2017 - 11 - 18: Dott. Alberto Barbata - Famiglie, professioni e classi dominanti nella Trapani del sec. XX

Sabato 18 novembre 2017 alle ore 18.20 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via vespri 32 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti si è tenuto il settimanale incontro previsto dal programma del XXXI Corso di cultura relativo al 2017.

Il relatore della serata, Dott. Alberto Barbata, in assenza del Presidente Prof. Salvatore Valenti, è stato cordialmente accolto dailla Dott.ssa Silvia Casciano e dai presenti ai quali è ben noto per aver partecipato fin dall'inizio e per moltissimi anni consecutivamente  alle attività culturali dell'Associazione.

Aperti i lavori della serata, dopo i convenevoli iniziali, la parola è passata al Dott. Barbata, noto uomo dicultura, ex direttore della Biblioteca comunale di Paceco ed autore di molte ricerche e pubblicazioni che ha iniziato il suo intervento ringraziando l'Associazione per l'invito rivoltogli e nel corso  della quale avrebbe parlato di alcuni passi della sua ultima pubblicazione dal titolo '' Famiglie, professioni e classi dominanti nella Trapani del primo novecento '' .

Si riporta di seguito una sintesi liberamente tratta da quanto riferito nel corso della conferenza.

Il Dott. Barbata, per motivo di tempo, si è intrattenuto solo su alcune delle sei parti in cui è stata divisa la sua pubblicazione che è stata anche corredata da alcune illustrazioni delle quali talune originali e rare.

Ha iniziato parlando delle fonti che ha consultato:
- i Registri degli Atti di stato civile pubblicati on line all'interno degli Archivi di Stato che gli hanno consentito la ricostruzione delle geneologie familiari del periodo considerato
- gli archivi parrocchiali delle Chiese di S. Pietro, S. Nicola e S.Lorenzo, conservati ora presso la Curia vescovile di Trapani, dai quali ha estrapolato documenti relativi alle famiglie nobili e borghesi del tempo, sulle loro alleanze matrimoniali, ecc.
- l'Archivio dei notai defunti conservato presso l'Archivio di Stato che ha consentito di allargare il campo delle ricerche a tutto il XV secolo
- l'Archivio del Senato della città conservato presso la Biblioteca Fardelliana
- le immagini della città ricavate dalle '' cartoline ''  che ritraggono le bellezze della città grazie all'intrapendenza dei primi fotografi del tempo e pubblicate da alcuni editori
- le raccolte dei giornali locali riportanti la cronaca, la vita sociale e politica della città
- la situazione politica che vedeva spaccata politicamente in due la città in relazione alla questione nasiana.

Ciò premesso è passato ad illustrare la situazione di Trapani agli inizi del XIX secolo come risulta da un documento conservato negli Atti del Senato di Trapani presso la Biblioteca Fardelliana. Padre Benigno di S. Caterina in un manoscritto del 1810 parlando di Trapani la descrive come era ai tempi di Re Giacomo d'Aragona ovvero di forma quadrangolare con i quartieri del Casalicchio e di Mezzo. Tale suddivisione fu modificata nel 1804 da Don Gaspare de Micheroux, governatore della Piazza d'armi , in 5 quartieri ovvero Giudecca, Biscottai, Rua Nuova, Loggia e Botteghelle che a loro volta nel tempo subirono altre modifiche anche nelle denominazioni ma alcune delle quali resistono ancora oggi come Casalicchio  ( S. Pietro ) ed ancora Palazzo ( in fondo a Via Carolina ) da cui si estraeva una pietra dura di colore grigio utilizzata nella costruzione di edifici pubblici e religiosi. La città inoltre era circondata da mura le cui porte a sera venivano chiuse ed a levante era protetta da un fossato su cui era posizionato un ponte levatoio.

