebre storico comasco che, stabilitosi a Roma, entrò nella prelatura divenendo medico della Corte Pontificia ed in seguito creato vescovo di Lucera da Clemente VII nel 1528. Giovio fu colui che, per intenderci, spinse Giorgio Vasari a scrivere ”Le vite dei più celebri pittori, scultori e architetti” da Cimabue ai suoi giorni e pubblicato nel 1550. Ma Giovio fu colui che, intuendo l’intelligenza e le capacità di Fazello lo stimolò a scrivere l’opera che lo consacrerà tra i più grandi storici di Sicilia di tutti i tempi. Così scrive Fazello all’inizio della prefazione alla 1^ Deca: Paulus Jovius , nocerinus episcopus, rerum Sicularum… multis  a me precibus efflagitavit, ut priscam Siciliae quasi formam illustrarem. (Paolo Giovio vescovo di Nocera con molte preghiere mi sollecitò a che scrivessi una storia delle cose di Sicilia).

Intraprese a lavorare alla sua opera intorno al 1535 e andò avanti per ben 23 anni sino a quando, cioè, la pubblicò col titolo DE REBUS SICULIS DECADES DUAE la qualcosa avvenne per la prima volta in Palermo nel 1558 nella stamperia di Giovanni Matteo Maida e Francesco Carrara. L’opera, scritta in latino, consta di due corposi volumi di dieci libri ciascuno come dal titolo stesso. Ogni libro è, poi, suddiviso in capitoli. Altre edizioni, sempre in latino, vennero alla luce nel 1560 e nel 1568. La prima edizione tradotta in lingua toscana venne curata da Remigio Nannini Fiorentino. Una edizione dell’opera di Fazello venne inclusa nel testo Rerum sicularum scriptores stampato a Francoforte sul Meno  nel 1579. Nel 1628 un’altra edizione riveduta e accresciuta dall’abate Don Martino La Farina fu stampata a Palermo nella stamperia di Decio Cirillo, mentre a Catania, rispettivamente nel 1749, 1751, 1753, furono stampate dal tipografo Gioacchino Puleo altre edizionii curate da Vito Maria Amico e Statella. L’ultima, in ordine di tempo, almeno quello che ci risulta, quella edita dalla Regione siciliana nel 1990 con introduzione, traduzione e note di Antonino De Rosalia e Gianfranco Nuzzo e presentazione di Massimo Ganci.

La data presumibile in cui Fazello cominciò a porre mano all’opera è quella del 1535 che coincide con lo sbarco in Sicilia di Carlo V, vincitore sul pirata Ariademo Barbarossa che infestava il Mediterraneo. Nello stesso anno è testimoniata la presenza dell’imperatore a Trapani reduce dalla battaglia di Tunisi. E proprio all’imperatore Carlo V il Fazello dedicò la sua opera. Lo leggiamo nella prefazione che l’autore fa al suo testo: “ Tibi Carole Quinte Caesar…cui sicularum haecrerum…”  “A Te, poi, imperatore Carlo V, re di Spagna e di Sicilia, a cui questa sintesi di storia siciliana è dovuta anche per il fatto che, avendo espugnata Tunisi e debellato l’Africa, hai da poco e valorosamente liberato dal tremendo terrore dei Turchi e delle loro spade la Sicilia, ….. a Te, dico, nelle cui mani Dio ha voluto che fosse riposto l’impero di tutto il mondo, ho ritenuto di poter dedicare questo rozzo e deforme parto del mio ingegno, come pegno di gratitudine verso di  Te da parte mia e da tutta la Sicilia”. Carlo nel 1556 abdica in favore del figlio Filippo II e si ritira in Estremadura dove muore nel 1558. Anche a lui quindi il Fazello dedica la sua opera.

Nel 1535 Tommaso inizia il suo lungo peregrinare per la Sicilia senza prima avere, però, studiato approfonditamente i classici greci e latini ritrovando in essi la sua vocazione di storico.

