2017 - 03 - 25: Prof. Leonardo Vanella - Prof. Renzo Vento - Prof. Salvatore Valenti: Francesco Vivona nel 150° anniversario della nascita
Sabato 25 marzo 2017 alle ore 18.20 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti ha avuto luogo l'incontro previsto dal calendario delle attività del XXXI Corso di cultura.
I lavori della serata sono stati aperti dal Prof. Valenti, Presidente del sodalizio, che dopo aver presentato i relatori, ha comunicato che al sodalizio è pervenuto un attestato per la partecipazione dell'Associazione e di un folto gruppo di soci alla conferenza sull'Alzheimer del giorno 24 marzo organizzata dal Lion Club di Trapani presso il seminario vescovile di Casa Santa.
Ha proseguito ringraziando il Prof. Leonardo Vanella ed il Prof. Renzo Vento, per avere accettatto l'invito dell'Associazione ad illustrare dal punto di vista poetico la figura di Francesco Vivona, illustre latinista, traduttore dell'Eneide, filologo, docente prima nei Licei claasici e poi universitario, nato a Calafimi nel 1866 e morto a Chieti nel 1936, in occasione del 150° della sua nascita e nell'80° della sua morte ed ha ceduto loro la parola.
Si riporta di seguito una breve sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della serata.
Ha iniziato a parlare il Prof. Vanella ringraziando l'Associazione per l'invito ricevuto a relazionare su un illustre figlio di Calatafimi e concittadino, su cui peraltro nel 2007 aveva già riferito ma solo dal punto di vista biografico, ed il Prof. Vento per essere stato da tramite per l'evento in corso specificando che quanto avrebbe sinteticamnte riferito era stato già da lui riportato in una più ampia pubblicazione del marzo 2017 che al termine della serata sarebbe stata distribuita a tutti i presenti per una sua più comoda lettura.
La produzione poetica originale del Vivona, che va dal 1883 circa al 1936, rimase inedita lui vivente, salvo qualche eccezione, fu pubblicata solo nel 1969 a cura di Nicolò Vivona che di lui fu discepolo ed amico. Nel 1937 tuttavia, un anno dopo la sua morte, Hilda Montesi Festa, dopo aver avuto la possibilità di esaminare la vasta produzione poetica del Vivona, pubblicò un breve saggio in cui parlò per la prima volta di '' Ellade sacra '' pubblicandone anche alcune parti ed è su tale opera che il Prof. Vanella si è intrattenuto nel corso della sua trattazione.
Nel 1930 Francesco Vivona era all'apice della sua attività di docente universitario e di filologo e negli anni successivi molto sporadica fu la sua produzione poetica salvo qualche eccezione, in quanto iniziò a percepire i segni logoranti del tempo. Inoltre, essendo nel pieno del periodo fascista, il poeta percepiva attorno se un mondo lontano dai suoi principi e da cui sentì il bisogno di allontanarsi. Tali anni costituirono pertanto per il poeta un periodo in cui fare un bilancio della sua vita di uomo e di studioso che lo spinse ad intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo fino ad arrivare alle radici di sè e della civiltà occidentale. Da questo viaggio nacque la raccolta '' Ellade sacra '' che comprende il carme '' Ellade sacra '' ed altri due poemetti dal titolo '' Orfeo '' ed '' Eleusi ''.
L'oratore ha detto che per '' Ellade sacra '' il poeta intende e si riferisce alla mitica e classica Grecia in quanto in essa ha avuto origine la civiltà occidentale e la definisce ancora sacra perchè in essa il divino e l'umano, indistinti fra di loro, dialogavano trovando il loro punto di incontro nelle varie arti e discipline.
Nel poemetto '' Orfeo '' il poeta risale agli albori del tempo quando gli uomini vivevano ancora inselvatichiti. La musa Calliope, commossa da questa loro situazione, invia allora il proprio figlio Orfeo, in cui il poeta si impersona, perchè migliori la loro vita dandogli per svolgere questo suo compito una cetra e la poesia con le quali dovrà suscitare in essi l'amore reciproco e far loro conoscere la luce della verità e quindi poter uscire dall'ignoranza e dall'egoismo.
All'inizio del viaggio tuttavia viene affiancata ad Orfeo anche Euridice che sarà la sua compagna durante il viaggio sostendolo ed aiutandolo nella sua difficile missione. Essa simbolicamente quindi rappresenta sia l'amore che la fedeltà coniugale intesi come elementi fondamentali della civiltà umana.
