2016 - 10 - 08: Arch. Roberto Manuguerra - Le fortificazioni di difesa della città di Trapani



















Sabato 8 ottobre 2016 alle ore 18.30 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, al termine della pausa estiva, sono riprese le attività e gli incontri previsti dal programma per l'anno 2016, XXX Corso di cultura con la presenza di un numeroso gruppo di soci che per l'occasione si sono scambiati i saluti di bentornato e ben trovato.


Aperti i lavori della serata, il Prof. Valenti, Presidente del sodalizio, ha salutato i presenti in sala e l'Arch. Roberto Manuguerra, relatore di turno, ringraziandolo per l'attaccamento dimostrato nei confronti dell'Associazione avendo sempre accettato l'invito dell'Associaszione a partecipare alle sue attività culturali relazionando su temi specifici e relativi alla nostra città.
Prima di procedere con il programma della serata ha ricordato con piacere il felice esito del viaggio in Russia svoltosi nel mese di settembre u.s. a cui ha partecipato un folto gruppo di soci che nel corso della permanenza a Mosca e a S. Pietroburgo ha avuto modo di visitare tali città ed i loro monumenti più rappresentativi ed importanti restandone entusiasmato.

L'arch. Roberto Manuguerra, professionalmente impegnato ed interessato a ricerche personali di approfondimento, ha assiduamente partecipato negli ultimi anni alle attività culturali dell'Associazione.
Avuta la parola ha ringraziato i presenti e l'Associazione per l'invito che annualmente gli viene rivolto e che ha accettato sempre con piacere in quanto ha in tal modo la possibilità di trattare alcuni temi e risultati delle sue ricerche.

Si riporta di seguito una sintesi liberamente tratta da quanto esposto nel corso della serata sul tema '' Le fortificazioni di difesa della città di Trapani '' nel corso della quale, a supporto di quanto detto è stata proiettata una serie di interessanti diapositive che successivamente si riportano perchè gentilmente rese disponibili per essere inserite nel sito dell'Associazione.

Sulle reali origini della città di Trapani si sa molto poco, ma di certo essa non fu una città greca non avendo teatro, agorà o piazze intese come luogo di incontro e di discussione, elementi questi caratteristici di tali città.
Sulla sua origine remota e per la sua forma a forma di falce ( Drepanon ) esistono diversi fatti leggendari.  
- Una di esse vuole che essa sia nata dalla falce lanciata da Crono e finita a Trapani dopo che lo stesso aveva evirato il padre Urano, nonno di Zeus. Urano, infatti, temendo di essere spodestato dai figli man mano che essi nascevano li relegava in un luogo da cui era impossibile fuggire. La falce era stata data a Crono dalla madre Gea per vendicarsi del trattamento che il marito Urano riservava ai figli.
- Un'altra leggenda narra invece che la falce sia stata quella caduta a Cerere, e depositatasi sul mare, nella sua ricerca sul carro alato nei cieli della Sicilia della figlia Proserpina ( Persefone ) rapita da Ade che se ne era invaghito. Il successivo intervento di Giove poi stabilì che Proserpina passasse sei mesi con la madre sulla terra e sei mesi con il marito negli inferi e da ciò si fece derivare la nascita delle diverse stagioni.
- Un'altra versione fa risalire invece la nascita di Trapani intorno al 1260 A.C. ovvero al periodo che seguì  la la conquista e la distruzione di Troia ad opera dei Greci. Come riportato da Virgilio nell'Eneide scritta fra il 31 e il 19 A.C., Enea, in fuga da Troia con il figlio Ascanio, un gruppo di compagni ed il padre Anchise per la morte di quest'ultimo approdò nella zona di Pizzolungo per seppellire lo stesso e successivamente proseguire il viaggio. Un anno dopo ritornò per la celebrazione dei giochi in suo onore e fu ancora ben accolto dal re Aceste. Alla partenza di Enea alcuni suoi compagni fra cui Elimo, stanchi di seguirlo nelle sue peregrinazioni, chiesero ad Aceste il permesso di restare e di fondare una città, Trapani per l'appunto. Elimo divenne quindi il capostipite degli Elimi che successivamente si affermarono sul territorio fondandovi altre città.

Notizie più certe legate a fatti storici, ma non direttamente per Trapani, si hanno nel 2° secolo A.C. con la 1^ guerra punica fra Roma e Cartagine in relazioe alla battaglia delle Egadi. I Romani avevano già conquistato Lilibeo mentre Erice era ancora una città punica. I Romani con una flotta di 100 navi che stazionavano fra Favignana e Levanzo sorpresero la flotta punica forte di 200 navi che portavano rifornimenti passando a nord di Levanzo verso i loro insediamenti sulla costa trapanese. La strategia e la modalità con cui si svolse lo scontro ( rostri prodieri per sventrare le navi di fianco e farle affondare, passerelle che consentivano ai soldati di passare dalle proprie navi a quelle nemiche per ucciderne i componenti l'equipaggio ) consentirono praticamente ai romani di trasformare la guerra sul mare in guerra terrestre e ciò valse loro la vittoria. Si narra che Cala Rossa sull'isola di Favignana assunse questo nome perchè le sue acque divennero di questo colore a causa del sangue versato durante la battaglia trasportato dalla corrente in quella zona.
In quell'epoca Trapani era ancora simile ad un'ìsola circondata dal mare da tutte le parti.

