2016 - 11 - 11: Dott. Elio D'Amico - Goliardia: dalle origini medievali al C.U.T. di Trapani - S. Martino: mufuletta, biscotti e vino



















Venerdì 11 novembre 2016 alle ore 18.30 nei locali dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti si è ritrovato nella sala delle conferenze per partecipare alle attività previste dal calendario er l'anno sociale 2016, XXX Corso di cultura.


Relatore della serata il Dott. Elio D'Amico che il Presidente ed i presenti hanno accolto con cordialità ed affetto essendo lo stesso un antico ed affezionato amico del sodalizio e partecipante assiduo ed immancabile alle annuali attività culturali dell'Associazione.

Aperti i lavori della serata il Prof. Valenti ha brevemente presentato l'oratore ricordando alcune delle sue innumerevoli attività ( giornalista, pubblicista, autore di libri e di testi teatrali, regista, fondatore di alcune compagnie teatrali di cui è stato direttore artistico, ecc ) e quindi gli ha ceduto la parola.

Il Dott. D'Amico ha ringraziato i presenti in sala e l'Associazione per l'invito che annualmente gli viene rivolto consentendogli di partecipare alle sue attività culturali e quindi è entrato in argomento.

Si riporta di seguito il testo integrale di quanto riferito nel corso della serata che gentilmente è stato reso disponibile per essere riportato sul sito dell'Associazione.

'' Origini medievali della goliardia  - Elio D'Amico 

Quando si parla di Goliardia, si pensa che i Goliardi sapevano parlare solo di vino e di donne, noti per la loro trivialità e la volgarità.

Purtroppo la non reale conoscenza dell'argomento porta a questo luogo comune, ed a me farebbe piacere se questa sera voi usciste da questo salone con un'opinione diversa.

Noi dobbiamo partire dal fatto che i Goliardi sono gli studenti universitari, la parte più colta della società di ogni tempo, ma anche la più rivoluzionaria, quella che, nell'impeto giovanile, vuole cambiare quella società non costruita da loro, su schemi che non sono i loro, e che, come un
eletante, lentamente procede verso quelle riforme che devono costituire le basi di quella nuova società in cui essi dovranno inserirsi.

Ed ognuno questa rivoluzione la fa con i mezzi di cui dispone: i sessantottini la hanno fatto con i sampietrini e le bottiglie Molotov, i Goliardi del Medioevo con l'ironia feroce dei propri scritti e dei propri canti; qualche volta scadevano nella volgarità, ma almeno la loro rivoluzione la 
facevano senza ammazzare nessuno.

Lo spirito del Goliarda è rimasto immutato dall'anno mille ad oggi; goliardi lo siamo stati tutti, molti inconsciamente, ogni volta che abbiamo tentato di rivoluzionare la società: portando i capelli lunghi, ascoltando la musica dei Beatles, lottando per la pace nel mondo.

Entrando nello specifico del tema da trattare questa sera, la prima domanda che ci dobbiamo porre è: quando è nata la Goliardia ? E la risposta è più semplice del previsto la Goliardia è nata contemporaneamente alla nascita delle Università.

Con la caduta dell'Impero Romano, vengono meno quelle scholae che avevano formato la gioventù greca e romana: il medioevo, a seguito delle invasioni barbariche e della volgarizzazione della lingua latina, non era certo un periodo di diffusa cultura; non dominava piu una classe dotta, ma la forza bruta: i veri padroni, dominatori di un popolo quasi totalmente analfabeta, erano i Cavalieri, che non erano i paladini dell'onore o i difensori di nobili pulzelle in pericolo.



















Erano uomini d'arme — spesso anche loro analfabeti — che imponevano con la forza il proprio dominio: solo con la nascita degli Ordini Cavallereschi essi acquisteranno dei principi morali per i quali combattere

Gli unici depositari della cultura furono i monaci che, nell'isolamento dei loro monasteri, riuscirono a salvare gli antichi testi e a studiarli; pertanto, chi voleva dare un'istruzione ai propri figli, doveva necessariamente rivolgersi agli ecclesiastici, o facendoli studiare presso i loro monasteri, o ospitandoli nelle loro case quali istitutori privati.