Con la sua opera quindi Orfeo riesce a trasmettere agli uomini anche le grandi verità ovvero l'esistenza di Dio e del divino, la capacità di distinguere il bene dal male e quindi il castigo o il premio che li attende dopo la morte.
La convivenza civile, il rispetto delle leggi, il culto divino ed il matrimonio sono quindi le fondamenta della civiltà.
Ciò nonostante nell'animo umano continua a sopravvivere qualcosa del passato per cui l'invidia, l'odio, l'avarizia, la smania di potere, il dolore e la morte, la smania di conquista continuano ancora a sppravvivere avvelenando la loro esistenza.
Come poi inoltre detto in una sua lirica del 1936 dal titolo '' Il poeta '' e sottinteso in '' Orfeo '' compito del vero poeta e della sua poesia è in ogni caso quello di portare a termine una missione anche se egli non pubblica le sue opere.
Il secondo poemetto di Ellade sacra è '' Eleusi '' scritto dal Vivona dopo un viaggio, organizzato in ambito ecclesiastico e di cui esiste una documentazione anche fotografica, fatto nel corso dell'estate 1935, prima in Grecia e poi in Egitto, insieme all'amico di vecchia data Antonino De Stefani conosciuto probabilmente quando il poeta fu trasferito al Lioceo Ximenes di Trapani nel 1897,
Quel viaggio effettuato nella terra in cui nacque la civiltà occidentale si trasformò per il poeta, dopo molti anni di insegnamento di materie classiche prima nei licei e poi nelle università, in una sentita esperienza spirituale in cui egli si rifugia quasi a sfuggire da quanto politicamente sta avvenendo in Italia ed i Europa.
Alcuni dei momenti più significativi di tale viaggio furono quando potè bere alla fonte di Aganippe, percorrere la via sacra da Atene ad Eleusi, sostare vicino gli antichi templi ed entrare nel telesterio dove si custodivano i sacri oggetti dei misteri eleusini.
Nel telesterio, dove si svolgevano i riti di iniziazione, egli immagina di assistere insime a pochi altri eletti al dramma sacro in cui Persefone, figlia di Demetra, la Madre Terra, viene rapita da Plutone. Disperata la dea si trasforma in una vecchia che per nove giorni e nove notti non fa altro che ricercare la figlia fino a quando non arriva al piccolo regno di Eleusi presso il re Celeo che la accoglie. Demetra, grata, gli predice che il regno di Eleusi diventerà famoso ed gli dediderà un tempio in cui saranno svelati agli uomini sia i misteri della vita mortale che di quella eterna.
Mandato da Giove arriva Ermes che le comunica che tutti gli altri dei le chiedono di ritornare nell'Olimpo perchè i mortali, a causa dell'inaridirsi dei campi per il suo lutto dovuto alla perdita di Persefone, hanno smesso il culto degli dei non sacrificando più a loro grasse vittime come facevano una volta.
Le annuncia ancora che, per intervento di Giove, Persefone potrà trascorrere sei mesi con lei sulla terra, che così potrà ritornare a produrre abbondanti messi e raccolti, e sei mesi con il marito nell'Ade anche perchè avendo lei assaggiato il succo di alcuni chicchi di melograno raccolto nei campi elisi, per la legge delle Parche, resterà legata al regno dei morti e quindi al marito Plutone. Accompagnata da Ecate, Persefone potrà ritornare sulla terra da Demetra.
Non considerando l'iniziazione ai misteri eleusini, riservata solo a pochi eletti, quanto rappresentato spiegava in modo semplice l'alternarsi delle stagioni e delle produzioni agricole ed in definitiva il ciclo vitale dell'uomo. Infatti nei mesi estivi quando Persefone è con Demetra, ovvero con la Madre Terra, questa è lieta della sua presenza e quindi la terra produce frutti e messi in contrapposizione ai mesi invernali in cui vivendo Persefone con il marito negli inferi Demetra è triste e la terra non produce.
Conclusa questa vicenda appare sulla scena '' Iacco giocondo '' ovvero Dioniso o anche Bacco, anche lui legato ai riti eleusini in quanto in quanto interessato al ciclo di morte e di rinascita della vegetazione. Il poeta descrive quindi il suo mito in quanto i Titani, che lo invidiavano, sorprendendolo lo uccisero. L'intervento di Giove, che aveva raccolto il suo cuore che ancora batteva, lo fece rinascere punendo poi i Titani per il loro operato.
