2017 - 01 - 21: Dott.ssa Daniela Scandariato - La maiolica di produzione trapanese

Sabato 21 gennaio 2017 alle ore 18.30 nella sala delle riunioni dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32, nonstante le inclementi condizioni meteorologiche, un numeroso gruppo di soci ha partecipato al settimanale incontro previsto dal programma del XXXI Corso di cultura relativo all'anno 2017.

In assenza del Presidente, i lavori sono stati diretti dalla Vice-Presidente Prof.ssa Rosalba Musumeci. 
Relatrice della serata la Dott.ssa Daniela Scandariato del Museo Regionale '' Pepoli '' di Trapani che ha intrattenuto i presenti sul tema '' La maiolica di produzione trapanese ''.



















La relazione è stata integrata dalla proiezione di una interessante serie di diapositive delle quali se ne riportano di seguito solo alcune gentilmente concesse mentre altre sono state riprese dal Web.In apertura dell'evento la Prof.ssa Musumeci dopo aver presentato la relatrice, nota ai membri dell'Associazione per aver assiduamente e per diversi anni consecutivamente partecipato alle attività culturali del sodalizio e per essere la figlia dei soci Scandariato, ed averla ringraziata per aver accettato ancora una volta l'invito a relazionare anche per l'anno 2017, le ha ceduto la parola.

Si riporta di seguito un sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della sua esposizione.



















La Dott.ssa Scandariato ha iniziato puntualizzando la differenza fra ceramica e maiolica.
La prima include tutto ciò che viene realizzato con l'argilla cotta, la seconda invece è una ceramica a sua volta rivestita da uno smalto stannifero o piombico la cui denominazione deriva da Maiorca, l'isola delle Baleari, in cui nel passato questo manufatto era prodotto ed esportato.

Il materiale di base per realizzare le ceramiche è l'argilla composta essenzialmente da silicati di alluminio in cui talvolta si ha la presenza di ferro che vengono impastati con l'acqua.
Lo smalto con cui poi venivano rivestite le ceramiche per ottenere le maioliche si distingue ancora in fritta, di natura silico-alcalina, e calcino costituito da una mistura di piombo e stagno la cui percentuale influiva sull'aspetto finale della maiolica. Successivamente la tecnica di rivestimento venne migliorata con lo smalto stannifero costituito da entrambi i tipi di rivestimento precedenti.
I pigmenti, l'uso dei quali consentiva al prodotto la colorazione, erano costituiti da vari tipi di ossido in relazione al colore che si voleva conferire al manufatto: verde, viola, nero, blu, giallo o bruno rossastro.

Le varie fasi della labvorazione erano:
- la modellatura dell'argilla con cui si dava già la forma al prodotto realizzare che veniva successivamente essiccato e sottoposto ad una prima cottura attorno a 800°-850° centigradi. ( Ciò che si otteneva dopo questa prima fase era in genere denominato biscotto ).
- la smaltatura con cui si conferiva per immersione o aspersione al biscotto la necessaria impermeabilità e la brillantezza della superficie
- la decorazione in genere fatta a pennello dopo aver trasferito con la tecnica dello spolvero con polvere di carbone su di un foglio di carta bucherellato con un ago il disegno che successivamente si voleva realizzare.  



















Seguiva quindi una seconda cottura a 900° - 1000° con cui venivano fissati definitivamente i colori. Essa avveniva in fornaci di forma particolare ( i stazzuna ) all'interno delle quali veniva  acceso il fuoco che dal basso cuoceva i manufatti disposti a diversa altezza ben separati fra di loro che periodicamente venivano controllati. La temperatura poteva essere anche più bassa per i pigmenti che non resistevano alle alte temperature come il colore rosso che raramente si ritrovava nelle decorazioni.

I recipienti che venivano realizzati avevano forme diverse a secondo di ciò che dovevano contenere il cui nome talvolta veniva riportato sul contenitore stesso.


































Li si ritrovava nelle spezierie e nelle aromaterie dei conventi ma anche in quelle in cui esercitavano la loro arte gli speziali che talvolta erano costituiti in Corporazioni e maestranze dotati di Statuti.


