2017 - 02 - 18: Prof.ssa Ing. Tiziana Basiricò - Un viaggio attraverso i borghi rurali siciliani

Sabato 18 febbraio 2017 alle ore 18.15 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 si è svolto il settimanale incontro previsto dal XXXI Corso di cultura per l'anno 2017, 35° dalla fondazione del sodalizio.



















Aperti i lavori della serata, che per l'occasione hanno assunto un significato particolare, in relazione anche con il tema che sarebbe stato trattato, il Prof. Valenti ha ricordato alcune delle iniziative che dal 1982 sono state attenzionate e portate avanti dalla Associazione come la mostra sui bagli, la difesa e la rivalutazione delle saline con il restauro di alcuni dei caratteristici mulini a vento, il restauro dell'abbeveratoio moresco di via A. Pepoli, ecc..

Ha anche premesso che l'argomento della serata potrebbe avere in futuro uno sviluppo già parzialemte realizzato a cui potrebbero essere interessati alcuni dei borghi dell'agro trapanese con una ricaduta economica sul territorio.

Sul tema della serata '' Un viaggio attraverso i borghi rurali siciliani '', più volte programmato negli anni precedenti e rimandato per vari motivi non sempre piacevoli, ha relazionato la Prof.ssa Ing. Tiziana Basiricò, docente di Architettura tecnica presso l'Università Kore di Enna e ben nota a molti degli associati in quanto figlia della socia Signora Maria Corso e del non più Giuseppe ( Pino per gli amici )  Basiricò che sicuramente sarebbe stato contento ed emozionato per quanto in programma. E' quindi anche in suo ricordo che il tema è stato riprogrammato e finalmente trattato.

Ciò premesso la parola è passata alla Prof.ssa Basiricò che dopo aver ringraziato i presenti e l'Associazione è entrata in argomento.

Si riporta una sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso dell'incontro che è stata accompagnato, a corredo di quanto detto, dalla proiezione di una serie di interessanti diapositive gentilmente rese disponibili per essere riportate su questo sito.



















La relatrice ha iniziato la sua esposizione riferendo che quanto avrebbe detto è il frutto di una sua ricerca iniziata nel 2008 quando nel Borgo di Portella della Croce nel comune di Prizzi ( PA ) furono ritrovati abbandonati, successivamente riordinati e poi conservati a Prizzi, i progetti originali relativi alla costruzione dei borghi rurali proseguita da parte dell'ESA, succeduta all'ERAS, in Siciia anche dopo il 1950, anno della riforma agraria, e che il suo escursus avrebbe abbracciato il periodo compreso pressappoco dall'inizio dell'era fascista fino a dopo gli anni 70 che con la nascita prima dei borghi finalizzati alla bonifica integrale e poi dei borghi rurali destinati ad un maggior sfruttamento delle risorse agricole che rappresentando una testimonianza dell'evoluzione politica, sociale, urbanistica ed architettonica ha profondamente inciso su varie aree del territorio italiano fra cui anche la Sicilia.


La nascita dei borghi rurali, inizialmente denominati villaggi agricoli operai, fu dovuta principalmente alla necessità di occupare gli ex combattenti della 1^ guerra mondiale rimasti senza lavoro e la necessità di far fronte alla questione agricola in quanto grandi estensioni di terreni di proprietà dei latifondisti restavano mal contivati ed abbandonati a cui si sommò la necessità di incrementare la produzione del grano per rendere l'Italia indipendente dalla sua importazione. L'idea fu quella della suddivisione del latifondo in diversi appezzamenti di terreno affinchè fossero dati ai contadini per la loro coltivazione diretta ed in tale opera ebbe un ruolo fondamentale l'Opera Nazionale degli ex-combattenti.

A parte la problematica della suddivisione fu necessario effettuare prima una bonifica integrale di vasti territori con la relizzazione delle relative infrastrutture come strade, sistemi di irrigazione, ecc. e per ospitare gli operai a ciò destinati nacquero in Sicilia Borgo Littorio, Borgo Regalmici, il Villaggio Pergusa, Borgo Filaga.
Per loro realizzazione venne seguito un progetto tipo redatto direttamente dal Ministero dei lavori pubblici caratterizzato da una planimetria a maglie impostata su un sistema di isolati divisi da strade regolari che poteva in futuro essere soggetto anche ad una espansione. Gli edifici destinati ad ospitare gli operai erano molto semplici ed al loro centro era prevista la presenza di una piazza compresa fra quattro isolati a forma di L destinati ad accogliere i servizi di prima necessità per la vita degli operai. Terminati i lavori di urbanizzazione essi furono poi trasformati in villaggi agricoli.



















