2017 - 10 - 07: Dott. Elio D'Amico - William Shakespeare da Messina

Sabato 7 ottobre 2017 alle ore 18.15 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32,  terminata la pausa estiva, con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci sono ripresi gli appuntamenti e le attività del XXXI Corso di cultura per l'anno 2017.



















Il relatore della serata il Dott. Elio D'Amico, giornalista, regista, autore teatrale, uomo di spettacolo e di cultura è stato accolto dal Prof. Valenti e dai presenti con cordialità considerato che da più di 20 anni ha sempre partecipato con assiduità alle attività culturali dell'Associazione ai cui inviti ha sempre con piacere aderito.


Il Presidente del sodalizio dopo aver rivolto un saluto di benvenuto al Dott. D'Amico,  e un bentornato a soci presenti, ha brevemente presentato il tema della serata ed ha ceduto la parola all'oratore. 

Il Dott. D'Amico ha iniziato il suo intervento salutando i presenti in sala e dopo aver espresso il suo piacere e dichiarato di ritrovarsi nei locali del sodalizio a proprio agio come se fosse a casa sua, considerati i ventennali rapporti  mantenuti con l'Associazione, ha iniziato la sua relazione che di seguito ed integralmente si riporta per sua gentile concessione.

William Shakespeare da Messina di Elio D'Amico

'' Questa sera parliamo di William Shakespeare: William Shakespeare da Messina.

Voi vi chiederete chi è questo Wiliam Shakespeare da Messina, ed io vi tranquillizzo subito: è quello che ha scritto '' Romeo e Giulietta '', '' Amleto '', '' Otello '' e tante altre opere famose.

Non si tratta di omonimia o di sdoppiamento della personalità, ma è proprio lo stesso che i libri riportano nato a Stratford on Avon.

Quando una persona diventa un mito, la sua storia si confonde con la leggenda, e quindi si finisce con il perdere il senso della realtà: è successo con Omero, la cui " questione omerica ' porta a mettere in dubbio la stessa esistenza del vate greco, o pone il dubbio se l'autore de " L'iliade " e de " L'Odissea " fossero la stessa persona, o se Omero sia nato realmente in Grecia o altrove; e li si inserisce anche l'inglese Samuel Butler affermando che Omero era una donna ed è nato addirittura a Trapani.

E' successo con Cristoforo Colombo, che i libri di storia dicono essere nato a Genova, ma gli Spagnoli dicono che era nato in Spagna ed i Portoghesi, che era nato in Portogallo.
A questa mitizzazione non poteva sfuggire il più grande teatrale di tutti i tempi, appunto William Shakespeare, su cui da tempo si è aperta una questione sulla sua esistenza molto simile alla " questione omerica ".

Tra le varie ipotesi sulle origini dell'autore, c'è anche quella che fosse siciliano, e precisamente di Messina.

Stasera quindi noi affronteremo la " questione shakesperiana " ed esamineremo le varie ipotesi che sono nate sul suo conto, compresa quella affascinante che fosse un nostro corregionale

Ma per comprendere la " questione shakesperiana", dobbiamo prima inquadrare l'autore nel suo momento storico e culturale cioè il teatro elisabettiano.

Con la fine dell'Impero Romano scompare la cultura, e quindi il teatro; rispunta dopo un migliaio di anni come teatro religioso, per la necessità di spiegare aifedeli quella nuova religione, che era venuta a soppiantare la loro religione, nella quale avevano creduto per millenni. 

Anche in Inghilterra il primo teatro nazionale è dunque di matrice religiosa e racconta il Vecchio ed il Nuovo Testamento.

Ma nella seconda metà del XVI secolo, sotto il regno di Elisabetta I,  il teatro in Inghilterra trova la sua specifica dimensione laica e prende il nome di Teatro Elisabettiano.

Ma anche l'inghilterra, durante il medioevo, non sfugge a quell'ondata di Puritanesimo che aveva colto tutta l'Europa, però, mentre in Italia il Rinascimento porta al rifiorire delle lettere e delle arti - con un lento risveglio anche nel teatro - in Inghilterra continua l'ondata del puritanesimo anche nel XVI secolo, in realtà era un puritanesimo solo di facciata, pichè i Londinesi erano tra i cittadini più goderecci che esistevano.


