2017 - 02 - 25: Prof. Filippo Burgarella - Quando la barba divideva oriente ed occidente

Sabato 25 febbraio 2017 alle ore 18.15 nella sala delle conferenze dell'Assocciazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 con la partecipzione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti si è svolto il settimanale incontro culturale previsto dal calendario delle attività del XXXI Corso di cultura nel 35° anno dalla fondazione.



















Aperti i lavori, il Prof. Valenti dopo aver presentato come di consueto il relatore dell'incontro ed averlo ringraziato per aver ancora una volta accettato l'invito a relazionare gli ha ceduto la parola.


Oratore della serata è stato il Prof. Filippo Burgarella dell'Università della Calabria, medievista, che, venuto appositamente a Trapani per non mancare al consueto ed annuale appuntamento e quindi onorare l'invito che puntualmente ormai gli viene rivolto, ha esordito ringraziando i presenti e l'Associazione per l'occasione che gli viene data di parlare della '' Barba '', argomento all'apparenza leggero ma in realtà di una certa importanza ed interessante anche dal punto di vista geopolitico.

Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della serata.
 
In occidente anche nei primi secoli dell'impero romano gli uomini non portavano la barba salvo eccezioni come gli imperatori Adriano e Giuliano l'apostata, così denominato per aver tentato di ripristinare il paganesimo. La barba tuttavia in quell'epoca era considerata un privilegio solo dei nobili nonchè un attributo che caratterizzava i filosofi, gli uomini saggi ed i sapienti.
La barba tuttavia non era solo oggetto di distinzione ma nei popoli che invasero l'Italia, fra cui i Longobardi, la barba incolta e mai rasata poteva costituire una difesa contro il freddo delle loro terre di origine.

In Oriente la barba assunse invece un connotato molto diverso di distinzione anche sessuale per la presenza nell'impero bizantino degli eunuchi e dei castrati la cui distinzione era in relazione al tipo di amputazione ( totale o parziale ) degli organi sessuali maschili ed a seconda dei casi ad essi venivano assegnate funzioni diverse come la cura del sovrano, la guardiania degli harem o anche funzioni amministrative, politiche e militari e non potendo più generare si evitavano anche le conseguenze del nepotismo .
Le conseguenze di tale mutilazione si manifestavano successivamente in ogni caso nella mancata crescita della barba e nel successivo sviluppo biologico che consentiva di mantenere un aspetto infantile senza alcuna alterazione vocale per cui si avevano le cosidette '' voci bianche ''.
Si rese pertanto necessario distinguere due tipologie di uomini: i barbuti che non avevano subito alcuna alterazione fisica ed i non barbuti che invece l'avevano subita. e la distinzione fra i due generi era appunto la barba.

Per poter accedere alla carriera religiosa, secondo la legislazione bizantina, elemento essenziale era quello di dimostrare di non aver subito alcuna mutilazione, di avere un corpo integro, anche se vi furono delle eccezioni, e pertanto gli uomini di chiesa per distinguersi portavano tutti la barba cosa che avviene ancora oggi.

In occidente per la chiesa latina era invece obbligatoria la rasatura anche perchè la problematica degli eunuchi non si poneva e pertanto la barba diventò elemento di distinzione stavolta ecclesiastica.



















La barba è stata anche la protagonista di vari avvenimenti.

Infatti il Prof. Burgarella ha riferito che nel 1054 quando si verificò lo scisma fra la chiesa di oriente e quella di occidente i legati papali, fra cui c'era il cardinale Federico di Lorena, che poi diventerà papa Stefano IX, non furono ricevuti dal Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario anche perchè a suo parere fu il fatto che il suddetto prelato abituato a sbarbarsi giornalmente costituì fonte di scandalo per tutti gli altri religiosi orientali che invece portavano la barba e che quindi considerarono tale fatto come un atto di disprezzo dei costumi orientali che si andò a sommare alle altre incomprensioni già esistenti fra le due chiese.

La barba ha giocato anche un ruolo importante nelle vicende del cardinale Bessarione, di origini bizantine in quanto nato a Trebisonda, eccellente politico e diplomatico che nel Concilio di Firenze aveva propugnato l'unione fra la chiesa greca e quella latina. Egli pur avendo raggiunto in pectore i 2/3 dei voti dei cardinali del tempo, in realtà nel conclave del 1455 non fu eletto papa proprio per le sue origini, perchè portava la barba e perchè sottilmente e politicamente osteggiato dai cardinali francesi che non erano convinti della sua adesione al rito latino. Al suo posto venne quindi eletto papa Callisto III della famiglia dei Borgia che molto fece, più di S. Ignazio di Loyola, pr la istituzione dell'ordine dei Gesuiti.  