I suoi viaggi per la Sicilia furono meravigliosi ma, anche, rischiosi per quei tempi. Fu, comunque, facilitato in essi dalla carica di Rettore della Provincia Siciliana, che gli consentì una certa libertà di movimento. Percorse l’isola in lungo e in largo per ben quattro volte ricercando tra i ruderi di antichissime costruzioni, scoprendo strati di civiltà remote sommerse, lungo i greti di torrenti, dentro le grotte incavate nelle montagne, in mezzo a detriti alluvionali sempre comparando, rapportando il tutto ai testi classici e chiedendo tra gli abitanti del posto. Scopo principale quello di rendere un servizio alla sua patria. Dire Sicilia significava per lui affacciarsi su uno dei panorami più affascinanti della storia, significava, soprattutto, riportarsi col pensiero e la fantasia a tutto un mondo in cui uomini ed avvenimenti sembravano riaffiorare come immagini inafferrabili da una lontana penombra.

Ma andiamo all’opera. Il titolo “de rebus Siculis decades duae” in contrapposizione ad “Annales” liviani in quanto il Fazello non riteneva importante o fondamentale un discorso cronologico ma anche perché il termine decades si adoperava, allora, come equivalente a storia nel suo più largo senso generico.

Con la prima Deca il Fazello ha voluto fare una descrizione fisica, geografica, topografica della Sicilia che servisse come preparazione alla narrazione degli avvenimenti; un tessuto geografico su cui inserire quella storia che il nostro tratterà nella seconda deca e che comprende un lunghissimo arco che va dalle antichissime storie della Sicilia, anche quelle mitologiche, fino alla morte di Carlo V (1500-1558). Una grande novità quella di trattare la storia inserendola in quel contesto fisico costituito dal momento geografico-topografico ed in questo senso traccia una storia che la Sicilia non aveva ancora conosciuto. Il legame tra geografia e storia non è solamente un legame esteriore, la materializzazione e la localizzazione dell’avvenimento, è anche l’intimo rapporto tra la vita, la cultura di un popolo e le condizioni geografiche del territorio da esso abitato. Parecchie sono le opere antiche precedenti a quella del saccense che presentano aspetti geo-storici della Sicilia ma a differenza del Fazello che li descrisse visitandoli, scoprendoli, dissotterrandoli, altri li avevano esclusivamente desunti da frammentarie fonti antiche senza essere mai usciti dalle biblioteche, senza avere avuto la minima conoscenza diretta della Sicilia. Per tutte “Il libro di re Ruggero” dell’arabo Edrisi, di Nicolò Speciale, di Gian Giacomo Adria che aveva pubblicato un opuscolo “De topographia inclitae civitatis Mazarae” di Bartolomeo del Grande con il “De situ, montibus, fluminibus et loci etc”, di Leandro Alberti “Isole appartenenti all’Italia”.

Il Fazello è il primo storico che faccia veramente storia, il primo che supera la narrazione cronacistico-annalistica elevando la storia o meglio la narrazione storica ad arte facendo quello che oggi con termine moderno si chiama ricerca sul campo. Altro merito del Fazello quello di avere, con qualche secolo di anticipo, messo insieme Geografia, Storia, Antropologia, Etnoantropologia, Folclore, Archeologia tutti elementi caratterizzanti l’Identità della cultura siciliana.

Ma esaminiamo la prima Deca che, come abbiamo detto si divide in dieci libri ed ogni libro, a sua volta, è diviso in capitoli.

I primi otto capitoli del primo libro presentano la Sicilia e le isole che la circondano sotto l’aspetto fisico e geografico, si passa alla descrizione degli usi e costumi, alle meraviglie, alla fertilità dell’isola, agli abitanti.