Agli inizi del 1900, e quindi dopo l'Unità d'Italia, la situazione cambiò totalmente sia perchè Trapani aveva perduto la condizione di Piazza d'armi sia perchè si ebbe l'arrivo in città dell'ingegnere veneziano Tolotti che convinse gli amministratori trapanesi, gli atti sono a ricordo nell'archivio storico del Comune, a seguirlo nei suoi convincimenti che produssero lo sconvolgimento del piano urbanistico della città. 
Ad eccezione del Bastione dell'Impossibile a mezzogiorno e di quello Imperiale e S. Anna a tramontana tutte le mura e le fortificazioni risalenti al periodo aragonese furono abbattute, il fosso  a levante colmato e la città si aprì a levante con l'inevitabile perdita di una cinta muraria che avrebbe potuto essere un vanto ed una attrazione per la città come di fatto avviene per altre realtà sia in Italia che all'estero.
Si ebbe anche una notevole inurbanizzazione dalle campagne e dalle zone vicine, l'apertura e la costruzione di nuove strade, di nuovi palazzi ed edifici e la città nuova fu edificata con strade che si intersecavano ortogonalmente.
La lettura degli Atti di Stato civile hanno consentito di determinare in generale, la struttura della famiglia tipo di quel tempo, le professioni esercitate, ma la città si manifestava essenzialmente povera, priva di molte infrastrutture di base e con una endemica mancanza d'acqua. Era una città composta per almeno il 70 % da pescatori, salinai e naviganti, fra i migliori del Mediterraneo, e con la parte rimanente costituita da pochi nobili talvolta ormai in declino e dai nuovi castaldi che, affrancatisi dai vecchi padroni, erano saliti nella scala sociale commerciando ed investendo proficuamente i redditi posseduti facendo anche costruire case e palazzi di pregio nelle zone migliori della espansione edilizia.


I migliori osservatori della realtà trapanese sono stati tuttavia i francesi ed in genere gli stranieri di varia nazionalità che venivano in Sicilia nel corso dei loro vari viaggi di cui successivamente riportavano le loro impressioni nei vari libri o nelle guide turistiche che pubblicavano.

Partendo da tale spunto il Dott. Barbata è passato ad illustrare un'altra parte della sua pubblicazione ovvero quella in cui parla di Trapani nella letteratura e ciò in considerazione del fatto che Trapani, praticamente priva di monumenti e di vestigia archeologiche, rimaneva nel primo novecento    fuori dai percorsi archeologici più in voga che, a parte Erice sul Monte S. Giuliano, partendo da Palermo passavano per Segesta e successivamente proseguire poi per Selinunte ed Agrigento.

Così si esprimeva su Trapani lo storico S. Costanza in un suo articolo relativamente recente:

'' sospesa sul baratro delle evanescenze politiche - senza progettualità ( di sinistra o di destra ), senza partecipazione democratica - città senza regole'', con le sue più belle zone fuori porta diciamo sepolte nell'ultimo cinquantennio in un gigantesco gretto di cemento armato, a causa della dissennata espansione edilizia. '' Città priva ormai di ruoli culturali consapevoli ed attrezzati'', '' città indecifrabile nei suoi percorsi finanziari, eppure vera e palpabile nella sua atonia sociale ''. 

Ma ritornando al passato nel 1905 uscì a Londra, per William Heinemann, la guida '' Sicily '' di Augustus J.C. Hare e St. Claire Baddeley e negli anni 20 un saggio della giornalista inglese Isabel Emerson pubblicato da Seeley , Sercvice & C, dal titolo '' Things seen in Sicily '' e la '' Guida della Sicilia di Francis Guercio pubblicata nel 1938.

Nel suo saggio, fra il manuale turistico ed il diario di viaggio corredato anche da foto, la Emerson descrive Trapani come una città ventosa ovvero esposta ai quattro venti in quanto lo stesso, freddo o caldo e pieno di umidità a seconda della stagione, non smette mai di soffiare ed ubicata su una stretta penisola a forma di falce circondata da saline per chilometri in cui la presenza dei mulini a vento creano l'illusione di essere in Olanda subito annullata dalla presenza sullo sfondo di Erice posizionata sulla sua montagna con la cima ricoperta da nuvole.  