 Ma era sempre una cultura molto circoscritta, poiché ciò che si poteva insegnare erano solo quei testi che non contraddicevano le dottrine della Chiesa: l'eresia  era sempre dietro l'angolo.

Ma con il nuovo millennio, nasce una nuova classe dirigente, quella dei mercanti che, più che le dottrine della Chiesa, hanno a cuore il dio denaro, e quindi sono più  aperti ad insegnamenti più pragmatici: pertanto, i rampolli di queste famiglie, cominciano a disertare i monasteri per recarsi a
Roma e Ravenna
  per seguire da vicino il lavoro di eminenti giuristi, ed apprendere così sopratutto il diritto romano ed il diritto canonico.


Si formano così delle scuole di fatto: il secondo passo è quello di istituzionalizzare queste scuole di fatto, e la prima nel mondo ad organizzarsi in tal senso fu Bologna, passando da un gruppo di professori ed allievi, ad un'istituzione via via sempre più regolamentata da bolle imperiali e papali; la stessa data di fondazione — il 1088 — è completamente inventata per permettere à Giosuè Carducci di festeggiare, nel 1888, l'ottocentesimo anniversario dell'Università di Bologna.

In realtà, circa cinquant' anni prima era stata fondata la Scuola Medica di Salerno, ma questa ebbe vita discontinua; il successo dell'istituzione bolognese induceva governanti e clero a fondarne altre, anche per non perdere il controllo dell'istruzione, il successo delle Universitas è anche dato dal fatto che, al termine del corso di studi, esse rilasciavano un attestato ufficiale — la moderna Laurea — attestante gli studi seguiti, e che aveva valore legale, al contrario delle scuole private dei monasteri

Al contrario della Scuola di Parigi, quella di Bologna era una Universitas Scholarium, guidata e pagata dagli studenti in cui si insegnava diritto civile e canonico; la scuola di Parigi — Universitas Magistrorum — era invece pagata dalla chiesa e si insegnava filosofia e Teologia.

Presto l'Università di Bologna si arricchisce di studenti stranieri, e pertanto gli alunni vengono divisi in citramontani (gli italiani) ed ultramontani (gli stranieri); poi tutti vengono suddivisi in ulteriori categorie, per città e per nazioni; sono queste divisioni, in un certo senso, gli antesignani degli Ordini Goliardici.

Ma l'Universitas era sempre controllata dalla Chiesa, per cui lo scholastichus era sinonimo di clericus; lo studente, pur non abbandonando il suo stato laicale, entrava formalmente a far parte della Chiesa, acquisendone alcuni obblighi, come la tonsura, l'abito talare e l'obbligo del celibato, nonché il divieto di assistere a giochi disonesti, di ballare, di portare bottoni d'oro o d'argento; ed a tali obblighi erano sottoposti anche gli insegnanti.

Ed è così che nascono i primi problemi.

Alcuni insegnanti risultano essere insofferenti a queste limitazioni, e quindi, sempre in numero maggiore, e spesso i migliori, cominciano ad interrompere il loro rapporto con l'Università d'origine per recarsi ad insegnare in un'altra Università; e se erano insofferenti a queste imposizioni gli insegnanti, figuriamoci i giovani studenti!

Ricordiamoci che nelle Università italiane, erano gli studenti a pagare gli insegnanti ed a stabilire le regole e le materie di insegnamento: si crea, pertanto, uno stretto legame tra discepoli e maestri, per cui, quando un Magister cambia Università, spesso i suoi allievi lo seguono; e successivamente, quando i Maestri cominceranno ad essere pagati dalle Istituzioni, essi continueranno a vagare da Università ad Università alla 
ricerca degli studi che più si addicono ai loro interessi.

Essi però mantenevano lo stato semi-ecclesiastico, per cui venivano chiamati sempre Clerici; ma, per distinguerli da quelli stanziali, essi vennero chiamati clerici vagantes; ovviamente tutto questo non piacque alle istituzioni, che vedevano venir meno la certezza dei discepoli, per cui  
cominciarono ad essere invisi sia alla Chiesa che allo Stato.

