2019 - 04 - 13: Dott. Salvatore Denaro - Emigrazione, immigrazione ieri e oggi

Sabato 13 aprile 2019 alle ore 18.20 nella sala delle conferenze dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 con la partecipazione di un numeroso gruppo di soci e di simpatizzanti ha avuto luogo il settimanale incontro pevisto dal programma delle attività del XXXIII Corso di cultura per l'anno 2019.














Il relatore della serata, Dott. Salvatore Denaro, funzionario al Comune di Erice, che più volte negli anni precedenti ha partecipato alle attività cuturali del sodalizio, è stto accolto dal Presidente e dai presenti con la consueta cordialità e con interesse considerata la tematica della serata.


Dopo il saluto di benvenuto ai presenti, il Prof. Salvatore Valenti, ha aperto i lavori della serata ed ha passato la parola all'oratore che ha svolto la sua relazione integrandola  con la proiezione di una serie di diapositive.

Il Dott. Denaro dopo aver ringraziato l'Associazione per avergli rivolto ancora una volta l'invito a relazionare, cosa che sempre di buon grado ha accettato e svolto con piacere, è entrato subito in argomento riferendo che il Mediterraneo fin dall'antichità, ma ancora oggi, oltre ad essere stato sempre una via di comunicazione ed un crocevia attraverso il quale molte popolazioni si sono spostate in tutte le direzioni per commerciarei, per operazioni ed azioni di conquista di nuovi territori è stato anche crogiuolo di incontro e di integrazione culturale fra le varie culture che nei secoli si sono succedute lungo tutte le sue coste.

Una emigrazione ante litteram può essere considerata il viaggio che Enea fece dopo la caduta di Troia con il figlio Ascanio, un gruppo di troiani ed il padre Anchise che la leggenda narra sia stato tumulato a Pizzolungo prima che profughi si fermassero definitivamente in Italia dove Romolo e Remo fondarono  Roma. 














Il relatore tuttavia nella sua esposizione si è soffermato principalmente sul fenomeno emigratorio che ha interessato l'Italia nel XIX e nel XX secolo che inizialmente ( 1860 ) riguardò le regioni settentrionali del Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia in particolare) e, dopo, fino alla fine del XIX secolo anche il Mezzogiorno. 

Nell'emigrazione italiana si possono distinguere nel complesso varie periodi: quello della grande emigrazione tra il 1861, dopo l'unità d'Italia e gli anni venti del XX secolo e la migrazione europea che ha avuto inizio dalla fine della seconda guerra mondile e gli anni 70 del XX secolo.
Una terza ondata migratoria, detta Nuova emigrazione, è iniziata con il XXI secolo originata dalla crisi economica mondiale del 2007. 

Si dovrebbe considerare tuttavia anche il fenomeno migratorio interno avvenuto fra i limiti geografici nazionali. 

Nessun altro paese in Europa ha avuto un flusso costante di emigranti per un periodo così lungo. Tutte le regioni italiane hanno contribuito alla grande massa di italiani che si trovano sparpagliati in tutte le parti del mondo.

L'emigrazione italiana oltre ad essere stata una via di fuga da condizioni socio economiche difficili è stata anche una facile soluzione alla questione meridionale e, attraverso le rimesse degli emigranti, una importante fonte di sostentamento per più di un secolo delle famiglie che restavano in Italia.

Varie furono le cause che portarono a questa numerosa emigrazione.


Nella grande migrazione, dal 1861 alla prima guerra mondiale, lasciarono l'Italia 9 milioni di abitanti, che si diressero principalmente in America del Sud, in America del Nord ( in particolare Argentina, Stati Uniti d'America e Brasile ) ovvero paesi con grandi estensioni di terre non sfruttate e quindi con necessità di manodopera.
La maggior parte degli emigranti erano uomini senza una specializzazione lavorativa precisa e la metà di essi  erano contadini ed in genere partivano senza speranza di ritornare ma molto spesso si riunivano successivamente con la famiglia.















A partire dalla fine del XIX secolo si ebbe anche una intensa emigrazione verso l'Africa ( Egitto, Tunisia, Marocco ) e con la conquista delle colonie d'Africa anche verso la Libia e l'Eritrea.


Al principio degli anni 30, dopo la conquista della Libia, vi fu una vasta emigrazione di coloni italiani in tale paese con lo scopo non solo di rendere coltivabili vaste aree della nuova colonia ma anche di creare industrie e infrastrutture varie e ciò anche a scopo di propaganda politica., 

Furono pertanto realizzati e costruiti alcuni villaggi dotati di moschea, chiesa, scuola ed ospedale, strutture varie ecc. che costituivano una novità assoluta per il mondo arabo del Nord Africa di allora. In Libia vi erano circa 120.000 italiani, veneti, calabresi, siciliani, lucani.