Sotto Elisabetta I, ed anche il suo successore Giacomo I Stuart, le rappresentazioni teatrali erano formalmente vietate, ma ciò non impediva che avvenissero, e nemmeo clandestinamente.

La parte centrale di Londra - la City - era sotto il controllo della Corona  e governata dal Mayor, il Sindaco; lì il controllo era rigido e nessuno spettacolo immorale poteva avere luogo; al di là del Tamigi, invece, non arrivava il controllo del Mayor e del Parlamento, ed era quindi una specie di zona franca, in cui tutto era permesso, e quindi vi sorgevano locande malfamate, taverne, bagni pubblici, case da gioco, bordelli e teatri; i puritani londinesi facevano i puritani all'iterno della City, poi attraversavno il ponte e si andavano a divertire nelle zone malfamate.

Lì agivano pseudo-professionisti: saltimbanchi che facevano di tutto, recitavano, suonavano, erano giocolieri ed acrobati, addomesticatori di animali, e qualsiasi alra attività in grado di raccogliere qualche persona per ottenere quel che bastava per sopravvivere.

Nel 1576, James Burbage, ex falegname ed ora attore, s'improvvisava architetto ed impresario e costruiva il primo teatro di Londra, che chiamava '' Il Teatro '', anche perchè era l'unico della città; l'iniziativa aveva grande successo, tanto che entro la fine del secolo ne verranno costuiti altri 6; nel 1599 anche shakespeare costrirà il suo teatro '' The Globe", con i materiali del demolito "The Theatre".

Come sono architettonicamente, questi teatri?

ln realtà non abbiamo molte notizie: pare che i teatri inglesi avessero una forma circolare, a cielo aperto, con il palcoscenico posto al centro, cosi che potevano prendere luce dal foro in alto; sembra che "The Globe" avesse tremila posti, ma non avevano illuminazione, e gli spettacoli si svolgevano di pomeriggio.

All'interno c'erano alcune gallerie, dove sedevano gli spettatori più abbienti; ma alcuni di questi prendevano posto addirittura sul palcoscenico; nella platea, invece, sedeva la gente comune, ma tra questi si mischiava anche la feccia della società, bari, prostitute, borseggiatori; li gli spettatori non avevano posto a sedere, e potevano fare qualsiasi cosa durante lo spettacolo: giocare, bere, mangiare, e — perché no? — anche intrattenersi con una prostituta.

La parte centrale su cui si affacciavano le gallerie, era parte occupata dalla platea, e parte dal palcoscenico, con il proscenio aggettante che scendeva fino alla platea; il palcoscenico era senza sipario e senza scene: per descrivere le scene si usavano cartelli per indicare e descrivere i luoghi, e molte informazioni erano date — in versi o in prosa - dagli stessi attori; c'era poi una struttura sopraelevata destinata ai dicitori dei
prologhi o ai personaggi che dovevano arringare folle,
ed in alcuni teatri ànche una stanzetta interna, chiusa da una tenda, che si poteva aprire per esigerize sceniche.


Gli attori — tutti uomini — erano mal pagati, spesso solo vitto e alloggio, tranne i primi attori che, tuttavia, non raggiunsero mai cifre considerevoli.

Per i ruoli femminili si sceglievano attori giovani, dalla voce sottile o che recitavano in falsetto; erano ruoli molto ambiti all'interno della compagnia, e chi poteva aspirarvi se li contendeva senza esclusioni di colpi; e spesso si calavano talmente nei loro panni femminili, da fare innamorare spettatori o altri componenti la compagnia.

Le numerose presenze in queste rappresentazioni, portano ad una sempre maggiore richiesta di opere originali: nasce cosi la figura del drammaturgo, che è spesso un giovane di talento, ma privo di mezzi, che arriva alla laurea grazie a borse di studio, e che " prostituisce " la penna per guadagnarsi da vivere.