Il più famoso e seguito magister itinerante fu Golia Abelardo, filosofo e teologo insigne; ma l'amore per gli studi non gli impedì di apprezzare i piaceri terreni, da quelli della tavola a quelli della carne, tanto da mettere incinta una sua nipote — Eloisa — per cui il canonico Fulberto, lo fa
castrare: a seguito di questo incidente, Abelardo pensò bene di ritirarsi in convento ed Eloisa di farsi suora.

Ciò attirò su di lui non solo i fulmini dei Rettori delle Università, ma della Chiesa stessa, per cui Bernardo da Chiaravalle, che allora contava più del Papa, più volte lo apostrofò come demonio, appellativo di cui Abelardo era invece orgoglioso; e tali strali ricaddero anche sui clerici vagantes
che lo seguivano nelle sue peregrinazioni;essi, in senso di disprezzo, furono chiamati Golia Abelardo Fratres, da cui nascono i termini Goliardo e Goliardia.

Nasce cosi ufficialmente la Goliardia.

I Goliardi, proprio perché formati dal popolo dei Clerici vagantes, acquistano delle caratteristiche specifiche, che li distinguono dagli altri clerici.



















I Goliardi, proprio perché sono degli studenti pellegrini, necessitano di più soldi degli altri clerici, raramente ricevono sussidi dal padre, per cui la mancanza di denaro è una loro caratteristica specifica: sono cosi costretti ad arrangiarsi, vivendo alla spalle dei più danarosi, esibendosi nelle piazze e nelle osterie come juculatores, — giocolieri e buffoni — e non disdegnando qualche boccaccesca truffa.

Ma soprattutto erano degli spiriti liberi, non legati ad un luogo e pronti a correre dove trovavano maggiore interesse; erano delle menti aperte, che non si facevano condizionare dalle mode, né dalle imposizioni dello Stato o dai rigorosi dettami della Chiesa.

La loro contestazione comincia proprio dagli insegnamenti universitari, che agli inizi si limitavano alle arti liberali: il trivium (grammatica, retorica e dialettica) ed il quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica), a favore di Università più formative.

Ma le Universitas erano direttamente gestite dalla Chiesa, e quindi la contestazione alle Università diviene contestazione alla Chiesa e a tutto il sistema ecclesiastico; la chiesa, peraltro, prestava il fianco alle critiche più feroci, in quanto il XII, il XIII ed il XIV secolo sono periodi di Papi ed Antipapi, periodo in cui si diventava Cardinali ad 8 anni, in cui Papi, Cardinali ed Abati avevano amanti di entrambi i sessi, in cui i figli dei Papi facevano sfoggio della loro discendenza.

Gli attacchi della Goliardia alla Chiesa avvengono attraverso i loro canti e le loro poesie, che sempre più trovavano diffusione tra tutti gli studenti: la Chiesa con il Concilio di Treviri nel 1227 e quello di Rouen nel 1231 piglia provvedimento contro i Goliardi, togliendo loro l'abito talare e la tonsura,  affinchè fossero riconoscibili.

A questo punto i Goliardi hanno bisogno di autotutelarsi, e cosi si associano tra di loro, dando vita agli Ordini Goliardici, in cui i capi, per celia, pigliano i nomi di Principi, Cavalieri e Papi, ed in cui si entra dopo una rigida cerimonia d'iniziazione;  il loro scopo principale è la Fratellanza, cioè
un aiuto reciproco che potesse contrastare anche giuridicamente le pubbliche istituzioni.

Essi fanno della loro contestazione globale, un modo di vivere, regolato da principi che tutti i Goliardi dovevano rispettare: i loro idoli sono Bacco, dado e Venere (il dado sarà poi sostituito dal tabacco), e cioè il vino, il gioco e le donne, in una opposizione quasi blasfema alla Santissima Trinità;  i loro strumenti, la satira, la libertà, l'allegria; il loro inno è il Gaudeamus igitur.