Eleusi a questo punto si interrompe, ma il poemetto viene completato con una parte che il Vivona dedica all'amico Giuseppe Foderà che come lui ed in quel periodo viaggia alla ricerca della pace. In questa ricerca, che rappresenta sostanzialmente la vita dell'uomo, il Vivona è convinto che nel suo errare l'uomo sia sempre accompagnato dalla presenza continua e costante di una luce guida che, anche se talvolta non è presente, prima o poi riapparirà per fargli raggiungere la meta finale.
E' a questo punto che il Prof. Vanella, ringraziando i presenti per l'attenzione prestata, conclude la sua relazione nel corso della quale non ha trascurato di leggere anche alcuni passi dei due poemetti.
La parola viene quindi ceduta al Prof. Vento che ringrazia l'Associazione per averlo invitato ancora una volta a relazionare, i presenti ed il Prof. Vanella per quanto detto di F. Vivona e della sua poetica.
Egli ha riferito che, ad eccezione dell'Eneide dal poeta tradotta in italiano nel 1926 e largamente utilizzata e studiata nelle scuole italiane fino ad un certo periodo, le opere del Vivona sono sul mercato introvabili anche se una casa editrice ha stampato molto tempo fa un volume che raggruppa l'Eneide tradotta dal Vivona nonchè l'Iliade e l'Odissea tradotte da Salvatore Quasimodo.
Sulle opere poetiche di F. Vivona si sono tuttavia espressi dopo la sua morte sia Nicolò Vivona sia Ettore Paratore che ne proseguì l'insegnamento presso l'Università di Messina dopo il suo trasferimento a quella di Roma.
A Francesco Vivona son state successivamente intitolate in Italia diverse scuole ed ancora l'autore nel 1921 nel seicentesimo della morte di Dante risultò vincitore con un sonetto allo stesso dedicato in un concorso a livello nazionale.
Il prof. Vento ha inoltre reso noto agli ascoltatori i vari tentativi inutilmenti effettuati in vari periodi di realizzare nella zona di Pizzolungo, in relazione a quanto scritto da Virgilio nel 5° canto dell'Eneide, un Parco Virgiliano riuscendo solo ad ottenere che al nome di Pizzolungo sia stata aggiunta nella topografia zonale la denominazione di Piana di Anchise.
Dopo aver aggiunto altre notizie riguardandi avvenimenti legati al ricordo di F. Vivona ed alla sua commemorazione effettuati in vari periodi il Prof. Vento ha concluso il suo intervento ringraziando i presenti per l'atternzione prestata e l'Associazione per il contributo che ha dato per la valorizzazione di F. Vivona nel 150° della sua nascita.
A questo punto, per altri impegni presi, il Prof. Vanella è dovuto andare via. Il Prof. Valenti ringraziandolo ancora per il suo intervento a ricordo della serata ed a nome dell'Associazione gli ha donato il libro '' Storia di Trapani '' di S. Costanza.
Ha concluso la serata il Prof. Valenti che con un suo breve intervento ha voluto ricordare che, per quanto gli risulta, solo in Sicilia c'è la tendenza a
ricordare le opere dei grandi poeti che costituiscono la base della letteratura italiana. Ha infati riferito che nel 1954 Giovanni Gigenti Tumminelli ha tradotto in siciliano la Divina Commedia di Dante, Padre Domenico Caramella ha tradotto in siciliano alcune poesie dell'Alfieri noinchè l'Iliade e l'Odissea mentre in epoca più recente Giuseppe Cavallaro ha tradotto in siciliano l'Eneide che F. Vivona aveva riportato già in Italiano.
Ha letto quindi in dialetto quella parte del 5° libro dell'Eneide in cui Enea ed i suoi compagni in navigazione dopo la morte ed il seppellimento del padre Anchise furono da una tempesta trascinati di nuovo nella zona di Pizzolungo dove vennero di nuovo accolti da Aceste re di Erice e come per onorare ad un anno di distanza la morte del vecchio padre escogitò i ludi descrivendo in particolare la regata delle navi assumendo come punto di riferimento per il ritorno lo Scoglio degli Asinelli.
Ha concluso quindi ricordando ai presenti, prima dei saluti finali, il prossimo evento in programma per sabato 1° Aprile 2017 alle ore 18.00 sempre nei locali dell'Associazione.