Bisogna fare un salto di circa 800 anni e passare al VI secolo. Alcune stampe dell'epoca mostrano che alle costruzioni originarie quali la Colombaia, il Castello di Terra, a difesa del lato nord-orientale della città, ed alla Torre Pali ( oggi non più esistente ) si erano aggiunti altri due elementi quali la Torre di Porta Oscura e la Torre Vecchia e quindi con questa situazione si poteva ipotizzare già la presenza degli elementi posti a difesa dei quartieri più vecchi ed antichi di Trapani quali il Casalicchio e S. Pietro.

Dopo l'anno 1000, quando la città si era già concretizzata con una struttura molto frammentaria e non regolare, con l'arrivo dei Normanni è probabile che essa si sia allargata verso occidente e con essa le relative fortificazioni a sua difesa.

E' con Giacomo II di Aragona, figlio di Pietro III d'Aragona e di Costanza d'Altavilla divenuto in forza del matrimonio anche Re di Sicilia, che la città si allargò ulteriormente ad occidente ( dall'attuale via Torrearsa a Piazza Generale Scio ) e ciò comportò la costruzione di una cinta muraria provvisoria e non sufficientemente robusta per difendere la città dal lato sud ovvero dal lato del porto.
Il Pugnatore nella sua '' Storia di Trapani '' riporta che in detta cinta muraria Giacomo II fece praticare undici porte:
- 5 a sud, denominate rispettivamente da est verso ovest: dei Pescatori, delle Putielle, della Dogana, dei Genovesi detta poi di S. Antonio e Serissa
- 2 ad est, denominate da nord verso sud rispettivamente: Porta Reale davanti alla quale fu eretta una torre quadrata con un'altra controporta al suo interno
- 3 a nord, denominate da est verso ovest: Felice o delle Bocchiarie, Madonna del Gallo ( successivamente chiusa ) e Bottegarelle
- 2 ad ovest, di cui una denominata dei Pescatori del Palazzo.   
Sul lato orientale si trovavano poi altre due porte praticate nella cinta originaria dette rispettivamente di Terra e di Mare che era ubicata nelle vicinanze della antica Torre Pali.  
Tale cinta muraria per il modo con cui era stata realizzata abbisognava di continue manutenzioni.

Nel 1535 Carlo V Imperatore dichiarò Trapani insieme a Messina e Palermo città invittissima e fedelissima realizzando nel contempo una vera e propria cinta muraria fortificata sulla base di quella preesistente che racchiudeva tutta la città che restava separata a levante dalla terra ferma da un canale che andava da sud a nord che coincideva pressappoco con l'attuale via Spalti.

A Trapani inoltre si avevano le seguenti fortezze: La Colombaia ed il Castello di Terra.

Sulle origini della prima non si ha alcuna certezza. Si potrebbe ipotizzare che essa sia stata costruita da Annibale Barca come torre di avvistamento o di controllo della zona di mare circostante e successuvamente utilizzata dagli arabi come faro. Nel medioevo i Normanni la ricostruirono come torre di forma ottagonale. Nel 1540 fu trasformata da Camillo Camigliani, su ordine di Carlo V in fortezza vera e propria e successivamente nel 1671 fu ulteriormente dotata di bastioni sul lato orientale al fine di proteggere il porto dal Principe di Ligny che fece erigere anche l'omonima torre posta sulla estremità nord occidentale della città. Fu anche utilizzata come carcere per i patrioti dopo i moti del 1821 e del 1860 ed in epoca più recente come carcere per i delinquenti comuni fino al 1965.
Più recentemente sono stati eseguiti dei lavori di messa in sicurezza dell'edificio, ma di fatto dopo 2 anni dagli interventi e dalla riconsegna, nonostante tanti progetti per la sua utilizzazione è di nuovo abbandonata ed alla mercè dei vandali e ai danni prodotti inevitabilmente dal trascorrere del tempo e dalle intemperie.

L'altra opera difensiva era costituita dal Castello di Terra che si trovava sul vertice nord orientale della cinta muraria. La sua storia è incerta ma di sicuro più leggibile dall'avvento dei Normanni in poi per gli interventi e le opere da loro fatti realizzare. 