Essi prendevano di mira soprattutto Papi e Vescovi, ma anche i Priori dei conventi, che accusavano di simonia e di lussuria; nei loro canti e nelle loro poesie, la loro satira era feroce, scadendo spesso nella volgarità; ma la volgarità non era fine a se stessa, ma finalizzata a rendere più feroce la satira, per suscitare il massimo sdegno nei lettori; tanto è vero che essi sapevano scrivere anche delicate poesie d'amore, in cui inneggiavano all'amore casto e puro.

Dai loro strali non si salvavano nemmeno i fratacchioni, che consideravano servi del potere, pronti a godere delle sue briciole, mentre venivano salvati i parroci, che essi consideravano delle vittime dei potenti.

Essi cantavano le loro poesie per strada, irrompendo spesso nelle scuole a turbare gli altri studenti.

Qual nave che nel pelago non ha nocchiero 
lo non son stretto a vincoli né a luogo alcun mi lego.
Mi struggono delle vergini le grazie ed il candore
Se non posso con l'opera le stupro almen col cuore. 
Ah! i casi non son radi in cui mi avvien di perdere
Anche le vesti ai dadi!
Ma se pel freddo ho i brividi, nell'imo petto ho ardori. 
È mio saldo proposito morir dal taverniere: 
chi quivi ha prossimo alle labbra il bicchiere, 
ode i cori degli Angeli che pregano: O Signore,
deh accogli nell'empireo questo buon bevitore!
Cerco il piacer tra gli uomini e non oltre le stelle
non curo affatto l'anima ma curo assai la pelle.

Ma i loro canti e loro composizioni poetiche non erano soltanto dedicate solo ad una vita fatta del più basso divertimento, ma cantavano la vita a 360 gradi: molti di questi componimenti sono anonimi, ma tanti sono opera dei maggiori eruditi del periodo.

Due sono sono le principali raccolte dei loro componimenti, giunti fino a noi: quella della Biblioteca Londinese e quella della Biblioteca Bavarese.

La più nota è la seconda, nota a noi come Carmina Burana, tramandati in unico manoscritto — il cosiddetto Fragmentum Buranum o Codex Latinus Monacensis, ovvero Codex Buranus — scoperto nel 1801 nella Abbazia benedettina di Benediktbeuren — l'antica Bura Sancti Benedicti, da cui deriva ii nome di Carmina Burana attribuito dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847, anno della prima pubblicazione dei manoscritto.

Comprende 315 componimenti, tutti scritti in latino (tranne 47 scritti in tedesco, decorati con otto miniature; erano tutti destinati al canto, ma gli amanuensi riportarono la musica di solo 47 di essi.

Sono divisi in tre sezioni: 1) testi di carattere satirico e morale; 2) testi da carattere amoroso; 3) testi nei quali vengono esaltati i piaceri della vita, del vino, del gioco e dell'amore; ma altri testi sono di carattere moralistico e sacrale.

I temi trattati sono i più vari, dalla satira sui vizi e la corruzione del Clero al tema della tristitia temporis, dal trionfo del denaro al contrasto tra ratio e amor, dallo scontento della vita scolastica all'incontro con la pastorella; come si può comprendere la volgarità non era finalizzataa se stessa, ma era il mezzo per esprimere la propria contestazione ad una Chiesa corrotta, o l'insoddisfazione per la vita scolastica, o il disgusto per il trionfo del denaro ma anche disquisizioni tra ragione e amore.

Molte le singole composizioni che tuttora rappresentano lo spirito della Goliardia: "In taberna quando sumus", una summa dei piaceri del vino, "Il lamento del cigno arrosto", "Contrasto tra l'acqua e il vino" che ricorda il Contrasto di Cielo d'Alcamo.