Le vere finalità furono quelle di utilizzare il flusso migratorio e le capacità lavorative degli italiani a favore di '' terre '' che si potevano ritenere italiane evitando così il loro sfruttamento da parte dei paesi verso cui emigravano e dove talvolta erano anche disprezzati e discriminati.  

La fine della 2^ guerra mondiale vide l'Italia sconfitta ed il trattato di pace le impose di rinunciare alle sue colonie con la conseguenza del ritorno in Italia di molti emigranti anche perchè privati delle terre che coltivavano. 

Con l'avvento al potere di Gheddafi avvenuto nel 1969, gli ultimi italiani, circa 20 mila che ancora vivevano in Libia, furono di punto in bianco,in seguito a confisca,  privati di tutti i loro beni e costretti a lasciare il paese entro il 15 ottobre 1970, nonostante che essi si fossero ben integrati con i magrebini.

Gheddafi li spogliò di tutto: case, soldi in banca, campi coltivati, attività ben avviate, contributi previdenziali versati, ecc. a prescindere dal fatto che con il loro duro lavoro avessero recuperato al deserto varie aree in cui si producevano vari prodotti ortofrutticoli e si realizzavano varie colture. Si calcola che il valore dei beni espropriati fosse nel 1970 pari a 400 miliardi di lire. 














Ai profughi lo Stato italiano riconobbe solo l'indennizzo di sistemazione pari a 500.000 lire pro-capite e  su richiesta all'atto del rimpatrio l'ospitalità, comprensiva dell'alloggio e del vitto, in alberghi o pensioni nel comune in cui ritenevano opportuno fissare il loro domicilio per un massimo di 30 giorni prorogabile in via eccezionale per altri 15 giorni.  

L'emigrazione italiana della seconda metà del XX secolo ebbe invece come destinazione soprattutto le nazioni europee in crescita economica come Francia, Belgio, Svizzera e Germania. Essa talvolta era considerata temporanea in quanto ritenuta mezzo per realizzare in Italia un futuro migliore e quindi successivamente rientrare in patria. 
In merito furono firmati accordi ad hoc per regolarla ma gli emigranti vivevano in baracche e conducevano una vita piena di sacrifici al fine di inviare  in Italia gran parte dei loro guadagni. Oggi molti dei loro figli e nipoti sono rimasti nei luogo in cui sono nati e si sono integrati.

Alla fine del XX secolo l'emigrazione degli italiani nel mondo si è molto attenuata, ma a partire dal 2010 si è constatato che molti giovani, spesso laureati, hanno iniziato ad espatriare dando luogo a quello che è stata chiamata la '' fuga dei cervelli '' diretti verso stati come Germania, Regno Unito, Canada, Svizzera, Australia, Stati Uniti d'America e talvolta anche nei Paesi sudamericani.

Il Dott. Denaro ha quindi concluso la sua esposizione parlando della città di Mazara del Vallo dove negli anni si è avuta invece una notevole immigrazione di tunisini attirati dalla possibilità di trovare lavoro nel settore molto fiorente, e quindi bisognevole di manodopera, della pesca portandola come esempio di integrazione ben riuscita in quanto originari ed immigrati convivono ed operano fianco a fianco prosperando nelle diverse attività del tessuto urbano della città anche se i tunisini vivono concentrati in una particolare zona di essa e la religione non è ostacolo nel quieto vivere di tutti i giorni e dove i figli ed i nipoti dei primi immigrati oggi sono perfettamente inseriti nella comunità cittadina.

Ha infine voluto dare un cenno al fatto che la città di Erice fino a poco tempo fa denominata '' Città della Scienza '' per volontà del Consiglio comunae  ha assunto invece la denomonazione di '' Città della Scienza per la Pace '' a sottolineare la sua vocazione ad essere considerata una città simbolo in cui per gli studiosi di tutto il mondo risulta congeniale tramite i loro studi trovare soluzioni alle emergenze che affliggono la terra nella sua globalità e non a caso essa è stata indicata  di recente, come sede ideale per i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi.  

E' seguito quindi un interessante dibattito che ha visto la partecipazione di molti dei presenti in sala che hanno apportato al tema anche propprie esperienze e tematiche differenti ma attinenti al tema.

Al suo termine il Prof. Valenti dopo aver ringraziato il Dott. Denaro per la sua partecipazione alle attività culturali del sodalizio, a ricordo della serata gli ha offerto il libro di S. Costanza '' La libertà e la roba - L'età del Risorgimento '' ed ha chiuso i lavori con l'arrivederci a sabato 27 aprile 2019 alle ore 18.00 nei locali dell'Associazione per il prossimo incontro previsto dal programma delle attività del XXXIII Corso di cultura per l'anno 2019. 

 
 

 

Switch to Day Switch to Night