Ma spesso gli autori sono ignoranti o addirittura analfabeti, poiché l'alfabetizzazione è diffusa sono tra le classi borghesi e nobiliari; nelle Compagnie esistono degli scrivani professionisti che trascrivono quanto gli autori dettano loro: questo fa si che non si avesse mai certezza del vero autore di un testo, ed inoltre vi erano molti nobili o letterati che, non volendo passare per autori teatrali — cosa disdicevole !— pubblicavano le proprie opere usando uno pseudonimo.

I drammaturghi prendevano un compenso forfettario annuale alquanto modesto, poiché il loro compito era soprattutto quello di rivedere e aggiornare copioni non più rappresentati da anni e che appartenevano tutti alla Compagnia.

Quasi nulla sappiamo delle trame dei lavori teatrali rappresentati, e quasi nulla sappiamo degli autori: in effetti a noi è arrivato un solo nome, il più grande, quello di William Shakespeare, l'inventore del teatro moderno; ma in realtà, pur essendo l'autore più rappresentato nel mondo, un alone di mistero avvolge la sua vita e le sue opere, tanto da far nascere, dopo la Questione Omerica, anche una Questione Shahesperiana.

Secondo la tradizione, William Shakespeare nasce a Stratford on Avon il 23 aprile 1564, da una famiglia piccolo-borghese, (il padre, a quanto pare, era un conciatore di pelli), li si sposa a 18 anni nel novembre del 1582 con Anne Hathaway, di otto anni più anziana di lui, da cui ebbe tre figli, — Susanna e i gemelli Hamnet e Judith — si reca a Londra, dove fa l'attore e l'autore teatrale, poi torna a Stratford on Avon nel 1616, fa testamento e muore, venendo sepolto nella sua città natale.

Questo è tutto ciò che si sa sulla biografia del più grande commediografo di tutti i tempi: non una cronaca del tetnpo, non un documento autografo, non una lettera, non una sua opera autografa, non uno scritto in cui Shakespeare parli di sé stesso o delle sue idee; non una testimonianza di contenyoranei, non un aggancio ad altri eventi contemporanei, non una citazione da parte di figure contemporanee o immediatamente successive; non si sa se fosse cattolico o protestante, si sconoscono le date delle sue tappe artistiche, come fosse arrivato al teatro e la strada seguita per raggiungere la notorietà; ed ancora, chi, sono quei nobili a cui Shakespeare dedica sonetti e commedie? Che rapporti avevano con l'autore? Quanto vi è di autobiografico nelle sue opere?

Le domande restano senza nessuna risposta.

Unico possibile accenno a Shakespeare è in un pamphlet di Robert Green, un attore suo contemporaneo, " Quattro soldi di saggezza ", in cui si accenna ad un tale che pretende di essere il solo " scuoti-scene " — scuoti / shake — del paese; potrebbe essere lui, ma non c'è nessuna prova; certamente un po' poco per non fare sorgere dubbi non soltanto sulla sua reale vita, ma addirittura sulla sua reale esistenza.

Anche le sue opere arrivate a noi, essendo tutte postume nella stampa, non avendo alcun manoscritto dell'autore, sono differenti nel testo anche in maniera sostanziale, non costituendo quindi prova dell'originalità e della unicità della loro paternità; alcuni sono considerati dei semplici canovacci o addirittura memorie di attori; abbiamo detto che i copioni non appartenevano. agli autori ma alle compagnie, che li facevano stampare quando li ritenevano non più utili; e quindi nessuno poteva contestare a quale autore appartenessero

La prima testimonianza scritta su William Shakespeare è un capitolo delle " Vite brevi " di John Aubrey, scritta nella seconda metà del '600 e pubblicata per la prima volta due secoli dopo, nella quale l'autore cita questo commediografo e le sue opere, senza tuttavia citare fonti storiche o documentaristiche, per cui nessun riscontro storico si ha alle affermazioni dell'Aubrey.

Tutte le notizie che noi abbiamo sulla vita di Shakespeare risalgono quindi almeno a due secoli dopo, e quindi sono storicamente poco attendibili.