Molte di queste odi hanno autori celebri ed eruditi, come Ugo d'Orleans, grande conoscitore dei classici e Maestro di grammatica e di retorica presso l'Università di Parigi, che cantò il vino, la taverna, il gioco, le donne; l'Archipoeta di Colonia, erudito della corte dell'Imperatore Federico Barbarossa, autore di "Sepe de miseria mee paupertatis" in cui difende orgogliosamente il suo status di clerico vagante; Gualtiero di Chatillon, Vescovo di Amiens, dove mori nel 1185, consumato dalla lebbra; e ancora Ilario d'Orleans, poeta raffinato e versatile, capace di scrivere laudationes di monache, poemi sull'amore omosessuale e inni sacri; Pietro di Blois, precettore in Sicilia del Re normanno Guglielmo II il Buono e successivamente Arcivescovo di Canterbury; e Filippo di Greve, cancelliere e maestro della Scuola Notre Dame di Parigi.

Come vedete, non si trarta di scribacchini o di autori di canzonette da Sanremo; ma autentici eruditi, conoscitori dei classici, che si ispirano ad autori com Orazio, Marziale, Giovenale; personaggi seri ed apprezzati che, per la loro cultura, sono andati a ricoprire incarichi di prestigio, spesso all'interno della stessa Chiesa.


Tra l'altro, i Carmina Burana acquistarono fama internazionale grazie al musicista tedesco Carl Orff che, tra il 1935 ed il 1936, ne musicò 24 brani, ottenendo un grande successo nonostante l'avversione del partito nazista per il loro contenuto erotico e licenzioso.

Ma, proprio grazie alle feroci critiche dei goliardi, già nel XIV secolo le Universitates cominciano a laicizzarsi e riorganizzarsi, rendendo più pragmatici i loro programmi di studio; pertanto, vengono meno i motivi errabondi dei clerici vagantes, che tuttavia ormai mal si adatterebbero ad una società che era stata l'oggetto delle loro persecuzioni: continuano la loro vita errabonda, trasformando in mezzo di sopravvivenza ciò che prima era stato soltanto un mezzo di contestazione.

Si trasformano in juculatores, esibendosi nelle piazze, ma anche nelle Corti, facendo i giocolieri, i buffoni, i menestrelli, e buttando le basi di quella che poi sarà la poesia provenzale o i racconti del Ciclo Carolingio e del Ciclo Brettone.

La Goliardia va quindi in quiescenza, per risorgere nell'ottocento, con ii romanticismo, in cui rinasce lo spirito contestatario che porterà i giovani universitari a combattere, in Compagnie di volontari, indossando la loro feluca, nelle guerre d'Indipendenza, sulle barricate di Milano o nelle insurrezioni carbonare.

Trapani,
non essendo sede universitaria, vive sempre un po' a margine della Goliardia, che tuttavia arriva con il fascismo attraverso i G.U.F. — Gruppi Universitari Fascisti — e prosegue con la Corda Fratres fino all'immediato dopoguerra.


Ma i G U.F. servivano a controllare politicamente i giovani universitari, mentre la Corda Fratres, della goliardia prende soltanto l'aspetto ludico, organizzando serate danzanti con piccole rappresentazioni, e soprattutto la sfilata dei carri carnascialeschi, in cui finalmente emerge 
l'aspetto dissacratorio della Goliardia: i carri, infatti, prendono in giro gli amministratori ed i personaggi locali, ma spesso in maniera molto velata, poiché la censura democristiana era ancora più severa di quella fascista e poco accettava che si facesse della satira politica.

Chiusa negli anni '50 la Corda Fratres, sorge in città il C.U.T. — Circolo Universitario Trapanese — che raccoglie gli universitari della città.

Nato originariamente come forma aggregativa, negli anni '60 vede la formazione, nel suo seno, di un autentico Ordine Goliardico: St tratta dell'"Ordine del Mulino a Vento", in cui il Magnus Magister era il Presidente del C.U.T. e a lui si affiancavano due cariche di sua nomina, il Gran Ciambellano ed il Gran Puttaniere.

La costituzione dell'Ordine attira l'attenzione dei goliardi palermitani che, essendo l'Università trapanese una sezione staccata di quella palermitana, avrebbero voluto fare dell'Ordine trapanese un sottordine di quello palermitano; ma vengono ricacciati in malo modo, per poco non le 
prendevano, e mai più metteranno piede a Trapani.