Nel 1863, in base alla norma del 1860 che consentiva alle città di disfarsi delle loro cinte murarie qualora lo avessero voluto, la Municipalità di allora incaricò il Genio Civile di effettuare una stima analitica per il recupero della capitalizzazione degli spazi occupati dalle mura e del recupero dei materiali che li costituivano al fine di una loro riutilizzazione. 
Le decisioni a cui si pervenne fu quella di abbattere con somma incoscienza la cinta muraria e gli spazi che si liberarono furono venduti come edificabili con un basso valore catastale per la maggior parte ai notabili del tempo per somme irrisorie che dettero alla municipalità un introito complessivo di 8000 lire di allora. Ben poca cosa rispetto al valore storico di quanto irremidiabilmente andò perduto.
In cambio ed a ricordo dello scempio successivo alla sciagurata decisione ed a perenne ricordo si possono oggi vedere i palazzi privati e le opere realizzate su quelle aree liberate dai quei reperti storici considerati inutili e senza alcun valore storico come la Villa comunale, la Prefettura, il Palazzo delle Poste centrali e l'attuale sede del Comune fatto costruire dai Dalì e successivamente acquistato dalla municipalità.

Dei bastioni della cinta muraria se ne salvarono, chissà poi perchè, solamente alcuni: il Bastione dell'Impossibile a Sud, il Bastione di S. Anna o Imperiale sul vertice Nord occidentale, due tratti dei terrapieni settentrionali ed il Castello di Terra sullo spigolo Nord orientale.

La sopravvivenza di quest'ultimo tuttavia è stata effimera. Gran parte di esso è stato abbattuto successivamente per trovare lo spazio dove costruire l'attuale palazzo della Questura. Di esso rimane malinconicamente una torre quadrata puntellata internamente a levante, un tratto delle mura settentrionali ed una torretta sul lato occidentale.

Dei due terrapieni settentrionali uno, quello che va dalla Piazza Mercato del Pesce al bastione S. Anna, è ancora visibile e adeguatamente recuperato è ancora fruibile, l'altro non esiste più in quanto sbancato per la realizzazione di un tratto della litoranea Dante Alighieri.

Dei due bastioni quello Impossibile recuperato e reso fruibile e visitabile circa 10 anni fa in occasione dell'America's Cup è di nuovo in totale stato di abbandono mentre quello di S. Anna o Imperiale più per meriti propri che per altro resta ancora ben visibile e saldo sulle sue fondamenta.

Più di recente, a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale sul vecchio quartiere S. Pietro, gran parte dello stesso è stato sventrato per creare una ampia arteria di transito, mentre in altre zone del vecchio centro storico sono state concesse licenze edilizie per la costruzione di palazzi alcuni dei quali alti fino a 10 piani.

La città nuova realizzata dal 1870 in poi su progetto del Salotti si estese invece ad oriente di Trapani vecchia ovvero come si dice in gergo '' fuori mura ''. Anche se la disposizione urbanistica è molto regolare e squadrata in essa si ritrova solo qualche sporadica piazza e mancano quasi del tutto luoghi di aggregazione che invece costituiscono la base di una città dove i cittadini possono liberamente incontrarsi o discutere dei vari problemi cittadini o della comunità.

Ha invece mantenuto nello stemma 5 torri: Torre Pali ( S. Pietro ), Torre vecchia ( angolo via S. Carosio con via delle Arti ), Torre di Porta oscura ( Palazzo Cavarretta ), Torre Peliade ( Colombaia ), Torre del Castello di terra ( Questura ) poste su tre archi, l'ultimo dei quali incompleto, su un mare fluttuoso in azzurro ed argento. Il tutto è sormontato da una falce che rappresenta la forma della città e la sua fertilità.     

Tuttavia, nonostante tutto, Trapani, sia vecchia, in modo maggiore, che nuova, ha un suo fascino che nel corso di tutto l'anno riesce sempre ad attrarre un notevole numero di turisti provenienti da tutto il mondo.    

Il relatore ha quindi concluso chiedendosi: '' Quale flusso turistico si avrebbe avuto oggi a Trapani se la città avesse conservato integre le sue vecchie mura, al pari di tante altre città d'Italia ? ''.

Alla relazione ha fatto seguito l'apertura di un dibattito che ha visto la partecipazione di molti dei presenti in sala. Da essa è chiaramente emerso che oggi le assemblee comunali in genere sono composte per la maggior parte da persone che hanno a cuore solo la poltrona da occupare e che poco o niente sono interessate alla risoluzione dei reali problemi della città che il più delle volte resta abbandonata a se stessa e solo occasionalmente e limitatamente all'indispensabile vengono attenzionati e risolti.

A conclusione dell'incontro il Prof. Valenti dopo aver ringraziato l'Arch. Manuguerra per l'interessante tema trattato, prima dei saluti di commiato ha comunicato ai presenti che nell'incontro di sabato 15 ottobre 2016 avrebbe relazionato il Prof. Renzo Vento, anticipando quindi isuo intercvento previsto invece per sabato 22 non potendo la Prof.ssa Ing. Tiziana Basiricò essere presente per impegni non derogabili.

A ricordo della serata il Presidente ha quindi offerto all'oratore il libro '' La scia dei tetraedri - Nel mare gastronomico delle Egadi '' di E. Milana. 
 

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