Il viaggio del Fazello inizia da capo Peloro e prosegue a sud verso capo Pachino,  percorre l’isola sul lato meridionale sino al capo Lilibeo per proseguire sul lato settentrionale sino a Tindari. Il nono ed ultimo capitolo del primo libro è dedicato alla descrizione della Sicilia in maniera alquanto sintetica quasi un indice. I rimanenti nove libri contengono la descrizione non solo delle città principali ma anche di tutti quei paesi anche dell’interno dell’isola ritenuti di poca importanza ma ugualmente ricchi di tradizioni e storia a volte oscure e sconosciute. L’interesse verso tutti questi particolari servono all’autore per calarvi dentro la storia della Sicilia.

Non si può fare storia generale senza la storia locale, sosteneva il Fazello.

Trattare la storia delle singole città significava per il Nostro ricostruire la storia di un popolo.

Possiamo tracciare una sintesi della prima Deca in questo modo:

una prima parte riguarda l’aspetto geo-fisico dell’isola;

una seconda parte quello socio-economico;

una terza parte quello naturalistico, artistico, storico.

Accenna ai vari nomi dati all’isola nel corso dei secoli: Isola dei Ciclopi, Trinacria, Triquetra ovvero isola delle tre punte da cui deriva il mostro a tre gambe simbolo della Sicilia. Si passa poi a Sicania ed infine a Sicilia dai Siculi abitatori. Misurò personalmente distanze, altitudini, larghezza e lunghezza di fiumi. Parlò dei orodotti principali dell’agricoltura quali i cereali (il mito di Cerere), olio, vino: il balinzio o moscato, il polio dal tiranno Polio Argivo tiranno di Siracusa, il tauromenio, il mamertino, il pompeiano, il murgentino, il vino di Entella. Parlò di miele, di seta, di miniere d’argento, oro, agata e ancora miniere di zolfo e di sale (Agrigento, Enna , Nicosia), di sale marino (Trapani, Camarina), di corallo (Trapani, Messina, Sciacca), di pesca del pesce spada e del tonno.

 Per l’aspetto culturale e artistico si rifece alle testimonianze presenti nelle principali città Panormo, Zancle, Agrigento, Siracusa soffermandosi maggiormente su quest’ultima la cui storia si intrecciò con quella di Atene e di Roma.

Parlando di città e paesi ha voluto ripercorrere la storia delle varie civiltà succedutesi: sicula, greca, romana, bizantina, araba, normanna, francese, spagnola.

Interesse mostrò Fazello verso i miti: Demetra (Cerere) e della figlia Kore-Persefone-Proserpina, il culto dei Palici, dei Ciclopi, di Ercole, di Venere ericina ecc…

Interessante la descrizione dell’ascensione dell’Etna iniziata il 27 luglio 1541 con due amici e che sarà di riferimento per tutte le ascensioni dell’Etna fatte soprattutto nel XVII, XVIII e XIX secolo (Riedesel, Saint Non, Braydon, Houel ed altri).

Raccolse sentenze, proverbi, credenze e superstizioni anticipando quelle che, poi, diverranno attenzioni scientifiche: Etnoantropologia, Paremiologia (DOC Cap II L. X I DECA). Scoprì siti archeologici quali Eraclea Minoa, Selinunte,(cap. IV libro II I deca “in ea itaque suspicione per tre annos versatur). G. G. Adria “De topographia inclitae Mazarae). Fissò e identificò templi quali quello della Concordia di Agrigento. Di questo tempio si ignora a chi possa essere stato dedicato fu chiamato così per una iscrizione su tavola di marmo a lettere maiuscole trovata in una piazza della nuova Agrigento (CONCORDIAE AGRIGENTINORUM SACRUM RESPUBLICA LILJBETANORUM DEDICANTI BUS M. ATTERIO CANDIDO PROCOS: ET L. CORNELIO MARCELLO (Tempio della Concordia degli agrigentini, fatto dalla repubblica dei lilibetani, dedicato dal M. Atterio Candido e Lucio Cornelio Marcello), ed ancora quello di Asclepio, di Giunone Lacinia, di Castore e Polluce, di Ercole sempre nella valle dei templi. Ancora merito del Fazello quello di avere riconosciuto il luogo di due santuari siracusani: quello di Artemide nell’istmo di Ortigia e quello di Atena inglobato nell’attuale cattedrale di Siracusa. 