Le forme più comuni dei recipienti erano: l'albarello, il cilindro, la boccia, la fiasca, l'anfora, la pilloliera, il bricco, il boccale. Il nome dato ad ogni forma suggeriva di conseguenza ciò che in esso si custodiva o l'uso cui era destinato.

Le decorazioni talvolta erano quelle relative a santi taumaturghi di alcune parti del corpo umano come Sant'Alberto, San Rocco, Sant'Agata, Santa Lucia, Sant'Apollonia, ecc. ma erano riprodotti anche i soggetti più disparati.



















Ciò detto la Dott.ssa Scandariato è passata a parlare più dettagliatamente della ceramica trapanese tracciandone una breve storia.
I documenti ritrovati in merito rivelano che:
- già nel 1300 ad Erice esistevano frabbricanti di ceramica
- nel 1509 venica concesso ad un certo Lu Monaco il permesso di produrre terrecotte
- l'inizio della produzione di maioliche a Trapani avvenne fra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII favorito presumibilmente dal trasferimento da Sciacca a Trapani di un maestro maiolicaro 
- mattonelle in maiolica prodotte a Sciacca furono acquistate ed utilizzate nella costruzione del Santuario dell'Annunziata. 

Nel 1695 i maiolicari trapanesi si organizzarono in maestranza con uno statuto composto da 9 articoli e sottoscritto dagli artigiani La Rosa, La Commare, Giacalone, La Via, Venza e Motisi. Come protettore fu scelto '' Dio Creatore '' in considerazione del fatto che come il quartararo crea dall'argilla le sue opere Dio creò dalla stessa materia il padre degli uomini Adamo; le pratiche religiose della congregazione erano svolte nella chiesa della Madonna della Nuova Luce.
Venne creato anche un nuovo quartiere degli artigiani fuori città dove venivano prodotti i manufatti nella zona dell'attuale Piazza Martiri d'Ungheria già piazza Stovigliai, ormai non più esistente, il cui nome ovviamente richiamava la produzione di stoviglie prettamente in terracotta.
I vecchi luoghi di produzione erano invece ubicati nella città antica nel quartiere della Giudecca.
Della produzione di quel tempo del La Via e del Giacalone si hanno oggi alcuni esemplari che riportano sia la data di realizzazione che la firma.

Nel frattempo le opere di produzione trapanese cominciarono anche ad essere esportate e di esse se ne ritrovarono in diverse aromaterie palermitane già nel 1665 e nel 1694.  

La relatrice è quindi passata ad illustrare le decorazioni delle maioliche che erano in generale diverse per la parte anteriore e per quella posteriore.
Nel recto la figura centrale era inserita in genere in una corona robbiana di derivazione toscana più particolareggiata e chiara nei manufatti più antichi, più confusa consistente in fiori e fruttini in quelli più recenti.


















La figura centrale sul davanti riproduceva va
ri soggetti: stemmi nobiliari o di ordini sacri, santi, soggetti profani, vasi di fiori, cartigli volanti, ecc. e non di rado si avevano anche pavimenti maiolicati riportanti alcuni dei soggetti sopra riportati o panorami di città o altri soggetti.

Sul retro si avevano in genere motivi fitomorfi prima liberamente disposti poi successivaente tendenti alla simmetria sia verticale che orizzontale, a coda di pavone, a fiori liberamente disposti o a strisce verticali od orizzontali.

Successivamente la decorazione centrale sulla parte anteriore riproduceva invece paesaggi classicheggianti per l'influenza esercitata dalle maestranze napoletane anche loro valenti maiolicari.












































La Dott.ssa Scandariato ha quindi concluso la sua relazione ringraziando i presenti per l'attenzi
one prestata e augurandosi che il tema trattato possa essere spunto per una prossima visita al Museo Pepoli per ammirare de visu alcune delle opere ivi custodite e mostrate nelle diapositive.
 
Come di consueto la fine della relazione è stata seguita da un dibattito cui hanno partecipato con interesse molti dei presenti in sala.

Al suo termine e prima dei saluti, la Prof.ssa Musumeci a ricordo dell'evento ha offerto alla relatrice a nome dell'Associazione il libro di E. Milana '' 33 Cunti '' ed ha ricordato ai soci il prossimo evento 
in programma previsto in calendario per sabato 28 gennaio 2017 alle ore 18.00 nella sede dell'Associazione.

 
 
 

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