Pertanto non solo la vita, ma la figura stessa di Shakespeare restano nella leggenda, cosi che, come per Omero, si mette in dubbio non solo la sua vita, ma la sua stessa esistenza.

Cosi come per Omero, una delle ipotesi è che Shakespeare non sia mai esistito: anche in questo caso le opinioni divergono in due diverse ipotesi.

La prima ritiene che Shakespeare non sià mai fisicamente esistito e che le opere a lui attribuite sono in realtà di tanti autori diversi e che gli editori, piuttosto che pubblicare anonimi, hanno preferito attribuirlo ad un inesistente autore di nome William Shakespeare.

Questa tesi è supportata dalla eterogeneità delle opere Shakespeariane, che vanno dal dramma greco e romano alla tragedia storica, dal dramma alla commedia, eclettismo giudicato un po' eccessivo per un solo autore; qualcuno suggerisce anche l'ipotesi che molte opere sono state scritte con la collaborazione di altri autori ( cosa abbastanza comune in quel periodo ) e che quindi l'eterogeneità nasca proprio dalla diverse personalità con cui Shakespeare ha collaborato.

La seconda ipotesi invece dice che è davvero esistito un autore che si chiamava William Shakespeare, ma che in realtà fosse lo pseudonimo di qualcuno che non voleva farsi conoscere come autore teatrale.

Infatti spesso il nome " Shakespeare " compare diviso da un trattino — Shake-speare — come se fosse un nome costruito ad arte — scuoti-scene — cioè con le caratteristiche di uno pseudonimo.

Questa ipotesi si basa su due argomenti:

a) Che il teatro in quel periodo era vietato, era considerato cosa disdicevole rappresentarloe e scriverlo, e quindi se qualche nobile o letterato aveva la vocazione del teatro, lo faceva sotto uno pseudonimo, per non essere travolto da quest'onta. Che Shakespeare, nelle sue opere, dimostra una profonda conoscenza dell'animo umano, della storia inglese, di quella greca, delle città e delle abitudini rinascimentali in Italia. 

b) tenendo conto che il livello di alfabetlzzazione era molto basso in queI periodo, che Shakespeare era nato nella famiglia di un conciatore di pelli dove padre e madre erano analfabeti, come sembra fossero quasi analfabeti i suoi figli, sembra strano che un uomo di cosi umili origini possa avere quella cultura cosi ampia e profonda.

A questo punto resta la domanda a chi appartenesse questo pseudonimo ed anche li le ipotesi che si fanno sono molteplici, dai nobili che avrebbero scelto lo pseudonimo per salvare la propria reputazione, come Edward de Vere, 17° Conte di Oxford o William Stanley, 6° Conte di Derby, o letterati celebri come Francesco Bacone, celebre filosofo e scrittore, o Christopher Marlowe, famoso commediografo.

Quest'ultimo è legato ad una storia avventurosa: la storia ufficiale racconta che egli sarebbe morto nel 1593, ma. in realtà Marlowe sarebbe morto solo ufficialmente, in quanto, svolgendo azione di spionaggio per la Regina, i Servizi Segreti del tempo avrebbero inscenato una falsa morte per continuare a spiare nell'anonimato; essendo morto, non avrebbe più potuto rappresentare le sue commedie con il suo nome, e cosi avrebbe scelto lo pseudonimo di William Shakespeare  William Shakespeare. 

Ma c'è chi addirittura dice che lo soot lo pseudonimo di William Shakespeare si celi addirittura la stessa Regina Elisabetta I, che per Shakespeare ha sempre mostrato una speciale predilezione.

Tutte le ipotesi sono aperte, ma nessuna è stata provata in maniera concreta, cosi come non è stato provato in maniera concreta l'esistenza reale di William Shakespeare.

Ma ammesso che William Shakespeare sia fisicamente esistito, resta il dubbio sulla sua vita e soprattutto sulla sua nascita.