L'arrivo dell'Ordine porta all'arrivo di un autentico spirito goliardico: la Festa della Matricola si organizzava durante le feste di Natale, poiché quello era il periodo in cui rientravano in città tutti gli universitari fuori sede, ed in quell'occasione si organizzavano delle manifestazioni che certamente
contenevano lo spirito dissacratore della vera Goliardia.

Un lungo corteo di goliardi con fa feluca girava per le strade del centro storico snocciolando i "Misteri gloriosi della Goliardia"; si organizzavano incontri di "Palla a rinale", c'era la "vestizione delle statue ignude" e la "lustrazio ....norum Saturni"; e soprattutto uno spettacolo di varietà che prendeva in giro in maniera pesante gli uomini pubblici trapanesi e nazionali.

Negli anni '70 il C.U.T. chiude i battenti, e con esso l'Ordine del Mulino a Vento; ma se per il C U., T. si tratterà di una chiusura definitiva, I'Ordine riaprirà una decina d'anni fa per iniziativa di alcuni goliardi, figli degli storici tradizionali goliardi trapanesi: mio figlio Omar ne sarà il nuovo Magnus Magister e dopo di lui altri giovani universitari trapanesi si succederanno nel governo dell'Ordine; nuovamente i palermitani cercheranno di sottomettere l'ordine trapanese, ma anche questa volta saranno rimandati a casa a bocca asciutta, istituendo successivamente buoni rapporti di vicinato.


Adesso non organizzano più manifestazioni  vistose come quelle del passato, ma li possiamo incontrare con le feluche durante il periodo natalizio a portare un po' di scanzonata allegria per le vie del centro storico.

L'appiattimento globale dei tempi moderni può portare ad un apparente dissolvimento dei valori contestatari della Goliardia; ma non è cosi, poiché esso sempre sopravvive anche sotto altri diversi aspetti: lo abbiamo incontrato nel sessantotto parigino, goliardi nello spirito, anche se essi non lo sanno; ed ancora nell'epoca attuale, non nel bullismo becero, segno di una caduta di valori, ma quando protestano contro gli sprechi della Pubblica Amministrazione, contro la corruzione dei politici; o anche nelle tante associazioni di volontariato.

 Perché la Goliardia, ora come mille anni fa, come la gioventù di tutti i tempi e sotto tutti i cieli, è capace di sferzare, ma anche di costruire, di vivere tutti i vizi, ma anche di amare teneramente, di annegare in un bicchiere di vino ma anche di ripiegarsi su se stessa; in poche parole, di vivere la vita intensamente con tutte le sue contraddizioni, con il loro spirito indomito e l'incoscienza dei vent' anni.


Questa è la Goliardia, come è stata, è, e sempre sarà. ''

Al termine della relazione ha fatto seguito l'apertura della discussione a cui hanno partecipato molti dei presenti in sala che a loro volta hanno ricordato alcune altre attività ed eventi che in città venivano organizzati dagli universitari cittadini ed ai quali di persona avevano partecipato.


Concluso il dibattito a ricordo della serata il Prof. Valenti dopo aver ringraziato il Dott. D'Amico per aver voluto partecipare ancora una volta alle attività culturali dell'Associazione a nome della stessa gli ha offerto un piatto in ceramica di Burgio.



















Successivamente, come da programma, i soci presenti, ricorrendo la festività di S. Martino, come tradizione hanno partecipato ad una cena nel corso della quale sono stati consumati i tradizionali '' mufuletti '' variamente infarciti ed i biscotti inzuppati nel vino dolce.





















A cena conclusa prima dell'arrivederci il Prof. Valenti ha ricordato ai presenti che anche il giorno dopo, sabato 12 novembre alle ore 18.00 il programma , a suo tempo stilato prevedeva un altro incontro. Essendo il Dott. Giuseppe Di Marco fuori sede l'oratore della serata sarebbe stato il Dott. Salvatore Denaro che avrebbe trattato il tema: '' Itinerari ericini ......''. 



 


 

 

 

 



 

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