Parla anche di poeti, retori, filosofi, storici siciliani di cui traccia interessanti profili biografici o che nell’isola vissero parecchi anni ospiti di magnanimi principi siciliani (Simonide, Bacchilide, Pindaro, Epicarmo e Filemone, Fotino Carmo, Teognide, tutti poeti o commediografi. Retori come Corace e Tisia e i loro discepoli Lisia, Isocrate e Gorgia da Lentini col suo discepolo l’agrigentino Polo oratore e filosofo insigne vissuto al tempo di Empedocle; filosofi quali Menecrate, Iceta e Archetimo siracusani, Temagora e Pausania di Gela e l’agrigentino Empedocle che il F. colloca tra i più grandi sapienti della terra, gloria della Sicilia; storici quali i siracusani Antioco, Filisto, Callia e poi Timeo di Tauromenia, Diodoro soprannominato Siculo di Agira, Filino di Agrigento; matematici come il siracusano Archimede per citarne alcuni.

Passando ora ai dieci libri della seconda Deca entriamo nella trattazione della storia della Sicilia dalle origini a Carlo V sino, cioè, ai suoi tempi. La trattazione è spesso desunta da testi preesistenti integrata, però, da quel contesto geografico in cui i fatti storici si verificarono. Per Fazello la storia è opera d’arte e non soltanto opera di ricercatore di documenti e non può essere mostrata ai lettori solo come frutto di considerazione razionale e ragionatrice ma arricchita dall’acutezza e dalla profondità del pensatore e la genialità dell’artista. Un apprezzamento particolare bisogna attribuire a quel contesto storico in cui Fazello visse e di cui fu testimone oculare come le lotte intestine in quel di Sciacca tra i Luna e i Perollo, o tra i Fardella e i Sanclemente a Trapani, o tra i Naselli e i Montaperti in quel di Agrigento.


 
E avviamoci a tirare le conclusioni circa il grande valore dell’opera del Fazello.

Prima considerazione: commetteremmo errore gravissimo se giudicassimo la colossale opera del Fazello con gli occhi dello storico moderno, sarebbe come portare al passato quel rigore scientifico che si richiede ai nostri giorni, senza tener conto dei sussidi di cui poteva disporre il Fazello ai suoi tempi. Molte scienze sussidiarie non ancora esistevano ci riferiamo alla Geografia, alla Cartografia, alla Filologia, all’Archeologia, alla Numismatica, all’Etnoantropologia e risultava persino difficile collocare misure, tempi, spazi. Non opera di scienza quella del Fazello ma opera morale educatrice per i suoi concittadini e quindi raggiungimento di quel fine per cui aveva accettato il sollecitato invito di Paolo Giovio cui abbiamo fatto cenno all’inizio e che era quello di illustrare una storia delle cose di Sicilia. In questo senso il Nostro ha pienamente raggiunto il suo intento mettendo insieme le due Deche, dando la possibilità ai posteri e agli studiosi futuri di far tesoro di tutte quelle immani notizie che l’opera contiene e di dare un indirizzo a tutti quanti di Storia vogliano occuparsi. E non furono pochi coloro che, nel corso degli anni, trovarono la fonte dei loro studi nell’opera di Fazello appunto De Rebus siculis decades duae. ''   

La conclusione della esposizione è stata seguita da un dibattito a cui hanno partecipato molti dei presenti in sala. Ad essi l'oratore ha fornito ulteriori chiarimenti e precisazioni riguardanti il Fazello e la sua opera.

Al terminre del dibattito la serata si è conclusa con l'arrivederci a domenica 13 dicembre 2013 alle ore 19.00 nei locali dell'Associazione per la '' Sagra della cuccia ''.
 

                                              

 

 

 



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