La Calabria tuttavia fu una terra che molto risentì dei riti bizantini e della divisione delle due chiese che tuttavia vi coabitavano. Infatti S. Giovanni Theristis, figlio di una schiava greca e nato dall'unione con il sultano del tempo, potè essere educato e battezzato con il rito bizantino. Fuggito poi in Calabria, fondò a Bigonzi vicino a Punta Stilo un monastero che subì nel tempo varie vicissitudini e che successivamente abbandonato fu negli anni '80 riadattato a chiesa ed attualmente è sotto la gestione di monaci rumeni.
Anche S. Francesco di Paola pur appartenedo alla chiesa latina scelse di portare la barba ma non come protesta ma perchè ritenne che la tradizione greco bizantina fosse nel suo caso preferibile.
L'ortodossia greco bizantina più rigorista e tradizionalista, quale quella dei monasteri del Monte Athos, rifacendosi al fatto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, pur non rappresentandolo mai o meglio rappresentandolo con Gesù che con lui è la stessa persona e considerando che anche Gesù ha la barba, afferma che nell'uomo, pena peccato mortale, non sono possibili alterazioni del suo aspetto e quindi i monaci devono obbligatoriamente portare la barba.

Ritornando al cardinale Bessarione, di cui si è detto prima ed a cui formalmente è attribuibile la fondazione dell Stato pontificio, non fu eletto papa neanche nel conclave del 1471, ma ciò nonostante ha avuto un significativo ruolo in quanto avvenuto successivamente. Morto nel 1472, e ben presto dimenticato, le sue spoglie oggi riposano in una stupenda cappella riscoperta per caso di recente a Roma nella chiesa dei SS. Apostoli.  

Dopo la presa di Costantinopoli da parte degli ottomani nel 1460 andò a vivere a Roma, convertendosi al cristianesimo, Tommaso Paleologo, ultimo erede di Costantino, che portò con sè anche la figlia Zoe Paleologa che, dopo la morte del padre, visse e fu allevata sotto la protezione del Bessarione. Nel 1472 Zoe, che nel frattempo aveva cambiato il suo nome in Sophia, sposò l'anziano e vedodo Ivan III, Principe della Moscovia, che acquisì pertanto tutti i diritti imperiali spettanti a Sophia. Nacque cosi la famiglia imperiale degli Zar.

A Mosca Sophia si convertì alla ortodossia slava e man mano che gli anni passavano finì con l'esercitare un notevole influsso sulle decisioni dell'anziano marito. Si pensa che fosse stata la prima ad introdurre al Cremlino la magnificenza e la meticolosa etichetta delle cerimonie bizantine, evidentemente compiaciuta nel pensare che Mosca dovesse diventare la terza Roma.
Il completamento della trasformazione fu portato a termine dal nipote Ivan il terribile, Ivan IV, che assunse per primo il titolo di zar di Russia, titolo che nel 1561 fu approvato dal decreto del patriarca di Costantinopoli. Nacque così la teoria che voleva "Mosca Terza Roma, ma con lui l'uso di portare la barba rimase inalterato anzi divenne il vessillo del Gran Ducato di Mosca.
Bisogna aspettare la fine del 1600 con Pietro il Grande filooccidentale e moderno che apportò  notevoli modifiche allo Stato. Nella ricorrenza del 1° settembre 1698, il Capodanno russo, fece radere, pena la morte, tutti i boiardi di corte e molti di coloro che furono assoggettati a tale trattamento la portavano appresso sotto la camicia o in un astuccio perchè in caso di morte potevano presentarsi all'aldilà con essa dimostrando così di esserne ancora in possesso e quindi di essere integri.

Altri interventi riformatori effettuati da Pietro il Grande furono lo spostamento dell'inizio dell'anno al 1° gennaio e non più al 1° settembre, l'adozione del calendario Gregoriano al posto di quello Giuliano e la riorganizzazione dell'amministrazione della Russia.

A tale riforme si opposero energicamente l'intransigente Adriano patriarca di Mosca nonchè i preti, i monaci ed i vecchi credenti tradizionalisti. A tale presa di posizione Pietro I reagì limitando il potere della Chiesa ortodossa, sopprimendo nel 1721 il Patriarcato di Mosca e nominando un sacro sinodo soggetto alla presidenza di un laico. Il patriarcato di Mosca fu poi ripristinato nel 1917. 

E' con questa notizia che il Prof. Burgarella ha terminato il suo intervento ringraziando i presenti per l'ascolto prestato e l'interesse dimostrato nel corso della sua esposizione.

E' seguito un dibattito nel corso del quale molti dei presenti sono intervenuti chiedendo all'oratore ulteriori notizie e precisazioni. A loro il Prof. Burgarella ha risposto in modo esauriente completando ulteriormente la tematica trattata.



















Alla fine del dibattito il Prof. Valenti ringraziando l'oratore per aver voluto ancora una volta partecipare alle attività dell'Associazione a suo nome gli ha offerto il libro di E. Milana '' 33 cunti '' e '' Il prezioso dei gioielli '' di A. Rigoli e AM, Amitrano.


Ha chiuso quindi i lavori della serata ricordando ai soci il prossimo incontro in programma fissato per sabato 4 marzo p.v. alle ore 18.00 sempre nei locali del sodalizio.

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