2017 - 10 - 14: Prof. Salvatore Vecchio - G. Tomasi di Lampedusa nel 60° anniversario della scomparsa
Sabato 14 ottobre 2017 alle ore 18.30 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 si è tenuto il settimanale incontro previsto dal programma delle attività del XXXI Corso di cultura per l'anno 2017.
Alla presenza di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti ha relazionato il Prof. Salvatore Vecchio, ben noto ai presenti, in quanto assiduamente e più volte in passato, ha partecipato alle attività culturali del sodalizio.
I lavori della serata sono stati aperti dal prof. Valenti, che dopo una breve presentazione dell'ospite e del tema della serata gli ha ceduto la parola.
Il Prof. Vecchio ha iniziato ringraziando l'Associazione per l'invito rivoltogli ed è subito entrato in argomento.
Si riporta di seguito ed integralmente una sintesi di quanto riferito nel corso dell'incontro gentilmente fatta pervenire dall'oratore e per cui lo si ringrazia.
'' Tomasi di Lampedusa '' di Salvatore Vecchio
'' Ricordare G. Tomasi di Lampedusa, a 60 anni dalla morte, è croce e delizia. In vita non vide riconosciuto il frutto del suo lavoro silenzioso e meticoloso insieme di lettore e scrittore; e morì con il cruccio di non vedere pubblicato il romanzo, a cui molto teneva, e che poi in una lettera-testamento raccomandò ai suoi di fare pubblicare. Fu amareggiato e deluso per il diniego degli editori Mondadori ed Einaudi. Il primo ebbe la stesura del romanzo nella primavera del 1956 che fu affidato al giudizio di tre lettori, ma Vittorini, che faceva parte dello staff, non lo lesse, e la decisione di non pubblicarlo fu esclusiva di A. Mondadori, perché - come riferisce G.Carlo Ferretti - aveva poca fiducia nei nuovi autori e soprattutto non vi vedeva un riscontro di mercato. A rifiutare il romanzo, appena un anno dopo, e per conto di Einaudi, fu invece Vittorini che questa volta lo lesse ed espresse un giudizio tutto sommato positivo, anche se vi trovò delle pecche, e non volle pubblicarlo. La lettera porta la data del 2 luglio 1957. Giuseppe Tomasi morirà a Roma il 23 luglio, e il destino volle che morisse allo stesso modo di don Fabrizio Salina, lontano dalla sua casa di Palermo e dagli affetti, ospite della cognata.
Il motivo apparente per cui Il Gattopardo fu rifiutato da Vittorini è che lo ritenne, alla maniera ottocentesca, oscillante tra storia e narrativa, tra saggio e fantasia. Scrive: «Anche se... può apparire piuttosto Vecchiotto, da fine Ottocento, il suo è un libro molto serio e onesto... Tuttavia devo dirle la verità, esso non mi pare sufficientemente equilibrato nelle sue parti... Per il resto, purtroppo, mi trovo nell'assoluta impossibilità di prender impegni o fare promesse, perché il programma dei "Gettoni" è ormai chiuso per almeno quattro anni». Così scrive, ma in realtà, per Vittorini il romanzo non rispondeva all'esigenza del dopoguerra neorealista che voleva ricostruire l'Italia con i valori della resistenza. Da premettere che negli anni Cinquanta si era in clima di guerra fredda, e in Italia, con la sconfitta elettorale delle sinistre nel '48, da una parte, c'erano tentativi di ripristinare l' "ordine", dall'altra, l'esigenza di un radicale miglioramento, di un bisogno effettivo di cambiare, segnato, però, da una grande sfiducia. L'urto tra destra e sinistra era forte. Il Gattopardo fu ritenuto di destra e conservatore. Da questo punto di vista Vittorini non poteva pubblicarlo e non lo pubblicò; poi, in campo letterario, si prediliggeva lo "scriver male" (es. Conversazione in Sicilia), mentre il romanzo di Tomasi, pur nella cadenza spesso della parlata gergale, non aveva niente a che vedere con quel modo di scrivere.
Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa, fu un lettore attento, meglio, un divoratore di libri, su cui amava soffermarsi e scrivere appunti. Fu un lettore e, di riflesso, scrittore, perché amava scandagliare la pagina scritta e il suo autore, esprimendo giudizi o considerazioni, entrando nella psicologia dei personaggi e negli ambienti che con fantasia e ancora da non palesato autore riusciva a ricrearsi. Ciò si evince dalle opere pubblicate postume e da qualche saggio scritto intorno ai primi anni Venti e apparso su «Le Opere e i Giorni », una rivista genovese che lo esordì come critico e studioso.
Il romanzo fu pubblicato da Feltrinelli, tramite G. Bassani, ripetiamo, nel novembre del 1958. Fu apprezzato subito dai lettori, tanto da superare la cifra record per quel tempo di cento mila copie vendute. La critica, invece, con qualche riserva, lo accolse con freddezza. Allora essa era predominio delle sinistre, e s'affiancò dalla parte di Vittorini. Ricordiamo Asor Rosa, Sanguineti. Lo stesso Sciascia (allora agli inizi e militante comunista) si espresse negativamente e solo dopo cambiò parere, come d'altronde cambiò partito.
A partire dalla pubblicazione del Gattopardo fu un crescendo di consensi che permisero non solo di conoscere uno sconosciuto, ma di farlo apprezzare al mondo intero, a pieno titolo diventato di fama mondiale e tradotto in tutte le lingue. Perché tanto successo? - ci chiediamo. La risposta è che il romanzo era fuori dei canoni tradizionali, e per questo non fu compreso. Non è un romanzo storico né, tantomeno, narrativo. In esso c'è l'urgenza dell'introspezione sociologica. Il suo scopo consiste nel mettere in evidenza la realtà siciliana, sempre condizionata dai nuovi arrivati e deviata da quelli che effettivamente sono i veri volori dell'essere. La futilità delle cose terrene, l'inesorabile scorrere del tempo che uomini e cose cancella, la morte con la sua presenza /assenza, essi sono i veri protagonisti del romanzo, che è molto attuale sia dal punto di vista storico che filosofico.
Tomasi non fu, come si potrebbe pensare, uno scrittore isolato. Questa suo modo di vedere la vita e il mondo è in sintonia con la letteratura e la filosofia dell'Occidente, non solo europea, della 1 metà del Novecento che hanno come protagonista l'uomo e la sua finitudine. Viene da pensare a tanti, ma ricordiamo Ionesco, Merleauy-Ponty, Sartre,
Egli con il suo romanzo, sotto l'impulso della fantasia e di tanta realtà, è molto attuale - si è detto - e da grande qual è, già sessant'anni fa, fu e rimane tuttora un profeta, perché dice l'instabilità del nostro tempo e la perdita dell'identità siciliana, e non soltanto.''
E' seguito quindi un dibattito che ha visto la partecipazione interessata di molti dei presenti in sala considerato che il libro di Tomasi di Lampedusa, in relazione al successo riportato, ben difficilmente non sia stato letto almeno una volta.
Chiuso il dibattito si è passati a parlare dell'organizzazione dell'escursione a Palermo prevista per domenica 29 ottobre p.v. e per la quale molti dei soci presenti i sono affrettati ad effettuare la relativa prenotazione.
Al termine della serata e prima dei saluti di arrivederci a sabato 21 ottobre 2017 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro in programma, il Presidente ringraziando il Prof. Vecchio per avere ancora una volta accettato l'invito dell'Associazione a relazionre a nome della stessa ed a ricordo dell serata gli ha donato il libro '' 33 cunti - Tra le vele del tempo e della storia '' di E. Milana.