La tradizione dice che nasce a Stratford on Avon da un conciatore di pelli; ma come mai, il figlio di un conciatore di pelli semianalfabeta ha ricevuto un'educazione che gli permette di spaziare con grande cognizione di causa nella storia greca, in quella romana ed in quella inglese? di conoscere geograficamente bene l'Italia e la sua cultura? di saper leggere in profondità nell'animo umano e di sapere trasformare questa lettura in emozioni ? 

Molti ritengono che ciò non possa essere possibile, e che quindi le sue origini debbano essere ben diverse, culturalmente e socialmente più elevate.

Quindi Shakespeare potrebbe non essere nato a Stratford on Avon, ma addirittura nemmeno in Inghilterra; ma allora dove è nato Shakespeare?

Studi iniziati negli anni '20 e sviluppatesi per tutto il secolo passato hanno portato ad attribuire il luogo di nascita del poeta proprio in Italia, e addirittura a Messina. 

Shakespeare ambienta iri Italia ben sette delle sue trentotto opere teatrali, senza considerare " La tempesta " i cui personaggi provengono tutti dall'Italia e i quattro drammi romani.

In esse dimostra di conoscere bene le città italiane, addirittura in " II mercante di Venezia " indica con esattezza il nome della nave che collega Venezia alla terraferma, anche se in alcune fa errori molto strani come in " I due gentiluomini di Verona " in cui dice che è possibile prendere la nave da Verona, in " La bisbetica domata " Bondello sbarca a Padova, bisogna però ricordare che queste città sono sempre state collegate al mare da una serie di canali navigabili.

Il legame di Shakespeare con la città siciliana è indubbio: a Messina, infatti, è ambientata una delle sue più belle commedie, " Molto rumore per nulla ", e la cosa è molto strana perché se Verona, Venezia, Padova o Milano avevano nel XVI secolo già una rinomanza internazionale, Messina non aveva le caratteristiche per assurgere a sito di una commedia scritta in Inghilterra.

Altro legame oggettivo è il ritrovamento qualche anno fa a Messina di un manoscritto dal titolo " Troppu trafficu pi nnenti " scritta in dialetto messinese una cinquantina di anni prima che il poeta rappresentasse " Molto rumore per nulla ", a cui potrebbe essere servita come ispirazione.

Lo Shakespeare nato a Messina dovrebbe chiamarsi Michelangelo Florio Scrollalanza, figlio di Giovanni Florio, medico, e di Guglielmina Scrollalanza, nobildonna; e questo spiegherebbe la formazione culturalmente elevata che il poeta avrebbe ricevuto. 

La sua famiglia era di origine quacquera, e per questo motivo sarebbe stata perseguitata dalla Santa Inquisizione ( ricordiamo che in quel periodo Messina era sotto la dominazione degli Spagnoli ).

Per tale motivo la sua famiglia sarebbe fuggita da Messina, per trovare ospitalità nei territori della Repubblica di Venezia, metropoli internazionale ed aperta a tutte le culture e religioni.

I Florio prendono casa a Venezia, acquistando la casa di un certo Otello, un moro al servizio di Venezia che qualche anno prima aveva ucciso la moglie per gelosia; il giovane Michelangelo studia a Venezia, Padova, Mantova e gira per l'Europa, visitando la Danimarca, la Grecia, la Spagna e l'Austria.

A 24 anni il giovane Michelangelo decide di trasferirsi in Inghilterra e li trova ospitalità presso un cugino della madre, che si era stabilito a Londra da diversi anni, e che lo piglia a benvolere, anche perché il giovane gli ricorda il proprio figlio Williiam, morto ancora da giovane.

In Inghilterra Michelangelo decide di integrarsi e pertanto la prima cosa che deve fare è quella di inglesizzare il proprio nome: e lui non fa altro che tradurre alla lettera il cognome della madre, cosa che, probabilmente, il cugino aveva già fatto da tempo.
 
In inglese " scrollare " si dice "to shake", mentre " Lanza" (lancia) si traduce in " speare "; di conseguenza " Scrollalanza " diventa automaticamente "Shakespeare".