I giudizi sulla città tuttavia non furono sempre positivi ma talvolta immediatamente ne seguivano altri negativi e pungenti come si può evincere dagli scritti di David Erbert Lawrence, l'autore di '' l'amante di lady Chatterley '', che nel 1921 compì un viaggio in Sardegna ed in Sicilia insieme alla moglie Frieda che lo assistì fino alla morte. La loro visita di Trapani si limitò alla zona immediatamente adiacente al porto dove a poca distanza l'una dall'altra riscontrarono la presenza di strade piene di sole con case solide e ben architettate e strade  buie, fangose, fiancheggiate da tuguri con una atmosfera irrespirabile. In tutto ciò poterono tuttavia apprezzare la prelibatezza degli amaretti prodotti da una dolceria del tempo

Altri accenni a Trapani si ritrovano nel '' Decamerone '' di Boccaccio nella novella che narra l'amore dello schiavo Teodoro con la figlia di Enrico Abbate la cui famiglia, come riportato nel ibro di Laura Sciascia '' Le donne e i cavalieri, gli affanni e gli agi '' ebbe un ruolo di primo piano in Sicilia dagli anni 20 del XIII secolo alla fine del trecento.

Altri incontri di Trapani con la letteratura si ebbero con il poeta futurista Marinetti in visita alla città nel 1928 in occasione della quale scrisse la poesia '' Il porto di Trapani invernale ''.

Più recentemente nel 1954 Nello Saito, nato a Roma nel 1929 da genitori siciliani, nel suo libro '' Gli avventurosi siciliani '' narra la storia affascinante e piena di turbamenti di una ragazza milanese di origini siciliane, Fulvia, che insieme alla madre era vissuta nel mito di un ricco zio '' zio Rosario '' Barrancu, siciliano, trapanese e ricchissimo perchè proprietario di grandi saline lungo il litorale di Trapani.

Nel corso del viaggio in treno la ragazza conobbe due siciliani, l'avvocato Pennisi e Candido Petralia che lavorando a Milano rientravano in Sicilia, ai quali dopo qualche tentennamento concesse la sua amicizia. A Napoli, anzicchè continuare in treno, i tre optarono per la nave che li portò a Palermo da cui la proseguirono per Trapani da cui la ragazza si recò a casa dello zio del quale il Petralia aveva tratteggiato una figura di sfruttatore dei lavoratori cui non pagava nemmeno i salari arretrati, notizia che aveva oscurato la nitida e serena visione del tranquillo mare visto dalla ragazza per la prima volta nella sua vita.

Nella triste ed ossessiva casa dello zio viveva anche il cugino Mimì, che, vanesio ed arrogante, anche se tentava di fuggire da Trapani, vi veniva trattenuto dallo zio Rosario che gli aveva inculcato la convinzione che Trapani in fondo era il luogo da cui un domani si sarebbe irradiata la sua potenza economica, ed con cui i parenti trapanesi avevano pensato di accasarla.

La ragazza fuggì nel mezzo di un intervento della polizia che inseguiva tutti, salinai e millantatori, per ritrovarsi poi sulla Marina di Trapani con gli amici, ricostituendo un terzetto più unito che mai, dove ed insieme avrebbero assistito ad una rappresentazione del teatro dei pupi tenuta dal puparo del tempo Don Filliricu.

E' a questo punto che il Dott. Barbata ha interrotto la sua relazione, volutamente limitata nel tempo e negli argomenti, cui ha fatto seguito un dibattito che ha visto l'interessante partecipazine di molti dei presenti.

Al suo termine la Dott. Casciano, dopo aver ringraziato l'oratore per la sua partecipazione, a nome dell'Associazione ed a ricordo della serata gli ha offerto il libro '' 33 cunti - tra le vele del tempo e della storia '' di E. Milana a cui il Dott. Barbata ha ricambiato con una copia della sua ultima pubblicazione '' Famiglie, professioni e classi dominanti nella Trapani del primo novecento '' oggetto del tema della serata.













L'incontro quindi si è chiuso con l'arrivederci a sabato 25 novembre 2017 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo evento previsto dalla programma delle attività del XXXI Corso di cultura per l'anno 2017.  




   




Switch to Day Switch to Night