I borghi realizzati ovviamente subirono successivamente una sorte diversa a seconda della loro ubicazione.


Nel 1940 in seguito alla legge sulla colonizzazione del latifondo siciliano si dette l'avvio alla realizzazione dei borghi rurali che aveva come obiettivo il frazionamento di mezzo milione di ettari in 20000 poderi con la conseguente costruzione di 20000 case coloniche in cui potevano abitare i contadini assegnatari. La durata dell'operazione era prevista in 10 anni, ma già dopo un anno essendo già stati realizzati in Sicilia 8 borghi e 10000 case coloniche le previsioni di realizzare il tutto  furono ridotte a 5 anni.
I borghi realizzati in Siciliafurono otto: Borgo Fazio ( TP ), Borgo Schirò ( PA ), Borgo Bonsignore ( AG ), Borgo Gattuso ( CL ), Borgo S. Giuliano ( ME ), Borgo Cascino ( EN ), Borgo Lupo ( CT ), Borgo Rizza ( SR ), praticamente uno per ogni provincia eccetto Ragusa. Essi erano nel complesso disposti lungo una direttrice che mediamente attraversava tutta la Sicilia da levante a ponente.
I nomi a tali borghi attribuiti furono quelli di militari caduti in guerra e decorati con medaglia d'oro al valor militare. 
In qualche provincia nacque poi un secondo borgo: Ummari a Trapani, Borzellino a Palermo, Callea ad Agricento ed altri 5 rimasero in progetto.
Il progetto non si fermò nemmeno durante la guerra, continuò anche dopo gli anni 50 con l'ERAS con la relizzazione in provincia di Trapani di Borgo Badia e Borgo Bruca in territorio di Buseto Palizzolo, di Borgo Runza a Mazara del Vallo, mentre restò in progetto Borgo Dalaga Fonda in territorio di Castelvetrano. 
Sugli appezzamenti di terreno affidati ai contadini vennero edificate delle case coloniche con le relative strade di collegamento. Le case furono realizzate sulla base di un progetto tipo che considerava una famiglia composta da otto persone con una cucina, tre camere da letto e una ulteriore zona separata dalla casa da un portico destinata a stalla, pollaio, ecc. Il tutto poi era completato dalla presenza di un forno, di un pozzo e di una cisterna di raccolta dell'acqua piovana in modo da rendere il complesso autosufficiente. La realizzazione fu curata dall'Istituto Vittorio Emanuele III per la bonifica della Sicilia a cui successe dopo gli anni 50 l'ERAS ( Ente Riforma Agraria Siciliana ) e su ogni casa, nel periodo fascista, venne apposta una targa di identificazione. 

Si ebbero tre tipi di borgo rurale: grande, medio e piccolo dotati a seconda della loro grandezza di vari servizi quali: servizio religioso ( chiesa ), servizio di comunicazione ( ufficio postale ), servizio di controllo ( caserma dei carabinieri ), servizio per l'istruzione ( scuola ) e servizio politico ( casa del fascio ed ufficio podestarile ). Essi non erano tuttavia di tipo residenziale in quanto vi abitavano solo coloro che erano incaricati di gestire i servizi essenziali. Si ebbe tuttavia in taluni la presenza di altri servizi accessori necessari ed indispensabii per lo svolgimento delle attività essendo essi lontani dai paesi e dalle città. 
Per il loro posizionamento fu eseguito un apposito studio basandosi sulla considerazione che un paese già esistente potesse coprire con i suoi servizi una zona di raggio pari a 4 Km.
Pertanto, per ricreare la stessa situazione ipotizzata nell'area che restava scoperta dai servizi considerati furono creati ed ubicati un certo numero di borghi rurali sfruttando anche laddove possibile i borghi realizzati per la bonifica integrata iniziale.

Elemento principale dei borghi al fine di richiamare l'idea del paese era la piazza che poteva essere del tipo chiuso in quanto circondata da tutti i lati da edifici, era il tipo prevalente, o aperta in quanto chiusa per tre lati mentre sul quarto era aperta sulla campagna ed a seconda della grandezza del borgo esse potevano essere una sola o due anche di tipo diverso.
In questo caso una era dedicata al potere politico, una al potere religioso ed esse erano collegate da una apposita strada.