Per quanto riguarda il nome ci sono due ipotesi, che probabilmente coincidono: l'ipotesi più logica è che abbia tradotto alla lettera anche il nome della madre, e cosi " Guglielmina " è diventato il maschile "William"; che, tra lialtro, è il nome del figlio deceduto del cugino della madre che lo aveva ospitato e che a lui si era affezionato proprio per la somiglianza con il proprio figlio scomparso.

E lo conferma un fatto di cronaca: si tramanda che Shakespeare fosse socio di un Club londinese: stranamente tra i suoi soci non figura un William Shakespeare, ma un Michelangelo Florio.

Ecco dunque che, automaticamente, il messinese "  Gugliemina Scrnllalanza" diventa automaticamente l'inglese " William Shakespeare ".

Tutto ciò spiega sia il nome, che la sua colta formazione, ed  ancora l'affetto e la conoscenza per l'Italia, le sue città, le sue tradizioni, la sua cultura, la sua storia; ovviamente, questa è l'unica versione che gli Inglesi non accettano, anche se da  qualche anno comincia a trovare spazio anche nei giornali inglesi.

A questo punto atteniamoci alla biografia ufficiale, anche se non ci sono prove; ma un conto è non avere prove sulle ipotesi ( che si basano su delle osservazioni almeno corrette ), ed un conto è non avere prove sulla biografia ufficiale.

Secondo la tradizione, William Shakespeare nasce a Stratford on Avon il 23 aprile 1564 ( per combinazione San Giorgio, Patrono dell'lnghilterra ) da un conciatore di pelli e da Mary Arden; e qui ci fermiamo.

Certamente la questione shakesperiana è ormai internazionalmente aperta, eccetto che per gli inglesi: non c'è dubbio che le origini di William Shakespeare sono ancora tutte da scoprire, e tutte le ipotesi fin qui formulate restano aperte.

Sicuramente farebbe piacere a noi Siciliani potere provare che il più grande drammaturgo di tutti i tempi era un nostro corregionale, ma probabilmente non si arriverà mai ad una prova certa sulle sue origini.

Questo perché William Shakespeare è uno di quei miti che vive nell'eternità, senza una dimensione spaziale o temporale.

Che gli Inglesi si tengano dunque il loro Shakespeare, cosi come i Greci si tengano pure il loro Omero; a noi basta tenerci il nostro Cristoforo Colombo.

In ogni caso siamo contenti che sia esistito, per il progresso dell'umanità, un William Shakespeare: tutto il resto non ci interessa.''


E' seguito quindi un interessante dibattito che, considerato il tema trattato, ha visto l'intervento di molti dei presenti in sala che hanno posto all'oratore molte domande e chiesto molte delucidazioni alle quali il Dott. D'Amico ha riposto per quanto a sua conoscenza in modo esauriente.

La conclusione tuttavia è stata che, nel dubbio, gli italiani ed in particolar modo i siciliani, per campanilismo, possono ritenere l'illustre autore un loro conterraneo di cui andare fieri a prescindere da ciò che l'ufficialità inglese ne possa pensare.

Chiuso il dibattito, il Prof. Valenti ha effettuato le seguenti comunicazioni:

- il giorno 22 ottobre 2017 alle ore 17.15 presso l'Associazione culturale '' L'urlo di Rosaria '' di via Fardella 195, con la collaborazione del Dott. Marco Scalabrino, socio dell'Associazione, nell'ambito di una rassegna letteraria, relazionerà sul suo libro '' Giuseppe Errante - Pittore trapanese ''. I soci sono stati invitati a partecipare
- nell'ambito del programmazione delle attività relative al XXXII Corso di cultura per l'anno 2018 è stato programmato dal 16 al 20 aprile 2018 un viaggio a Malta il cui programma è stato già predisposto e quindi disponibile per cui chi ne fosse interessato potrebbe già prenderne visione.

Prima dei saluti di arrivederci a sabato 14 ottobre 2017 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro in programma il Presidente ha ringraziato il Dott. D'Amico per l'interessante tema trattato ed a ricordo della serata gli ha offertoil libro '' 33 cunti - Tra le vele del tempo e della storia '' di E. Milana.

 

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