Il borgo aveva sempre una strada di accesso, che attraversava talvolta un arco trionfale, in qualche caso utilizzato come serbatoio idrico, ai cui lati sorgevano ing enere due edifici eguali, ed una di uscita. Sullo sfondo di quella di ingresso era ubicata la chiesa, ma talvolta anche la casa del fascio.
Vicino a quest'ultima sorgeva la torre littoria o civica con un balcone da cui erano fatte le arringhe politiche in contrapposizione al campanile della chiesa. In ogni caso la loro funzione era anche quella di cosituire, quando viste dalla campagna o da lontano, un punto di riferimento per i contadini o per chi passava nelle vicinanze.

Nei borghi si riscontrava anche la presenza di portici utilizzati per migliorare l'ingresso negli edifici o per collegare i vari edifici fra di loro dotati di finestre di varia forma e tipologia.

La fine del fascismo non fermò la realizzazione dei borghi in quanto venne continuata, non prevedendo l'aumento della mobilità con il boom della motorizzazione, la politica dell'appodoramento sparso con l'assegnazione degli appezzamenti dei terreni agli agricoltori; anche taluni dei borghi esistenti subirono ampliamenti con la costruzione di edifici destinati ad uso abitativo.

Negli anni 50 si realizzarono borghi di tipo ridotto su progetti tipo redatti dall'ufficio borghi dell'ERAS replicati in diverse zone della Siciia e dotati di asilo, di scuola, della sede della Cooperativa o del Consorzio e talvolta anche di ambulatorio e con l'avvento del cemento armato cambiò anche il modo di costruire le case che venivano però realizzate da operai non specializzati ed in modo molto artigianale.

Oggigiorno, in relazione alla loro ubicazione, i borghi allora realizzati hanno subito un destino diverso. Infatti quelli in vicinanza dei centri abitati sono ancora utilizzati, gli altri più lontani hanno subito talvolta un dissesto totale e giacciono abbandonati.

Tuttavia un progetto redatto in collaborazione fra l'ESA ( Ente Sviluppo Agricolo ) subentrato all'ERAS nel 1965, e l'Università prevede oggi la creazione di '' Una via dei borghi '' con il recupero di alcuni dei borghi rurali a fini turistici e culturali.
Tale percorso, lungo molti chilometri, partendo da Borgo Bruca nel trapanese dovrebbe, attraversando tutta la Siciia da ponente a levante, arrivare ai borghi del catanese e su di esso dovrebbero essere create, in corrispondenza dei borghi rurali a suo tempo realizzati,  una serie di stazioni destinate alla loro fruizione non solo dal punto di vista turistico ma anche natutralistico delle zone ad essi circostanti.
Protebbero in aggiunta essere previsti altri servizi per effettuare percorsi alternativi in bicicletta, a cavallo, ecc. con edifici dedicati alla loro gestione ma anche per consentire una maggiore conoscenza del territorio e dei prodotti artigianali e agricoli locali.

In questa ottica già qualche cosa è stata fatta. A Borgo Bruca, realizzato attorno agli anni 50, si è già recuperato integralmente l'edificio a suo tempo utilizzato dai carabinieri e dall'ufficio postale nonchè la facciata degli Uffici comunali.  
Nell'edificio già recuperato dovrebbe essere alloggiato un ufficio destinato ad informazioni non solo sulla via dei Borghi e sulle sue relative attrazioni turistiche, ma essendo molto vicino al sito turistico di Segesta potrebbe essere anche luogo di ristoro e di informazione per il patrimonio turistico provinciale.

La Prof.ssa Basiricò ha quindi concluso riferendo che allo stato attuale tutto è fermo e si augura e spera che la creazione di tale via possa essere l'inizio della rivalutazione di un patrimonio da continuare a tutelare e che testimonia anche con le sue costruzioni una significativa epoca architettonica.

La fine della relazione è stata seguita da un dibattito che ha visto la partecipazione interessata di molti degli ascoltatori che talvolta hanno apportato anche un contributo personale alla discussione.



















Chiuso il dibattito, il Prof. Valenti ha ringraziato la Prof.ssa Basiricò per l'interessante tema trattato ed a ricordo della serata l'Associazione tramite la Signora Aloma Anselmo, moglie del Presidente, ha afferto alla relatrice un omaggio floreale.


Conclusa questa parte il Presidente, prima di chiudere la serata, ha ricordato ai soci che giovedì 23 p.v., ricorrendo la giornata del '' Giovedì grasso '', per coloro che vi volessero partecipare, è già stata fissata, come da programma, per le ore 19.30 una cena presso la sala del Pavone di Valderice, da raggiungere con mezzo proprio.

Pertanto chi non avesse ancora fatto la relativa prenotazione potrebbe ancora effettuarla entro mercoledì 22 p.v..

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